2022: 5 cose che ci saremmo risparmiati 

Se il 2020 ci era sembrato un anno decisamente “da dimenticare”, era solo perché ancora non sapevamo cosa ci avrebbe atteso. Come nei migliori film apocalittici, il lieto fine tanto atteso ha costituito solo il preludio di un non meno rassicurante e inaspettato prosieguo.

A ogni febbraio la sua sventura

È arrivato il momento di tirare le somme, dicembre è ormai al termine, anche per quest’anno Michael Bublé ci ha regalato la sua trita compilation di canzoni natalizie, e come ogni fine anno che si rispetti è anche il momento migliore per fare un bilancio. Peccato che il bilancio non sembra essere dei meglio riusciti. Se al termine del 2020 ci sentivamo un po’ come Will Smith sopravvissuto al contagio in Io sono leggenda, era solo perché non sapevamo ancora in quale putiferio saremmo stati catapultati. Per sommi capi, vediamo almeno cinque avvenimenti di questo 2022 che ci saremmo volentieri risparmiati e che forse preferiremmo dimenticare.

Al primo posto certo per drammaticità e portata sta lo scoppio del conflitto in Ucraina. Febbraio 2022, stessa storia, stesso posto, stesso bar, come catapultati indietro a febbraio 2020, un nuovo evento drammatico di portata mondiale si abbatte sull’Europa orientale: la Russia invade l’Ucraina. L’intervento armato, preceduto da un lungo ammassamento delle forze russe sul confine, deflagra in conflitto il 24 febbraio 2022. Parallelo e interrelato, l’indebito riconoscimento e annessione da parte della Russia della regione del Donbass (interna ai confini ucraini). Se due anni di pandemia non avevano già sufficientemente inciso sugli umori e sull’economia mondiali, comportando un drastico effetto di recessione economica, la guerra russo-ucraina ha per così dire dato il colpo di grazia.
Un secondo elemento correlato al tema “guerra”, che di questo 2022 avremmo certamente fatto a meno, è il caro energia e l’esponenziale aumento dei prezzi sui beni di prima necessità, conseguenti all’insorgere del conflitto. Già fortemente provati da quasi due anni di oscillante andamento economico, tra momenti di stasi nei periodi di lockdown e fasi di ripresa, questo rincaro dei prezzi proprio non ce lo meritavamo. Giusto un paio di dati per rendere il quadro. L’Europa dipende attualmente per il 40% dai rifornimenti di gas russo, Mosca costituisce inoltre il principale fornitore di petrolio. Se questa dipendenza energetica si è ripercossa direttamente sulla nostra quotidianità, dalla bolletta energetica ai rifornimenti di benzina, ha aggravato ancora di più i settori della produzione industriale e manifatturiera. Per non parlare dell’incremento del 9% dei prezzi del grano e cereali, prodotti di primaria necessità alimentare, oltre che fulcro e fondamento dell’alimentazione mediterranea.

La politica non ci assiste

La carrellata procede. Già destabilizzati da un clima di conflitto che sembra aprire le porte a un potenziale rischio di guerra mondiale, tra invii e rifornimenti d’armi, annessioni potenziali all’UE e minaccia dell’arma atomica, una figura pregnante della storia novecentesca decide di abbandonarci: l’8 settembre 2022 la regina Elisabetta II muore all’età di 96 anni. Una svolta storica, l’apertura di una nuova, meno florida, era. Incoronata il 2 giugno 1953, la sua figura, il suo volto rassicurante, hanno accompagnato i principali eventi della storia novecentesca. Donna pacata, ragionevole e diplomatica, da quasi un secolo perno di riferimento della storia inglese. Se è vero che sono sempre i migliori che se ne vanno, questa definizione calza a pennello per il caso specifico. In particolare se si guarda alla nuova coppia regale inglese, la cui fama già compromessa dalle discutibili vicende associate alla figura di Diana, risulta ora ulteriormente minata dal generale scontento della popolazione inglese, che poco si riconosce nei sentimenti verso il nuovo sovrano.
Come se non fosse sufficiente, guardando giusto più vicino a noi, le cose non sembrano essere andate meglio. Il 25 settembre Giorgia Meloni vince infatti le elezioni con la nomina di Presidente del Consiglio dei Ministri, formando la propria squadra di governo con un trionfo del 26%. Sembra che gli italiani abbiano perso senno e memoria. Riappare così lo spettro di una storia già vista, nella direzione di un conservatorismo che sembra affiancare a patriottismo, famiglia e “solidità” morale una retrocessione nella conquista di diritti e libertà per cui tanto si è combattuto in questi anni. Ma poi, di quali valori stiamo parlando? Cancellazione del diritto all’aborto? Annullamento della libertà di espressione (sessuale e identitaria)? Adito all’evasione fiscale nella proposta di innalzare il tetto di prelievo del contante? Sembra più che altro il ritorno a qualche bizzarra forma di dittatura sudamericana, tra latitanza e illegalità.
La somma di tutti questi eventi apre alla memoria uno squarcio sul passato, un passato che pare istruirci soltanto sul come la storia non insegni proprio nulla all’essere umano.

Non esattamente un “lieto fine”

Sulla scia dell’apparente “moda” di violare qualsiasi forma di diritto e libertà, due eventi, congiungi per drammaticità, stanno concludendo questo improbabile 2022. Lì considereremo insieme sotto il titolo di: negazione di libertà e autonomia. Da un lato le proteste in Iran in nome di un’autodeterminazione negata; dall’altro la prossima coppa del mondo in Qatar. Ma cosa si cela dietro a questi due lampanti esempi di violazione totale dei diritti umani oltre che di incapacità da parte dell’Occidente di “esportare” quella pace di cui tanto si professa messaggero? Se guardiamo ai mondiali in Qatar vediamo una nazione del tutto incurante di qualsiasi diritto, presso la quale è stato deciso nonostante la sua totale inadempienza alle convenzioni internazionali, di tenere i Mondiali di calcio. Questo porta a far riflettere sulle contraddizioni di un Occidente che, da un lato rigetta una nazione contraria al suo sistema valoriale, e dall’altro a suo modo la accetta nella disponibilità a tenervi gare sportive. Annullando completamente quel senso di inclusione e pacifico agonismo che lo sport dovrebbe veicolare. Un solo dato per rendere l’idea: risulta che oltre 6500 lavoratori immigrati siano morti durante la costruzione delle strutture adibite all’accoglimento dell’evento calcistico. Parallelamente, in Iran, si sta consumando una strage civile nel nome della rivendicazione di libertà che stanno venendo totalmente calpestate, misconosciute e contrastate con violenza e oppressione.

Dunque quale bilancio fare? Si potrebbe dire di essere passati dalla padella alla brace.
Ogni lettore trarrà le sue più o meno positive conclusioni su questo anno travagliato sebbene certamente attraversato da positivi eventi. Quello che rimane è un senso di amarezza, se avessimo potuto risparmiarci questa carrellata di notizie, certo non ne avremmo sentito la mancanza. Cosa fare dunque per evitare che si protraggano? Cosa per impedire si ripetano? Concludiamo questo 2022 con l’auspicio che l’anno a venire possa aprire spunti di riflessione, preferibilmente con qualche morbo pandemico, catastrofe naturale e guerra in meno, e un po’ più di saggezza geo-politica da parte di chi detiene il potere.

Martina Tamengo

U. Eco una volta disse che leggere, è come aver vissuto cinquemila anni, un’immortalità all’indietro di tutti i personaggi nei quali ci si è imbattuti.

Scrivere per me è restituzione, condivisione di sè e riflessione sulla realtà. Io mi chiamo Martina e sono una studentessa di Lettere Moderne.

Leggo animata dal desiderio di poter riconoscere una parte di me, in tempi e luoghi che mi sono distanti. Scrivo mossa dalla fiducia nella possibilità di condividere temi, che servano da spunto di riflessione poiché trovo nella capacità di pensiero dell’uomo, un dono inestimabile che non varrebbe la pena sprecare.