Figaro, servus callidus protagonista de “Il Barbiere di Siviglia”

Dal genio di Beaumarchais nasce, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, la trama dell’opera lirica rossiniana per eccellenza: “Il Barbiere di Siviglia”. Figaro, factotum della città, ottiene tutto ciò che vuole grazie alla propria astuzia esilarante. 

Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giù”.

E che si abbia in mente la scena di apertura di Mrs. Doubtfire o si sia comodamente seduti in panciolle su una elegante poltrona di velluto a teatro, poco importa.
Ciò che conta è che chiunque ha sapientemente canticchiato tale motivetto!

Ma chi è questo Figaro? Ebbene, egli altri non è che il protagonista de Il Barbiere di Siviglia, opera buffa di Gioachino Rossini in due atti, con libretto di Cesare Sterbini.

L’opera, data dal genio di Pierre Beaumarchais nel 1775, viene commissionata a Rossini da Francesco Sforza Cesarini, impresario teatrale. Così, la prima andò in scena il 20 febbraio 1816 al Teatro di Torre Argentina di Roma, in occasione del carnevale.

Tuttavia, il titolo dell’opera non era originariamente quello noto oggigiorno, bensì Almaviva, o sia L’inutile precauzione, per rispetto nei confronti de Il Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello del 1782.

Purtroppo, la sera della prima, la pièce non fu accolta favorevolmente: nel pubblico si trovavano infatti molti sostenitori del maestro Paisiello, che agognavano al fallimento dell’opera del giovane compositore. Ma Figaro non si arrende!

Fortunatamente durante la rappresentazione successiva il lavoro di Rossini fu acclamato trionfalmente. Ben presto Il Barbiere di Siviglia rossiniano oscurò la precedente versione di Paisiello.

Ma è il momento di puntare i riflettori alla ribalta. Figaro non può attendere ancora!
Ecco Siviglia, di notte. In una piazza compaiono dei musicisti che, quatti quatti, attendono un uomo.

E, così, giunge il Conte d’Almaviva che organizza una serenata per la sua dolce bella, ma…la fanciulla non si affaccia!
Il tapino non ha più speranze
di riconquistare l’amata, fino a quando Figaro fa la propria comparsa sulla scena.

Pertanto, è doveroso spostare l’attenzione verso quest’ultimo, protagonista indiscusso dell’opera.

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E Figaro, barbiere, apre la propria bottega ed è in questo esatto momento che l’orchestra di ogni teatro del mondo genera la magia di uno dei componimenti più famosi di tutti i tempi: La cavatina di Figaro.

Infatti, compare alla ribalta un uomo avvolto da un’aura che trasuda pura energia. Figaro è a tutti gli effetti il servus callidus di classica memoria: un uomo del popolo che, grazie alla propria astuzia, riesce a ottenere tutto ciò che vuole.

E ciò che più sbalordisce è la grande critica sociale che soggiace tra i pentagrammi e tra le parole di tale opera sia letteraria, sia musicale. Il testo di Beaumarchais, infatti, venne scritto all’alba della Rivoluzione francese.

Quindi l’iter de Il Barbiere di Siviglia, figlio di un periodo di incredibile cambiamento ideologico, porta alla ribalta quel meraviglioso sgretolarsi progressivo di una nobiltà derisa, tra i lazzi e gli sghignazzi dei servitori e degli astanti.

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Maria Baronchelli

Sono Maria Baronchelli, studio Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano. La lettura e la scrittura hanno da sempre accompagnato i miei passi. Mi nutro di regni di carta, creandone di miei con un foglio e una penna, o una tastiera. Io e i miei personaggi sognanti e sognati vi diamo il benvenuto in questo piccolo strano mondo, che speriamo possa farvi sentire a casa.