La prima assoluta di Frankenstein al Teatro Astra di Torino

La nuova produzione di OHT, dedicata per la prima volta a un classico della letteratura occidentale, debutta nel teatro della Fondazione TPE Teatro Piemonte Europa, dando voce all’ansia climatica contemporanea. Uno spettacolo teatrale che è anche reading session, installazione, radiodramma e release musicale generati come parti di una sperimentazione che indaga le molteplici ramificazioni del romanzo

Scritto a soli diciannove anni da Mary Shelley, Frankenstein o il moderno Prometeo è non soltanto il capostipite dell’horror fantascientifico, ma anche una profetica anticipazione delle ansie contemporanee sul destino dell’ambiente: a questo classico della letteratura occidentale OHT – Office for a Human Theatre dedica Frankenstein, la sua nuova produzione presentata in prima assoluta mercoledì 8 febbraio 2023 al Teatro Astra di Torino, casa della Fondazione TPE Teatro Piemonte Europa.

OHT si misura per la prima volta con un classico raccogliendo nella sua versione lo stesso corto-circuito all’origine della creatura di Frankenstein e invitandoci a fare i conti con quello che siamo soliti omettere alla vista e consideriamo mostruoso.

Pubblicato nel 1816, mentre il mondo sta vivendo la più grande anomalia climatica della sua storia causata dall’eruzione del vulcano Tambora (la più potente mai registrata), Frankenstein non è solo un’icona letteraria ma una reazione all’Anno-Senza-Estate causato dalla nebbia sulfurea del vulcano, che offuscò la stratosfera, abbassò le temperature, provocò violenti e continui temporali e conseguenti carestie in Europa, Nord America e Asia. In quel clima distopico, una compagnia di giovani intellettuali, rinchiusi a causa del maltempo a Villa Diodati sul lago di Ginevra, si cimenta nella stesura di un racconto del terrore su invito dell’ospite lord Byron.

Filippo Andreatta, che dal 2008 con OHT si dedica all’esplorazione dei rapporti fra teatro, paesaggio, architettura e ambiente, parte da questa suggestione e, nella sua lettura scenica, fa muovere la creatura del dottor Frankenstein in un primordiale paesaggio in cui emerge la superbia dell’uomo nel voler manipolare il corpo, la vita e le leggi della natura.

Frankenstein è un mito in cui i paesaggi esteriori si confondono con quelli interiori, gli strapiombi del Monte Bianco diventano vertigini intime, luoghi inaccessibili come le Alpi si fanno rifugio per questa creatura inafferrabile, che in essi impara a conoscersi. Il demone e il paesaggio diventano tutt’uno mentre Victor Frankenstein non sembra più in controllo di ciò che lo circonda.
Frankenstein si rivela un romanzo di formazione, in cui per la prima volta è il mostro a parlare, non come escluso ma come artefice del nostro immaginario, come un nostro concittadino, un nostro pari mostruoso. Finalmente il mostro rinasce rivelandosi come un bambino a cui appaiono i primi colori, le forme, le cui mani iniziano ad afferrare, le cui labbra articolano le prime parole.

La nuova produzione di OHT si muove dall’esperimento del dottor Frankenstein e opera affondi nel testo: l’opera di Shelley diventa materiale da esaminare, sezionare, ricucire, corpo disponibile per esperimenti scenici: uno spettacolo teatrale, una reading session, un’installazione, un radiodramma e un album musicale verranno generati come parti di una stessa sperimentazione che avanza orizzontalmente nel romanzo per indagarne le molteplici ramificazioni.