Tokyo: un’installazione per il mondo iperconnesso

Nella Capitale giapponese apre “Wirescapes: connessi con il tessuto urbano”, si è tenuta una mostra d’arte di ByLUDO e Toto Tvalavadze che utilizza lo spazio come una tela per visualizzare la complessità della vita urbana ormai legata a quella digitale…

“Wirescapes: connessi con il tessuto urbano” è una mostra d’arte di ByLUDO e Toto Tvalavadze con mixed-media che utilizza lo spazio come una tela per visualizzare la complessità della vita urbana iperconnessa. La mostra si è tenuta a Tokyo dall’11 al 20 novembre. L’installazione combina fotografie di strada e materiali tecnologici riciclati, mostrando modi creativi di unire e mescolare diverse discipline.

Tutto parte dalla presa di corrente della galleria UNTITLED Space, fonte di energia e punto di partenza del viaggio attraverso cavi elettrici che collegano fotografie con scorci urbani giapponesi.

Mentre le persone spesso ricercano la solitudine e la calma in una grande metropoli, Wirescapes dimostra come una città collegata ci aiuti a scoprire nuove prospettive, a lasciare un segno positivo o persino a creare una nuova connessione che ispirerà gli altri.

Una iperconnessione che, numeri alla mano, sta cambiando il nostro mondo.

Nel nostro mondo iperconnesso, anche un piccolo cambiamento provoca un effetto a catena sul tessuto urbano, amplificando il potere delle decisioni individuali. Se le nostre azioni promuovono uno stile di vita sostenibile ed etico, avranno un impatto su una comunità più ampia e, di conseguenza, su una parte più significativa della città.

Wirescapes è il risultato di una connessione inaspettata ed unica che, per ironia della sorte, è solo possibile in un grande contesto urbano. Due personalità eccentriche – l’architetto e desiner italiano, Ludovica Cirillo, dedita alla sostenibilità, e l’ingegnere del software georgiano, Toto Tvalavadze, con una passione per la fotografia – si sono incrociate a un picnic per ammirare la fioritura dei ciliegi nel cuore di una città di 37 milioni di persone. Crediamo nelle connessioni casuali – dicono – perché “non puoi collegare i punti guardando avanti; puoi collegarli solo guardando indietro”. Ogni punto è l’inizio di una nuova connessione.