Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara del GOAT

Una carriera da sogno con numeri da record, il passaggio di testimone a una nuova generazione di piloti. L’ultima gara della leggenda della MotoGP

Quella di Valencia è stata l’ultima gara di Valentino Rossi. Anche dai sogni più belli ci si sveglia, e come tutti i sogni anche questo è volto al termine. Un sogno durato venticinque anni, una carriera lunghissima, anzi la più lunga che ci sia mai stata. La gara di Valentino a Valencia è stata speciale, la partenza in top ten, trainato da Bagnaia, che prende il suo testimone a mani salde, pronto a scrivere i prossimi 100 metri di questa storia.

I sogni finiscono, vero, ma le notti continuano ad alternarsi ai giorni e di sogni ce ne saranno altri. Valentino anche in questo è stato fenomenale. I suoi ragazzi sono qui, da due anni in lotta per il titolo della top class e già campioni nelle classi minori, candidati protagonisti per gli anni futuri.

Rossi non è stato un riferimento solo per suoi ragazzi, i piloti della VR46 Academy, la sua lunga carriera gli ha permesso di lottare in pista con i piloti di cui è stato l’idolo indiscusso. Quartararo e Marquez sono solo due esempi -sicuramente i più iconici- dell’intera generazione cresciuta sperando un giorno di diventare come Il Dottore e che ha finito per correrci insieme e magari stargli davanti, o dietro.

Una bella coincidenza che quest’anno sia stata Yamaha a vincere il titolo, la moto con cui ha vinto al debutto nel 2004 e che ha portato a livelli altissimi, nonostante non fosse partita con i presupposti migliori in MotoGP. Una bella coincidenza che per la sua ultima gara vinca Pecco, con il suo casco in testa, quello di Philip Island 2004, quando fu incoronato campione del mondo per la sesta volta, la prima con la Yamaha, al debutto.

Le sfide di Rossi sono state belle perché combattute e sofferte, a volte su una moto meno competitiva, a volte con avversari più veloci. Lui spesso ci ha messo una pezza di carattere e di testa, sapendo mettere pressione ai suoi avversari, tirando fuori in gara quel qualcosa in più che l’ha reso la leggenda che è ora, sfiorando il titolo a diciannove anni dal debutto, rimanendo vincente per più di vent’anni e soprattutto provandoci fino alla fine.

Valentino è diventato campione ed è cresciuto, ha cresciuto una generazione di piloti a sua volta e ne crescerà altri ancora. Un ciclo è finito e un altro è già iniziato, Vale non sarà più in sella ma sentiremo parlare di lui ancora per parecchio. Il suo team in Moto 2 in collaborazione con Yamaha è stato confermato pochi giorni fa, e il suo team MotoGP il prossimo anno con uno sponsor o un altro si farà. Diciamoci la verità, la storia di Valentino nel motomondiale, se non è a malapena cominciata, è verosimilmente a metà.

Domenica a fine gara Mrs. Rossi piangeva, Uccio commosso si asciugava il moccio disperato, mentre un’orda di tifosi accorsi da tutto il mondo si struggevano in lacrime per la fine di un’era. Nel frattempo Vale, alla domanda su come si sentisse in quel momento, ha risposto dicendo che “se ogni volta che smetto ci si diverte così tanto, smetto anche l’anno prossimo!”. Per ricordarci col sorriso di Rossi, non ci servirà ricordarlo com’era nel 2009 dopo il nono titolo: Valentino domenica non è finito. Col tempo è cambiato, è mutato e attraverso una incessante metamorfosi ha saputo reinventarsi per l’ennesima volta, senza aver bisogno di cambiare mai.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.