Intervista ai Deshedus: dagli esordi al debutto a San Marino

 

Attitudine musicale, professionalità e tanto studio: sono tutti ingredienti che non mancano ai Deshedus, la band romana che ha gareggiato al Festival “Una Voce per San Marino” in corsa all’Eurovision.

 

Con la produzione di Mauro Paoluzzi e la collaborazione di Alberto Fortis e Tony Cicco, i Deshedus sono riusciti a portare la loro musica sul palco del Teatro Nuovo a Dogana dove si sono esibiti a fianco di numerosi Big della musica e dello spettacolo. Oltre ad aver dimostrato un’affascinante presenza scenica, la band romana composta da Alessio Mieli, Gabriele Foti, Federico Randolini e Stefano Tozzi, attraverso il brano «Sono un uomo» ha voluto lanciare un messaggio generazionale che invita a riflettere sulla condizione di precarietà che sempre più spesso sono i giovani a sperimentare. Andiamo a scoprire insieme la storia, la musica e le emozioni che hanno accompagnati i Deshedus nelle notti Sanmarinesi.

Partiamo dalle origini: come nascono i Deshedus e qual è il messaggio che la vostra musica si impegna a trasmettere?

“La musica è unione, sinergia e pura energia, oltre che una passione che ci portiamo tutti da quando eravamo piccoli. Riteniamo che sia uno dei modi migliori per comunicare un messaggio, sia intimo, che universale. Questo è il motivo per cui amiamo fare musica insieme. Inizialmente il progetto è partito dal frontman Alessio e successivamente ha deciso di formare una band, c’è una forza diversa e ci supportiamo tutti l’un l’altro, anche al di fuori della musica”.

Per tutte le band emergenti che sognano un’escalation come la vostra, come siete arrivati al palco più importante di San Marino?

Di certo abbiamo lavorato moltissimo e fatto altrettanti sacrifici per arrivare al punto in cui siamo. La nostra band è insieme da 3 anni e abbiamo sempre suonato in giro per l’Italia. Abbiamo partecipato anche a Sanremo Rock prima in gara e poi sempre come ospiti. Cerchiamo costantemente di portare novità, sia a livello di sound che di live. Per esempio, prima di San Marino abbiamo portato per la prima volta nel mondo a Cinecittà World un cine concerto olografico. L’obiettivo è sempre quello di unire il nostro stile anni Settanta/Ottanta, in chiave rivisitata ovviamente, applicandolo alle tecnologie più avanzate in un “back to the future”. Siamo felici che finalmente si comincino a vedere i frutti del nostro lavoro come la partecipazione a questo festival importante”.

Al Festival “Una Voce per San Marino” avete scelto di esibirvi con il brano «Sono un uomo», volete dirci qualcosa di più sulla canzone?

Sono un uomo è un urlo generazionale, della nostra precarietà e di come veniamo sfruttati senza possibilità di replica. È un annegamento nella società di cui ci sentiamo prigionieri e limitati nel pensiero. Nella situazione attuale si denunciano il potere e i venti di guerra”.

Con voi si sono esibiti e hanno partecipato alla creazione del brano due icone del panorama musicale italiano: Alberto Fortis e Tony Cicco. Com’è nata questa vincente collaborazione?

“Entrambi hanno sposato il progetto con molta passione, il messaggio è chiaro e non riguarda solo la nostra generazione, si estende più in là, è universale. Da qui l’idea insieme al nostro produttore Mauro Paoluzzi di cantare insieme «Sono un uomo». Come ha detto Alberto Fortis: «un bello scambio generazionale». A prescindere da com’è andata è stata un’esperienza bellissima, e solo aver collaborato con loro è stato incredibile. In ogni caso siamo positivi e non ci fermeremo. Vogliamo che questo messaggio arrivi”.

Sul palco del Teatro Nuovo a Dogana avete dimostrato una presenza scenica sorprendente che in una manciata di minuti ha travolto la platea nel vostro mondo musicale. Quali sono le emozioni che vi hanno accompagnato e che vi porterete nel cuore?

“Beh, era la prima volta in una TV, perciò, è stato molto bello, ma l’emozione più grande è stata l’applauso caloroso del pubblico sia all’inizio che alla fine. Quell’istante per noi è stata la vittoria perché siamo riusciti ad emozionare e far arrivare il messaggio. Questo è il nostro obiettivo e quindi questa è la nostra vittoria. Poi sono stati giorni molto intensi tra prove ed interviste, quindi abbiamo provato tante sensazioni diverse, è stato tutto molto bello”.

A riflettori spenti, tra tutti i concorrenti in gara, chi era lo sfidante che più temevate?

“Te lo diciamo sinceramente, non abbiamo temuto nessuno. Non è presunzione ma determinazione, crediamo in quello che suoniamo e che vogliamo dire. Per questo non ci ha spaventato nessuno”.

Cosa ne pensate della vittoria di Achille Lauro? Qualcun altro meritava la corsa all’Eurovision o siete d’accordo con il verdetto?

“Il brano vincitore di Achille Lauro è un pezzo orecchiabile per cui non ci ha stupiti la sua vittoria. Forse era il nostro diretto competitor avendo “almeno in gara” portato lo stesso nostro genere. Ma comunque siamo sportivi, accettiamo il verdetto e andiamo avanti!”

Anche se le luci che vi avrebbero portato all’Eurovision si sono spente, al Festival Sanmarinese non siete passati inosservati e vi portate a casa il meritatissimo Premio AVI – Associazione Vinile Italiana 2022. Siete soddisfatti di quest’esperienza?

“Aver ricevuto questo importante premio per «Il Brigante», nostro album di debutto come miglior vinile ai tempi del Covid-19, è stato molto soddisfacente. Non ci aspettavamo così tante recensioni positive e premiazioni anche se sicuri di aver fatto un bellissimo lavoro, reso possibile anche grazie a Mauro Paoluzzi il nostro produttore artistico e il nostro autore di fiducia Elio Aldrighetti che hanno contribuito in modo essenziale a questo progetto. Il Brigante sta entrando pian piano nei cuori delle persone, e non può che renderci orgogliosi e felici”.

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Giulia Villani

Giulia, classe ’99, laurea in Comunicazione e un sacco di idee per la testa. “Il mio problema è ciò che resta fuori, il non-scritto, il non-scrivibile. Non mi rimane altra via che quella di scrivere tutti i libri…”. Molto probabilmente non scriverò tanti libri quanti Calvino, ma ogni storia che merita di essere raccontata.

IoVoceNarrante? La mia penna.

Giulia Villani

Giulia, classe ’99, laurea in Comunicazione e un sacco di idee per la testa. “Il mio problema è ciò che resta fuori, il non-scritto, il non-scrivibile. Non mi rimane altra via che quella di scrivere tutti i libri…”. Molto probabilmente non scriverò tanti libri quanti Calvino, ma ogni storia che merita di essere raccontata.

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