A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

Impresa 100% al femminile, Archeologistics ha fatto della competenza archeologica il filo conduttore delle attività di valorizzazione e divulgazione. Opera nei beni Unesco di Varese, vive e fa vivere un territorio grazie alla sua arte e alla sua storia.

 

Una compagine interamente rosa al servizio della cultura. Archeologistics, realtà varesina che propone percorsi di ricerca oltre la superficie – non solo in senso figurato, occupandosi di archeologia -, è un’impresa al 100% femminile. Donne sono le tre titolari, donna è la prossima socia che entrerà in azienda e donne sono anche le circa dieci professioniste di cui si avvalgono. Elena Castiglioni, Emanuela Sguazza e Marina Albeni (presto anche Elisa Del Galdo) sono loro le anime di Archeologistics. Nata nel 2013 a Carnago in provincia di Varese, l’azienda ha progressivamente ampliato il proprio ambito: dalle visite guidate ai servizi mirati per le scuole fino ad approdare alla gestione di importanti beni culturali in Piemonte e Lombardia, in particolare dei quattro beni Unesco che si trovano in provincia di Varese, senza però mai tralasciare il “primo amore”, l’archeologia.

Archeologistics è una realtà varesina impegnata nella divulgazione e conoscenza dei beni culturali. Progetta e realizza servizi di gestione museale, educazione al patrimonio, visite guidate e turismo culturale. In Lombardia opera in tutti i quattro siti Unesco Patrimonio dell’Umanità della provincia di Varese e collabora con le principali istituzioni del territorio e con il Ministero per i Beni Culturali. Fornisce consulenza per musei, monumenti e aree archeologiche, luoghi d’interesse storico-artistico e progetta percorsi per scuole e pubblico specialistico.

La formazione archeologica ci permette di operare in contesti di scavo, ma è soprattutto sulle azioni di divulgazione che abbiamo scelto di lavorare, mantenendo comunque sempre uno stretto contatto con gli istituti di ricerca e le istituzioni di tutela, dalle Università al Ministero della Cultura. Il fatto che siamo tutte donne non è una scelta: condividiamo le scelte lavorative e il pensiero che le sostiene, non certo un presupposto di genere

Elena Castiglioni, archeologa, ha sviluppato una particolare attenzione per gli aspetti educativi che coinvolgono giovani e giovanissimi. Archeologa è anche Marina Albeni: con alle spalle una specializzazione in archeologia delle province romane, ha partecipato a diverse campagne di scavo a Calvatone – Bedriacum (sito romano in provincia di Cremona) e in Siria a Palmira. È anche guida turistica. Emanuela Sguazza è invece un’antropologa fisica. Dopo il dottorato di ricerca conseguito indagando le sepolture della Ca’ Granda di Milano, affianca l’attività accademica a quella in ambito museale, occupandosi di gestione e comunicazione dei luoghi di cultura. Archeologa anche l’ultima socia: Elisa Del Galdo porterà nella società la sua attività accademica nel settore archeologico (ha firmato numerose pubblicazioni) e l’esperienza maturata nelle campagne archeologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso il sito Unesco di Castelseprio.

«Data la nostra formazione, ci piace proporre “percorsi di ricerca oltre la superficie”, sia nell’ambito della ricerca vera e propria sia nella gestione e valorizzazione di beni culturali», spiegano. «Non vogliamo fermarci alla superficie delle cose, ma andare a fondo dei contenuti così da poterli poi restituire al pubblico con un linguaggio ed esperienze mai banali». Con questo spirito Archeologistics ha raccolto uno staff giovane (l’età media è 34,4 anni) e altamente professionalizzato: il 43% del gruppo ha un titolo post laurea (dottorato di ricerca, scuola di specializzazione, master), il 50% ha una laurea magistrale e il 7% una laurea triennale.

«Abbiamo sviluppato un profondo know-how nello sviluppo di progetti di divulgazione, turismo e comunicazione. Particolare attenzione è stata dedicata a proporre un approccio lento e sostenibile, con anche percorsi di conservazione della memoria, nello specifico le testimonianze della Prima e Seconda Guerra Mondiale», proseguono. «Non abbiamo però rinunciato all’attività di ricerca archeologica, antropologica e storica, ad attività di scavo, catalogazione e divulgazione dei contenuti della ricerca».

I due anni di pandemia non hanno scoraggiato il team di Archeologistics. «L’attenzione è proseguita attraverso le iniziative online che sono state proposte alle scuole e al pubblico», proseguono. «Con i progetti dedicati alle scuole medie e superiori abbiamo raggiunto oltre 500 studenti di tutta Italia nella primavera del 2021. I webinar focalizzati invece sul patrimonio artistico varesino hanno coinvolto più di 200 persone. È stato un periodo complesso, dove però non sono mancati l’interesse e la curiosità».

Troviamo Archeologistics nei quattro siti Unesco della provincia di Varese: al Monastero di Torba dove segue per conto del FAI la gestione e le attività turistiche e didattiche in collegamento anche con il sito archeologico di Castelseprio; al Sacro Monte di Varese dove ha in gestione per conto delle diverse proprietà i musei del borgo e segue la comunicazione della Parrocchia; presso il sito del Monte San Giorgio, dove cura l’apertura e la valorizzazione del Museo dei Fossili di Besano e all’Isolino Virginia, l’isola del lago di Varese, dove sostiene le attività per famiglie, gruppi e scuole.

Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Durante la prossima edizione del Pordenone Docs Fest, in programma dal 6 al 10 aprile, verrà presentato il film della regista Nahid Persson, che tratta la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà

Essere la voce di chi alla propria voce ha dovuto rinunciare. Essere il punto di connessione tra chi non può parlare e chi, invece, è libero di ascoltare. Questa è l’urgenza narrativa di Be My Voice, il nuovo documentario della regista Nahid Persson, regista iraniana naturalizzata svedese (già autrice di Prostitution Behind the Veil), che racconta una donna, un popolo, una scelta. È la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà.
 
A portare Be My Voice nelle sale italiane sarà la Tucker Film insieme al Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario, dove ha conquistato il Premio del pubblico. La data scelta per l’uscita è, simbolicamente, lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna

BE MY VOICE: LA DISOBBEDIENZA CIVILE


Masih Alinejad
è l’esempio per milioni di donne iraniane che si ribellano contro l’hijab forzato: guida uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell’Iran di oggi e usa la sua libertà in esilio per dare voce alla protesta nel suo paese d’origine. Una guerriera lontana dalla sua terra (oggi vive sotto protezione negli Stati Uniti) ma non dall’anima del suo Paese, che lotta da anni contro ogni limitazione dei diritti civili, per il rispetto delle donne. Masih rischia la vita e nemmeno una quotidianità così dolorosa e precaria basta a zittirla, usa quotidianamente i profili social per raccontare la propria battaglia, aggiornare i suoi connazionali e non solo – più di 6 milioni di persone la seguono su Instagram.
 

BE MY VOICE: UNA TESTIMONIANZA

In Be My Voice sono raccolte testimonianze e video inediti, che portano ad altissimo ritmo dentro un fronte di battaglia che conosciamo ancora troppo poco. E che ci riguarda tutti. Allo stesso tempo, le immagini dirigono all’interno della persona e della vita di Masih, costretta ad affrontare su tutti i livelli la propria missione. Anche il coraggio, infatti, ha un prezzo: Masih e i suoi familiari devono fare i conti con le minacce di un regime oppressivo e violento, come successo con l’arresto del fratello o come quando, nel 2018, la sorella è stata costretta a prender le distanze da lei in diretta tv. Masih ha raccontato la sua esperienza anche in un libro, Il vento fra i capelli (Nessun Dogma, 2020).

La battaglia del popolo iraniano è combattuta anche dalla regista Nahid Perrson, che segue l’attivista tra le scene del documentario. Nel 2007 Perrson è stata arrestata e imprigionata con l’accusa di aver infamato il proprio Paese mentre girava uno dei suoi documentari più famosi, sulla storia di alcune prostitute in Iran, Prostitution Behind the Veil nel 2004. Altri suoi celebri lavori sono My Stolen Revolution (2013), The Last Days of Life (2012), The Queen and I (2009), My mother – A Persian Princess (2000), The End of Exile (1999). Una donna fiera e coraggiosa che ha trasformato l’arte in uno strumento di lotta civile.

BE MY VOICE AL PORDENONE DOCS FEST

Il Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario dà poi appuntamento dal 6 al 10 aprile 2022 per scoprire altre storie dal mondo, raccolte e selezionate per una XV edizione ricca di anteprime e ospiti internazionali.