Perché la chiusura del Noma di Copenhagen dovrebbe farci riflettere?

Perché la chiusura del Noma di Copenhagen dovrebbe farci riflettere?

Perché la chiusura del Noma di Copenhagen dovrebbe farci riflettere?

Nel 2024 il Noma, il ristorante dello chef Rene Redzepi a Copenhagen più volte eletto “miglior ristorante al mondo”, condurrà il suo ultimo servizio. Perché questo dovrebbe farci riflettere?

Il Noma di Copenhagen è da sempre considerato non un semplice ristorante, ma un luogo d’avanguardia del finedining internazionale dove fare un’esperienza senza eguali. Almeno una volta nella vita. Lo chef Rene Redzepi ieri ha annunciato che Noma chiuderà definitivamente i battenti nel 2024 a causa degli insostenibili ritmi di lavoro.

Redzepi, che aveva aperto il ristorante nel 2004, ha sempre spiegato che la sua cucina richiedeva un «estenuante lavoro di molte ore» e ha detto di ritenere che non sia più sostenibile pagare in modo equo circa 100 dipendenti, mantenere alti gli standard e proporre prezzi a un livello accettabile per i clienti: «L’alta cucina deve ripensare la sua intera industria, così è semplicemente troppo duro. Finanziariamente ed emotivamente non funziona: come imprenditore e come essere umano sento il bisogno di cambiare».

Lo chef del Noma è noto nell’ambiente dei grandi chef per un carattere difficile, modi bruschi e comportamenti ai limiti del bullismo nei confronti dei suoi sottoposti. Nel corso degli anni ha detto di aver lavorato per migliorare la sua leadership, ma oggi gestire un ristorante di questo livello, oltre che anti-economico, è diventato per lui troppo stressante.

Alla base di questa decisione ci sarebbe la constatazione che i ritmi di un ristorante così conosciuto e qualificato – ben tre stelle Michelin ­– sono ormai insostenibili. Troppo personale da mantenere, stress dovuto al mantenimento delle aspettative altissime dei commensali e delle giurie, ma anche costi di gestione molto alti e gonfiati dalla recente inflazione. Una scelta che, però, dovrebbe farci molto riflettere: i ristoranti di questo livello sono ancora sostenibili?

Non si può definire una “presa di coscienza”, poiché chi lavora in cucina a questi livelli conosce l’insostenibilità della stessa da sempre al pari di chi ne è appassionato, ma è sicuramente una fortissima presa di posizione. Non stupisce quindi che a fare questo gesto sia proprio il Noma, un faro di avanguardia nel mondo del finedining: se nel 2023 l’avanguardia non è l’innovazione, la sperimentazione, il lusso, cos’altro può esserlo? E se la risposta non sovviene così facilmente, allora probabilmente non resta altro da fare se non fermarsi e capire l’impatto che l’industria dell’alta ristorazione ha sul mondo.

Gli sprechi in alta cucina, il dibattito sul consumo di carne, i ritmi di lavoro massacranti, il problema dello sfruttamento (in alcuni casi) dei dipendenti e tutti quei fenomeni al limite del bullismo che passano in sordina, ma che spesso emergono nei racconti di chi effettivamente lavora in questo settore, continuano a mettere in evidenza come chi ha fatto della parola “sostenibilità” un punto cardine del proprio business non possa fare altro che guardare al proprio futuro e decidere di fermarsi. Se non per etica, sicuramente per restare con i piedi ben piantati nella contemporaneità e nel dibattito.

L’ingresso del Noma

Tutti i fenomeni negativi dietro a una storia di grande successo, come quella del Noma, sono sempre rimasti in sordina. È solo da alcuni anni che non si può più prescindere – come il tema ambientale che sta rendendo sempre più obsoleta una cera cultura del cibo. Altri fenomeni si stanno rendendo a mano a mano più palesi (come lo sfruttamento dei dipendenti) e la decisione arriva in un momento in cui non si può più fare finta di niente. Un ottimo tempismo, in effetti.

Un saluto che non vuole però essere un addio, ma solo un arrivederci: Noma continuerà a programmare dei pop-up in giro per il mondo che saranno, come dice il nome stesso, solo temporanei. Inoltre, dalle ceneri del Noma rinascerà il Noma 3.0, come ha annunciato lo stesso Redzepi in un sofferto Q&A nelle sue storie di Instagram. Di cosa si tratta lo scopriremo solo dopo il 2024.


Il bornout di chi lavora in cucina è una narrazione piuttosto presente nella rappresentazione cinematografica e televisiva più recente. Un consiglio: la serie The Bear e il film recentemente uscito nelle sale The Menu, entrambi disponibili su Disney+.

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Il ristorante “Luisl Stube” presso lo Schlosswirt di Birra FORST ottiene la Stella MICHELIN

Il ristorante “Luisl Stube” presso lo Schlosswirt di Birra FORST ottiene la Stella MICHELIN

Il ristorante “Luisl Stube” presso lo Schlosswirt di Birra FORST ottiene la Stella MICHELIN

Martedì 8 ottobre, la “Luisl Stube” dello Schlosswirt FORST, a Lagundo, ha ricevuto la prestigiosa Stella nella Guida MICHELIN Italia 2023.

Il ristorante “Luisl Stube” della tradizionale locanda Schlosswirt FORST ha raggiunto un traguardo “stellare” che si aggiunge alla storia dell’arte culinaria altoatesina. Il ristorante è entrato a far parte del ristretto gruppo che comprende i più importanti nomi della scena gastronomica internazionale, grazie alla continua ricerca di eccellenti standard qualitativi, all’instancabile dedizione e al duro lavoro di tutto il team. “Ciò che rimane fondamentale per me è la cucina, il servizio, i produttori, la birreria FORST e il posto dove lavoro. Questa è la mia casa, questa è la mia vita“, ha commentato lo chef Luis Haller.

La storia del ristorante gourmet è iniziata circa sei anni fa, quando Luis Haller ha visto lo Schlosswirt. “Continuavo a passare davanti a queste bellissime mura storiche, chiedendomi come fosse all’interno“. Poi finalmente diede un’occhiata e, l’attuale “Luisl Stube”, immediatamente catturò il suo cuore. “Il pavimento in pietra, tutto il legno degli arredi, i dipinti a olio e il profumo di gelsomino: questa è l’autenticità dell’Alto Adige e questo sono io“, ha affermato lo chef. Essendo cresciuto in un maso della Val Passiria, Haller si è subito immedesimato nel locandiere del castello del XVI secolo, la quale è storicamente stata la “prima stazione escursionistica di Merano”.

Questo senso di appartenenza si riflette anche nelle sue creazioni. Lo chef stellato utilizza prodotti genuini dell’Alto Adige come il manzo di Laugen, lo zafferano di Sirmiano, i pinoli svizzeri della Val d’Ultimo e gli ingredienti della permacultura di Lagundo. Si può percepire quindi, che nella “Luisl Stube” cucina con il cuore. Il mio vero lusso è andare al lavoro ogni giorno con gioia, aggiunge lo chef Haller.

Gli arredi del ristorante Luisl Stube

Si può leggere sul suo volto l’amore per il mestiere. Luis Haller, infatti, ha maturato esperienze in America, Germania, Svizzera e Toscana. In tutti i suoi viaggi ha conosciuto ottimi prodotti che oggi confluiscono nei suoi piatti. Il credo di Haller rimane sempre lo stesso: “Preservare le tradizioni e seguire le innovazioni”.

Birra FORST, e in particolare Cellina von Mannstein, ha creduto in questa visione fin dall’inizio e ci ha sempre sostenuti“, sottolinea il maître e sommelier Nicola Spimpolo. Grazie a questo apporto il ristorante gourmet è riuscito a crescere costantemente e lo chef a dimostrare il proprio talento. C’è molto lavoro e perseveranza dietro il raggiungimento della stella MICHELIN. “Abbiamo lavorato per anni per ottenere questo premio“, affermano insieme Haller e Spimpolo.

L’eccellenza di Birra FORST è quindi sottolineata dal premio concesso dalla Guida MICHELIN Italia 2023 e ne rappresenta il lavoro a tutti i livelli.

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Restaurant for Future su sostenibilità ed eticità: non si sceglie solo il cibo

Un’indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano mette in luce i nuovi driver nella scelta di un ristorante. A Bologna il 16 novembre se ne discute in occasione di Restaurant for Future, evento organizzato da RistoBusiness e Crabiz.

Non è solo il cibo a indirizzare le scelte dei consumatori quando si parla di ristoranti, ma sono anche e soprattutto valori come la sostenibilità e l’eticità. È quanto è emerso dall’ultima indagine condotta dall’Università Popolare degli studi di Milano, e una posizione già sposata da Restaurant for Future, l’evento organizzato da RistoBusiness, azienda specializzata nella consulenza e nella formazione professionale per imprenditori nella ristorazione, e Crabiz, leader di mercato di consulenza aziendale.

L’evento, che si terrà il 16 novembre 2022 dalle 9:30 alle 18:00 presso FICO Bologna, il grande parco del cibo in Via Paolo Canali 8, sarà un’occasione per discutere delle prospettive del settore, proponendo soluzioni che possano favorirne non solo la ripresa, ma anche una crescita sempre più prospera.

Secondo lo studio dell’Ateneo, la sostenibilità incide fortemente nella scelta del ristorante per il 71% degli intervistati. Sapere che un locale è attento all’ambiente utilizzando prodotti biologici, magari a KM 0, e che riduce la sua impronta ambientale attraverso l’uso di energia green, può farlo preferire anche a chi offre un menù migliore.

Altro aspetto importante per i clienti è l’eticità con cui viene trattato il personale. Negli ultimi mesi si è molto parlato delle condizioni in cui tantissimi lavoratori del settore si trovano, con turni lunghissimi, al limite dello sfruttamento, nessun giorno libero e paghe misere. Sapere, invece, che un ristoratore tratta in modo corretto i propri collaboratori è motivo di preferenza per circa 2 intervistati su 3(61%).

Sostenibilità ed eticità sono due concetti chiave che tutti gli imprenditori della ristorazione dovrebbero tenere sempre a mente. – Commenta Emiliano Citi, CEO & Founder di RistoBusinesse ideatore dell’evento – E questo non solo da un punto di vista della responsabilità civica e ambientale, ma perché questi due pilastri possono portare ad una maggiore sostenibilità economica, che significa più guadagni per l’imprenditore. Un team soddisfatto ed appagato lavora meglio e produce di più, e si sente maggiormente coinvolto nel business, prendendone più a cuore anche i risultati. E questo genera vantaggi per entrambe le parti, che sono apprezzabili già nel breve periodo: da un lato, l’imprenditore ha entrate più alte, dall’altro, il maggior flusso di cassa garantisce ai collaboratori un lavoro regolare e ben retribuito”.

Anche la scelta di ambientare Restaurant for Future a FICO non è assolutamente casuale. Si tratta di un parco tematico sostenibile, con caratteristiche uniche al mondo. Tra queste, un impianto fotovoltaico di circa 55.000 mq installato su tetto, il più vasto in Europa, capace di soddisfare circa il 45%-50% del fabbisogno energetico, e un edificio in gran parte fatto di legno con sistemi avanzati di teleriscaldamento e cucine a induzione a disposizione di tutti i ristoratori del Parco, senza utilizzo di gas.

“Mentre in tutta Italia bar e ristoranti sono in grandi difficoltà per i costi da sostenere in questo periodo di crisi, dentro FICO i ristoratori non subiscono il caro bollette grazie al modello energetico virtuoso del Parco – Spiega Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di FICO Eataly World – FICO è un esempio di sostenibilità non solo per le sue caratteristiche strutturali, ma anche per l’impiego di materiali compostabili da parte di tutti i suoi operatori e per il suo sistema circolare “a metro 0”: le eccellenze alimentari prodotte dalle fabbriche di FICO vengono infatti utilizzate e somministrate da tutti i ristoratori delle diverse aree: una sorta di grande mercato condiviso nel rispetto della sostenibilità a 360°”.

Sono oltre 700 gli imprenditori della ristorazione che saranno presenti a Restaurant for Future, con moltissimi relatori, tra i quali anche il divulgatore scientifico Luca Mercalli Federico Quaranta, conduttore radio e TV, autore e tra i volti noti di casa RAI, che modererà l’evento.

Tanti i temi che verranno messi sul tavolo, dalle prospettive future a cosa fare per uscire dalla crisi. Tra le proposte anche l’introduzione del bollino Ape blu, che indica la sostenibilità per i ristoranti, come le stelle Michelin fanno con la qualità della cucina e del servizio. Si parlerà anche di rincari energetici e delle materie prime, che stanno costringendo molte attività alla chiusura, la difficoltà nel reperire personale, ma anche la questione del lavoro nero e dei turni massacranti di 12 ore.