Sanremo: le 5 canzoni vincenti più brutte di sempre

Sanremo: le 5 canzoni vincenti più brutte di sempre

Sanremo: le 5 canzoni vincitrici più brutte di sempre (fino ad ora…)

Vincenti, premiate e…dimenticabili Qual è la peggior canzone vincitrice di Sanremo? Scopriamolo.

Sanremo è alle porte. Forse per fortuna, forse purtroppo, forse ce ne importa il giusto, ma l’evento nazional popolare per eccellenza è ormai arrivato. E dobbiamo ammetterlo: mai come negli ultimi anni si è notato il tentativo della direzione artistica di svecchiare il dinosauro, con esiti di dubbia riuscita magari.

Da Francesco Gabbani (eletto a giovane tra i giovani tanto perché se hai meno di 40 anni sei automaticamente un ragazzino) a Mahmood, da Lo Stato Sociale alle edizioni degli ultimi due anni che, dopo anni di fuoriusciti dai talent, ci hanno regalato la classica edizione che rincorre la moda del momento, facendo sfoggio del meglio tra i gruppi ex indie italiani (perché sì amici, se la tua etichetta è la Warner sei indie quanto Giulia De Lellis è colta).

E quindi, dopo le lunghe introduzioni che non saranno mai lunghe come una puntata condotta da Amadeus, ecco le cinque canzoni vincitrici più brutte della storia, messe in ordine più o meno casuale.

5 – Il Volo, Grande Amore

Una canzone “vecchio stile”, dove per vecchio intendiamo di un paio di secoli fa. Per carità, il ritmo è anche orecchiabile, le voci dei tenori fanno sempre la loro figura, ma il testo è imbarazzante, la creatività non è pervenuta e… il video è quanto di più cringe possa esistere, tra riferimenti mal recitati a Ghost e una serie di espressioni facciali che… beh, giudicate voi.

4 – Peppino di Capri, Non lo faccio più

Siamo onesti, non è la più brutta, ma in ogni altra edizione avrebbe meritato un ventesimo posto. Perché ha vinto? Perché le altre erano peggio.

3 – Marco Carta, La forza mia

Direttamente dal successo di Amici, Marco Carta presenta a Sanremo una canzone orecchiabile, con quel sano ritmo a metà tra i primi 2000 e l’oratorio estivo. Nessun riferimento immotivato alla religione, un testo sciapo che sembra tratto dai “link” di Facebook (e non ci sentiamo di escludere che il testo sia stato partorito proprio tra un post e l’altro), una benedizione di Maria e si va a vincere Sanremo.

2 – Giò di Tonno e Lola Ponce, Colpo di fulmine

Sanremo 2008: l’edizione dimenticata (e dimenticabile). Non vi ricordate la canzone? Non riuscite nemmeno a farvi tornare in mente il ritornello? Non sapete se Giò di Tonno sia vero o solo un errore di battitura? Tranquilli, è normale. Nessuno ricorda Colpo di Fulmine, per cui ve la raccontiamo noi.


Era il 2008, non c’erano notti buie e tempestose, solo Pippo Baudo come direttore artistico, una lunga serie di partecipanti di dubbia bravura, i fuoriusciti dai talent sarebbero arrivati l’anno successivo e Colpo di fulmine arrivò a scontrarsi con mostri sacri della musica italiana: i Finley, Paolo Meneguzzi e altre canzoni di cui non ricordiamo (fortunatamente) l’esistenza. Che cosa ricordiamo invece di Sanremo 2008? Eppure mi hai cambiato la vita di Fabrizio Moro che – inspiegabilmente – non ha superato il terzo posto e il clamoroso flop dei dati auditel, con la kermesse sanremese surclassata anche dai Cesaroni e dalla storia d’amore tra Eva e Marco (vuoi leggere un giudizio particolarmente impopolare sul personaggio? Clicca qui).

Insomma. Un disastro. E ci dispiace per Giò di Tonno, perché lui negli anni ha dimostrato di valere il palco ed è un peccato che la sua edizione sarà per sempre associata a… a niente. Nessuno la ricorda in fondo.

1 – Povia, Vorrei avere il becco

La vittoria di Povia a Sanremo 2006 con Vorrei avere il becco è il più lampante caso di titolo assegnato ad honorem nel nostro Paese. Reduce dal successo de I bambini fanno “ooh”, che nel 2005 lo portò alla ribalta (la canzone doveva presentarsi all’edizione 2005 condotta da Bonolis, ma dato che non era inedita venne messa fuori dalla kermesse), Povia si è presentato a Sanremo 2006 con una canzone tendenzialmente paraculo piena di frasi e pensieri intrisi di quel “moralismo da applausi” degno di una prima serata su Rai Uno, in pratica la versione 2.0 di quella dell’anno prima, con l’esaltazione delle piccole cose ripetuta all’infinito: nel 2005 voleva essere un bambino, nel 2006 voleva essere un piccione.

Il testo era di una banalità da lacrime agli occhi, la melodia era la rivisitazione di quella dell’anno prima e i versi onomatopeici ci hanno torturato per mesi (comunque più sensati delle “critiche sociali” mosse da Povia negli anni). Insomma, quando rinfacciamo alle generazioni di oggi la pochezza della loro musica e gli ricordiamo quanto la “musica di una volta” sia meglio della loro ripensiamo a Vorrei avere il becco.
Ah, signora mia, una volta qua era tutto cantautorato di qualità…

Gli 11 cantanti più volte tra i big di Sanremo dal 2000 a oggi

Gli 11 cantanti più volte tra i big di Sanremo dal 2000 a oggi

Gli 11 cantanti più volte tra i big di Sanremo dal 2000 a oggi

Non c’è niente da fare: piaccia o non piaccia, quando si avvicina la settimana di Sanremo non si può parlare d’altro.

Sanremo è sempre un trendtopic, come i contagi da coronavirus, i quasi boomer che prendono in giro i boomer non rendendosi conto di essere essi stessi i boomer o Mario Draghi. Argomenti che non passano mai di moda.

Dal 2000 si sono esibiti sul palco oltre 260 artisti (tra gruppi e cantanti solisti). Ma chi ha partecipato più volte? Se pensate a Michele Zarrillo (la risposta alla domanda “Chi partecipa a Sanremo quest’anno?”) ci siete andati vicini, ma non avete indovinato.

Dal 2000, infatti, l’artista con più partecipazioni al Festival di Sanremo è…
Scorrete per scoprirlo: che post a elenco sarebbe se vi svelassimo subito la soluzione?

11 – Matia Bazar, 5 partecipazioni.
All’undicesimo posto troviamo i Matia Bazar, che dal 2000 ha preso parte alla kermesse sanremese ben cinque volte, riuscendo ad aggiudicarsi la vittoria nel 2002 con Messaggio d’amore. “Gente che entra, gente che esce”, in pratica dei Matia Bazar originali è rimasto solamente il nome, ma noi gli vogliamo bene lo stesso.

I Matia Bazar a Sanremo nel 2002

10 – Gigi D’Alessio, 5 partecipazioni
Le apparizioni di Gigi D’Alessio al Festival, purtroppo per lui, non sono mai state indimenticabili. E nemmeno i risultati. Nonostante i tanti fan, il cantautore napoletano non è mai riuscito a superare il quarto posto(risultato ottenuto nel 2012 in coppia con Loredana Bertè) nelle sue cinque apparizioni a Sanremo.

Gigi D’Alessio a Sanremo nel 2021

9 – Patty Pravo, 5 partecipazioni
In totale sono dieci le apparizioni di Patty Pravo al Festival. Il miglior risultato è stato un quinto posto nel 1970 con Little Tony, per La spada nel cuore. Nonostante non abbia mai vinto, sono stati ben sei i premi assegnatile. L’ultimo nel 2016 per Cieli immensi, che ottenne il sesto posto nella generale. Dal 2000 sono ben cinque le volte in cui ha calcato il palco dell’Ariston, l’ultima con Briga.

Patty Pravo a Sanremo 2019

 

8 – Max Gazzè, 5 partecipazioni
Sottovalutato, mai apprezzato quanto avrebbe meritato, Max Gazzè è sempre stato una certezza per Sanremo. Sei apparizioni (cinque dal 2000 in poi), un quarto posto come miglior risultato, ma sei canzoni che tutti conoscono (quasi) a memoria.

Max Gazzè a Sanremo nel 2018

7 – Annalisa, 5 partecipazioni
Da Amici di Maria de Filippi ai premi e alle apparizioni sul palco dell’Ariston. Annalisa ha calcato in ben cinque occasioni il palco da concorrente. Sul podio nel 2018 con Il mondo prima di te, l’ultima apparizione nel 2021, quando si è classificata settima con il brano Dieci.

Annalisa a Sanremo nel 2021

6 – Arisa, 6 partecipazioni (+1 tra le nuove proposte)
Sei volte tra i big (con una vittoria nel 2014 con Controvento) una volta tra le nuove proposte (vinte con il tormentone Sincerità), prima con gli occhiali adesso come sex symbol. Arisa e Sanremo sono un connubio ormai vincente: da quando ha esordito nel 2009 ha partecipato in oltre il 50 per cento delle edizioni. Mica male, no?

Arisa a Sanremo nel 2021

5 – Francesco Renga, 6 partecipazioni (+1 tra le nuove proposte)
La vittoria nel 2005 con Angelo è un ricordo vivido, ma lontano. In totale sono sei le apparizioni di Renga dal 2000 in poi. Un timbro inconfondibile e una storia che si rinnova ogni anno. O quasi. L’ultima apparizione nel 2021 con Quanto trovo te.

Francesco Renga a Sanremo nel 2021

 

 

4 – Michele Zarrillo, 6 partecipazioni
Dodici volte in totale tra i big, una tra le nuove proposte (vincente tra l’altro). Michele Zarrillo è uno dei cantanti storici del festival. Caparbio, tenace, sempre pronto a mettersi in competizione con gli altri. L’ultima apparizione è datata 2020, il miglior piazzamento (quarto posto) nel lontano 2001, con L’acrobata. Perché abbiamo scelto di dargli la terza piazza e non l’abbiamo data a Renga e Arisa che sono a sette considerando le nuove proposte?
Perché qualcuno un podio a Michele Zarrillo doveva darlo. IoVoceNarrante non sarà la giuria dell’Ariston, ma ci sembrava giusto.

Michele Zarrillo a Sanremo nel 2020

3 – Noemi, 7 partecipazioni
Con l’edizione 2022 Noemi ha toccato quota sette partecipazioni a Sanremo. Nonostante una voce fantastica e delle ottime canzoni non è ancora riuscita a vincere, trovando nel terzo posto del 2012 il miglior risultato con Sono solo parole. Una canzone che oggi, a distanza di quasi dieci anni, passa ancora in radio.

Noemi a Sanremo nel 2021

2 – Marco Masini, 7 partecipazioni
Sette volte a Sanremo dal 2000 in poi, un successo commovente nel 2004 con L’uomo volante, dopo anni di bullismo mediatico e dicerie. Marco Masini ha sempre portato in quel dell’Ariston una musica leggera, ma profonda, con tante idee e l’evoluzione del suo percorso da cantautore. Amadeus gli ha negato il palco, noi gli riconsegniamo il secondo posto. E gli consigliamo di cantargli uno dei suoi più grandi successi, così, tanto per fargli capire che non porta rancore. L’ultima apparizione nel 2020 con Il confronto.

Marco Masini a Sanremo nel 2004

1 – Anna Tatangelo, 7 (+1 tra le nuove proposte)
And the winner is… Anna Tatangelo. Sette volte da big, una da nuova proposta (vinta) per colei che è artisticamente nata sul palco dell’Ariston, quando da appena quindicenne non poteva neppure partecipare al dopo festival perché si svolgeva dopo mezzanotte.
L’abbiamo vista crescere, evolvere, diventare una cantante affermata, mentre intorno infuriava la bufera del gossip. Sempre con una certezza: il palco dell’Ariston.
Il record di 15 apparizioni è ancora lontano, ma a soli 35 anni Anna Tatangelo è una seria candidata a prendersi il record. Intanto si gode il primato nel nuovo millennio…

Anna Tatangelo a Sanremo nel 2019

 

 

Guarderai anche tu il Festival di Sanremo quest’anno? Leggi qui!

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

“Non ci possiamo credere”: a Sanremo si parla d’amore!

“Non ci possiamo credere”: a Sanremo si parla d’amore!

“Non ci possiamo credere”: a Sanremo si parla d’amore!

Una tematica “nuova” e mai abusata al Festival di Sanremo per un’edizione in salsa revival che – se non ci piacerà – come minimo ci farà esclamare un “ma che è sta cafonata?” degno di Christian De Sica…

Ed è arrivato quel momento dell’anno in cui tutto si ferma, si stoppa, passa in secondo piano. Più o meno come Harry quando si sedeva al tavolo William.
Sanremo è qui, come ignorarlo?

E se i “super” ospiti sanno un po’ di visto e rivisto, di tirato fuori da una macchina del tempo (come i Black Eyed Peas nel 2023), l’unica speranza di sopravvivere a 6 giorni di irruzioni di Fiorello e di risatine isteriche di Amadeus. Certo, i temi non aiutano: canzoni d’amore a gogò con qualche intermezzo di psicopatologia (in pratica come nel 2007 con Cristicchi), ma – come si suol dire – la speranza è l’ultima a morire.
(Un anno fa avremmo chiuso la frase con un “ah no, quella è la regina Elisabetta, ma ci hanno tolto pure questa certezza in questo 2022…).

Ecco, aiutati da Agi, le canzoni che ci danno “più speranza” (o ci incuriosiscono) per il festival.

Anna Oxa, ‘Sali’: l’hanno scritta i Baustelle, e questo già ci basta per voler leggere il testo. Per il resto, con Anna Oxa si parte nel segno di un’edizione tremendamente revival adatta anche al 1997. 

Ariete, ‘Mare di Guai’: “Tu eri più bella di me e adesso che il letto è vuoto e la casa in silenzio ho paura a dormire, perse noi perse senza un perché e c’è una torre di piatti che aspetta“. Il titolo ci ricorda un acerbo Marco Cesaroni (la cui pochezza come personaggio abbiamo descritto in questo articolo), ma il 2021-2022 di Ariete ci spinge a voler ascoltare a tutti i costi la sua canzone. Certo, il tema è sempre quello, ma con una declinazione che – ne siamo certi – non piacerà molto al bigottismo degli spettatori di mamma Rai.

Articolo 31, ‘Un bel viaggio: “Non volevamo crescere ma è successo tutto d’un tratto e fai tutte cose che giuravi non avresti fatto. Anche morire giovani non si può più adesso c’è la family e dipende da te“. Canzone non amara su com’è diventare grandi per chi “è scappato da un quartiere velenoso” trasformando “l’eternit in oro“.
Quando gli amori dell’adolescenza tornano di solito non è mai qualcosa di positivo, molto (troppo) spesso resta quel senso di “oddio, ma mi piacevano davvero?” che vive tra l’effetto revival e la consapevolezza. Ma “Articolo 31 basta come garanzia” e noi non vediamo l’ora di rivederli sul palco.

Colapesce e Di Martino, ‘Splash’: “Ma io lavoro per non stare con te preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare ma che mare ma che mare meglio soli su una nave per non sentire il peso delle aspettative“. Raffinate suggestioni dal duo siciliano che torna dopo il successo di ‘Musica leggerissima’. Soddisferanno le aspettative?

Coma Cose, ‘L’addio’: altri saluti (non convinti) a chi se n’è andato, nel mood del festival, dalla coppia rivelazione dello scorso anno. “E sparirò ma tu promettimi che potrò sempre ritornare da te”.
Storia d’amore sullo sfondo, niente a che vedere con gli esordi, ma la certezza dello spessore del duo. Ci piacerà? Lo sapremo solo “post-concerto”.

Cugini di campagna, ‘Lettera 22’: “Non lasciarmi solo, non lasciarmi quì, il refrain funziona. Amore complicato anche per la storica band che torna a Sanremo dopo le polemiche di qualche anno fa con i Maneskin. Se gli Articolo erano un effetto revival, qua siamo attratti dall’effetto trash…

Elodie, ‘Due’: dopo l’esordio da attricea Sanremo si rivolge a chi la cerca ma non la vuole. “Tu vuoi una donna che non c’è e se ci pensi il nostro amore è nato appena ma è già finito male”. 

Gianluca Grignani, ‘Quando ti manca il fiato’: “Ciao papà o addio papà io ti perdono le mie lacrime sono sincere ma c’è chi non lo farà”. Intenso e profondo, uno dei cantautori più talentuosi e tormentati della sua generazione racconta di una telefonata dopo 20 anni col padre. “Ciao sono papà come va Gianluca? Ma no che non sto male ma quando accadrà tu verrai al mio funerali tu verrai o no“?.
Lo ammettiamo: non sappiamo che cosa aspettarci. Sarà in forma? Sarà la parodia di se stesso come negli ultimi anni? Non si sa e ci dispiace che l’interesse mediatico per una delle migliori espressioni del cantautorato degli ultimi 30 anni venga preso in considerazione solo per i suoi difetti…Daje Gianlù, tifiamo per te!

Giorgia , ‘Parole dette male’: è una delle canzoni d’addio in gara. “E tu alla fine eri una bella canzone che non si può ascoltare a ripetzione, maledizione! Ricordo le ultime parole dette male, maledette”. Forse un omaggio ad Alex Baroni, il cantautore suo ex compagno morto in un incidente.
Il ritorno di Giorgia a Sanremo è una nota lieta, il ritorno del bel canto dopo anni un po’ “gne”.

Lazza, ‘Cenere: uno dei rapper più celebrati del momento, con un altro addio che farà molto ballare. “Aiutami a sparire come cenere, mi sento un nodo alla gola, nel buio balli da sola, spazzami via come cenere, ti dirò cosa si prova tanto non vedevi l’ora”. Sulla scia di Rkomi (lo sappiamo, non ci azzeccano nulla l’uno con l’altro, ma il target di Sanremo capisce di rap e trap come Giulia de Lellis capisce di geografia), siamo sicuri che non passerà inosservato…

Madame, ‘Il bene e il male’: ‘Una storia raccontata da una prostituta. Alla fine hai sbottato, hai detto ‘guarda tanto tanto tanto tanto Amore, tu sei, sei lo sbaglio più fatale che ho commesso nella vita, Amore, tu sei, la puttana che ha ridato un senso ai giorni miei”. L’affaire green pass le ha buttato addosso una shitstorm che non si aspettava, la simpatia nei suoi confronti dopo l’esplosione di un paio d’anni fa sembra alle spalle. Che cosa ci riserverà il futuro di Madame? Ascoltiamolo…

Mara Sattei, ‘Duemila minuti’: testo potente di Damiano David (sì, “quello dei Maneskin”) molto ben interpretato. “Io mi ricordo quando ritornavo a casa stanco e sotterravi i tuoi problemi dentro fiumi di alcool. Poi sei scappato e hai rubato tutta la mia voce”.

Mr. Rain, ‘Supereroi: “Ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo, più profonde di quelle che sembrano, guariscono sopra la pelle ma in fondo ti cambiano dentro”. Mr. Rain depresso in un testo non è proprio una novità, ma l’ultima volta in cui non aveva azzeccato una melodia Jurassic Park era ancora sulla cresta dell’onda e a Sanremo potrà dare il meglio di se con il suo sound “orecchiabile”, perfetto per sembrare rivoluzionario al pubblico “retrò” di Sanremo.

Paola e Chiara, ‘Furore’sembrano quelle che avevamo lasciato un secolo fa. Trascinanti. “In questa notte di sole, furore, furose, amarsi e fare rumore nel mio respiro tu senza fermarci più,ballare ancora come se fosse l’ultima canzone”.

Tananai, ‘Tango’: ultimo in classifica l’anno scorso, trionfatore nelle vendite e negli ascolti. Prosegue con la vena romantica di ‘Abissale che sta andando alla grande in radio. “Ma ora addio va bene amore mio, non sei di nessun altro e di nessuno io. Lo so quanto ti manco ma chissà perchè Dio ci pesta come un tango“.
è stato il successo commerciale e inaspettato del 2022. Si ripeterà adesso che ci si attende qualcosa da lui?

Ultimo, ‘Alba’: avvolgente, magnetica. “Amo l’alba perchè spesso odio la vita mia camminando senza meta in questa strana via amo l’alba prchè è come una sana follia puoi capirla se la senti e non mandarla via”.
Ultimo piace alle masse, su questo non ci piove. E questo amore per lui sembra superare anche il fatto che, dal 2019, sentiamo a ripetizione sempre la stessa canzone declinata in salse di sfumature diverse…

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

Capodanno 2023: un nuovo punto fermo in questo eterno divenire… – L’EDITORIALE

Capodanno 2023: un nuovo punto fermo in questo eterno divenire… – L’EDITORIALE

Capodanno 2023: un nuovo punto fermo in questo eterno divenire… – L’EDITORIALE

Perché nelle notte più buie cerchiamo disperatamente una luce. E il 2022 ci ha regalato una flebile fiammella di una candela…
Il discorso di fine anno di cui non sapevi di avere bisogno, ma che non ti meriti.

Ed eccoci a una nuova fine di un altro anno. Un momento di cui tutti – per quanto non ci piaccia ammetterlo – abbiamo bisogno. Ne abbiamo disperatamente bisogno. Come abbiamo bisogno di Sanremo (la settimana dell’anno in cui possiamo sfogare la nostra frustrazione: insultando il presentatore di turno o insultando chi insulta il presentatore di turno, in un meccanismo tremendamente “Inception”).  Perché un anno che si chiude è un momento per tirare una riga e fare i conti, un momento per ricaricare le pile e ripartire. E no, non è una questione solo di ferie e di riposo. È la necessità di mettere un punto in questo eterno divenire.

Se volessimo usare una locuzione abusata e violentata dalla retorica web degli ultimi anni potremmo definire il 1 gennaio 2023 come un “punto di ripartenza”. Perché fermarci non ci siamo mai fermati, anche se fatichiamo a rendercene conto: ci si muove sempre, si cambia e si vive anche seduti sul divano, con una copertina sulle ginocchia, un occhio alla televisione e un calice di vino in mano (scelta accuratamente dalla nostra Top dei vini del 2022, perché autocitarci ci piace parecchio, ndr.). Tirare le somme, spegnere il cervello per una sera e ripartire con i postumi dell’ennesimo anno passato.

2022
E questo 2022 merita davvero che gli venga tirata un spessa riga sopra. Un annus horribilis che ci ha tormentati, messi alla prova, spinti a guardare nuovamente il nostro futuro con pochi punti fermi e tanti punti di domanda. I venti che hanno soffiato dal nordest ci hanno sussurrato parole che mai avremmo voluto sentire. Venti freddi, gelidi. Venti di guerra tanto vicini a marzo e adesso finiti in un mare dolce di dimenticanza, perché sembra che ci si abitui a tutto, anche alla morte (degli altri specialmente). Venti che adesso sembrano una brezza che infastidisce, ma non un uragano. L’uragano sono l’aumento delle bollette e il caro elettricità. Quello sì che fa male. La morte degli altri, invece, sembra quasi tollerabile.

Venti di guerra, postumi pandemici, i Jalisse fuori da Sanremo. Ma le difficoltà non dovevano esaurirsi il 31 dicembre 2020? No. Lo speravamo, ma lo sapevamo. Non è vero che “va sempre peggio”, ma molto spesso abbiamo troppe aspettative per quello che, in fondo, non è altro che un foglio di carta che viene girato, un numero che aumenta progressivamente. Che cosa cambia da un anno all’altro? Solo una cifra, ma a volte ce lo dimentichiamo.

Gli eventi peggiori dell’anno li abbiamo riassunti in questo articolo firmato dalla nostra Martina Tamengo, ma questo 2022 ci ha lasciato anche qualcosa di positivo, una – seppure molto piccola – rinascita e un ritorno alla normalità. Siamo tornati a saltare ai concerti, a goderci un film al cinema. Siamo tornati a mettere play alle nostre vite, nonostante tutte le accortezze che un inverno post pandemico ci può lasciare. Abbiamo ricominciato a guardarci sorridere e non più solo a immaginarli sotto una mascherina, con in mano un pacco di pane e i minuti contati.
È vero: non possiamo considerare il 2022 come un anno positivo, specialmente alla luce del conflitto russo-ucraino e quella costante sensazione di essere su una pentola a pressione pronta a esplodere. Non è positivo, ma è stato un modo per ricominciare.

Perché nelle notte più buie cerchiamo disperatamente una luce. A volte non si trova, ma non dobbiamo mai smettere di cercarla. E il 2022 ci ha regalato una flebile fiammella di una candela. Perché il meglio non ce lo regala il calendario, ma la voglia di fare un passo avanti verso l’uscita.

Che cosa ci aspettiamo dal 2023? Beh…ditecelo voi. La lezione “Paolo Fox e l’oroscopo del 1 gennaio 2020” l’abbiamo imparata. Col ca**o che facciamo previsioni.

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

“Rave, eclissi” di Tananai: più che un album è un trend topic

Arriva l’album inediti dal titolo che ricorda un provvedimento del Governo Meloni

Siamo onesti: se un anno fa ci avessero detto “Tananai” avremmo pensato a un insulto oppure a una frase decisamente sgrammatica pronunciata a notte fonda. Davanti a qualche birra di troppo. E invece oggi, nemmeno un anno dopo Sanremo, il 27enne cantautore milanese è in cima alle classifiche di gradimento. Da Sanremo 2022 Tananai ha cavalcato una wave inaspettata, collaborando persino con Fedez, portando al successo diversi sui brani, da Baby Goddamn a Sesso Occasionale.

E oggi, a distanza di pochi mesi, è tutto pronto per l’album di inediti dell’artista: “Rave, eclissi“, che uscirà il 25 novembre e si preannuncia già tra i più attesi dell’inverno del Belpaese. Il disco racchiuderà in 15 tracce tutte le anime di Tananai: artista, produttore, cantautore ma anche uomo figlio del suo tempo e della società in cui è cresciuto.

 

Rave, eclissi” – afferma Tananai – è il sunto delle due anime che fin dall’inizio del mio progetto ho deciso di inserire nelle canzoni. C’è la parte più cazzona, leggera, quella che forse nell’ultimo anno ha permesso alla maggior parte di voi di conoscermi: il Rave. Ma dopo la festa c’è sempre il down, l’Eclissi, il mio lato più introspettivo. L’unica cosa che accomuna questi due aspetti di me è il mettermi sempre a nudo e mi sono ripromesso che lo avrei fatto con ogni aspetto della mia vita”.

Up and down insomma, nella musica come nel successo. Un successo che Tananai sta vivendo con “prudenza”. “Sono contento del successo che sto avendo, ma adesso ho molte più ansie“, ha dichiarato il cantante alla Stampa, in un’intervista di qualche settimana fa. “Sto meno bene di quando non avevo nulla da perdere. È difficile riuscire a trovare se stessi all’interno di un contenitore che ti sbatte da una parte all’altra. Sono circondato da yes-man, che mi danno sempre ragione. Ma in realtà non è che da un giorno all’altro ho ricevuto l’illuminazione. Mi domando: la mia vita sta cambiando in un modo che non riuscirò a metabolizzare in musica?”.

Un titolo chiaro: due anime, due fasi delle vita, due momenti che si alternano tra la dicotomia gioia e dolore e che, in questo momento, sembrano un trend topic. Coincidenze? Sicuramente. Divertenti? Altrettanto. Ma la vera domanda è: Tananai potrà pubblicarlo l’album? O sarà considerato un pericolo per l’ordine pubblico? Vedremo il 25 novembre.