Parità di genere: obiettivo ancora lontano in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica…

Parità di genere: obiettivo ancora lontano in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica…

Parità di genere: obiettivo ancora lontano in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica…

Oggi, solo un terzo dei laureati STEM in Europa è di sesso femminile e si stima che entro il 2027 le donne rappresenteranno solo il 21% dei posti di lavoro nel settore tecnologico. Tuttavia, l’ultima edizione dello State of Science Index di 3M ha rilevato che il 78% degli intervistati in Italia ritiene che le donne siano una fonte di potenziale inutilizzato nella forza lavoro STEM.

I governi, le aziende e gli individui di tutto il mondo stanno affrontando importanti sfide sociali, tra cui il cambiamento climatico, la recessione economica e la digitalizzazione di quasi tutti gli aspetti della nostra vita. In questo contesto, si tende a relegare diversità, equità e inclusione e a trattarle come questioni secondarie: non lo sono affatto!
Affrontare le sfide descritte sopra dipende dall’ingegno umano e dall’unione di talenti eccezionali con competenze scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) in grado di creare soluzioni e migliorarle. Tuttavia, attualmente si registra una carenza di queste competenze in settori chiave e il numero di talenti STEM che entrano nel mondo del lavoro non è sufficiente. Le donne, in particolare, sono una parte significativamente sottorappresentata della forza lavoro STEM e, soprattutto, una fonte di potenziale non utilizzata per colmare il divario di talenti.

Rappresentanza: aumenta la mancanza di donne che intraprendono percorsi STEM
L’Europa fatica ad attrarre le ragazze nell’istruzione STEM e, di conseguenza, le donne nei lavori STEM. Nonostante le donne superino gli uomini come studenti e laureati a livello di laurea e master, solo il 33% dei laureati in materie STEM in Europa è di sesso femminile e, peggio ancora, si stima che entro il 2027 le donne rappresenteranno solo il 21% dei posti di lavoro nel settore tecnologico.

Non si tratta solo di un numero inferiore di donne che entrano in un settore altrimenti stabile, ma si prevede anche che il deficit di talenti tecnologici in Europa raggiungerà quasi i 4 milioni, sempre entro il 2027. È chiaro che, le aziende che si affidano alle competenze STEM, dovrebbero investire di più per rivolgersi ai gruppi sottorappresentati che sono scoraggiati dal perseguire una carriera nel settore.

Mettere la diversità al centro della crescita tecnologica
La tecnologia si sta innovando a un ritmo disarmante, con nuove soluzioni in campi come il cloud computing, l’intelligenza artificiale generativa e l’informatica, che stanno completamente ridisegnando le modalità di interazione tra aziende e consumatori. Si potrebbe pensare che, in questi momenti molto dinamici, la creazione di competenze diversificate sia fondamentale per ottenere il massimo valore dalla tecnologia. Al contrario, la ricerca mostra che la percentuale di donne che lavorano in questi settori ad alta crescita è, addirittura, inferiore alla media di tutti i ruoli STEM.

Un’indagine del nostro 3M State of Science Index ha rilevato che il 78% degli intervistati in Italia ritiene che i gruppi sottorappresentati (donne, minoranze etniche/razziali, LGTBQ+, persone a basso reddito o che vivono in aree rurali) siano una fonte di potenziale inutilizzato nella forza lavoro STEM.
Quando si affrontano tecnologie nuove e complesse, è essenziale assicurarsi i talenti più qualificati e creativi e questo significa, senza dubbio, che le minoranze sottorappresentate, come le donne, le persone LGBTQ+ e quelle appartenenti a gruppi etnici diversi, dovrebbero essere coinvolte e incentivate a dare il loro contributo.

Promuovere le STEM come carriera, dall’asilo nido alla fiera del lavoro.
Per comprendere l’attuale deficit di donne nelle carriere STEM, dobbiamo analizzare le ragioni per cui le donne e le ragazze rinunciano a entrare nel settore. In definitiva, la dissonanza inizia nei contesti educativi, dove le ragazze non sono incoraggiate a seguire le materie scientifiche, né sono circondate da modelli di ruolo femminili. Se l’attività STEM viene scoraggiata a livello scolastico, è chiaro che non verrà considerata un’opzione di carriera valida.

In 3M, un’area chiave della nostra attività di advocacy è l’enfatizzazione del legame tra educazione scientifica e occupabilità. In Italia, la partecipazione a programmi come #IamRemarkable, InspirinGirls e 4 Weeks 4 Inclusion ne sono un esempio. A questi si aggiunge il contributo che 3M e dipendenti, tutti volontari, apportano continuamente per inspirare giovani studentesse a creare quel legame tra scienza e costruzione della carriera fin dalla tenera età, come il programma Pop-up STEM Lab con l’associazione Kairos, o ancora il 3M Visiting Wizard per condividere la magia della scienza con gli studenti, attraverso dimostrazioni scientifiche ed esperimenti pratici

L’11 febbraio le Nazioni Unite celebrano la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nelle discipline STEM, in accordo all’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, e con l’occasione le aziende del settore scientifico e tecnologico devono riflettere sulla diversità delle loro pipeline di talenti. In futuro dovremo impegnarci tutti a:
migliorare la promozione delle donne all’interno delle carriere STEM, anche attraverso il mentoring;
presentare e valorizzare le donne leader nei settori STEM, affinché fungano da modello per la prossima generazione di talenti;
cambiare la mentalità per vedere le donne e altri gruppi sottorappresentati come la chiave per porre fine alla carenza di competenze e sbloccare il prossimo passo nell’innovazione STEM.

A cura di Mariagrazia Perego


Informazioni su 3M
3M traduce la scienza in soluzioni presenti nella quotidianità. Con un fatturato di 35 miliardi di dollari USA, opera in 200 paesi del mondo.
Sfruttando 51 piattaforme tecnologiche, 3M è presente in aree di eccellenza tra le quali: salute, automotive, consumo, trasporti, grafica, design, elettronica, energia, industria, sicurezza, telecomunicazioni.
In Italia 3M è presente da oltre 60 anni, oggi ha circa 600 collaboratori, un fatturato di oltre 480 milioni di euro ed una vastissima gamma di soluzioni tecnologiche.
www.3Mitalia.it

www.3m.com

Milano-Bicocca, nuovi rivelatori di radiazioni nanotecnologici efficienti e ultraresistenti a radioattività estreme

Milano-Bicocca, nuovi rivelatori di radiazioni nanotecnologici efficienti e ultraresistenti a radioattività estreme

Milano-Bicocca, nuovi rivelatori di radiazioni nanotecnologici efficienti e ultraresistenti a radioattività estreme

Efficienti, altamente scalabili e super resistenti in condizioni estreme. I ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il centro ricerche ENEA e l’Università Jao Tong di Shanghai hanno realizzato materiali nanotecnologici perfettamente resistenti alle radiazioni che aprono a nuove frontiere nella fisica delle particelle, nella sicurezza nazionale e nell’esplorazione spaziale

Un rivelatore di radiazioni altamente scalabile a base di nanoparticelle di perovskite utile per applicazioni in settori quali energia, spazio e diagnostica medica e capace di interagire con la radiazione ad alta energia in modo efficiente e duraturo e di resistere agli elevatissimi livelli di radioattività presenti all’interno dei reattori nucleari e dei grandi acceleratori di particelle. È il nuovo risultato della collaborazione tra Università di Milano-Bicocca, ENEA, Istituto dei Materiali per l’Elettronica e il Magnetismo (IMEM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Università Jiao Tong di Shanghai.
 
Frutto dello sforzo congiunto dei gruppi di ricerca del dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca guidati da Sergio Brovelli e Anna Vedda, il lavoro è stato pubblicato oggi su Nature Photonics con il titolo “Extreme γ-ray radiation hardness and high scintillation yield in perovskite nanocrystals”.
 
La rivelazione di radiazione ionizzante, come i raggi X, raggi gamma o di particelle elementari come i neutroni, è di fondamentale importanza in un gran numero di applicazioni tecnologiche e scientifiche, che vanno dalla sicurezza nazionale e industriale, alla fisica delle alte energie e al controllo delle centrali nucleari, dall’esplorazione spaziale fino alla diagnostica medica per immagini, in cui questo tipo di radiazioni sono alla base di esami diagnostici come TAC e PET. 

Nell’ambito delle attività relative ai test con radiazioni gamma, ENEA ha messo in campo la facility Calliope del suo Centro Ricerche Casaccia (Roma). Unica in Europa nel campo della qualifica e dello studio della resistenza a radiazioni di materiali, componenti e sistemi biologici per ambienti ostili, Calliope ha consentito di condurre test fino a dosi assorbite estremamente elevate, con un controllo dosimetrico molto accurato. 

Per queste tecnologie, sono necessari rivelatori di radiazioni facilmente scalabili su grandi volumi a basso costo, efficienti e stabili nel tempo anche in condizioni di elevata radioattività. Pensiamo ad esempio ai grandi acceleratori di particelle, dove i livelli di radiazione sono talmente elevati che gli esseri umani non possono accedervi. La capacità di mantenere alta efficienza di rivelazione in condizioni così proibitive è alla base della durata operativa degli esperimenti che hanno portato a scoperte sensazionali sull’origine dell’Universo. Lo stesso vale nelle sonde per l’esplorazione spaziale profonda e per lo sviluppo di reattori nucleari di nuova generazione che richiedono monitoraggio costante ed accurato in ambienti con livelli di radioattività ostili
Gli scintillatori sono materiali che emettono luce a seguito dell’interazione con raggi X, raggi gamma o altre particelle. Perché uno scintillatore soddisfi le caratteristiche di efficienza, resistenza e scalabilità richieste da questi ambiti tecnologici, è necessario che il materiale attivo sia composto da elementi pesanti che hanno grande probabilità di interagire con la radiazione, come il piombo, e che sia utilizzabile per lungo tempo al massimo della sua efficienza. Queste caratteristiche sono molto difficili da realizzare con gli scintillatori commerciali a base di cristalli monolitici massivi. 
 
Gli scintillatori a base di materiali nanotecnologici innovativi offrono la possibilità di raggiungere questi traguardi e rappresentano l’ultima frontiera della rivelazione di radiazione ionizzante.
 
Tra questi, le perovskiti ad alogenuri di piombo sono candidati ideali per la rivelazione di radiazioni. Tuttavia, fino ad ora, il loro potenziale era fortemente limitato dal timore che le radiazioni ad alta energia ne danneggiassero la caratteristica struttura “morbida”.
 
Fondandosi sulle conoscenze trasversali presenti nel dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca, gli scienziatti hanno dimostrato che le nanoparticelle di perovskite ad alogenuri di piombo mantengono la loro efficienza di scintillazione in condizioni estreme, paragonabili ai livelli di radiazione accumulati in un intero anno dalle pareti interne di un reattore nucleare o all’interno di Large Hadron Collider del CERN di Ginevra. Questa scoperta apre le porte alle nanotecnologie per lo sviluppo di rivelatori ad alte prestazioni per studi di frontiera nella fisica nucleare e per applicazioni in contesti inaccessibili con approcci tradizionali.
 
Le nanoparticelle di perovskite sono materiali molto promettenti per la rivelazione di radiazione ionizzante – spiega Sergio Brovelli, professore ordinario di Fisica sperimentale di Bicocca – in quanto presentano la giusta composizione chimica, elevata efficienza di scintillazione e la possibilità di essere prodotte in grande quantità, a basso costo e con proprietà mirate; aspetti non realizzabili con i comuni scintillatori cristallini”.
 
Tuttavia, fino ad oggi non si sapeva nulla sulla resistenza di questi materiali a livelli di radiazione elevati né erano state individuate strategie per la loro ottimizzazione.
 
Per prima cosa, – continua Matteo Zaffalon, ricercatore del dipartimento di Scienza dei Materiali – insieme ai nostri partner di Shanghai, abbiamo messo a punto delle strategie chimiche che permettono di realizzare scintillatori con efficienze confrontabili con materiali commerciali”.
 
Grazie ai colleghi di Enea e CNR, abbiamo studiato le nanoparticelle prima e dopo l’esposizione a elevate dosi di radiazione e, non senza sorpresa, abbiamo riscontrato il perfetto mantenimento delle loro proprietà ottiche e strutturali” – prosegue Francesca Cova, ricercatrice co-autore dello studio.
 
Al momento sono in fase di studio nanoscintillatori a base di questi materiali per gli esperimenti di fisica delle alte energie del CERN di Ginevra e per applicazioni radiometriche in ambienti ostili”, conclude Anna Vedda, direttore del dipartimento di Scienza dei materiali di Milano-Bicocca.

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

diabete tipo 2 è una malattia che interessa in Italia oltre 4 milioni di persone con un trend in aumento. Di queste, una persona su tre non sa di averlo. Tra le cause, il sovrappeso e una vita sedentaria, riflessi della nostra società.
Per essere curata richiede una rivoluzione culturale che parta dalle scuole per iniziare fin da bambini ad avere uno stile di vita sano.

“E’ importante sfatare i pregiudizi che vedono nei dolci il male assoluto. In realtà lo zucchero si trova in moltissimi alimenti (anche quelli “per diabetici”), bisogna imparare a gestirlo e ad alimentarsi in modo corretto” afferma Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2022 del 14 novembre, di cui Diabete Italia è offical partner. E’ dedicata all’accesso alle cure, con particolare attenzione alla prevenzione del diabete di tipo 2. Un appuntamento che è stato importante per accendere i riflettori su una malattia che colpisce ogni anno 422 milioni di persone nel mondo con 1,5 milioni di decessi direttamente attribuiti al diabete.

L’OMS distingue due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono il diabete gestazionale o gravidico e altre forme meno comuni. In caso di diabete di tipo 1, la produzione di insulina viene soppressa oppure risulta notevolmente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta ad opera del sistema immunitario. Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (in questo caso si parla più esattamente di deficit di secrezione di insulina), oppure non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). La forma di diabete più diffusa è la 2 che interessa maggiormente la popolazione adulta e ha tra le cause il sovrappeso che, a sua volta, è riferibile a una alimentazione scorretta e a poco movimento. Insomma, ingloba i mali della nostra società. Il diabete di tipo 1 è invece una malattia autoimmune e di solito si manifesta nei primi 10/20 anni di vita. Condiziona seriamente gli stili di vita ma con controlli continui, somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e le ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali) si riesce a condurre una vita normale. La scuola riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questa malattia ed è importante formare gli insegnanti su come gestire i bambini con diabete 1 (e, al contrario di quanto si potrebbe pensare, è molto raccomandato lo sport per chi soffre di questa patologia perché stabilizza il metabolismo).

Sono ancora molti i luoghi comuni che riguardano questa malattia, molto spesso associata ai bambini e al consumo di dolci e per questo, quando lo scorso maggio Lila Moss (figlia della modella Kate Moss) si è presentata alla serata inaugurale del MET a New York indossando un abito trasparente che metteva in risalto un sensore per il controllo del diabete, si è plaudito al suo coraggio. Lei stessa ha affermato: “Ho delle compresse da prendere se gli zuccheri nel mio sangue si abbassano” e, spiega mostrando un apparecchio per il monitoraggio, “ho questo, che controlla un microinfusore che ho sulla gamba che eroga l’insulina, perché sono diabetica. È molto importante averlo sempre con me”. 

IL COSTO DELLA MALATTIA

E’ fondamentale agire sulla prevenzione (in particolar modo per il Diabete Mellito tipo 2) perché l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante: basti pensare che la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo metabolico è di 7-8 anni, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale che può portare alla dialisi, il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi. Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni. Tutto ciò comporta l’8% del budget SSN assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti (quelli dovuti alla spesa per farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri), a cui ne vanno aggiunti altri 11 di spese indirette (assenza dal lavoro, diminuzione di produttività, ecc..). Specificando meglio, un paziente diabetico in un anno consuma risorse del SSN per circa 2.800 euro che sono il doppio rispetto ai pazienti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze e comorbilità, soprattutto per le ospedalizzazioni, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. E questi costi aumentano se il paziente non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva perché magari non ha un pronto e facile accesso ai servizi sanitari oppure perché non assume con regolarità le terapie prescritte.

Attraverso questo scenario il diabete rappresenta chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica richiede una gestione multidisciplinare complessa. La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica stimolando la creazione del PNRR con risorse dedicate a curare questa malattia. Agli investimenti strutturali previsti dovranno però seguire nuovi modelli organizzativi che garantiscano una migliore gestione ed integrazione col territorio. Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali una rapida e precoce diagnosi (tanta sete e tanta pipì i campanelli d’allarme) e un monitoraggio attento attraverso gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione che cambiano la vita dei pazienti. Nel diabete di tipo 2 è invece fondamentale promuovere la prevenzione della malattia e diventa indispensabile realizzare una completa integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia”, osserva Stefano Nervo.

I NUMERI DEL DIABETE IN ITALIA E NEL MONDO
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prevalenza del diabete mellito è in costante aumento negli ultimi decenni, in particolare il diabete tipo 2 che rappresenta circa il 90% dei casi. Il diabete tipo 1, invece, insorge, di solito, in giovane età e l’unico trattamento possibile è quello con insulina.
Nella Regione europea dell’OMS, quasi 62 milioni di persone convivono con il  diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione, arrivando, in alcuni Stati,  a tassi del 10-14%. Nel 2021, in Europa, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete, che rappresenta la quarta causa di morte nell’Unione Europea. Secondo i dati ISTAT 2020, la  prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne)  pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza  aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75  anni. Esiste una forbice molto ampia tra le regioni dove si passa dal 3% della provincia Bolzano al 7-8% della Calabria. I dati ISTAT relativi all’attività fisica dimostrano che le Regioni con più alta sedentarietà segnalano un maggior numero di casi. 

Bisogna ricordare che una diagnosi precoce del diabete di tipo 2 (silente e non dando sintomi la  diagnosi è spesso eseguita a seguito del manifestarsi delle complicanze, quando cioè è troppo tardi) aiuta a mantenere una vita piena senza privazioni una volta che si è imparato a gestire la malattia.
Esiste un rapido questionario per valutare se si è “persona a rischio” e chiedere quindi al proprio medico di eseguire l’esame dell’emoglobina glicata per identificarla precocemente“, prosegue Nervo.


Diabete Italia
Diabete Italia nasce nel 2002. E’ un’Associazione che raggruppa i vari stakeholder del mondo del diabete in Italia. I suoi soci sono le società scientifiche e le associazioni dei pazienti. Le prime sono AMD, SIEDP, SIMG e OSDI che rappresentano rispettivamente specialisti diabetologi per l’adulto, specialisti diabetologi pediatrici, medici di medicina generale e infermieri. Le associazioni dei pazienti sono AGD, ANIAD e Diabete Forum che rappresentano rispettivamente i genitori di minori con diabete, gli atleti con diabete e le persone con diabete di ogni età.
Diabete Italia è partner ufficiale della Giornata Mondiale del Diabete 2022 in Italia.


La Giornata Mondiale del Diabete
Lanciata nel 1992 la Giornata Mondiale del Diabete è un’iniziativa della Federazione Internazionale del Diabete (IDF) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) creata in risposta all’incidenza crescente del diabete nel mondo. Il 20 dicembre 2006 l’assemblea generale delle Nazione Unite ha adottato la risoluzione 61/225 che sancisce la Giornata Mondiale del Diabete come giornata ufficiale dell’ONU e riconosce il diabete come “una malattia cronica, invalidante e costosa che comporta gravi complicanze”.


 

Vicini, la città della scienza del Valentino apre le porte al pubblico

Vicini, la città della scienza del Valentino apre le porte al pubblico

Vicini, la città della scienza del Valentino apre le porte al pubblico

Dal 10 al 20 novembre moltissime le attività gratuite per la cittadinanza nei luoghi della ricerca sulle sponde del Po, a partire da giovedì 10 novembre con l’inaugurazione della mostra “LA COSA PUBBLICA. Salute, Lavoro, Società nelle collezioni storiche dell’Università e del Politecnico di Torino” in collaborazione con Politecnico e Biennale Tecnologia…

Per la prima volta da quando è nata nel 1886, la storica “Città della Scienza” dell’Università di Torino apre i suoi dipartimenti e le sue strutture medico-scientifiche al pubblico grazie al progetto VICINI La Scienza per la Città al Valentino, un’iniziativa del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino in collaborazione con il Politecnico di Torino e Biennale Tecnologia.

Dal 10 al 20 novembre saranno molteplici le attività gratuite (spettacoli, mostre, esperienze laboratoriali, visite guidate, incontri, concorsi, passeggiate) rivolte alle scuole e alla cittadinanza intera nei luoghi che hanno visto nascere alcune delle più importanti scoperte che hanno rivoluzionato la società moderna, dalle piastrine del sangue al motore elettrico a corrente alternata (programma completo di tutte le attività in allegato). Laboratori, sale studio, biblioteche e luoghi della ricerca saranno straordinariamente visitabili per far conoscere alla cittadinanza come si è svolta e si continua a svolgere la ricerca.

In programma moltissime attività che prevedono l’interazione del pubblico per coinvolgerlo e renderlo partecipe dei progressi della ricerca che hanno reso Torino uno dei laboratori sperimentali scientifici all’avanguardia nel mondo internazionale a partire dalla seconda metà dell’800. Insieme ai 4 palazzi universitari sarà possibile entrare e visitare gratuitamente anche l’Orto Botanico, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, il Comitato Glaciologico Italiano e il Castello del Valentino (mappa dei luoghi in allegato).

Si parte giovedì 10 novembre con l’inaugurazione della mostra LA COSA PUBBLICA. Salute, Lavoro, Società nelle collezioni storiche dell’Università e del Politecnico di Torino”, in collaborazione con il Politecnico di Torino e Biennale Tecnologia, che intende raccontare l’evoluzione iniziata nella seconda metà dell’800 in campo scientifico a Torino con particolare attenzione ai temi dell’igiene, del lavoro, della casa per tutti e del miglioramento della qualità alimentare che hanno influito sulla costruzione della moderna società contribuendo a innalzare il livello sociale e culturale della classe operaia mediante un benessere allargato. La mostra, che sarà visitabile fino al 3 dicembre 2022 al Castello del Valentino, Sala Colonne e Piano Nobile, esporrà un patrimonio di pezzi unici al mondo solitamente non accessibile al pubblico (prima di VICINI solo nel 1991 gli oggetti dell’Università e del Politecnico sono stati uniti in una mostra).

Sono inoltre previsti due eventi serali alla Città della Scienza: uno spettacolo teatrale dedicato a Marie Curie a cura di Onda Teatro e Dipartimento di Chimica (venerdì 18 novembre, ore 21.00) e un film-concerto dal vivo (sabato 19 novembre, ore 21.00) di cortometraggi realizzati a Torino a inizio secolo scorso elaborati con nuova sonorizzazione dal vivo, a cura del Dipartimento di Studi Umanistici in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e della Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Torino.

Tutte le iniziative sono gratuite, previa iscrizione su:
https://www.vicini-unito.it/porte-aperte-19-20-nov/

VICINI La Scienza per la Città al Valentino – Torino è un’iniziativa partita dal Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino che ha coinvolto tutta la Città della Scienza al Valentino, le istituzioni di ricerca scientifica limitrofe e altri dipartimenti a carattere umanistico dell’Ateneo, è finanziata dall’Università degli Studi di Torino e coinvolge 18 dipartimenti e strutture dell’Università e 19 enti esterni.
VICINI è un evento patrocinato da Regione Piemonte, Città Metropolitana, Città di Torino e Circoscrizione 8.