Il modello svedese contro il disagio giovanile: il caso Stradella

Il modello svedese contro il disagio giovanile: il caso Stradella

Il modello svedese contro il disagio giovanile: il caso Stradella

Il 26 maggio 2022 si è svolta a Stradella (PV) la conferenza che presentava il progetto Selfie. Dalla collaborazione tra Casa del Giovane e Fondazione Exodus, il territorio pavese è stato usato come fonte di dati per scoprire e capire l’origine del disagio giovanile in modo da poter proporre soluzioni adeguate e su misura.

Su proposta dell’assessore alle politiche culturali, sociali e d’istruzione di Stradella Dino DiMichele, Simone Feder, psicologo coordinatore dell’area Giovani e Dipendenze della comunità Giovane di Pavia, ha raccolto i dati necessari alla ricerca. Dato che le informazioni ricavate risultano in linea con i trend nazionali possono essere indotte e offrire uno squarcio della situazione attuale.

I ragazzi e ragazze provenienti da una scuola media e due scuole superiori hanno dichiarato di avere spese, nell’11% dei casi, legate al gioco d’azzardo e, in entrambi nel 4% dei casi, legate a cocaina ed eroina. Secondo i relatori sono, purtroppo, si tratta di dati stabili da decenni e per questo ciò che davvero desta preoccupazione è il crescente consumo di alcool in quantità smodata tra i giovani e le motivazioni legate alle singole abitudini disfunzionali.

Inoltre, a differenza dei decenni precedenti, si nota un’impennata dell’uso di sostanze e del gioco d’azzardo anche nella popolazione femminile e diminuisce drasticamente l’età di accesso ai Sert (oggigiorno vi accedono anche dodicenni).

Le motivazioni che risiedono dietro questi stili di vita così dannosi non sono solo imitazione dei coetanei o “moda” – come racconta il libro Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino che descrive il dramma dell’eroina negli anni Settanta – ma l’imitazione dei propri genitori o fratelli maggiori, soprattutto per quanto riguarda il gioco d’azzardo.

Parenti e azzardo

Le sostanze stupefacenti invece fanno breccia in una popolazione giovanile che dichiara di usarle nel 21% dei casi in concomitanza di momenti di vita difficili, il 21% non conosce il motivo del proprio gesto e il 19% a fini tranquillizzanti.

Certamente legati alle nuove forme di dipendenza e disagio sono i social e i videogiochi.

Entrambi gli strumenti non sono da demonizzare di per sé, anche in vista delle opportunità che offrono per svago e interessi, ma diventano strumenti troppo complessi in mani inesperte. “È come regalare una Ferrari ad un ragazzo senza la patente” dichiarano all’unisono Erika Dagostino, responsabile dei servizi sociali di Stradella, e i già citati Dino DiMichele e Simone Feder. Con un 59% di ragazze degli istituti di secondo grado che dichiara di usare lo smartphone in ogni momento libero possiamo facilmente intuire come risultino più vulnerabili a messaggi potenzialmente pericolosi.

Lo stesso vale per i videogiochi, che offrono opportunità nell’allenare i riflessi e la concentrazione, ma nelle partite online possono annidarsi persone con secondi fini che usano questi luoghi per adescare minorenni. È stato quindi rilevato che la popolazione minorenne maschile risulta più vulnerabile al bullismo, alla violenza verbale e all’adescamento mentre le minorenni donne già in età delle scuole medie affrontano diete dimagranti e vorrebbero cambiare aspetti del proprio corpo (rispettivamente nel 45% e nel 50% dei casi).

Dati relativi all’immagine corporea percepita

Dopo aver commentato in linea generale quanto emerso dall’indagine può quindi non sorprendere che il 34% delle ragazze e il 22% dei ragazzi presi come campione si procurino, in vario modo, volontariamente dolore fisico.

La soluzione che viene proposta alle varie istituzioni è il modello Svedese: la Svezia, in accordo con i dati che vedono i paesi nordici le aree con il maggior tasso di depressione e di suicidi presso la popolazione, ha dovuto per anni affrontare il dramma dei suicidi giovanili nei periodi “senza sole” che la caratterizzano e per questo ha messo in campo riforme che, quasi, obbligavano i giovani a socializzare praticando sport e attività di gruppo.

Nonostante la problematica non sia scomparsa, questi dopo-scuola hanno reso più sana la socializzazione e hanno fatto diminuire l’uso di sostanze stupefacenti e di alcool ai fini di combattere la solitudine.

Queste problematiche rischiano di diventare endemiche se non vi viene posto rimedio e questa, come tante altre proposte, potrebbe essere una soluzione. Ora spetta alle istituzioni, soprattutto a livello nazionale, decidere come agire e quanta importanza, leggasi fondi, dare al suo futuro, la gioventù.

di Riccardo Valle