Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Una nota sul festival varesino di fotografia che quest’anno ha esplorato il tema delicato del confine, partendo proprio dai confini della fotografia.

Si è svolta dal 6 al 15 maggio la seconda edizione di INSIGHT Foto Festival, la manifestazione dedicata alla fotografia contemporanea della provincia di Varese. Il tema di questa edizione 2022 è il concetto di confine e il fitto programma di eventi come mostre, performance, presentazioni di libri, workshop affronta un tema complesso, attuale e sul quale è sempre importante riflettere.

La rassegna si è presentata così articolata: 10 mostre (7 nel programma INSIGHT e 3 del circuito INSIGHT OUT) in 10 località diverse (distribuite tra la città di Varese e zone limitrofe), oltre a presentazioni di libri, workshop e performance. Dunque, un programma ricco e articolato che ha indagato il tema del confine allargando, di fatto, i confini della fotografia.

Iniziamo, dunque, dagli eventi INSIGHT e dalle attività cittadine in Varese. Al MIV (Multisala Impero Varese) viene allestita la mostra collettiva Human Connections che esplora il tema del confine partendo dalla prospettiva del corpo. Le connessioni tra schermi e corpo sono il tema esplorato dal collettivo Red Rubber Road con together a part, progetto non a caso nato durante il lockdown 2020 e in continua evoluzione e aggiornamento, in quanto il rapporto corpo-tecnologia diviene sempre più costante e stretto. Corpo come confine nei lavori autobiografici when you hear hoofbeats think of horses, not zebras di Claudia Amatruda, la quale trova nella fotografia non tanto una terapia, ma un modo per porre ulteriori domande. Corpo al centro anche delle installazioni di Matteo Suffritti, che cerca costantemente di distaccarsi dalla bidimensionalità della fotografia con Fronte & Retro. Le opere esposte in questo spazio sono molto diverse tra loro: video, stampe, sculture, installazioni, che grazie a un allestimento semplice, ma attento, riescono a dialogare felicemente anche in un ambiente relativamente piccolo evitando una sovrapposizione caotica.

C. Amatruda, WHEN YOU HEAR HOOFBEATS THINK OF HORSES NOT ZEBRAS, ph. Lisa Boccaccio

Spostandosi poi a Villa Mirabello dentro gli splendidi giardini estensi, troviamo un’altra sezione del percorso di INSIGHT il cui titolo è tempo sospeso. In questo frangente il confine esplorato attraverso le opere stranianti di Leonardo Magrelli the plant e vitas paradossales di Luca Tombolini è il rapporto tra spazio e tempo. I lavori di quest’ultimo, mettono in crisi la nostra percezione di spazio nella serie dove vengono stampate, in grande formato, composizioni fatte con pigmenti di colore ma che potrebbero essere scambiate con fotografie di galassie in un salto di scala tanto grande quanto immediato alla vista, e del tempo nella serie dei paesaggi fotografati utilizzando tempi di esposizione lunghissimi che mostrano paesaggi fantascientifici con due soli. I lavori di Tombolini hanno un taglio decisamente meditativo, ci fanno riflettere anzitutto sulla nostra posizione rispetto a tutto ciò che ci circonda e soprattutto sulla relatività delle nostre percezioni. Leonardo Magrelli dal canto suo, invece, mediante l’uso della luce, getta un cono d’ombra sul nostro presente, ma anche – e soprattutto – sul nostro futuro più o meno recente che ci appare sempre più incerto. L’estetica richiama quelli degli scenari post-apocalittici del cinema, tanto lontani, ma incredibilmente vicini. Le sue immagini più che la testimonianza di una condizione attuale, tragica, sembrano provenire da un futuro nemmeno troppo lontano. Minaccia nucleare compresa. La fotografia diviene uno strumento molto efficace per porre certi interrogativi e questioni urgenti che non possono più essere rimandate.

Allestimento PLANTS, Leonardo Magrelli, ph. Monica Locati

Nella sala Nicolini è allestita una personale di Noemi Comi, unica mostra monografica di tutto il festival (nota mia). La giovane artista di Catanzaro, studentessa di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, porta Homo Saurus. Un lavoro (scelto come immagine di copertina di questa edizione 2022 del festival, nda.) che risulta sicuramente non solo ironico, ma anche molto critico soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Il lavoro della Comi mette in mostra una ricerca condotta sulla teoria complottista che vedrebbe i rettiliani a occupare i ruoli chiave del governo del mondo. Dopo aver svolto per diverso tempo, una raccolta informazioni su svariati siti, blog e gruppi presenti sui social network, la giovane artista presenta il risultato il cui esito, in realtà, non è limitabile al solo caso studio, ma anzi offre una prospettiva per guardare e riflettere su diverse prese di posizione anche molto controverse Qualche foto sfocata del cielo, un riflesso sul vetro di una finestra, una fotografia in bianco e nero di un piccolo invertebrato colto in una posa bizzarra possono diventare tranquillamente prove “inconfutabili” della presenza degli alieni sulla terra. Quella di Noemi Comi è un’indagine che parte da un punto specifico, la teoria complottista sui rettiliani, ma apre spazi di riflessione molto più ampi, indaga le metodologie con le quali si producono i miti e teorie complottiste ma non solo, innescando anche una riflessione sull’utilizzo della fotografia in questi contesti.

N. Comi, HOMO SAURUS (particolare), ph. Christian Vittorio Garavello

È ospitata presso il Cinema Teatro Nuovo Filmstudio 90 la mostra dal titolo Conoscenze con le opere Percezione Primaria del duo Francesca De Pieri e Daniele Bolpin, e Questa è l’acqua di Niccolò Vonci. Il rapporto con la natura è il fulcro attorno a cui è pensata questa parte di festival, l’opera percezione primaria, premiata con il premio New Post Photography durante MIA Photo Fair qualche settimana fa (nota mia) è un esempio della riflessione che si vuole innescare. L’opera si presenta come un grande foglio di carta, leggerissima, sulla quale è stampata l’immagine di una pianta, poi tagliata in moltissimi frammenti e ricomposta incollandone le parti su un’intelaiatura di legno.

Completano l’installazione delle piccole ventole e un sensore di movimento che le aziona producendo una leggera brezza che fa oscillare i frammenti di carta. L’installazione riprende gli studi di Cleve Backster proprio sulla facoltà delle piante di percepire l’ambiente circostante, quindi, l’ambiente non è neutro e passivo, ma costantemente ricettivo. Il sensore di movimento, che attiva le ventole e simula di fatto la risposta dell’albero, gioca un ruolo chiave in tutto il processo: l’anello di congiunzione tra noi e l’ambiente, fissa un confine invisibile che perennemente attraversiamo in maniera più o meno consapevole.

Le opere di Vonci, invece, cercano di rispondere ad una domanda che due pesci si pongono in un dialogo all’interno di un testo di David Foster Wallace ovvero “…che cos’è l’acqua?”. In risposta realizza delle immagini che sono un dialogo più che una lettura “meccanica” della realtà.

Bolpin De Pieri, PERCEZIONE PRIMARIA (particolare), ph. Lisa Boccaccio

Nella suggestiva e affrescata sala Veratti è ospitata la mostra collettiva Passaggi, che vede nel confine un punto d’incontro. Esposta la ricerca Roots are Routes del duo Progetto vicinanze (Chiara Arturo e Cristina Cusani) che coinvolgendo una pluralità di pratiche, istituzioni, artisti e teorici lavora sul Mediterraneo come luogo di attraversamento. Il risultato in mostra è ridotto al minimo indispensabile, ovvero un pannello con un QR code che rimanda al sito del festival che mostra al visitatore il lavoro del duo. Ian Chambers, Giulia Flavia Baczynski, Duae Collecive, Bianca Salvo, Nicoletta Grillo, e molti altri sono i punti della costellazione vasta ed articolata che compone questo progetto complesso.

Valeria Pierini presenta materiali eterogenei per il progetto Northern Sea, un’esplorazione dell’Irlanda del Nord immaginandosi come una viaggiatrice del futuro. Ancora un duo esposto Novella Oriana e Simona Miraglia con Cartografia performativa del Mediterraneo che prevede una parte performativa e una installativa. È un lavoro di mappatura delle relazioni che si svolgono all’interno del Mediterraneo, un lavoro molto complesso che mette in relazione corpo, spazio, tempo e territorio come spiegato dalle autrici.

Quarta artista esposta in questa sezione è Cristina De Paola con Il mare di Enea, installazione multimediale che indaga una dimensione non lineare del tempo, che prende in esame un’insenatura di Porto Badisco, luogo di approdo di Enea. Un luogo mitico, di scambi, di incontri, un luogo dove tutto è contemporaneo.

Preogetto Vicinanze ROOTES ARE ROOTS, ph. Lisa Boccaccio

Al Circolo Bizzozzero trova spazio Giacomo Infantino artista e curatore della mostra Il piccolo gazzettino dei sogni, coinvolge i cittadini in una mostra collettiva e partecipata.

G. Infantino, PICCOLO GAZZETTINO DEI SOGNI, ph. Christian Vittorio Garavello

Alle mostre si sono aggiunte una serie di performance – il cui coordinamento è curato da Alex Sala – che anche in questo caso hanno indagato il tema del confine dalle più diverse prospettive. E dunque, chi indaga il confine come rapporto tra corpo e spazio, Valeria Ghion con DE-FENCE/NO-FENCE, oppure chi indaga il rapporto tra corpo e tempo con la performance come Antonella Gerbi con la performance Move On oppure MØNIA con la performance Age Borders e ancora chi riflette sui confini tra le persone come Elisabetta Ubezio con OSAMI o Beatrice Orsini con Touch Me.

Antonella Gerbi, MOVE ON, ph. Lisa Boccaccio

Molto interessante tutto il circuito INSIGHT OUT portato avanti da realtà indipendenti che lavorano in sinergia con INSIGHT. Questo programma ha offerto tre mostre, due a Bizzozzero, I confini di CREATI.VA a cura del collettivo CREATI.VA, e CONFINI a cura del Fotocineclub di Varese, e una terza mostra, NUANCE, che è stata ospitata a Villa Recalcati, ideata e realizzata dagli studenti e dalle studentesse dell’I.P.S.S.C.T.S. Einaudi.

Da segnalare anche le attività presso la biblioteca civica di Varese, come le presentazioni dei volumi Ettaro di Pietro Bologna a cura di Artphilein Editions e West of Here di Leonardo Magrelli, nonché il workshop dinarrazione visuale tra fotografia e scrittura a cura di Rosy Sincopi membro del team INSIGHT.

In evidenza anche la mostra oltre a cura di Rosy Sincropi, che ha esposto i lavori degli studenti del Liceo Classico Cairoli di Varese nell’ambito del programma di educazione all’immagine. Allestita sotto i portici dei giardini Estensi, ha rappresentato sicuramente una prospettiva importante da tenere in considerazione data la giovane età e le esperienze trascorse degli autori e delle autrici.

Studenti Liceo Classico Cairoli, OLTRE, ph. Christian Vittorio Garavello

Un festival certamente stimolante e ben riuscito, anche dal punto di vista dell’organizzazione risultando diffuso nella città, ma non dispersivo. Fin dall’impostazione teorica si pone l’obiettivo di indagare il concetto di confine espandendo i confini, appunto, disciplinari della fotografia. Dunque, vengono coinvolti artisti più o meno affermati e semplici cittadini, fotografie tradizionalmente intese ma anche – e soprattutto – installazioni, video, performance, presentazioni di libri. Degne di nota le attività portate avanti dal circuito INSIGHT OUT che coinvolge realtà indipendenti che lavorano bene in sinergia con il programma di INSIGHT.

Tantissimi gli spunti suggeriti dalle varie iniziative: dalle questioni tecnologiche, politiche, ambientali, alle riflessioni sul corpo, da chi punta l’attenzione verso un fine più introspettivo e meditativo, chi lavora riflettendo sulla capacità persuasiva della fotografia, chi indaga il rapporto con l’ambiente, e si potrebbe continuare a lungo.

In un periodo come questo dove la quantità di immagini che ogni istante si producono, per gli scopi e con le tecnologie più diverse, ha raggiunto un volume fino a poco tempo fa inimmaginabile e che tutt’ora è quasi impossibile da quantificare, iniziative come INSIGHT foto festival sono occasioni preziose e da cogliere per comprendere che la fotografia non è qualcosa di passivo.

La fotografia, come il video etc., sono strumenti importantissimi e molto efficaci per porsi e porre domande, cercare risposte e – soprattutto – per guardare in maniera critica ciò che ci circonda e la fotografia stessa.

di Christian Vittorio Garavello

 

Per tutte le informazioni relative al festival, opere ed artisti consultare: https://www.insightfotofest.it/

Christian Vittorio Garavello

Laureato in architettura e curatore indipendente. Nel 2016 consegue la laurea magistrale in Architettura, indirizzo progettazione architettonica, presso il Politecnico di Milano. Nel 2021 consegue il diploma accademico di II livello in Didattica dell'Arte indirizzo Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.
È membro del Comitato dei Promotori del Premio Nazionale Arti Visive città di Gallarate.
Dal 2021 svolge attività di supporto alla didattica presso il Politecnico di Milano.
Collabora con studi di architettura, artisti e istituzioni culturali.

MIA Milan Image Art Fair: il day after

MIA Milan Image Art Fair: il day after

MIA Milan Image Art Fair: il day after

Dopo la chiusura dell’evento vediamo insieme che cosa è successo, tra premi e opere degne di nota…

Si è conclusa recentemente l’undicesima edizione di MIA Milan Image Art Fair (28 aprile-1 maggio), a Superstudio maxi a Milano, nuovamente in partnership con BNL BNP Paribas e Eberhard & co, ma da quest’anno con una novità: MIA Fair è entrata nel gruppo Fiere di Parma.

Facciamo un breve resoconto della rassegna appena conclusasi partendo dai premi: il primo ad essere citato – e sicuramente e tra i più attesi – è il premio BNL BNP Paribas, assegnato a Simona Ghizzoni con Isola e ad Antonio Biasucci con Corpo Ligneo 01, che con le loro opere entrano nella collezione del gruppo BNL BNP Paribas andando ad arricchire un corpus che vanta già oltre 5mila opere. Ci sono novità anche tra i premi, questa edizione di MIA Fair vede anche la prima edizione del Premio IRINOX SAVE THE FOOD curato da Claudio Composti, premio che si concentra sul rapporto arte-cibo. Va ad ex aequo a Delphine Diallo e Ryan Mendoza il premio Sky Arte promosso da Sky Arte, media partner di MIA Fair.

Tra le varie iniziative, mostre e premi all’interno di MIA Fair, è sicuramente da segnalare la terza edizione del premio new post photography e relativa mostra, a cura di Gigliola Foschi: una iniziativa che nasce con lo scopo di dar spazio alle tendenze più innovative del mondo della fotografia contemporanea, ovvero indagare come la fotografia si ponga rispetto alle tante questioni sociali, politiche, economiche, culturali e tecnologiche che si intrecciano nella contemporaneità. In questo scenario la curatrice ritrova – non a caso –  nelle parole di Lazlo Moholy Nagy, uno dei principali esponenti del Bauhaus, una lettura decisiva “I confini della fotografia non sono prevedibili”. Parole, quelle di Moholy Nagy, che vedono proprio in questi confini non prevedibili un punto di forza per continuare a guardare criticamente al contemporaneo ponendo interrogativi e tentando di andare nel profondo delle questioni. Dunque, in mostra si ritrovano artisti ed opere che riflettono e lavorano su ambiti e con materiali molto diversi: chi riflette sul tema della violenza, chi sulla natura da salvaguardare, chi lavora con fotografie d’epoca e chi con le tecnologie digitali più recenti e si potrebbe continuare ancora con gli esempi. Un’iniziativa certamente degna di nota sia per gli obiettivi che si prefigge, sia per il rigore con cui affronta la ricerca.

Passando alle gallerie, divise in main section scelte direttamente da Fabio Castelli, direttore di MIA Fair, Gigliola Foschi ed Enrica Viganò, advisor di MIA Fair e beyond photography – dialogue (otto gallerie scelte da Domenico de Chirico per favorire, tramite progetti ad hoc per la fiera, il rapporto tra fotografia e altri media come pittura, scultura e installazioni), sono svariate le proposte degne di nota. Su tutte, Podbielski Contemporary (main section) che porta in fiera lavori di Silvia Camporesi e Thomas Jorion; la galleria trevisana Alberto Damian (main section) con gli scatti di Letizia Battaglia e ArtNoble Gallery di Milano (Beyond Photography- dialogue) che espone Giovanni Chiamenti e Alberto Selvestrel.

Sempre a proposito delle gallerie sono da segnalare l’allestimento e le proposte, molto curate, della galleria Antonia Jannone disegni di Architettura (main section) presente in due stand (9 e 11 corridoio C) con Marco Palmieri (stand 9), elegante, calibrato e raffinato come le immagini esposte. Nello stand 11 invece è esposto Santi Caleca che per esporre i propri scatti ripropone l’allestimento che aveva caratterizzato la mostra Aldo Rossi – Santi Caleca Monumental Memento (svoltasi presso la sede della galleria di C.so Garibaldi 125 a Milano tra il 7 dicembre 2020 e il 7 maggio 2021). Questa soluzione espositiva, come ci ha ricordato lo stesso Caleca incontrato durante la fiera, gli fu suggerita come consiglio pratico per meglio esporre le fotografie da Italo Lupi, architetto e designer che non ha bisogno di troppe presentazioni, proprio in occasione della mostra del 2020. In quell’occasione l’allestimento era un unico elemento lungo svariati metri disposto linearmente, mentre questa volta consiste in diversi elementi che corrono lungo le pareti dello stand fungendo da supporto sul quale vengono posizionate in maniera equidistante le immagini, in bianco e nero, che ritraggono le architetture di Aldo Rossi. L’allestimento nella sua semplicità, evitando l’effetto “foto appesa”, riesce al contempo a far dialogare elementi dello stand e immagini che posizionate in maniera cadenzata sembrano dialogare con le architetture ritratte. Aprono e chiudono il percorso della mensola due citazioni, una di Aldo Rossi, l’altra di Ettore Sottsass (proprio sulle architetture rossiane), contenute entrambe nel numero 3 anno 1989 di Terrazzo presente nello stand.

Completano il quadro di MIA Fair i progetti speciali. Tra questi ricordiamo il BDC – Bonanni Del Rio Catalog, che con la Nuova Scelta Italiana seleziona tre artisti come eredi dei grandi maestri della fotografia italiana; il progetto Olympism Made Visible della Olympic Foundation for Culture and Heritage, che ha come fine la divulgazione dei valori olimpici, e il progetto Dutch Talent Pavillion patrocinato dal Consolato del Regno dei Paesi Bassi della Galleria Project 2.0 che seleziona e presenta cinque tra i fotografi emergenti della scena olandese, tra i quali Larissa Ambachtsheer, colei che firma l’immagine di MIA Fair oltre a photoindipendent.

Molto elegante la mostra Uno sguardo gentile, fotografie di Marisa Rastellini di Mondadori Portfolio curata da Maria Vittoria Bravelli.

di Christian Vittorio Garavello

 

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Christian Vittorio Garavello

Laureato in architettura e curatore indipendente. Nel 2016 consegue la laurea magistrale in Architettura, indirizzo progettazione architettonica, presso il Politecnico di Milano. Nel 2021 consegue il diploma accademico di II livello in Didattica dell'Arte indirizzo Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.
È membro del Comitato dei Promotori del Premio Nazionale Arti Visive città di Gallarate.
Dal 2021 svolge attività di supporto alla didattica presso il Politecnico di Milano.
Collabora con studi di architettura, artisti e istituzioni culturali.