Sindrome di Stendhal: l’arte può essere fatale?

Sindrome di Stendhal: l’arte può essere fatale?

Sindrome di Stendhal: l’arte può essere fatale?

Hai mai percepito una profonda estasi di fronte un’opera d’arte? Un’ammirazione e connessione con il suo autore tanto penetrante da farti vacillare i sensi? Allora hai avuto un assaggio di ciò che provoca la Sindrome di Stendhal.

La convivenza forzata con il coronavirus ci ha tolto tanto: la serenità, lo svago, la libertà, nei casi peggiori il benessere economico, gli affetti più cari e il lavoro. Un avversario spietato e imperdonabile, che in cambio ci ha lasciato solo un’ipocondria permanente. Ci ha resi ansiosi, ossessionati da qualunque sintomatologia potesse presentare il nostro corpo, dipendenti dai gel igienizzanti. Ma un sospiro di sollievo possiamo tirarlo, perché ora che i viaggi di piacere sono vietati e i musei e le mostre chiusi, perlomeno non avremo modo di incorrere nel noto malessere che si manifesta al cospetto dell’arte: la sindrome di Stendhal.

Per cercare di comprendere come la sindrome percuota il nostro animo e corpo, atterrandoci letteralmente, è bene prima chiarire cosa sia una ‘sindrome’ e perché il fenomeno prenda il nome dal noto scrittore francese ‘Stendhal’.

Si definisce ‘sindrome’ un complesso di sintomi non riconducibili immediatamente e con certezza ad una precisa e singola causa, si manifesta con caratteristiche differenti tra gli individui e inoltre riguarda principalmente la sfera psichica umana. Una malattia, invece, è rappresentata dall’alterazione dello svolgimento delle normali funzioni corporee, ed è più facilmente definibile.

Nel nostro caso parliamo di sindrome, non di una qualunque, ma quella che ha colpito Stendhal in persona. Nel 1817, infatti, era in visita a Firenze e, uscito da Santa Croce, sconvolto dalle bellezze artistiche della sontuosa basilica, ha un improvviso mancamento: si erano manifestati in lui i sintomi di quella che, anni più tardi, sarà denominata dalla psicoanalista Graziella Magherini “Sindrome di Stendhal” o “Sindrome di Firenze”.

Lo scrittore, nell’opera Roma, Napoli e Firenze. Viaggio in Italia da Milano a Reggio descrive così le sensazioni provate: “Ero arrivato a quel punto d’emozione dove si incontrano le sensazioni celestiali date dalle belle arti e i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, avevo una pulsazione di cuore, la vita in me era esaurita, camminavo col timore di cadere”.

La sindrome, dunque, causerebbe vertigini, nausea, palpitazioni e debolezza, nei casi peggiori un vero e proprio senso di panico e terrore. Ma come possono un affresco, la facciata di una cattedrale o una scultura affascinare al punto di annichilire i nostri sensi?

Gli artefici e i presupposti che inducono a un tale cortocircuito fisico e mentale sono principalmente quattro: la storia personale del soggetto colpito, il suo sistema di neuroni a specchio, la condizione di ‘viaggio’ e l’esposizione ad un certo manufatto artistico. L’interazione con un’opera d’arte di straordinaria bellezza e carica di significato fa riemergere antiche emozioni dell’incoscio, aspetti caratteriali o familiari che si credevano rimossi o dimenticati, tutto ciò genera un senso di sopraffazione che fa piombare l’individuo nella crisi. A livello cerebrale, sono invece i neuroni a specchio, che determinano le capacità relazionali e imitative umane, a indurre il fruitore dell’opera a ritrovarsi quasi totalmente assorbito in essa, al punto di percepire i medesimi stati emozionali che l’autore ha voluto trasmettere.

Tuttavia, la predisposizione psichica del soggetto non è sufficiente; tutti, o quasi, i casi di sindrome di Stendhal studiati colpiscono turisti. La vittima si trova generalmente in viaggio, lontana da casa e dalla propria ‘comfort zone’, già in uno stato di euforia e sensibilità, ed è Stendhal stesso a confermarlo: “Ero già in una sorta di estasi, per l’idea di essere a Firenze, e la vicinanza dei grandi uomini di cui avevo visto le tombe[…]”

Conoscere l’esistenza della sindrome di Stendhal e il suo funzionamento, non dovrebbe in alcun modo condurre a temere l’arte ma, piuttosto, fornirci l’ennesima conferma di quanto essa sia un mezzo espressivo fondamentale.

L’arte stupisce, unisce, alimenta le emozioni e il senso critico nell’uomo, in qualunque sua forma è in grado di trasmettere senza l’uso del linguaggio. La sindrome di Stendhal non è un disturbo ‘cattivo’ ma è solamente il climax di una sensibilità artistica che non si dovrebbe mai perdere, nemmeno per chi, come noi italiani l’arte la respira ogni giorno e in ogni luogo.

 

Matilde Vitale

Mi chiamo Matilde e sono una laureata in Lettere moderne. Nella scrittura ho trovato la simbiosi perfetta tra le tre ‘c’ che regolano e orientano la mia vita: conoscere, creare e criticare. Sono tre c impegnative e dinamiche, proprio come la mia mente e personalità che corrono sempre troppo veloci. Se ti interessa scoprire qualcosa di me o di ciò che scrivo non ti resta che iniziare a leggere, buona lettura!

Equilibrio e tradizione: a tavola con Picasso

Equilibrio e tradizione: a tavola con Picasso

Equilibrio e tradizione: a tavola con Picasso

Se Leonardo da Vinci ci aveva rivelato tante sorprese (qui), figuriamoci cosa avrà combinato Pablo Picasso. E invece no. Serietà, rispetto e semplicità sono i termini che Picasso ha voluto accostare al suo rapporto con il cibo.

Picasso aveva con il cibo un ottimo rapporto: non ne era ossessionato, ma lo gustava con gioia convinto che fosse il cuore pulsante della casa. Cosa mangiava Picasso? Grasso e ciccia? Piatti sofisticati? No, è molto sobrio nelle sue scelte e predilige piatti ricchi di vegetali e senza eccessi. Ciò che predilige sono le tipicità territoriali cucinate in maniera semplice perché odia fare sfoggio delle sue disponibilità economiche, perciò anche a tavola si contiene.

Nel suo periodo a Barcellona, frequenta spesso il locale (ancora esistente) Els 4 Gats, dove si tenne la sua prima mostra e dove Woody Allen girò alcune scene di Vicky Cristina Barcelona. Il fotografo David Douglas Duncan, una sera a cena, lo ritrae in una foto che diventa iconica. Picasso stava mangiando una sogliola alla mugnaia mentre ripulisce una lisca di pesce: aveva sfilettato la sogliola con l’idea di immortalarne la lisca e Duncan documentò le fasi velocissime della creazione.

Picasso amava anche il vino, e parecchio. Ma anche in questo caso era molto sobrio e, nonostante amasse particolarmente condividere le sue bottiglie con gli amici, lo faceva per il piacere della convivialità e non per aprire bottiglie che sottolineassero la sua ricchezza.

Le opere di Picasso che ritraggono del cibo sono circa duecento e nel 2018 a Barcellona ci fu una mostra intitolata La cucina di Picasso, volta a celebrare proprio il legame fra l’artista e il cibo.

Una delle locandine della mostra

Una vita in cui il cibo è un elemento cardine, ma non un’ossessione. Un modo molto differente di intenderlo rispetto ad altri artisti e uomini di lettere, ma comunque non comune e interessante. Come, d’altronde, tutto ciò che racconta questo genio dell’arte.

di Gaia Rossetti

Miart 2023: l’imperdibile sezione Decades

Miart 2023: l’imperdibile sezione Decades

Miart 2023: l’imperdibile sezione Decades

Come un grande museo, miart 2023 (14 – 16 aprile 2023 | anteprima VIP 13 aprile), presenta Decades, una delle sezioni che, giunta alla sua sesta edizione, maggiormente caratterizza l’identità della fiera milanese rendendola unica, capace di creare valore e di storicizzare l’arte.

Un viaggio lungo più di cento anni, un percorso tra generi e generazioni, istanti e intere epoche, un susseguirsi di dialoghi, corrispondenze e rimandi. Come un grande museo, miart 2023 (14 – 16 aprile 2023 | anteprima VIP 13 aprile), presenta Decades, una delle sezioni che, giunta alla sua sesta edizione, maggiormente caratterizza l’identità della fiera milanese rendendola unica, capace di creare valore e di storicizzare l’arte.

Concepita come una passeggiata nel tempo alla scoperta della storia del ventesimo secolo –dagli anni Dieci del Novecento agli anni Dieci del Duemila – Decades, a cura di Alberto Salvadori,ospita dieci gallerie, ciascuna con un progetto speciale (presentazioni monografiche o focustematici) dedicato a uno specifico decennio.

Come una sequenza di sale museali, attraversare questa sezione valorizza esperienze meno conosciute e storie di respiro internazionale, pezzi iconici accanto a quelli più ricercati e rari, offrendo al pubblico stand non conformisti che mostrano l’arte a 360°, dalla pittura alla scultura, dal designalla ceramica passando per la fotografia.

Si parte con lo stand di Società di Belle Arti (Viareggio – Milano – Cortina D’Ampezzo) e una panoramica dedicata alle più rilevanti tendenze figurative del primo decennio del Novecento con opere di Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd e Moses Levy, per entrare negli gli Anni Venti con ED Gallery (Piacenza) che propone un’esposizione dedicata a Giò Ponti e Richard Ginori: due grandi nomi del design italiano presentati attraverso opere in ceramica tanto importanti quanto rare.

Le sculture e i disegni di Regina Cassolo Bracchi – prima scultrice dell’avanguardia italiana – sono protagonisti dello stand di Studio Dabbeni (Lugano) dedicato agli Anni Trenta, mentre per iQuaranta la Galleria Gomiero (Montegrotto Terme) presenta bozzetti di sculture per monumenti di artisti come Fortunato Depero, Antonio Maraini e Adolfo Wildt.

Voce unica e radicale del design e dell’architettura d’interni francese, Charlotte Perriand rappresenta gli Anni Cinquanta nel booth di M77 (Milano) in cui vengono posti in dialogo alcuni dei suoi arredi più iconici con un nucleo inedito di fotografie. Si resta in Francia per gli Anni Sessanta con Jacques Villeglé, uno dei protagonisti della scena artistica del secondo dopoguerra di cui nello stand DELLUPI ARTE (Milano) viene presentata una selezione di celebri décollages.

Per celebrare cinquant’anni dalla scomparsa di Ugo Mulas, LIA RUMMA (Milano – Napoli) dedica al grande fotografo una personale raccontando così gli Anni Settanta, mentre per gli Ottanta la Galleria dello Scudo (Verona) sceglie di mettere in mostra due tra gli artisti più importanti di quegli anni, Carla Accardi e Pietro Consagra, svelando alcune delle loro produzioni meno note.

Il viaggio si conclude negli Anni Novanta con un focus monografico dedicato ad Harald Klingerholler, maestro della scultura concettuale tedesca, presentato da Galerie Jocelyn Wolff(Romainville), e con una personale dell’artista inglese Jim Lambie a rappresentare gli Anni Duemilanello stand della Galleria Franco Noero (Torino), che genera un dialogo empatico tra le diverse pratiche da lui utilizzate.

1910 – Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd e Moses Levy, Società di Belle Arti, Viareggio – Milano – Cortina D’Ampezzo
1920 – Giò Ponti e Richard Ginori, ED Gallery, Piacenza
1930 – Regina Cassolo Bracchi, Studio Dabbeni, Lugano
1940 – Sculture per monumenti italiani, Galleria Gomiero, Montegrotto Terme
1950 – Charlotte Perriand, M77, Milano
1960 – Jaques Villeglé, DELLUPI ARTE, Milano
1970 – Ugo Mulas, LIA RUMMA, Milano – Napoli
1980 – Carla Accardi e Pietro Consagra, Galleria dello Scudo, Veron
1990 – Harald Klingerholler, Galerie Jocelyn Wolff, Romainville
2000 – Jim Lambie, Galleria Franco Noero, Torino

Cadogan Gallery a Milano con la mostra Carta di Sam Lock

Cadogan Gallery a Milano con la mostra Carta di Sam Lock

Cadogan Gallery: esordio a Milano con la mostra Carta di Sam Lock dal 2 al 31 marzo

La mostra, che espone lavori inediti dell’artista realizzati a partire da pagine di libri d’arte scartati, è stata pensata da Lock e da Freddie Burness, Direttore della galleria, appositamente per gli spazi rinnovati di via Bramante

Attiva nel Regno Unito dal 1980 e dotata di una sede riservata a progetti site specific nello Hampshire dal 2021, Cadogan Gallery si appresta ad aprire la sua prima sede internazionale a Milano.La location scelta è il luminoso spazio di via Bramante 5, dove gli elementi distintivi dell’architettura milanese incontrano l’estetica moderna.

A inaugurare la stagione espositiva della galleria è Sam Lock, artista inglese, classe 1973. Rappresentato da Cadogan dal 2015, Lock ha esposto le proprie opere sia a Londra sia nello Hampshire, diventando uno degli artisti più acclamati e di successo della galleria.

La mostra Carta prende il nome dal medium scelto, le pagine provenienti da una collezione in disuso di libri d’arte. Lock incolla le pagine alla tela creando un motivo a griglia sul quale interviene con i propri segni apparentemente uniformi, ma in realtà ognuno diverso dall’altro. Così facendo, viene a crearsi una sovrapposizione tra passato e presente, un legame tra i nomi dei maestri antichi stampati sulle pagine sbiadite e l’intervento pittorico dell’artista.

Forum ITALICS 2023: un progetto di ITALICS in collaborazione con Triennale Milano

Forum ITALICS 2023: un progetto di ITALICS in collaborazione con Triennale Milano

Forum ITALICS 2023: un progetto di ITALICS in collaborazione con Triennale Milano

Una giornata di lavoro, confronto e scambio dedicata e promossa dalle 70 gallerie di ITALICS. Due incontri aperti al pubblico per stimolare riflessioni e condividere nuovi scenari.

Martedì 28 febbraio ITALICS, in collaborazione con Triennale Milano, presenta Forum ITALICS, prima edizione di un appuntamento pensato per riflettere e confrontarsi sul ruolo presente e futuro delle gallerie come imprese culturali.

A tre anni dalla sua costituzione, il consorzio ITALICS – che riunisce settanta tra le principali gallerie d’arte contemporanea, moderna e antica attive su tutta la penisola, con l’obiettivo di sviluppare nuove modalità di incontro e di relazione tra operatori e territori – fa un passo in avanti. Con la prima edizione del Forum, ITALICS parte dalla forza della propria rete di relazioni e si propone come catalizzatore e attivatore di nuove idee e proposte nel dibattito contemporaneo, facendosi promotore di collaborazioni e di condivisione di esperienze tra coloro che hanno fatto dell’arte il proprio mestiere.

FORUM ITALICS 2023 costituisce un’occasione di confronto e discussione tra rappresentanti delle più importanti istituzioni e gallerie d’arte italiane insieme a esperti del settore: un momento per incontrarsi, incontrare il pubblico e stimolare un confronto aperto.

La giornata di martedì 28 febbraio vedrà, dalle 10.00 alle 17.00, un primo momento a porte chiuse, in cui i galleristi di ITALICS, con l’aiuto di professionisti e operatori di settore, si confronteranno partecipando a otto diversi tavoli di lavoro focalizzati su altrettanti temi chiave: La galleria come spazio (e tempo) in evoluzione; Digital presence e nuove tecnologie; Sviluppo del mercato dell’arte; Competenze nuove, competenze rinnovate, competenze da trovare per l’ecosistema della galleria; Includere o essere aperti?; ITALICS nel futuro; A chi interessa il valore simbolico dell’arte? il rapporto tra gallerie e brand; Immaginare la legacy delle gallerie italiane.

Il pomeriggio di lavoro si concluderà con una tavola rotonda tra ITALICS, ANGAMC Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, e Associazione Antiquari d’Italia. Invitate da ITALICS, le due associazioni di categoria faranno il punto sulle istanze dirette a migliorare gli strumenti esistenti del sistema dell’arte Italiano.

Il secondo momento della giornata, aperto al pubblico, vedrà susseguirsi due incontri – una lectio e una conversazione – in cui alcune delle voci più autorevoli del mondo dell’arte e della cultura immagineranno scenari che metteranno al centro conoscenza, promozione e sviluppo dei saperi come fattori di crescita del territorio italiano.

Dalle 18.00 alle 19.00, la lectio intitolata Destino della città storica, poetica del riuso di Salvatore Settisarcheologo, storico dell’arte e accademico dei Lincei. Davanti all’avanzata delle megalopoli, le città storiche saranno assoggettate a processi di gentrification e turistizzazione intensiva? Potranno essere salvate dal declino mediante una nuova poetica del riuso abitativo? Sapranno essere accoglienti e stimolanti per la creatività delle nuove generazioni? Sono solo alcune delle domande a cui il Professor Settis proverà a dare risposta.

Dalle 19.00 alle 20.00, Vincenzo de Bellis, Direttore Fiere e Piattaforme espositive di Art Basel, Fosbury Architecture, il collettivo di design e architettura che curerà il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2023, e Cristiana Perrella, curatrice di Panorama 2023, si confronteranno nel panel Azioni culturali nel territorio: responsabilità e utopie. L’incontro, che si concentrerà su impatto e prospettive generate da progetti di arte e cultura in territori e luoghi inaspettati, sarà introdotto da Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano (in collegamento).

In qualità di main partner di ITALICS, Belmond conferma il suo supporto alle attività del consorzio anche in occasione della prima edizione di Forum. Sviluppando la sua lunga e fortunata tradizione nel campo dell’ospitalità e del tempo libero, Belmond ha sempre dedicato grande attenzione e cura al patrimonio culturale e alla storia dei Paesi in cui opera. La partnership con ITALICS sviluppa il comune obiettivo di promuovere l’Italia e il suo territorio attraverso l’arte, invitando il pubblico a vedere la cultura e la bellezza diffuse nel Paese da un punto di vista diverso.

FORUM ITALICS 2023 – PROGRAMMA DELLA GIORNATA
INCONTRI APERTI AL PUBBLICO
18:00 – 19:00 Destino della città storica, poetica del riuso
Lectio di Salvatore Settis, Accademico dei Lincei.
19:00 – 20:00 Azioni culturali nel territorio: responsabilità e utopie
Panel con Vincenzo de Bellis, Fosbury Architecture e Cristiana Perrella. L’incontro sarà introdotto da Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano (in collegamento).