Tennis 2022, tra conferme e volti nuovi un uomo solo al comando: Roger Federer

Tennis 2022, tra conferme e volti nuovi un uomo solo al comando: Roger Federer

Tennis 2022, tra conferme e volti nuovi un uomo solo al comando: Roger Federer

Nadal e Djokovic non si arrendono, arrivano i diciannovenni capitanati da Alcaraz; gli italiani si fanno valere, ma gli applausi più calorosi vanno a King Roger.

Nessuno è più grande dello sport, lo sappiamo bene, ma quest’anno a ottobre per qualche attimo ci siamo dimenticati la nota massima, o forse semplicemente abbiamo fatto finta che non fosse vera. Perché in fondo lo sport ha bisogno di storie da raccontare, storie belle, strane, divertenti, a volte drammatiche; storie di uomini e di donne, racconti che colorino le pagine bianche e che vadano oltre le statistiche e i semplici risultati. E la sua storia è di quelle irripetibili.

Il tennista che ha rubato la scena in questo 2022 ha una caratteristica singolare: non ha giocato nemmeno una partita! infatti Roger Federer, perché è dello Swiss Maestro che stiamo parlando, è sceso in campo per la sua ultima partita ufficiale durante Wimbledon del 2021, perdendo contro Hurkacz.

In realtà a ottobre ha giocato un doppio nella Laver Cup, la ricchissima esibizione che vede il campione elvetico tra gli organizzatori. Lo ha giocato in coppia con il suo amico e rivale di una intera carriera: Rafa Nadal. Per la cronaca quel doppio i due lo hanno perso. Ma il risultato era la cosa meno importante; il dopopartita commovente, il pianto di Roger, e di Rafa, il coinvolgimento totale della audience ha sancito l’eccezionalità dell’attimo tanto atteso e nello stesso tempo temuto: il ritiro ufficiale del basilese.

Per mesi ci siamo illusi che lo avremmo rivisto a Wimbledon o in un altro torneo, ma il suo fisico non era d’accordo. In tanti hanno scritto di lui dopo il suo ritiro; piuttosto che tornare sui suoi otto Wimbledon o sui venti titoli del Grande Slam ci limitiamo a parlare di due riconoscimenti meno conosciuti, ma assai significativi.

Roger durante la carriera ha tenuto un comportamento improntato ad assoluta compostezza e sportività. Se nel passato si è sentito il bisogno di istituire lo “Stefan Edberg Sportmanship Award” anche per incoraggiare una condotta in campo non sempre impeccabile di diversi giocatori, negli ultimi vent’anni lo svizzero ha, dall’alto dei successi e del crescente carisma, “imposto” il fair play; questo prima ancora che la impetuosa irruzione dei social ne consigliasse l’osservanza dei fondamenti a chi volesse curare la propria immagine. Il premio, assegnato dai tennisti stessi, è stato vinto per tredici anni consecutivi dal 2005 in poi proprio da lui.

L’asso di Basilea può infine affiancare, ai titoli Slam e ai tredici sportmanship, diciannove allori nel “Fan’s Favourite Award”, titolo assegnato dai tifosi votanti sulla piattaforma di voto sul sito dell’ATP, che fa suo ininterrottamente dal 2003, quando era solo il giovane vincitore di una edizione di Wimbledon.

Questi premi sono forse marginali ma secondo noi danno la misura del suo immenso impatto nel mondo del tennis e dello sport. Grazie di tutto, King Roger.

I Big Three sono così diventati i Big Two, e che ne è stato di loro? La stagione di Rafa Nadal si può dividere in due parti. Una prima praticamente perfetta con le vittorie a Melbourne e a Roland Garros. Queste due vittorie lo hanno ingolosito e lo spagnolo ha deciso di presentarsi anche a Wimbledon, scelta che forse oggi maledice. Infatti, si è infortunato, probabilmente spingendo oltre il limite il suo fisico. La seconda parte della stagione è stata molto meno soddisfacente: ha perso a Flushing Meadows e alle ATP Finals e a quel punto si è preso una vacanza anticipata saltando la Coppa Davis. La stagione di Novak Djokovic è stata dimezzata da alcune scelte politiche che lo hanno escluso da Melbourne e da New York, ma il serbo ha comunque centrato alcuni traguardi molto importanti tra cui Wimbledon e proprio le Finals.

Anche per quanto riguarda il tennis femminile parliamo prima di tutto di un ritiro, quello di Serena Williams. La campionessa di colore entra di diritto nel gruppo ristrettissimo di campionesse che hanno segnato un’epoca non solo dal punto di vista tennistico. Serena è diventata negli anni un personaggio pubblico esattamente come a suo tempo lo è stata Martina Navratilova o prima di lei Billie Jean King: il tennis femminile, alla ricerca di nuove eroine, perde una straordinaria protagonista. Le è mancato solo il Grande Slam, toltole dalla nostra Roberta Vinci che l’ha eliminata in una storica semifinale a New York nel 2015.

Se invece parliamo di tennis giocato è stato sicuramente l’anno di Iga Swiatek: la tennista polacca ha raggiunto la prima posizione mondiale vincendo ben due prove del Grande Slam e si presenta all’inizio della stagione 2023 come la tennista da battere.

I tennisti italiani hanno avuto una stagione in altalena; forse era lecito attendersi di più dopo il 2021 e invece siamo stati testimoni di qualche stop di troppo per i nostri.

Il punto di svolta della stagione di Matteo Berrettini è stata la sua improvvisa positività al COVID-19 che lo ha costretto al ritiro a Wimbledon. Il giocatore che ha preso il suo posto nel tabellone è arrivato tranquillamente nei quarti di finale dove ha perso da Nick Kyrgios. È lecito pensare che Matteo avrebbe affrontato da favorito il quarto di finale e superandolo non avrebbe nemmeno trovato l’avversario, poiché Nadal ha rinunciato a scendere in campo. Quindi, con un pochino di fortuna probabilmente Matteo avrebbe potuto disputare la finale, esattamente come l’anno precedente.

È andata così purtroppo e il resto della sua stagione non è stato particolarmente esaltante oltre che caratterizzato da due infortuni. Il primo, una piccola operazione alla mano destra, lo ha costretto a disertare l’intera stagione sulla terra battuta; il secondo gli ha praticamente dimezzato la stagione autunnale. Matteo chiude così il 2022 retrocedendo di una decina di posizioni nella classifica.

Anche il giovane Jannik Sinner è sceso più o meno dello stesso numero di posizioni in classifica del romano. Ha giocato bene a Wimbledon dove ha perso al quinto set dal vincitore Djokovic e anche agli US open dove ha perso sempre ai quarti contro Carlos Alcaraz, che poi avrebbe vinto il torneo facendosi anche annullare un match point dallo spagnolo. Qualche rimpianto, belle imprese ma nel complesso non ci sono stati i miglioramenti nel gioco che tutti si aspettavano.

Chi registra un miglioramento nella classifica è sicuramente il ventenne Lorenzo Musetti che è saldamente il numero tre d’Italia. È cresciuto al punto da vincere il torneo di Amburgo in estate battendo in finale proprio Alcaraz. Lo spagnolo, nuovo numero uno del mondo anche per le vicissitudini dei migliori, è la vera novità della stagione appena conclusa.

Per chiudere l’Italia a novembre ha perso una sfortunata semifinale in Coppa Davis al cospetto del Canada che poi ha vinto la manifestazione e stata una grossa occasione persa Ma la squadra c’è, è solida e può riprovare già dal prossimo anno la scalata alla Coppa Davis.

Ci fermiamo qui, ma gennaio si avvicina, con gli Australian Open: da lì riprenderà il nostro racconto.

Buon tennis a tutti!

 

Danilo Gori

Wimbledon: Novak Djokovic e i magnifici sette! Gianni Clerici, l’articolo che non leggeremo

Wimbledon: Novak Djokovic e i magnifici sette! Gianni Clerici, l’articolo che non leggeremo

Wimbledon: Novak Djokovic e i magnifici sette! Gianni Clerici, l’articolo che non leggeremo

Qualche sorpresa all’inizio, ma alla distanza il campione serbo impone la sua classe e inanella il trionfo personale numero sette. Kyrgios diverte, Nadal si infortuna e non gioca la semifinale; Sinner prenota un futuro da top player. Nel femminile ennesimo nome nuovo, Elena Rybakina. Un ricordo del grande giornalista e scrittore comasco.

Anche quest’anno Wimbledon ha proposto una carrellata di storie umane e vicende sportive mai banali, e lo ha fatto come di consueto attraverso il filtro della sua atmosfera senza tempo, sospesa; camminando nei vialetti che costeggiano i grounds la si può avvertire al punto che non ci sembrerebbe strano incontrare Fred Perry o Bill Tilden che si rilassano passeggiando con le loro racchette di legno o seguendo le gesta dei loro epigoni. Come ogni anno si rafforza il paradosso clamoroso di una superficie ormai quasi bandita dal circuito internazionale, ma sulla quale si gioca il torneo più prestigioso e amato.

GLI UOMINI

La storia che ritorna è certo quella di Novak Djokovic, il Meraviglioso. Il serbo eguaglia Pete Sampras con sette titoli, gli ultimi quattro consecutivi. Non è stato perfetto, ha iniziato perdendo il primo set in finale e in semifinale; nei quarti ha ceduto i primi due. Partenze lente, un motore da scaldare ma che, alla giusta temperatura, macina chilometri e avversari. L’arsenale proposto è quello che ben conosciamo: ritmo, preparazione atletica, colpi da fondocampo e discese a rete improvvise e impeccabili. A questi unisce una forza mentale mostruosa, che lo porta ad essere perfetto quando lo deve essere, a vincere i punti che contano; i suoi avversari sanno bene che fino all’ultimo Nole può tornare, può raddrizzare partite che paiono finite. Anche finali Slam, contro grandi campioni. E questo incide sulle paure di chi sta al di là della rete.

Nel discorso finale ha scherzato con il bad guy Kyrgios, lo ha elogiato per poi dire “non credevo che avrei parlato così bene di te” con l’australiano a ridere come un ragazzino. Alla proposta di Nick “let’s go nuts” (andiamo fuori di testa) Novak ha risposto: “cominciamo con una cena insieme, poi vediamo… sai, c’è mia moglie che ci ascolta”.

Rafa Nadal

La storia che poteva essere è quella di una finale con Nadal. Il campione spagnolo ha di nuovo spinto il suo fisico, non più integro come una volta, oltre la soglia del dolore e della sopportazione; alla fine di una battaglia nei quarti di finale con l’americano Taylor Fritz si è arreso ad uno strappo muscolare e si è ritirato, dando via libera a Kyrgios nelle semifinali. Rafa aveva deciso di venire a Londra per inseguire il Grande Slam, pur avendo bisogno di riposo dopo Parigi. Non si è sottratto allo sforzo e ha dato il massimo, non sapendo comportarsi altrimenti, senza fare calcoli. Tutta la nostra ammirazione per lui, e la speranza di vederlo di nuovo al top per settembre.

La storia di Nick Kyrgios si è presa la scena; il ragazzo di Canberra è riuscito a mostrarci la parte migliore di sé, ovvero il suo talento infinito. Il tocco di cui dispone lo ha portato a giocare volée e demivolée dal sapore antico, pallonetti assassini e accelerazioni che lui solo sa produrre. Anche in posture poco ortodosse, il suo braccio è riuscito a compensare, inventando traiettorie vietate ai più. Ha affrontato Tsitsipas con l’intenzione di provocarne le reazioni nervose, e il greco è caduto nel tranello: Tsitsi ha cercato di colpirlo più volte con la pallina e in conferenza stampa gli ha dedicato parole velenose, che Nick ha ricambiato.

Nick Kyrgios

È fatto così, showman non di rado più interessato al basket NBA che non al tennis, senza allenatore perché “nessun coach vorrebbe lavorare con uno come me, che oggi ha voglia e domani no”.

C’è la storia del futuro radioso del nostro Jannik Sinner. Dopo aver superato Alcaraz negli ottavi, nei quarti ha vinto i primi due set con Novak, per poi cedere al ritorno del serbo. Nessuno ha messo così in difficoltà il vincitore; Jannik sta crescendo di torneo in torneo e a settembre c’è lo US Open e la Coppa Davis, entrambi sul cemento, la superficie che più gradisce. Lo aspettiamo, insieme ovviamente a Matteo Berrettini, alla ricerca di rivincite.

Jannik Sinner

LE DONNE

La scorsa settimana avevo pronosticato come prima favorita la tunisina Ons Jabeur: la talentuosa e discontinua atleta africana ha sciorinato per tutto il torneo un gioco fatto di accelerazioni e ricami in tocco d’altri tempi, ed è parsa pronta per il titolo. Ma in finale sabato ha tremato. Il vero limite della Jabeur è l’animo pauroso, tara di diversi grandi artisti; dopo aver vinto il primo set per 63 si è gradualmente bloccata, ha smesso di colpire, limitandosi spesso a spingere la pallina. Troppo poco per Elena Rybakina. La tennista kazaka, nata e residente a Mosca, ha mostrato il suo gioco solido imperniato su una prima di servizio potente e due solidi colpi di rimbalzo da fondocampo. E una buonissima corsa: con queste armi ha disinnescato gli arabeschi della libellula tunisina e si è regalata un sogno. La finale non è stata bella, occorre dirlo; troppi errori da entrambe le parti, la tensione era alta per le due giocatrici, entrambe al primo appuntamento in una finale Slam. Esultanza minima, composta. Elena la Serafica.

Elena Rybakina

LO SCRIBA

I punti nella classifica ATP non saranno l’unico premio, né il più importante che mancherà al vincitore di quest’anno. Se è vero che le gesta degli eroi viaggiano e si fanno mito attraverso le pagine dei bardi, degli aedi e dei cantori più ispirati, all’appello di questi mancherà per la prima volta dopo quasi settant’anni la vigile e arguta attenzione di Gianni Clerici, venuto a mancare all’età di 91 anni poco più di un mese fa. Clerici, alias Lo Scriba, questo almeno era il suo vezzoso auto-soprannome, è stato un giocatore di valore non eccelso negli anni Cinquanta, che si è concesso a fine carriera agonistica alla propria inclinazione naturale di maestro della narrazione, fosse la cronaca di un incontro di tennis o il romanzo che gli suggeriva la perspicace osservazione dei suoi dintorni.

La collina di Brunate accompagna la passeggiata cittadina dei comaschi a lago sul versante orientale, quello dei locali notturni à la page che si contrappone al camminamento austero del lato ovest, picchiettato di splendide residenze che culminano con Villa Olmo; dallo scorso sei di giugno la collina ha un giornalista-scrittore-tennis hall of famer in meno. Clerici si fa conoscere al grande pubblico degli appassionati di questo sport commentando per Koper Capodistria quando negli anni Ottanta la stessa entra nel gruppo Fininvest. L’emittente comincia a trasmettere in diretta i più importanti eventi sportivi mondiali, in particolare i tornei del Grande Slam, che Mamma RAI snobbava. Con Rino Tommasi ha formato una coppia irripetibile dai microfoni dagli stadi più prestigiosi.

Clerici era lo spettatore divertito; a volte pareva lì per caso, per poi all’improvviso descrivere al rallenty un gesto tecnico e atletico con precisione assoluta. Distratto da ogni movimento captato attorno al rettangolo con la rete in mezzo, contrappuntava divertito il rigore delle statistiche di Tommasi, e uno appoggiava l’altro con stima e amicizia reciproca evidente. A me in particolare Clerici ha sempre comunicato la necessità tanto della leggerezza quanto del rigore nell’affrontare lo scambio, sul campo da gioco come soprattutto fuori. Una volta ebbe a definire Wimbledon come il Vaticano di questo sport, suggerendomi implicitamente che i comandamenti di questa misteriosa religione laica che è il tennis sono “non prendersi troppo sul serio” ed in sottordine “non dimenticare a casa il sorriso”; men che mai mentre ci apprestiamo a porre sullo scaffale il romanzo di Wimbledon 2022, edizione di storie che non dimenticheremo facilmente.

Gianni Clerici

Grazie Novak Il Meraviglioso ed Elena La Serafica, per i sogni.

E grazie anche a te, Gianni Lo Scriba. Per il medesimo motivo.

​di Danilo Gori

Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Wimbledon prima settimana: aria di Djokovic-Nadal… strepitoso Jannik Sinner!

Con Berrettini positivo al covid e gli outsider più quotati già estromessi, salgono le probabilità di assistere ad una nuova sfida tra i pluridecorati campioni. Ma qualcuno non è d’accordo, e un azzurro è tra di loro… Nel femminile fuori la campionessa di Roland Garros.

Ogni tanto gli inglesi rinunciano alla tradizione, e subito fanno notizia: per la prima volta da sempre il middle sunday, la domenica di mezzo consacrata al riposo e al relax per gli abitanti del quartiere (non si pensi che tutti lì amino il tennis!), ha una programmazione. Domenica 3 luglio ricorre il centenario del Campo Centrale, ed ecco spiegato lo strappo; nel primo pomeriggio una parata di campioni e campionesse ha calcato tra gli applausi il terreno dello stadio più prestigioso del mondo. Alcuni nomi: Rod Laver, Stan Smith, Bjorn Borg, John McEnroe; Billie Jean King, Margaret Court. Assente Martina Navratilova, per questioni di covid. Al termine della cerimonia, spazio al tennis giocato.

Gli ottavi di finale, dunque, iniziano nella domenica del primo weekend. Ma cosa è successo in questi sette giorni? Di tutto.

Sappiamo bene della positività di Matteo Berrettini al coronavirus; il nostro portacolori ha scelto di effettuare il tampone a fronte di alcuni sintomi, da lui stesso definiti “non gravi”. I commenti alla sua decisione hanno spaziato dalle accuse di ingenuità alle lodi per l’alto senso civico. Chissà come si comportano altri suoi colleghi in circostanze simili; noi non lo sappiamo e propendiamo per rispettare in ogni caso una scelta sicuramente sofferta, che lo ha escluso da un torneo che avrebbe giocato da protagonista.

Le vicende sui campi invece stanno evidenziando l’ottimo stato di salute dei due favoriti. Djokovic ha superato senza tentennamenti i primi quattro turni, peraltro con avversari per lui non trascendentali; ha perso solo due set, nel match d’esordio e negli ottavi, con l’olandese Van Rijthoven. Anche Nadal ne ha persi due, ma in tre incontri. Nel terzo ha avuto la meglio sabato del nostro Lorenzo Sonego, bravo comunque nel provarci contro il motivatissimo spagnolo che sta sognando di vincere il Grande Slam: gli mancano solo Londra e New York.

Novak Djokovic

Intorno a loro gli sfidanti più accreditati si stanno facendo da parte: tutte le teste di serie dalla terza alla ottava hanno già detto arrivederci e grazie: detto di Berrettini, hanno perso Auger-Aliassime, Hurkacz e Tsitsipas.  Ruud è caduto al secondo turno, e Alcaraz negli ottavi giocati proprio il 3 luglio, e tra poco ne parleremo.

Chi dobbiamo nominare tra i possibili fastidi per i duellanti? Sicuramente il folle e geniale Nick Kyrgios. È il più richiesto, con lui ci si diverte e ci si indigna: butta via punti già conquistati, polemizza con il pubblico, con chi lo contesta, con i giudici di linea, con il suo angolo, con sé stesso. Serve dal basso, colpisce la pallina con la racchetta tra le gambe, irride e accetta l’irrisione da parte dell’avversario.  L’australiano sembra un McEnroe più scanzonato e divertente; a volte dà l’impressione di voler solo combattere l’ansia che lo prende nei momenti decisivi, ed infatti per ora il palmares è piuttosto misero per il suo talento. Ma dopo aver sconfitto in un match incredibile Stefanos Tsitsipas, ha dichiarato sabato di voler vincere la coppa. Alla grande, Nick.

Nick Kyrgios

Taylor Fritz è poco noto, ma quest’anno ha vinto a Indian Wells, e sta giocando bene. L’inglese Cameron Norrie è la nona testa di serie; viene da un periodo non felice ma zitto zitto è già nei quarti di finale, per la gioia del pubblico british orfano di Andy Murray, qui sconfitto al secondo turno.

Impossibile non citare tra questi outsider il nostro alfiere Jannik Sinner. Prima dell’inizio della kermesse non aveva vinto un solo incontro sull’erba; in questa settimana ne ha fatti suoi già quattro. Ha cominciato con Stan Wavrinka, e Michael Ymer; ha superato poi senza mai concedere palle-break il bombardiere americano alto più di due metri John Isner. Il capolavoro lo ha però compiuto nel giorno del centenario: ha battuto il giovane Carlos Alcaraz in quattro set. Ha dominato con i suoi colpi di rimbalzo le prime due frazioni, per poi subire il ritorno del diciannovenne iberico. Nel tie-break del terzo Jannik ha concesso tre set-point e li ha cancellati con classe. Si è procurato a sua volta due palle del match, ma Alcaraz ha reagito con temperamento da campione, e ha successivamente chiuso il game decisivo per 10 a 8.

Sinner è riuscito a dimenticare la delusione e nel quarto si è trovato a condurre per 3 a 1. È salito a quattro dopo un game durissimo, ed ha chiuso al nono gioco e al sesto matchball. Risultato finale: 61 64 67 63. È la sua prima vittoria nei confronti dello spagnolo in una rivalità che certamente ammireremo a lungo. Magnifico! Ora nei quarti trova Novak Djokovic; non parte favorito, ma Nole dovrà porre la giusta attenzione se intende proseguire verso la finale.

TORNEO FEMMINILE

Avevamo paventato problemi erbosi per la numero uno Iga Swiatek, e la polacca è caduta sabato sotto i colpi della tennista transalpina di lungo corso Alize Cornet. Ha commesso 33 errori non forzati, contro i solo sette dalla francese, ha iniziato male e finito peggio, forse stanca anche mentalmente: si ferma a 37 la sua strepitosa striscia di incontri vinti. Resta la migliore, ma sul verde è rimandata a… luglio prossimo.

Si apre un nuovo torneo, con dodici giocatrici, tra cui solo una, la rumena Simona Halep, ha già vinto un major. Quasi tutte hanno una piccola chance; oltre alla già menzionata Halep credo meritino attenzione la campionessa di Madrid e finalista di Roma Ons Jabeur e Paula Badosa. La prima sta avanzando spedita, molto ammirata per i suoi colpi eleganti e old school, così efficaci sul verde; la seconda è meno avvezza alla superficie, ma sta crescendo ed è pur sempre la testa di serie numero quattro. È alta la probabilità che ci sia una vincitrice al primo successo in uno Slam.

Paula Badosa

È un peccato che in un periodo storico così… anarchico del tennis femminile, una giocatrice di talento come Camila Giorgi non riesca a giungere in fondo in un torneo importante: qui è uscita all’esordio senza lottare in due set contro la polacca Magdalena Frech, che è già stata a sua volta eliminata.

Per ora è tutto: i campioni ci sono ancora, c’è anche un italiano anche se ce ne aspettavamo un altro. Ci saranno sorprese o prevarranno le star consolidate? Per certo sarà grande tennis, quello che ogni anno a inizio luglio fa tappa sui giardini di Londra. A presto!

di Danilo Gori

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Foro italico: la sesta sinfonia di Nole Djokovic!

Con Parigi alle porte, l’asso di Belgrado Djokovic torna implacabile e vince il torneo senza perdere nemmeno un set; ancora più netto nel femminile il percorso trionfale di Iga Swiatek.

A tabelloni già compilati gli organizzatori hanno dovuto incassare il no gracias di Carlos Alcaraz, il quale, smaltita l’adrenalina della clamorosa vittoria a Madrid di cui vi abbiamo parlato lunedì scorso, si deve esser reso conto di quante energie si debbano spendere per battere i migliori al mondo. Ha così deciso di concedersi una settimana di riposo per prepararsi all’attacco della cima più impervia del circuito sul mattone rosso: il Roland Garros che scatta lunedì 23. Peccato per il nostro torneo, ma credo si possa capire la sua scelta.

Tirando le somme ci siamo divertiti lo stesso, e la finale è stata anche più interessante di quella madrilena.

Novak Djokovic pone il suo sesto sigillo romano, corredato da dodici finali complessive (la prima nel 2008, vinta con lo svizzero Stan Wawrinka); si può senza dubbio dire che il serbo è tornato ai suoi livelli migliori o quasi, e il Roland Garros, con le sue partite al meglio dei cinque set, a mio parere lo vedrà ancora come il favorito numero uno, Rafa permettendo (e magari anche Alcaraz). Gli altri possono centrare l’exploit di una giornata, ma appaiono un gradino sotto.

Tra le donne abbiamo avuto un maggior numero di protagoniste di alto livello che non a Madrid, prima di tutte la numero uno del seeding, la polacca Iga Swiatek, e la piacevolissima conferma di Ons Jabeur, che ha saputo esprimere il proprio meglio anche a Roma, denotando un coraggio non comune e una grinta ferina. La polacca succede a sé stessa nell’albo d’oro del torneo e firma il suo quinto successo complessivo nel 2022.  È la regina di Roma: nel 2021 superò in finale Katerina Pliskova per 60 60! La favorita di Parigi è ovviamente lei; con le sue rotazioni estreme riesce a imporre un forcing intollerabile per chiunque. Diventata la numero uno del mondo per il ritiro improvviso di Ashleigh Barty, sta dimostrando di meritarsi ampiamente il ranking. Un’ultima curiosità su di lei: è la prima numero uno del mondo nata in questo millennio (nel 2001).

TORNEO MASCHILE

Al traguardo dei quarti di finale spicca l’assenza di Rafa Nadal: il maiorchino aveva sconfitto al primo turno l’americano John Isner con tale facilità che si era concesso un allenamento extra nel dopo partita. Non si era stancato abbastanza, beato lui. Negli ottavi è incappato in un tennista assai scomodo, il canadese Denis Shapovalov. Il biondino classe 1999 lo ha sempre messo in difficoltà; lo aveva già battuto in una occasione, e a gennaio a Melbourne si era arreso solo al quinto set. Qui “Shapo” dopo aver perso il primo set per 6 a 1, ha trovato la giusta pazienza (qualità che spesso gli difetta) e ha risposto colpo su colpo al campione iberico, che ha finito calando: 16 75 62 il risultato finale per il talento nordamericano. Nadal ha confermato davanti alla press alcuni problemi ormai cronici alle ginocchia; vedremo come e se ne influenzeranno il cammino di avvicinamento verso Parigi.

Nei quarti di finale Djokovic supera non senza difficoltà Felix Auger-Aliassime in una contesa balisticamente assai apprezzabile, mentre Zverev tiene a bada il cileno Cristian Garin; Tsitsipas si libera in due set di Jannik Sinner (ne parlo poi) e Casper Ruud ferma la corsa di Shapovalov, che può recriminare su uno sfortunatissimo “nastro” favorevole al suo avversario in un punto capitale della prima frazione.

Le semifinali vedono “Djoko” battere Ruud in due set ed entrare nel club dei tennisti che hanno vinto almeno mille partite ufficiali: prima di lui ci sono riusciti solo Jimmy Connors, Ivan Lendl, Roger Federer e Rafa Nadal. Nella seconda il greco Tsitsipas si prende la rivincita su Zverev, che una settimana prima lo aveva superato a Madrid.

La finale si spacca in due parti: nel primo set un Djokovic perfetto in tutti gli aspetti e con percentuali clamorose al servizio nasconde la pallina al numero quattro del mondo, battendolo per 6 a 0. Tsitsipas esordisce al servizio nel secondo e vince il suo primo game. Finalmente al quarto gioco strappa il servizio al serbo, e si porta sul quattro a uno; nel quinto gioco ha persino una palla per il 5 a 1, che Novak annulla con un cross di rovescio strettissimo.

Come sovente accade, il campione che è stato sull’orlo di cadere, quando si rialza imprime al suo tennis una carica rinnovata che gli permette di uscire dalla buca. Subisce il 5 a 2 ma si riporta in pochi minuti sul 5 pari. Si va al tie-break, e il greco deve quasi sempre inseguire, fino all’epilogo favorevole al serbo per 7 punti a 5.

TORNEO FEMMINILE

Fino alle semifinali Iga Swiatek ha perso diciassette game in otto set; ha dominato tutte le avversarie imponendo un ritmo insostenibile. Ha giocato il tie-break solo una volta, con Bianca Andreescu, vincendo il secondo set per 6 a 0. In semifinale ha lasciato solo tre giochi ad una Sabalenka, numero tre del seeding, via via sempre più frustrata.

Viceversa, la finalista tunisina ha vissuto assai pericolosamente: nei quarti di finale si è lasciata travolgere dalla greca Maria Sakkari fino al 61 52. Da lì in poi Jabeur ha perso solo un gioco; ha irretito l’avversaria con accelerazioni e palle corte, nel secondo set ha colto il punto del 5 a 4 con una volèe smorzata difficilissima e ha chiuso il set con un’altra volèe di dritto, dopo aver portato a rete la greca con l’ennesimo drop shot (appunto, la palla corta che pratica come nessun’altra collega). Il set decisivo non ha avuto storia. In semifinale contro la russa Daria Kasatkina la nordafricana ha dovuto fronteggiare un matchball e lo ha cancellato con un dritto inside out (colpito dal centro con direzione a “uscire” ossia verso destra, per chi gioca con la mano destra) che ha spazzolato la riga.

La finale ha confermato lo stato di grazia della numero uno; la Swiatek ha servito meno bene che nei turni precedenti, ma ha risposto con una continuità che ha travolto la finalista. Il risultato finale di 62 62 è ingeneroso con la Jabeur. Sul 4 a 2 le finaliste hanno dato vita ad un gioco straordinario: la tunisina è salita 0-40, ha subito la rimonta della polacca ma ha saputo conquistare una quarta palla break, che la Swiatek ha cancellato dopo uno scambio ricco di soluzioni in tocco da entrambe le parti. Un lungo applauso ha salutato la fine del game. Vinto il matchpoint, Iga si è abbandonata ad un pianto liberatorio; forse vincere non è stato così facile come dicono i numeri della partita.

GLI ITALIANI. Jannik Sinner era testa di serie numero dieci; si è issato fino ai quarti di finale, tra l’altro eliminando Fabio Fognini al secondo turno. Lì è incappato nel finalista Tsitsipas, che ha costretto al tie-break nel primo set; perso il gioco decisivo, l’altoatesino ha ceduto per 62 il secondo. In conferenza stampa ha parlato di un problema all’anca che lo ha condizionato nel finale, in ogni caso una buonissima edizione del Foro Italico per lui. Per il resto poco o niente: Fognini ha battuto Thiem, ex campione lontanissimo dalla forma migliore, per poi cadere davanti a Sinner. Poi tutte sconfitte dei giovanissimi Nardi, Cobolli, Arnaldi e Passaro, chiusi dal pronostico, e di Sonego, sorteggiato subito con Shapovalov.

Tra le donne bilancio disastroso: Camila Giorgi si è ritirata mentre era nettamente sotto nel punteggio al primo turno con Alja Tomljanovic, poi Cocciaretto, Paolini, Trevisan e Bronzetti hanno perso velocemente i loro match d’esordio. Dieci set giocati, altrettanti persi: all’orizzonte per il nostro tennis rosa si prevedono tempi di vacche magre magre.

Ora riflettori sui campionati francesi, il cui debut è previsto tra sette giorni: Djokovic, Nadal e Alcaraz i miei favoriti nell’ordine, mentre al momento nel femminile è difficile trovare un nome da accostare a Iga Swiatek. Ma si sa, i pronostici sono fatti per essere smentiti…

¡Hola Carlitos! A Madrid scocca l’ora di Alcaraz!

¡Hola Carlitos! A Madrid scocca l’ora di Alcaraz!

¡Hola Carlitos! A Madrid scocca l’ora di Alcaraz!

Djokovic cresce, Nadal è eroico, ma al “Mutua Madrileña” l’ultima parola è del baby prodigio della Murcia. Nel femminile si impone Ons Jabeur.

Gli organizzatori della manifestazione si stanno fregando le mani: l’edizione 2022 ha confermato la statura di futuro campione del nuovo idolo di casa, il diciannovenne Carlos Alcaraz. Il murciano negli ultimi due mesi ha vinto Miami, Barcellona e ora Madrid, e la Spagna tennistica ha compreso che non ci saranno problemi per la successione al trono di Rafa Nadal. Ora gli manca solo la consacrazione in un major, magari già al Roland Garros. Certo, a Parigi si gioca tre set su cinque, ma i progressi del ragazzo sono così rapidi che non ci stupirebbe trovarlo tra i protagonisti anche sul Bois de Boulogne. In fondo Andre Agassi giocò la semifinale nel torneo in riva alla Senna a diciotto anni.

Carlos Alcaraz e Rafael Nadal

Alcaraz ha mostrato, oltre al valore tecnico indiscutibile, una personalità straordinaria, che lo ha portato in ventiquattrore ad affrontare e a battere in due autentiche battaglie nientemeno che Djokovic e Nadal, restando in campo più di cinque ore. Insomma, alla sua età ha superato due leggende dello sport e ha saputo ricaricarsi dal punto di vista mentale e nervoso come solo i califfi sanno fare.

Il livello di qualità dell’albo d’oro viene così mantenuto; negli ultimi tredici anni solo grandi campioni hanno sollevato il trofeo. Lo spagnolo succede al finalista di quest’anno, il tedesco Alexander Zverev.

Discorso diverso per il torneo femminile: ha vinto la tunisina Ons Jabeur. La nordafricana esprime un gioco piacevole, potente ma capace anche di tocco e di variazioni di ritmo e rotazione davvero interessanti. Unite a queste qualità ha però spesso denunciato incostanza di rendimento anche durante la singola partita; un fisico non propriamente esplosivo completano il quadro di una giocatrice forte, non certo di una campionessa.

Il tennis femminile è alla ricerca di una regina, di una giocatrice che si stacchi dal gruppo e si segnali per costanza di risultati; un nome che sia un richiamo per tutto il movimento davanti al grande pubblico. Oggi il livellamento degli standard di gioco ha generato un gruppo di giocatrici fortissime ma non troppo diverse le une dalle altre, con il risultato che a vincere è spesso la tennista più in forma del periodo. L’appannamento della migliore condizione coincide con il rientro della vincitrice nel gruppo; sul trono degli ultimi venti tornei del Grande Slam si sono succedute quattordici tenniste diverse! In campo maschile i nomi sono solo cinque, e tre di questi cinque ne hanno vinti diciotto!

La precedente numero uno, l’australiana Ashleigh Barty, sembrava avere tutto per imporsi, ma si è improvvisamente ritirata meno di una settimana prima dell’inizio di Miami, semplicemente per mancanza di nuovi stimoli. La nuova numero uno, la polacca Iga Swiatek, è campionessa uscente a Roma e ha già vinto a Parigi. Sarà lei la nuova tennista da copertina?

TORNEO MASCHILE

Ai quarti di finale approdano sette delle prime otto teste di serie, con il polacco Hurkacz unico “intruso”, ma pur sempre numero dodici. Il clou è il derby Nadal-Alcaraz; i due si spartiscono i primi due set con punteggi netti, ma nel terzo i colpi migliori sono del ragazzo di Murcia, che conquista meno palle break del maiorchino, ma ne trasforma di più: segno di precocissima capacità di giocare al meglio i punti decisivi, pur al cospetto del maestro in questo settore del gioco. Nadal nei momenti decisivi del terzo è sembrato affrontare non sempre nel modo migliore lo scambio, come per esempio nel matchball, quando è sceso a rete con un diritto al volo troppo corto, favorendo così uno splendido passante in corsa del chico. Nadal al termine masticava amaro, ma era pur sempre al rientro dopo la frattura da stress alle costole occorsagli a marzo a Indian Wells; nel turno precedente aveva annullato quattro matchball al belga Goffin nel tripudio di un centrale impazzito. La sua ripresa prosegue bene e in Francia sarà verosimilmente il solito, terribile babau.

Per il resto Djokovic supera agevolmente Hurkacz, Zverev si impone in due set su Auger-Aliassime e Tsitsipas mostra bagliori di grande talento contro il russo Rublev, strappando l’ultimo biglietto per le semifinali.

La prima è Djokovic-Alcaraz; incontro di altissima intensità, risulterà il match più bello della settimana e dell’intera stagione sul rosso. Nel primo set Alcaraz ottiene il break subito, ma deve cederlo poco dopo; al tie-break vince il serbo, che si lascia andare a un’esultanza che ne denuncia il nervosismo. Nel secondo il servizio viene difeso per undici game di fila, poi lo spagnolo sale 15-40 sul servizio Djokovic, e conquista la frazione con un passante di dritto in corsa che fa crollare gli spalti. Nel terzo non ci sono break fino al 6 a 6, ma il serbo deve cancellare un matchball con un servizio vincente. Il game decisivo se lo aggiudica per 7 a 5 Alcaraz, e Novak si complimenta calorosamente durante la stretta di mano.

Nella seconda semifinale la solidità di Zverev ha la meglio su uno Tsitsipas apparso a tratti sulle gambe.

La finale è stata l’unica nota stonata del torneo, nel senso che non c’è mai stata partita. Carlitos, assolutamente non pago di essere arrivato fin lì, ha giocato come una macchina; contro Zverev in un’ora di gioco non ha mai perso il servizio né concesso palle break, cedendo solo sei punti sulla sua battuta. Ha invece tolto quattro volte il servizio all’impotente tedesco, dominandolo dall’inizio alla fine e dicendogli infine adiòs con un eloquente 63 61.

TORNEO FEMMINILE

 Come detto ha vinto Ons Jabeur, ottava favorita del tabellone e migliore testa di serie dei quarti (tra i maschi Alcaraz era la numero nove, ma con sette giocatori meglio piazzati di lui; anche da queste cifre si intuisce il diverso livello dei due tornei). La tunisina non ha quindi dovuto battere nessuna giocatrice meglio classificata di lei; ha perso in tutto tre set, curiosamente in due di queste occasioni ha subito il cappotto 60.  Contro la Gracheva ha conquistato complessivamente meno punti dell’avversaria, in finale ha concluso il conto in pari, annullando un setball nella prima frazione a Jessica Pegula. Tutte dimostrazioni di intelligenza e sangue freddo. Nella settimana madrilena ha messo in mostra il suo tennis come detto elegante e ricco di soluzioni in tocco, bagaglio tecnico ormai non molto gettonato nell’epoca delle bordate vincenti da fondocampo; in particolar modo la palla corta, di cui è forse la miglior interprete in questo momento. Chapeau davvero a lei, che ha saputo raggiungere il suo successo più bello a quasi ventotto anni, e un augurio di sapersi confermare a simili livelli: il tennis femminile ne ha bisogno.

Ons Jabeur

GLI ITALIANI

 Tre le presenze azzurre. Lorenzo Sonego ha perso al primo turno in due set da Jack Draper, che ha poi fatto poca strada trovando la porta chiusa nel turno successivo con Zverev. Non è un gran periodo per il torinese, che lunedì 9 sarà già in campo nel torneo del Foro Italico per risollevare una stagione sul rosso piuttosto deludente. Lorenzo Musetti ha passato due turni di qualificazione, poi ha battuto due avversari nel tabellone principale, tra cui il temibile Sebastian Korda. Si è ritirato per un risentimento alla coscia nel match contro il finalista Zverev. Tutto normale quindi, purtroppo mentre scriviamo Il giocatore con un post su Instagram annuncia che il problema fisico lo costringerà a rinunciare a Roma.

Jannik Sinner ha superato anch’esso due turni, annullando due matchball a Tommy Paul, ma si è arreso nettamente contro il quotato Auger-Aliassime. Nulla di vergognoso per lui, ma il punteggio netto della sconfitta conferma che ancora non si è ripreso dai problemi di vesciche che lo tormentano da alcune settimane.

Tra le donne presenti Camila Giorgi e Jasmine Paolini: entrambe battute al primo turno dalle finaliste del torneo. Perlomeno non si può dire che chi le ha superate non ha fatto strada…

Per Madrid è tutto, non ci resta che accostarci al torneo italiano più importante del calendario: arrivederci a Roma da lunedì 9!

​di Danilo Gori