Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia

Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia

Le pagelle della MotoGP: il gran premio di Valencia​

Podio rosso con in testa Bagnaia davanti a Martin e l’altra Ducati ufficiale. Quarto Mir, quinto Quartararo. Decimo Valentino Rossi nella sua ultima gara.

La Ducati domina l’ultimo gran premio della stagione, anzi l’ultima metà di campionato. Dopo Aragon, Pecco e la Rossa hanno trovato un equilibrio incredibile, che è valso agli italiani titolo team e costruttori. Quartararo è avvisato, per il prossimo anno i conti vanno fatti anche con loro. Il francese dalla sua sembra aver tirato i remi in barca, dopo la conquista del titolo pare aver perso la spinta propulsiva che gli consentiva di dare il 110%, per guidarde oltre i limiti della sua Yamaha.

Mir, invece, da un paio di gare sembra essersi ringalluzzito, come se la fine dei giochi –quelli che contano- l’abbiano tolto dall’impaccio di dover difendere il titolo. Nel frattempo sul podio virtuale di fine anno c’è lui, terzo in campionato, sbagliando pochissimo ma entusiasmando, se possibile, ancora meno. L’anno prossimo le Ducati saranno otto e se la differenza con gli altri costruttori sarà questa, per loro vincere il mondiale sarà d’obbligo, perché è da anni che hanno la moto più competitiva. Il talismano che da due gare portano nei box sarà mica un segno che a Borgo Panigale sono diventati scaramantici.

Poi c’è Rossi che fa una gara a parte, l’ultima. Passa direttamente alla Q1 per la prima volta in questa stagione e sempre per la prima volta parte decimo. Finisce con un buon decimo posto la sua ultima gara in carriera portando aria di festa nel paddock, senza piangere una lacrima, sempre col sorriso. È per questo che la gente si è innamorata di lui. Finisce la storia più bella del motomondiale e già ne inizia un’altra. Via coi voti!

10 a Bagnaia: per la prima volta non vince stando davanti dal primo giro, dimostrandoci che non sono i sorpassi a intimidirlo. Al momento è il pilota con il pacchetto più completo, è evidente.

9 a Martin: nonostante i problemi di saluti avuti nella notte, fa metà gara in testa. Se pensiamo che era in dubbio la sua partecipazione al GP, possiamo dire che ha fatto qualcosa di straordinario. Si è meritato il titolo di Rookie of the year

8  a Miller: prima della metà di gara sembrava avesse mollato, come spesso gli accade, invece poi ha tenuto botta e ha regalato il podio completo a Ducati.

8 a Mir:  torna finalmente protagonista e forse per andare più forte di così con la sua moto ci si doveva stendere. Le ultime due gare della stagione, però, sono un po’ poco per il campine in carica.

6 a Quartararo: va bene, può essergli scesa la catena ma questo non è il Fabio che abbiamo visto per il resto della stagione. D’altro canto un abbassamento di tensione dopo essersi intascati il titolo è comprensibile, soprattutto quando hai per le mani una moto con cui in gara si fatica a sorpassare e i tuoi compagni di marca arrancano nelle retrovie.

6 a Zarco: dopo un inizio di stagione ottimo, si è un po’ perso e non è più stato in lotta per la vittoria. Le aspettative erano altre ma in tanti dei suoi avversari sono cresciuti durante la stagione.

7 a Bastianini: è un animale da gara, lo sta dimostrando gp dopo gp. Se l’anno prossimo riuscirà a tirare fuori il meglio dalle qualifiche sarà della partita anche lui.

10 alla carriera di Valentino Rossi: il suo weekend è stato da otto, la sua carriera inclassificabile. Venticinque anni in cui ha dato tutto a questo sport. Grazie Vale!

5 a Dovizioso: anche con tutte le scusanti del caso, non si può essere contenti per il Dovi. Speriamo che questa stagione sia stata propedeutica per l’anno prossimo.

7 a Lecuona: lo spagnolo è stato bruciato dalla fretta e la necessità di riempire un posto in MotoGP, probabilmente avrebbe avuto bisogno di restare ancora in Moto 2. Purtroppo si sta diffondendo la tendenza –a mio modo di vedere folle- di bruciare le tappe nei passaggi di classe. In questo modo non si consente ai piloti di fare il giusto percorso, rispettando i tempi necessari a una formazione adeguata. L’anno prossimo sarà in Honda in SBK ma chissà se un giorno lo rivedremo nel mondiale prototipi, la crescita quest’anno c’è stata e il destino, questa stagione ne è l’esempio lampante, può riservare delle sorprese inaspettate. Fossi stato in Razali, avrei fatto il possibile per prendere lui accanto a Dovi, lasciando a Darryn Binder il tempo di maturare e passare per la Moto 2 e a Iker quello di prendere le misure con una classe davvero tosta.

8 alla carriera per Petrucci: l’anno prossimo, in realtà tra un mese e mezzo, affronterà la Dakar, la gara motociclistica più dura al mondo. Danilo è abituato a trovarsi in situazioni difficili in moto. Il suo percorso è stato diverso da quello degli altri, passando dalle derivate di serie per poi approdare nella massima categoria, dove ha vinto due gare. Concludere una carriera con l’ultimo posto deve essere difficile, così come trovare la motivazione e le energie per fare di meglio. La partecipazione al rally è stato il saluto a Danilo dalla casa austriaca, che dopo una stagione ha deciso di puntare su piloti più giovani. Lui sì le lacrime le ha versate.

5 a Rins: è l’unico a impensierire le Ducati ma tira così tanto la corda che si spezza. Sei cadute in una stagione sono davvero tante, troppe se ci si vuole giocare qualcosa. L’ho già scritto, in termini di velocità è tra i migliori, deve capire quando è arrivato al limite. Anche se da pilota averne di più e non poter passare gli avversari deve essere frustrante, buttarsi a terra non può essere la soluzione.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara a Valencia

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara a Valencia

Il saluto a Valentino Rossi, l’ultima gara del GOAT

Una carriera da sogno con numeri da record, il passaggio di testimone a una nuova generazione di piloti. L’ultima gara della leggenda della MotoGP

Quella di Valencia è stata l’ultima gara di Valentino Rossi. Anche dai sogni più belli ci si sveglia, e come tutti i sogni anche questo è volto al termine. Un sogno durato venticinque anni, una carriera lunghissima, anzi la più lunga che ci sia mai stata. La gara di Valentino a Valencia è stata speciale, la partenza in top ten, trainato da Bagnaia, che prende il suo testimone a mani salde, pronto a scrivere i prossimi 100 metri di questa storia.

I sogni finiscono, vero, ma le notti continuano ad alternarsi ai giorni e di sogni ce ne saranno altri. Valentino anche in questo è stato fenomenale. I suoi ragazzi sono qui, da due anni in lotta per il titolo della top class e già campioni nelle classi minori, candidati protagonisti per gli anni futuri.

Rossi non è stato un riferimento solo per suoi ragazzi, i piloti della VR46 Academy, la sua lunga carriera gli ha permesso di lottare in pista con i piloti di cui è stato l’idolo indiscusso. Quartararo e Marquez sono solo due esempi -sicuramente i più iconici- dell’intera generazione cresciuta sperando un giorno di diventare come Il Dottore e che ha finito per correrci insieme e magari stargli davanti, o dietro.

Una bella coincidenza che quest’anno sia stata Yamaha a vincere il titolo, la moto con cui ha vinto al debutto nel 2004 e che ha portato a livelli altissimi, nonostante non fosse partita con i presupposti migliori in MotoGP. Una bella coincidenza che per la sua ultima gara vinca Pecco, con il suo casco in testa, quello di Philip Island 2004, quando fu incoronato campione del mondo per la sesta volta, la prima con la Yamaha, al debutto.

Le sfide di Rossi sono state belle perché combattute e sofferte, a volte su una moto meno competitiva, a volte con avversari più veloci. Lui spesso ci ha messo una pezza di carattere e di testa, sapendo mettere pressione ai suoi avversari, tirando fuori in gara quel qualcosa in più che l’ha reso la leggenda che è ora, sfiorando il titolo a diciannove anni dal debutto, rimanendo vincente per più di vent’anni e soprattutto provandoci fino alla fine.

Valentino è diventato campione ed è cresciuto, ha cresciuto una generazione di piloti a sua volta e ne crescerà altri ancora. Un ciclo è finito e un altro è già iniziato, Vale non sarà più in sella ma sentiremo parlare di lui ancora per parecchio. Il suo team in Moto 2 in collaborazione con Yamaha è stato confermato pochi giorni fa, e il suo team MotoGP il prossimo anno con uno sponsor o un altro si farà. Diciamoci la verità, la storia di Valentino nel motomondiale, se non è a malapena cominciata, è verosimilmente a metà.

Domenica a fine gara Mrs. Rossi piangeva, Uccio commosso si asciugava il moccio disperato, mentre un’orda di tifosi accorsi da tutto il mondo si struggevano in lacrime per la fine di un’era. Nel frattempo Vale, alla domanda su come si sentisse in quel momento, ha risposto dicendo che “se ogni volta che smetto ci si diverte così tanto, smetto anche l’anno prossimo!”. Per ricordarci col sorriso di Rossi, non ci servirà ricordarlo com’era nel 2009 dopo il nono titolo: Valentino domenica non è finito. Col tempo è cambiato, è mutato e attraverso una incessante metamorfosi ha saputo reinventarsi per l’ennesima volta, senza aver bisogno di cambiare mai.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.