“Volevo magia”: il ritorno dei Verdena che ci meritavamo

“Volevo magia”: il ritorno dei Verdena che ci meritavamo

“Volevo magia”: il ritorno dei Verdena che ci meritavamo

Tornano con un nuovo album i Verdena, il gruppo di Albino diventato negli anni una colonna portante per tutto l’indie italiano

Ammettiamolo: nel silenzio spesso ci si perde, si nuota tra vasche di dimenticanze, di ricordi lontani e passioni desuete. Dopo 7 anni i Verdena escono dai “ricordi lontani” dei fan e lanciano il loro nuovo album. Un album forte, dal sound ruvido che dimostra come gli anni di attesa non ne abbiano arrugginito capacità e – soprattutto – messaggi.

Si intitola “Volevo magia” il nuovo album della band che si è formata a Bergamo nel 1995 ed è stata protagonista degli anni più garage dell’indie italiano insieme a nomi come Afterhours e Marlene Kuntz e arriva sette anni dopo “Endkadenz”, il loro ultimo album di inediti.

Un ritorno da celebrare e…da ascoltare. “Non siamo diventati troppo diversi in questi sette anni“, hanno raccontato ad Agi. “Abbiamo più o meno sempre lo stesso approccio alla musica“.

Un nuovo disco quindi – che il gruppo italiano descrive come “il nostro disco più allegro da un certo punto di vista, è un disco abbastanza terreno e meno spaziale di “Endkadenz”, che era più nel cielo che nella terra” – che arriva dopo l’esplosione a livello commerciale della musica indie in Italia (i puristi bevano uno shot dopo aver letto questa frase). Sarà stato influenzato dalle tendenze? Dai vari Gazzelle, Thegiornalisti e le sonorità che hanno contraddistinto gli ultimi 7 anni?
Alby forse è quello che ha seguito di più questi cantanti – ha raccontato il gruppo nella lunga intervista rilasciata ad Agi – C’è grandissimo fermento, ma non è che ci abbia influenzato granchè. Sappiamo che c’è, che è un fenomeno seguito ed è cambiata un po’ la discografia, ma noi proviamo a fare come abbiamo sempre fatto. È comunque un mondo distante da noi“.

Un mondo distante e una “nuova epoca” che il gruppo vede come diverso, ma non per questo negativo. Dall’apprezzamento per Colapesce al fenomeno Maneskin.
Siamo contenti per loro, anche se penso che facciano una musica diversa da noi e abbiano anche un atteggiamento diverso dal nostro rispetto alla musica, però non siamo invidiosi, anzi ho anche detto che non sarebbe male fargli da supporter, in Inghilterra sono conosciuti e magari vendiamo qualche disco al merch! (e ride)”, hanno dichiarato ad Agi.

 

Per approfondire e ascoltare l’ultimo album vi lasciamo a Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=AHDHrEh7Gs4&t=4s

Le date dei Verdena:

13 NOVEMBRE TEATRO GEOX PADOVA

14 NOVEMBRE TUSCANY HALL FIRENZE

16 NOVEMBRE TEATRO DELLA CONCORDIA TORINO

22 e 23 NOVEMBRE ALCATRAZ MILANO

24 NOVEMBRE MAMAMIA SENIGALLIA (AN)

26 NOVEMBRE PALAFLORIO BARI

28 NOVEMBRE PALAPARTENOPE NAPOLI

29 e 30 NOVEMBRE ATLANTICO ROMA

 

Francesco Inverso

Quando scrissi la prima volta un box autore avevo 24 anni, nessuno sapeva che cosa volesse dire congiunto, Jon Snow era ancora un bastardo, Daenerys un bel personaggio, Antonio Cassano un fuoriclasse e Valentino Rossi un idolo. Svariati errori dopo mi trovo a 3* anni, con qualche ruga in più, qualche energia in meno, una passione per le birre artigianali in più e una libreria colma di libri letti e work in progress.
Sbagliando si impara…a sbagliare meglio.

Eurovision 2022: è qui che si nascondono i nuovi Maneskin?

Eurovision 2022: è qui che si nascondono i nuovi Maneskin?

Eurovision 2022: è qui che si nascondono i nuovi Maneskin?

Ebbene sì, mancano pochissimi giorni all’inizio della maggiore competizione musicale europea: Eurovision. Un primo ascolto alle canzoni in gara.

Grazie alla vittoria dell’ultima edizione da parte dei Måneskin, quest’ anno tocca all’ Italia ospitare l’evento, che si svolgerà all’ombra della Mole di Torino. Il capoluogo piemontese è in fermento e in parallelo alla gara che si svolgerà dal 10 al 14 maggio è stata programmata una lunga e ricca serie di eventi culturali e mondani. Inoltre, i turisti stanno affollando la città: all’aeroporto Sandro Pertini (aka Torino-Caselle) si sono registrati 55.000 sbarchi in più rispetto alla media annuale!

In tutto questo fervore ho deciso di prendermi due ore per fare un viaggio musicale intorno al mondo del 2022 e ascoltare con attenzione le 40 canzoni che parteciperanno alla gara (avrebbero dovuto essere 41, ma la Russia è stata esclusa).

E quindi, grazie a Spotify che ha dedicato una playlist all’ evento, mi sono lanciato in un rapido tour di due ore per le maggiori capitali del Vecchio Continente (e lo ammetto, a volte avrei voluto girarmi e tornare a casa!).

LE CANZONI

Come potete immaginare, avere il successo dell’anno scorso sarà complicato per chiunque vincerà dato il paragone con quello che è il più fulgido esempio di boom nell’ industria musicale degli ultimi anni: i Måneskin.
Ma comunque, cercando di non fare troppi paragoni (anche se, a me la band di Roma piace molto) ora vi parlerò delle canzoni che saranno presentate e farò anche le mie previsioni su chi si porterà a casa il massimo premio.
Per comodità procederemo in ordine alfabetico per nazione:

  • Albania: SEKRET di Ronela Hajati. Testo in parte in albanese e in parte in inglese per la nostra vicina di casa (che su Spotify vanta circa 200.000 ascolti mensili), contornato da una musica che richiama le dive Hip-Hop di oltreoceano. Niente male per la musica, ma deludente la struttura del pezzo. Le parti di testo aggressive trovano il mio gusto, ma non mi pare ci sia nulla di innovativo o che colpisce particolarmente.
  • Armenia: Snap di Rosa Linn. Dal paese che ha dato i natali ai System of a Down (statunitensi, ma di origine armena) ci si aspettava qualcosa di più incisivo, almeno per quanto riguarda la musica. Una bella canzone con un ritornello che si fa cantare per i cori “paraculi” ­– rubando una definizione alla X-Factor –, ma anche qui nulla di eclatante. Una piccola nota va però alla scelta di non caricare la canzone di elettronica, al contrario di quanto hanno scelto di fare moltissimi altri partecipanti.
  • Australia: Not the Same di Sheldon Riley. Gran bella voce e una base studiata a pennello mi fanno apprezzare questo pezzo lento, ma con un carattere incisivo. Se ci si lascia trascinare ascoltandolo con le cuffie a un buon volume escludendo il mondo esterno, ci può dare dei brividi. Occhio a Sheldon (anche se i bookmaker gli danno solamente l’1% di possibilità di vittoria).
  • Austria: Halo di Lum!x feat. Pia Maria. Qui abbiamo una formula vincente: un flow rodato (non una novità ma un classico che funziona sempre), un testo semplice e con parole che si fanno cantare facilmente, una buonissima dose di cassa dritta (di cui non sono per niente fan, ma che bisogno ammettere che funziona sempre) e un drop che fa battere le mani al pubblico. Classica canzone che si può ascoltare durante una serata o in palestra. Funziona bene ovunque.
  • Azerbaigian: Fade to Black di Nadir Rüstəmli. Eh, no dai. Canzone cantata molto bene. Una voce che merita, indubbiamente, ma proprio non ci siamo. Solita minestra riscaldata del pezzo al pianoforte. Non ci punterei molto e nemmeno la seconda parte della canzone ci fa ricredere, cadendo in una quantità di cliché importante.
  • Belgio: Miss you di Jérémie Makiese. Ok lo ammetto: a me il francese nelle canzoni piace. Avrei voluto sentire un po’ di cantato vallone sul beat proposto per la canzone. Per inciso, il pezzo è ok e dà il suo meglio nei primi 30 secondi di cantato con quella linea che ricorda molto un’atmosfera alla James, ma che poi si perde. Pezzo piacione con una buonissima nota di fondo data da una base che se ascoltata con i bassi giusti non può non piacere.
  • Bulgaria: Intention di Intelligent Music Project. La quota rock del Festival quest’ anno arriva dall’ Est Europa. Band formata nel 2012 con una produzione non a livello delle altre canzoni portate, in tutta onestà. Tolto questo mi siedo un po’ sul fatto di apprezzare particolarmente un po’ di musica suonata e me la faccio piacere ma no, non scommetterei su un loro piazzamento.
  • Cipro: Ela di Andromache. Che l’elettronica sia il fil-rouge dell’edizione mi pare evidente. Dalla piccola isola di Cipro arriva un brano che ho apprezzato ascoltare – non lo andrei a cercare, ma se capitasse alla radio alzerò il volume – con delle buone influenze dalla propria cultura con la scelta di tenere una parte di cantato in greco e dei richiami strumentali ellenici. Bravi bravi ma per me è no (purtroppo).
  • Croazia: Guilty Pleasure di Mia Dimšić. Da piccoli guardavate Hannah Montana? Il vostro idolo era Justin Bieber? Ecco, allora il pezzo vi piacerà. Una bella voce con un buon contorno musicale per valorizzarla. No, non è il mio genere, ma Mia è sicuramente un talento. Cadiamo anche qui in scelte abbastanza scontate (e no, per me il POP non è affatto un genere scontato, quindi mi annoio a sentire sempre le stesse soluzioni).
  • Danimarca: The Snow di Reddi. Gruppo musicale al femminile formatosi nel 2021 che arriva all’ Eurovision nel 2022. Invidia per la tenacia e il talento. Una partenza soft nasconde poi note più rock e taglienti che però non si spingono mai oltre il “siamo rockerz ma non rompiamo niente, giuro!”. Un assolino di chitarra e qualche colpo ben assestato alla batteria non riescono a scrollarmi di dosso la delusione per il crescendo mai sfociato in qualcosa di veramente esplosivo. Peccato, ma comunque i miei complimenti!
  • Estonia: Hope di Stefan. Non sappiamo se in Estonia lo Spaghetti Western avrà mai una base per la rinascita. Ma vi prego, se capiterà chiamate Stefan per fare le colonne sonore di TUTTI i film. Le parti tranquille della canzone sono veramente belle, l’intro e la parte prima dell’ultimo ritornello mi hanno colpito. Canzone molto divertente e con un testo interessante!
  • Finlandia: Jezebel di The Rasmus. Avete letto bene. I The Rasmus, proprio quelli di In The Shadow e che girano dagli anni ‘90: signori abbiamo la quota Boomer della gara. Si sente che negli anni il gruppo finlandese si è calmato e ha cominciato a seguire uno stile di vita morigerato, ma nonostante questo sono veramente felice di vederli tra i partecipanti.
  • Francia: Fulenn di Alvan & Ahez. Note arabeggianti che sostengono un cantato in bretone molto interessante. Attenzione che qua dopo la Gioconda ci portano via pure il primato all’ Eurovision. Base che anche nella strofa ti convince ad alzare il volume per essere ascoltata e crescendo ripagatissimo da una bella esplosione verso il finale della canzone. Bravi bravi!
  • Germania: Rockstars di Malik Harris. Quando guardiamo le selection di X-Factor, io e mio padre concordiamo sempre e sempre su una cosa: ogni anno è in aumento la quantità di cantanti (uomini o donne) che noi personalmente definiamo “palle al…”. Diciamo noiosi, ecco. Qui ne abbiamo un altro esempio. Il tedesco è una lingua super interessante nell’ arte, dalla poesia alla musica e qui è stato sostituito da uno sterile e poco interessante perfetto inglese. Sto comunque parlando di un cantante giovanissimo che ha raggiunto vette che io non toccherò mai e quindi gli faccio i miei complimenti, però che noia.
  • Georgia: Lock Me In di Circus Mircus. Pezzo su cui mi sono ricreduto. La prima volta che lo ho ascoltato ero in macchina, un po’ stanco perché di ritorno da lavoro e, come si dovrebbe, concentrato sulla guida e quindi distratto rispetto alla canzone. Questo brano va ascoltato bene perché la parte musicale è il suo forte (motivo per il quale non vincerà assolutamente). Ma è super apprezzabile e da Lock Me In sono andato a cercarmi la discografia (ancora poco fornita) dei Circus Mircus!

  • Grecia: Die Together di Amanda Geōrgiadī Tenfjord. Ma che pezzo è? Voglio conoscere chi ha fatto la base di questa canzone perché, per me, è spaziale! Poi gli effetti sulla voce – non autotune che non fa impazzire nessuno – sono veramente azzeccati e la valorizzano in pieno. Il testo è un classico delle canzoni d’amore e facciamo un su e giù fra cose più o meno ovvie, ma il cantato e la resa della base fanno dimenticare tutto questo. Super complimenti! Peccato solo che non ci sia un tocco di greco nel testo.
  • Irlanda: That’s Rich di Brooke. Terza classificata all’ edizione 2020 di The Voice in Irlanda, la cantante classe ‘99 porta un pezzo super radiofonico con un ritmo praticamente senza mai un breakdown, ma pieno di ricami elettronici. Abbiamo anche un momento Gwen Stefani in quello che potremmo definire il “bridge” del pezzo mostrando un po’ di grinta scegliendo di piazzare un effetto megafono sulla voce. Carina come canzone anche per chi, come me, non è molto nel genere.
  • Islanda: Með hækkandi sól di Systur. Sono contento di dire che ho dovuto fare copia-incolla del titolo del pezzo e cercarmi la traduzione del testo. Questo è proprio quello che vorrei dall’Eurovision, scoprire sonorità diverse e magari distanti dalle nostre. La canzone in sé non è pazzesca. Il sovrapporsi di voci non dispiace, ma la parte strumentale non ci dice nulla. Quindi bravi per l’intenzione!
  • Israele: M di Michael Ben David. La canzone del vincitore di X-Factor Israele 2022 è in gara, ma la sua presenza non è accertata a causa di uno sciopero da parte dell’ente che si occupa di organizzare la delegazione. Non ci resta che ascoltare questa canzone scontata e senza troppo da dire su Spotify, insomma. Forse si capisce che non mi è proprio piaciuta?
  • Italia: Brividi di Mahmood & Blanco. Oh, arriviamo ai rappresentanti di casa nostra (che vi ricordo non potrete votare a causa della modalità di voto che non permette a nessuna giuria di votare per i rappresentanti del proprio paese). Dovete sapere che io, segretamente, apprezzo Mahmood. Non come cantante eh, come produttore, ma devo dire che sono contento che sia dove si trova, una carriera iniziata da lontano e arrivata fin qui insieme a Blanco che, per me – nonostante sia lontanissimo dai miei gusti – è l’ emblema positivo della sua generazione musicale. I ragazzi parlano di uno dei capisaldi di Sanremo: l’amore. Nel mondo d’altronde la canzone italiana è famosa anche per questo argomento e loro lo hanno tradotto nella lingua di chi oggi vive il presente e non di chi rimane nel passato definendo questo genere come “non-musica” perché lo sente lontano dai propri standard ormai superati. Bravi, facciamo che vincete voi così facciamo doppietta? Grazie!
  • Lettonia: Eat Your Salad di Citi Zēni. Non pensavo fosse possibile comporre un testo a metà fra il socialmente utile e l’imbarazzante, ma Citi Zēni ci è riuscito. Per quanto io concordi pienamente con il messaggio green della canzone non apprezzo particolarmente la stessa. Poi quei venti secondi secchi di “nananana” per riempire il tempo necessario per arrivare ai tre minuti mi lasciano veramente perplesso.
  • Lituania: Sentimentai di Monika Liu. Monika è in attività dal 2015 e la sua esperienza si fa sentire in questo brano che nasconde un ritmo Diexieland riportato ai giorni nostri. Una scelta di cultura che io ho apprezzato. Poi il testo in lituano le fa guadagnare molti punti nella mia personale classifica.
  • Macedonia del Nord: Circles di Andrea. Questa artista è un osso duro. Io lo dico. Le carte in regola per portarsi a casa la giuria professionista ci sono tutte: buonissima voce ma senza mai esagerare in tecnicismi solo per eccedere in esercizi di stile e una musica che ti porta a muoverti anche se, come me, sei un pezzo di cemento che non si smuove manco ai concerti dei Subsonica (che amo, per inciso).
  • Malta: I Am What I Am di Emma Muscat. Cambio di canzone in corsa per la cantante maltese. Dopo aver vinto con Out of Sight le selezioni nazionali si presenta con un altro brano. Quasi 600.000 ascolti mensili su Spotify per quella che è una cantante che si avvicina tantissimo al concetto di Teen-Idol. Insomma, abbiamo una delle Big in gara. Ma secondo me la critica non verterà dalla sua parte, per quanto la parte vocale del pezzo sia molto bella non è nulla di particolare.

 

  • Moldavia: Trenulețul di Zdob și Zdub & Frații Advahov. Non so se saranno nemmeno presi in considerazione per la vittoria, ma è la rappresentanza più genuina rispetto alla cultura popolare della propria nazione presente in gara! Poi la citazione ai Ramones è una chicca, Votate per loro!
  • Montenegro: Breathe di Vladana. Un testo che parla diversamente a ogni persona che lo ascolta o lo legge. Io ci ho trovato una critica allo stile di vita iper consumistico e tossico per l’ambiente che conduciamo, ma credo si possa applicare a qualsiasi campo ci tocchi da vicino. Insomma, un bel catch-all che però purtroppo non è supportato da scelte musicali interessanti (a parte una bellissima voce) e che quindi lascia un po’ così, a metà.
  • Norvegia: Give That Wolf a Banana di Subwoolfer. Nome quantomeno interessante per questo pezzo. Il duo dalla Norvegia si presenta con un tappeto di chitarra acustica che ti fa sperare in bene fino al drop della base elettronica che sfocia in una scontatezza infinita. Peccato, il mix di sound acustico ed elettronico se ben gestito è uno dei pool di suoni più interessanti che si possano trovare a parer mio. Non è questo il caso, ma la canzone si fa ascoltare. No, non ci punterei per la vittoria comunque. Certo, l’idea di riprendere Cappuccetto Rosso nella canzone non è male.
  • Paesi Bassi: De diepte di S10. Onestamente pensavo che l’olandese non fosse una lingua musicale. S10 mi ha fatto cambiare idea. Qui troviamo un bel mix fra base elettronica e ferro delle corde della chitarra acustica che alternano e si mischiano ad hoc. A prendere esempio da qui non si farebbe affatto male. D’altronde se su Spotify l’artista Abbekerk si trova più di un milione e mezzo di ascolti mensili un motivo ci sarà (ah, e il suo primo contratto discografico lo ha firmato a 17 anni, scusa).
  • Polonia: River di Ochman. L’ho ascoltata, due volte. Non ricordavo di averlo fatto. Credo non ci siano molti altri commenti da fare per quella che è una buona canzone in una competizione dove il “buona” non basta per farsi notare purtroppo.
  • Portogallo: Saudade, saudade di Maro. Se fossimo al ristorante questo piatto sarebbe quello che dal nome ti ispira un casino, ti fa fare dei viaggi mentali pazzeschi, ma poi quando arriva al tavolo ti fa capire che forse de “la follia dello Chef” è meglio non fidarsi. Tantissime aspettative per una canzone che dice di essere in portoghese, ma poi lo accenna giusto per far capire che si arriva da lì. Niente di particolare, forse cambierei anche stazione se lo sentissi per caso in auto. Gli altri pezzi di Maro sono TUTTI meglio. Pazzesco.
  • Regno Unito: SPACE MAN di Sam Ryder. Siamo arrivati alla TikTok star del festival (ah, a proposito, proprio TikTok sarà il social partner ufficiale del festival) e la cosa divertente è che potrebbe portarsi tranquillamente anche a casa il premio della critica perché la base che sembra di una canzoncina super easy in realtà ha un livello di complessità che si fa apprezzare ad ogni ascolto sempre di più. E poi la voce di Sam ha veramente un peso importantissimo nel panorama del festival. Assolutamente non scontato e con dei picchi tecnici importanti che lo valorizzano nelle scelte stilistiche!
  • Repubblica Ceca: Lights Off di We Are Domi. Canzone elettro-pop secondo definizione, perfetta per essere inserita nei canoni del genere ma un po’ monotona. La voce è ottimamente mixata con un tappeto di synth e bassi studiati molto bene. Loro sono quegli studenti un po’ troppo bravi per passare inosservati ma un po’ più giù dei geni, insomma, citando i Negramaro azzardo un “in bilicooooooooooooo”. Ma un posticino verso il top della classifica io glielo riservo, tipo il settimo.
  • Romania: Llámame di WRS. Se non avessi letto che WRS rappresentava la Romania sarei stato convinto fosse il rappresentante iberico (a prescindere dal fatto che ammetto di non aver avuto idea della sua esistenza prima di scrivere questo pezzo). La scelta di cantare in una lingua che non sia inglese la apprezzo molto, lo avrete capito. Però forse il rumeno sopra lo spagnolo mi avrebbe fatto più simpatia, ma chi sono io per giudicare! Ah, il pezzo in sé lo lascerei dov’è e non credo si porterà a casa più di un piazzamento a metà classifica.
  • San Marino: Stripper di Achille Lauro. Sì, noi siamo l’ unica nazione ad avere due rappre… ah no? Va beh ma allora è perché l’anno scorso abbiamo vinto… ah no? Ah no, San Marino. Capito. Lauro che al Festival di Sanremo non ce l’aveva fatta a piazzarsi davanti al dinamico duo M&B si è rilanciato sul palco di Una voce per San Marino e lo ha vinto. Porterà un pezzo che a confronto di Domenica non è nulla, ma gli auguriamo il meglio nella manifestazione.
  • Serbia: In Corpore Sano di Konstrakta. Ma come mi piacciono le strofe della canzone serba! Purtroppo il ritornello non regge il confronto a parere mio, ma devo dire che ho apprezzato le linee vocali e gli appoggi ritmici sulla base elettronica.
  • Slovenia: Disko di LPS. Ehi ma siamo arrivati negli anni 80? Una canzone “suonata” alla vecchia maniera e senza basi con addirittura dei fiati! Che salto indietro nel tempo. Bel groove col basso che porta avanti insieme alla batteria una notevole parte ritmica. È proprio una canzone d’altri tempi però. Non conosco la scena pop slovena, ma se veramente fosse tutta così rimarrei quanto meno sorpreso.
  • Spagna: SloMo di Chanel. Già dal nome si capisce: qua abbiamo a che fare con una rapper. La base è di una cattiveria paragonabile a poche altre in questo Eurovision, il testo in spagnolo poi crea un mix che vedrei benissimo in uno dei vecchi film a base di motori e rapine in stile Fast&Furious prima che le auto volassero. Proprio quello stile da festa un filino Raggaeton che ci dà il permesso di dire “ma che è sta roba?!” mentre senza farci vedere muoviamo il piedino a ritmo. La vedo nei primi tre classificati!
  • Svezia: Hold Me Closer di Cornelia Jakobs. Dalla terra degli ABBA non poteva che arrivare una delle cantanti più quotate per portarsi a casa la vittoria finale. Con oltre dieci anni di carriera nel mercato musicale alle spalle e dall’alto del suo quasi milione e mezzo di ascolti mensili su Spotify, Cornelia si mette in prima fila per la gara e, a mio avviso, fa pure bene! Pezzo veramente bello, non scontato ma con delle linee che lo rendono apprezzabile da quello che per me sarà un gran numero di persone.
  • Svizzera: Boys Do Cry di Marius Bea. Da oltre le alpi arriva Marius. Fa il verso ai The Cure col titolo della canzone ma i paragoni non possono che finire lì. Il pezzo è romantico e se gli si adattasse un pochino il testo sarebbe il perfetto pezzo per le vacanze di Natale sotto la neve. Insomma, siamo fuori stagione ma la canzone potrebbe dire la sua. Quella batteria jazzeggiante però proprio fa troppo natale Marius!
  • Ucraina: Stefania di Kalush Orchestra. Un po’ il rap’n’roll made in Ucraina ecco. Gli stra-favoriti per la vittoria finale dell’evento secondo i bookmakers dato il presupposto appoggio “umanitario” che si troveranno da parte della giuria popolare. La canzone è difficile da digerire e non credo che verrà premiata dalla giuria professionale. io non scommetterei comunque su di loro per il podio, ecco.

 

Ascoltare tutti i brani non è stato semplice e alcuni, in tutta onestà, suonano un po’ scontati. Altri invece sono, secondo me, pazzeschi!

MA CHI SONO I FAVORITI?

Trattandosi di una gara, ovviamente ci sono dei favoriti e degli sfavoriti per la vittoria finale.
La Kalush Orchestra (UA) sembra essere una scommessa sicura se volessimo puntare su qualcuno per il primo posto. Spinti avanti dal vento umanitario che potrebbe guidare la giuria popolare, i bookmaker li danno come vincitori al 42%, distanziando i secondi in questa particolare classifica di quasi trenta punti percentuali. Mahmood e Blanco(IT) portano avanti il tricolore e vengono visti come papabili vincitori ­– e in effetti la loro canzone anche a mio parere è una delle migliori. Chiude il podio dei possibili vincitori secondo le quotazioni la rappresentante svedese: Cornelia Jakobs.

La mia personale classifica è diversa e vede al primo posto Die Together di Amanda Geōrgiadī Tenfjord, al secondo SPACE MAN di Sam Ryder per poi chiudersi con Mahmood e Blanco (ma spero di sbagliarmi e vedere i nostri beniamini sul gradino più alto!).

Voi chi pensate sia il favorito alla vittoria?

di Flavio Pisani

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Il Festival e il linguaggio delle canzoni come critica alla divisione sociale

“[…]Che in questo giorno tu m’hai ricordata
Ma se l’amore nostro s’è perduto
Perché vuoi tormentare il nostro cuor?[…]”

Il miglior modo di esprimere il festival di Sanremo. Quella scritta qui sopra è parte della seconda strofa di Grazie dei Fior, brano vincitore, nel 1951 della prima edizione, cantato da Nilla Pizzi.

Dal 1951 ad oggi in Italia il linguaggio musicale si è evoluto, nonostante gli estremi sforzi da parte della direzione artistica per nascondere la cosa. Siamo passati da Nilla Pizzi ai Måneskin attraverso anni di Anna Oxa e Iva Zanicchi (passando anche da parentesi di cui tutti avrebbero voluto fare a meno, anche gli stessi organizzatori della gara: un saluto ai Jalisse).

Il linguaggio musicale italiano si sta evolvendo, ma questa cosa, passa dal Festival di Sanremo?

Siamo positivi, nell’ accezione più covid-free possibile, e diciamo di sì.

A tutti noi piace fare i radical-chic quando parliamo del palco più famoso della Liguria, ma oggettivamente ogni anno si riflette nei testi delle canzoni (e spesso nelle immagini che danno gli artisti di sé) uno specchio del nostro paese che, volenti o nolenti, guardiamo e, col nostro guardare, confermiamo. È per logica quindi che possiamo affiancare all’evoluzione del linguaggio musicale quello “normale”, di tutti i giorni, quello sociale, insomma.

Bene, allora, come mai con i testi, gli ospiti, i direttori artististici con le loro dichiarazioni, le vallette e i fiori però arrivano anche, sempre, le polemiche sui testi delle canzoni?

Quest’ anno uno dei più chiacchierati è quello di Achille Lauro con la sua Domenica. Ne riporto un piccolo estratto.

“[…] Città peccaminose / Donne pericolose /
L’amore è un’overdose / 150 dosi
Oh sì, sì / Fan**** è Rollin’ Stone […]
[…] Ah ah ah / Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno / Oh […]”

Se i testi sono sottoposti a una commissione che prima di accettarli si fa garante della loro qualità ed idoneità ai parametri imposti dal Festival (censura?! .ndr) come ci ritroviamo poi, ciclicamente a scontrarci con i pensieri/ le emozioni espresse dai cantanti e dai loro autori?

Questa esperienza è indubbiamente ogni anno la più elettrizzante di Sanremo: vedere le polemiche di chi è affezionato al “vecchio ordinamento” della musica italiana legata al linguaggio aulico vs. il “nuovo che avanza” e a sua volta tenta di lasciare un segno nella cultura.

Le parole scritte nel testo di Domenica sono solamente un esempio e non le prendo per essere stigmatizzate o elogiate all’ infinito. Non per paragonare a livello di poetica Achille Lauro e Lucio Dalla (che comunque nel 1971 fu colpito dalla scure della censura proprio del Festival per il testo di “4/3/1943”), ma credo sia una grande espressione di come noi a livello di popolazione italiana siamo attualmente spaccati a metà a livello culturale e sociale fra chi vorrebbe rimanere legato alle tradizioni e non avanzare, in onore di un fastoso passato e chi ormai si sente distante dai binari culturali tracciati da altri, e chi invece vorrebbe far sentire la propria voce anche attraverso la musica e il suo linguaggio.

Gli ultimi anni, fra pandemia, lockdown, desensibilizzazione da parte dei media per il rapporto con il lutto, hanno aumentato il divario e accorciato i tempi per un sano, normale e comprovato passaggio di consegne fra il vecchio e il nuovo, è indubbio. E la selezione degli artisti presenti al Festival di Sanremo 2022 sembra proprio espressione di questa frattura che porta due emisferi a scontrarsi e va seguito con particolare attenzione per veder scontrare due modi di vivere ed intendere la cultura – musicale, ma in realtà sociale – del nostro paese.

 

Quest’anno seguirai anche tu il Festival di Sanremo? Allora ripassa qui.​