La moto: una storia lunga 154 anni

La moto: una storia lunga 154 anni

La moto: una storia lunga 152 anni

152 anni fa, in Francia, viene brevettata per la prima volta un veicolo a motore a due ruote. Era il 16 marzo 1869 e il suo inventore, Louis-Guillaume Perreaux, un giovane e brillante ingegnere francese, dà alla luce il suo Vélocipede à Grande Vitesse.

Vélocipede à Grande Vitesse

152 anni fa, in Francia, viene brevettata per la prima volta un veicolo a motore a due ruote. Era il 16 marzo 1869 e il suo inventore, Louis-Guillaume Perreaux, un giovane e brillante ingegnere francese, dà alla luce il suo Vélocipede à Grande Vitesse.

Il primo prototipo di motociclo ha poco a che fare con i veicoli che oggi indichiamo con questo nome e, probabilmente, la sua vista ci lascerebbe abbastanza perplessi. Aveva due ruote e un manubrio, questo sì, e anche la sella era presente ma le similitudini non vanno molto oltre. Il motore a scoppio era stato inventato da pochi anni e gli ci sarebbero voluti ancora 16 anni prima di fare la sua apparizione su un veicolo a due ruote: la propulsione era affidata quindi a un motore monocilindrico a vapore. Le parti strutturali della ciclistica come telaio e cerchi erano rudimentali e molto probabilmente in legno. Le ruote erano prive di pneumatici che sarebbero stati perfezionati solo 19 anni dopo da un certo John Boyd Dunlop.

L’evoluzione

Con l’avvento del futurismo agli inizi del novecento il mito della velocità si lega indissolubilmente a questi mezzi a motore, che entrano nell’immaginario comune come emblema dell’incessante  sviluppo tecnologico che contraddistinguerà i tempi a venire. La moto diventa il simbolo per eccellenza della fusione tra uomo e macchina, estensione corporale di un essere umano proiettato verso l’uso sempre più profondo e intimo della tecnologia. Nonostante questo i motocicli erano ancora visti, ma soprattutto utilizzati, come mezzi prettamente utilitari, impiegati per recarsi a lavoro e svolgere le commissioni quotidiane. Fino alla metà del secolo scorso la maggior parte dei produttori risiedeva nel vecchio continente: Italia e Germania erano tra i paesi più importanti in questa attività.

Negli anni sessanta nelle famiglie occidentali si fa largo una nuova protagonista: l’automobile. Per ragioni strutturali (protezione e capacità di carico) unite all’aumentata disponibilità economica del ceto medio questo veicolo diventa il nuovo mezzo adibito alla mobilità popolare. È in questo momento che la moto subisce la trasformazione che la conduce a indossare le vesti che porta oggi. Sono le industrie giapponesi a rivelarsi  in grado di dare un nuovo volto e un nuovo modello produttivo al mondo delle due ruote. Da un lato reinventano la motocicletta come oggetto dall’animo sportivo e legato allo svago e ai viaggi; dall’altro lato alzano notevolmente l’asticella per quanto riguarda la qualità del prodotto finale attraverso lo sviluppo di economie di scala, soluzioni ingegneristiche innovative e reti di assistenza.

La moto oggi

A 152 anni dalla loro nascita i motocicli sono diventati degli oggetti estremamente complessi e sofisticati, interessati da un lungo processo di “elettronificazione” che negli ultimi anni sta avendo un’accelerazione esponenziale. Questo processo, iniziato con i primi modelli a iniezione elettronica, sarà parte integrante della naturale evoluzione di questi oggetti; centraline avanzatissime elaborano i dati trasmessi da piattaforme inerziali e sensori pronti a registrare ogni parametro immaginabile rendendo questi veicoli sempre più efficienti e sicuri. Velocità, accelerazione, inclinazione e pressione degli pneumatici sono solo alcuni dei moltissimi dati a disposizione delle motociclette oggi.

Il futuro della moto sarà legato all’AI (intelligenza artificiale) e l’IoT (internet of things). La parola d’ordine sarà automazione e se per questo settore, per ora, non sembra possibile una sostituzione dell’uomo alla guida, proprio a causa del sopra citato valore emotivo che il suo utilizzo detiene, la capacità di elaborare e scambiare dati con la rete e altri veicoli saranno invece fondamentali. Varie dimostrazioni sono già sotto gli occhi di tutti, dal cruise control adattivo sviluppato da Ducati per la prima moto dotata di radar lanciata nel 2021, alla Halo Bike di Damon: una moto dotata di AI capace di ridurre il rischio di incidenti eseguendo un’elaborazione continua dei dati raccolti dal motoveicolo stesso e dagli altri veicoli presenti in rete.

Questi progetti, oggi considerati rivoluzionari, ci fanno solo immaginare quali siano i progressi che potranno essere fatti in questo ambito ma è ben chiara, invece, la strada fatta a partire da quel mezzo a vapore e senza gomme costruito oltre un secolo e mezzo fa.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Le pagelle della MotoGP a Jerez

Le pagelle della MotoGP a Jerez

Le pagelle della MotoGP a Jerez

Pecco da 10 e lode a Jerez, davanti a Quartararo e Aleix. Ai piedi del podio Marc che torna a fare uno dei suoi salvataggi.

La gara

Le pagelle della MotoGP a Jerez. Gara abbastanza noiosa con i primi due che tirano da matti ma senza sorpassarsi mai e l’unica vera battaglia è quella dei 3 in lotta per il podio, con Aleix che la spunta, su Marquez e Miller. Aleix sta veramente dimostrando una grande consistenza quest’anno, confermando il grande salto di qualità fatto da lui e dalla moto. Espargarò ha aspettato il passo falso dei due, per poi staccarli quel tanto che basta per assicurarsi il bronzo.

Lo show

Marc, nonostante un quarto posto non certo esaltante in condizioni normali, è stato l’unico a incollarci davanti allo schermo con uno dei suoi salvataggi alla curva 13 prima, e il passaggio su Jack in un punto, la curva 5, impensabile per tutti, che l’ha costretto a chiudere la curva lasciando una virgola nera lunga parecchi metri sull’asfalto. Diciamocelo, gira che rigira lo spettacolo lo fa lui. Davanti, sì, è vero, hanno impresso un ritmo da paura, ma ci hanno fatto sperare, tra vari tira e molla, in una bagarre mai consumata, senza neanche un vero tentativo di sorpasso.

Le condizioni a Jerez

Vero è che le condizioni a Jerez sono state particolari, praticamente tutti i piloti hanno accusato dei problemi di surriscaldamento dell’anteriore, a causa delle direzione verso cui si stanno evolvendo le moto (con un gran carico sull’anteriore che surriscalda il pneumatico, com ovvie conseguenze sulla pressione) e le temperature alte registrate nel pomeriggio. Dalle dichiarazioni dei piloti è emerso, che il problema si accentuava esponenzialmente, quando si era all’inseguimento di qualcuno. Questo ha causato la cristallizzazione delle posizioni (come si vede dal lap chart ci sono stati pochissimi sorpassi, soprattutto nelle posizioni che contano) , portando alla gara che abbiamo visto domenica.

E gli azzurri?

In Suzuki da un paio di gare si fatica. Entrambi i piloti hanno accusato particolarmente il problema di cui sopra, soprattutto Mir, che comunque si è portato a casa un 6° posto, che non è da buttare. Alex invece, è stato protagonista di un weekend da dimenticare, senza riuscire a sfruttare il suo pacchetto durante tutte le sessioni pomeridiane.

Martin VS Bastianini

La stagione di Jorge è tutt’altro che partita col piede giusto, domenica è caduto durante il primo giro, è ripartito ma ha chiuso ultimo. Enea, invece sta dimostrando una certa consistenza, a differenza di Martin cade poco, anche se quest’anno o ha vinto o è finito lontano dal podio. Stiamo parlando comunque di due piloti all’inizio della propria seconda stagione in MotoGP. Sulla carta JM è il classico talento, veloce sul giro secco che però butta via troppo, mentre Enea è un animale – una bestia, pardon – da gara, gentile con le gomme e capace di esaltarsi nella mischia.

Le delusioni: Morbido

Nei primi sei GP, che cominciano a non essere più così pochi, ci sono piloti da cui ci si aspettava decisamente di più. In primis Morbidelli: il franco in grado di giocarsi il mondiale, seppur pazzo, del 2020, sembra sparito. Io non penso che lui sia impazzito di colpo, mi sembra più plausibile, invece, che la situazione nel box Yamaha, da cui non è stato trattato nel migliore dei modi, vedendosi affidata una moto decrepita prima e cambiato il capotecnico in corsa dopo, gli abbia tolto quella fiducia di cui aveva bisogno per esprimere le sue potenzialità. Se a tutto ciò aggiungiamo un infortunio lungo da gestire, non stupisce che la sua situazione sia l’attuale.

Le delusioni – parte 2: Dovi vai?

Ve lo ricordate il programma pre-gp trasmesso in Italia, quando Andrea era al suo massimo? É la stessa domanda che vorremmo porre noi al Dovi. Un rientro così faticoso non ce lo aspettavamo. Di sicuro cambiare genere di moto alla sua età non è facile ma vederlo faticare nelle retrovie non era la fine che speravamo di vedergli fare. Chissà se a vedere l’Aprilia con Aleix gli fa mordere le mani. Via coi voti!

10 e lode a Bagnaia: pole, giro veloce e vittoria. Pecco segna il grande slam a Jerez. Aggiungiamoci una spalla malandata ed ecco che l’impresa acquista ancora più valore. Già a Portimao aveva fatto una grande gara, speriamo che continui così. Il peggio è passato.

10 a Quartararo: ha avuto un passo identico al primo e gli è finito a due decimi abbondanti. In condizioni normali si sarebbe meritato un 9 per la mancanza di tentativi di sorpasso, ma a Jerez tutti i piloti hanno sottolineato come fosse difficile guadagnare posizioni. Gara tirata.

9 a A. Espargaro: ne aveva di più dei due davanti , ma a conferma di quel che si è appena detto, finché non hanno fatto un errore era quasi impossibile passarli. Un inizio stagione col botto.

8 a Marquez: l’unico che ci ha fatto divertire in gara. Torna a fare i suoi salvataggi e il sorpasso su Miller alla 5 con la traiettoria chiusa di gas e virgolone nero, hanno valso da soli il prezzo del biglietto. La strada per essere al 100% non è corta, ma lui non perde mai il vizio.

7 a Miller: primo del terzetto per tutta la gara, alla fine l’ha chiuso. Sicuramente l’essere dato per spacciato da inizio stagione non aiuta. Una gara comunque positiva con “lo stress” – così l’ha definito lui stesso – di avere Marc dietro per 22 giri.

6 a Mir: fatica con l’anteriore e non si avvicina nemmeno al gruppo davanti a lui. Gli manca sempre il guizzo.

7 a Nakagami: jerez gli è sempre piaciuta molto, anche lui ha già un carico pendente sul collo e il fatto di essere conscio che sarà l’ultima stagione in motogp può fare due cose: demoralizzarlo totalmente, o sbloccarlo per la mancanza di pressione.

Leggi anche le pagelle di Portimao

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

MotoGP 2022: le pagelle di Austin

MotoGP 2022: le pagelle di Austin

MotoGP 2022: le pagelle di Austin

Il trionfo di Bastiani e la rimonta di Marquez. Rins ritrovato e Bagnaia perduto. Yamaha? Spera nell’Europa.

Le pagelle della MotoGP ad Austin. Bastianini firma la sua doppietta, controfirmata da Pernat, il suo manager, che in America vede vincere anche Arbolino, in Moto2. Enea ci ha abituati a finali col botto, dolce con le gomme e spietato con gli avversari. Amministra la gara, gestendo pneumatici ed energie, finché Rins non lo pungola, per poi scappare e prendersi la vittoria. Gli sarà anche sfuggito il titolo di rookie dell’anno la scorsa stagione, ma ora la musica è cambiata.

Il sorvegliato speciale qui però era un altro, Marc Marquez, in rientro dall’ennesimo infortunio. Scattato dalla 9° posizione, ha avuto un problema in partenza che lo ha costretto a ricostruire la gara, ripartendo dall’ultima posizione. Da lì è iniziata una rimonta incredibile, che ci ha riportato a Jerez 2020, per fortuna, con un altro epilogo. Un sorpasso dietro l’altro fino al raggiungimento della 6° posizione, davanti a Quartararo. Il francese non ha brillato e risente dello svantaggio motoristico di Yamaha a cui non riesce a mettere una pezza come l’anno scorso, mentre tutti i compagni di marca occupano il fondo della classifica.

Prima di domenica a vincere ad Austin in MotoGP erano stati solo il 93 e Rins. Alex su questa pista è sempre andato forte e nel 2019 fu lui a raccogliere il regalo di Marc, caduto mentre era in testa con un largo distacco. Il circuito delle Americhe, conosciuto anche come “Marquez park” era ormai considerato inespugnabile, solo negli ultimi due anni a qualcuno è venuto il dubbio, che a ricevere il premio sul gradino più alto del podio potesse essere qualcun altro qui. Il pilota Suzuki ha fatto un’ottima gara e sembra sulla via per ritrovare il feeling perso l’anno scorso con la moto di Hamamatsu.

Un brutto rimbalzo, indietro, l’ha fatto Aleix Espargarò, dopo la vittoria in Argentina su questo circuito ha perso la bussola finendo appaiato a Viñales. Male anche KTM che vede in Binder il suo primo pilota al traguardo in 12° posizione. Una singolarità sta nel fatto che le case Giapponesi non hanno ancora vinto niente nelle prime 4 gare, dominate dai costruttori europei. Dalla prossima gara in Portogallo  (ecco il calendario della stagione) inizia la tournée nel vecchio continente, dove tutti -quelli che non hanno ancora vinto- sperano cambi aria. Via coi voti!

10 a Bastianini: gara perfetta, fotocopia di quella in Qatar. Sa risparmiare, non si risparmia e non risparmia nessuno!

9 a Rins: tira fuori una bella gara e finisce costantemente davanti al compagno di squadra. 

6 a Miller: un podio è sempre un gran risultato, però è stato in testa fino a 5 giri dalla fine. Mi sembra un po’ il vecchio Miller, esplosivo nei primi giri e in difesa nel finale di gara.

6 a Mir: ha una gran costanza, non finisce mai veramente dietro, ma non esalta praticamente mai.

6 a Bagnaia: è un  6 di incoraggiamento, le aspettative dall’anno scorso erano altre. C’è da lavorare.

 

9 a Marquez: è nato con la camicia, ma qualcuno deve avergliela rubata. Deve aver fatto saltare qualche clausola e il patto col Diavolo è saltato. Dopo tutte le rogne anche un problema con l’elettronica. Marc ci ha messo una pezza e ha fatto una gara in recupero di quelle che solo lui sa fare.

7 a Quartararo: l’M1 non la tiene a galla più nemmeno lui. I compagni affondano nelle retrovie, lui perde un duello con un Marquez non al meglio di sé e già in crollo fisico. É uno di quelli che aspetta i venti europei.

5 a Martin: partito dalla pole ha fatto la gara del gambero. Il confronto fatto spesso con Enea ora pende dall’altra parte.

6 a Viñales: meglio del solito, prima Aprilia, è suo il terzo giro veloce in gara e aveva un buon passo. Partire dietro non lo ha aiutato.

5 ad Aleix Espargaro: dopo la vittoria qualcosa in più era tra le aspettative.

4 a Pol Espargaro: vero, questo circuito è casa di Marc, ma finirgli a 11 secondi dopo che è partito ultimo non deve far bene al morale.

4 a Dovi e Morbido: in lotta per la zona punti. Situazione grigia.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

MotoGP 2022: le pagelle di Termas de Rìo Hondo

MotoGP 2022: le pagelle di Termas de Rìo Hondo

MotoGP 2022: le pagelle di Termas de Rìo Hondo

Aleix porta l’Aprilia sul gradino più alto del podio, a cantare la Marcha Real con lui Martin e Rins.

La prima di Aleix la prima di Aprilia

Le pagelle della MotoGP a Termas de Rìo Hondo. Aleix e Aprilia se la meritano questa vittoria. Lo spagnolo insegue da anni il traguardo più ambito e si è legato alla casa di Noale, quando il progetto era acerbo e la strada da fare ancora molta. L’anno scorso lo stesso pilota ha regalato il primo podio alla moto veneta e domenica, dopo la pole e aver dimostrato per tutto il -corto- weekend di avere il passo per vincere, si è preso questa enorme soddisfazione.

Weekend corto, sì, perché Dorna ha avuto dei problemi con i cargo che trasportano le moto, alcune delle quali non sono arrivate prima di venerdì notte, costringendo i meccanici a fare le ore piccole. Ezpeleta ha parlato di problemi legati al conflitto russo-ucraino; qualcun altro ha ipotizzato scarsa organizzazione da parte dell’organizzatore, o meglio, un tentativo, andato male, di contenere i costi con tempistiche tirate e che non lasciavano spazio a inconvenienti. Solo che qualche inconveniente c’è stato. La verità non la sapremo mai, sicuramente non è stata una bella figura, ma è anche un caso isolato.

Chi non è sembrato contento, invece, è stato Pol fratello di Aleix, caduto mentre era in quarta posizione, e visibilmente triste davanti alle telecamere. Lui ha avuto un matrimonio per certi versi simile a quello del fratello con KTM, durato meno e mai consumato. Dopo averle regalato il primo podio, ha visto l’arancione vincere con Binder, senza mai riuscire ad eguagliare l’impresa. Il più giovane degli Espargarò’s ha sentito il profumo della medaglia d’oro anche in Qatar qualche settimana fa, costretto poi a cedere il passo a un rampante Bastianini, su Ducati, e a Binder, sulla stessa austriaca. Sono sicuro che sia contento per la vittoria del fratello, ma anche che il confronto in famiglia sia sempre un po’ spinoso.

Un po’ di numeri

Aleix vince la sua prima gara in MotoGP dopo 283 partenze nel motomondiale, la 200 in classe regina. Sul podio nelle prime tre gare sono saliti 9 piloti diversi e tutte e sei le case. A vincere i primi 3 gran premi del 2022 sono state le 3 case europee. In questa categoria l’egemonia giapponese è sempre stata inscalfibile e a puntare su una tripletta del vecchio continente, diciamocelo, sarebbero stati in pochi. Le case europee non hanno i budget, e in alcuni casi l’esperienza, dei colleghi nipponici, ma possono vantare un dinamismo e un’aggressività che per tradizione non appartiene agli asiatici. Brava Aprilia, brava KTM e brava Ducati. Sono 3 case fortemente orientate alle competizioni e che in produzione mettono modelli dotati di un gran carattere, è bello che corrano ai vertici

Già nel 2016 avevamo assistito a un mondiale con un gran numero di vincitori 9 per l’esattezza, nel 2017 i contendenti alla vittoria erano principalmente Marc e Dovi ma in altri 3 riuscirono ad aggiudicarsi una gara. Nel 2018 e nel 2019 furono ancora in 5 ad aggiudicarsi un gran premio, nonostante Marquez lasciò le briciole agli altri, non arrivando mai sotto il traguardo oltre la seconda posizione. Così si è arrivati alle ultime tre stagioni, in cui il numero di contendenti per la vittoria si è allargato ancora. La realtà è che da un lato manca il mattatore e il livello dei concorrenti, e del mondiale, è (alla Bernardelle) plafonato. Dall’altro il livello delle moto non è mai stato così simile e quello dei piloti così alto, dopo l’argentina tutte le moto hanno vinto almeno un GP negli ultimi tre anni, e 14 piloti su 24 hanno almeno un mondiale nel taschino. Sulla carta la stagione dovrebbe essere entusiasmante, eppure se non c’è un dominatore o un numero ristretto di potenziali vincitori e contendenti al titolo, la sensazione è che nessuno sia realmente in grado di fare la differenza e che il valore dei contendenti non sia così elevato.

Diamo tempo al tempo, di gare se ne sono corse solo 3, i favoriti non sono ancora riusciti a emergere ed è ancora presto per fare pronostici. Questo vuol dire che probabilmente ci saranno molti vincitori durante la stagione, ma finchè non si arriva in Europa, non si avrà una reale dimostrazione dei valori in campo. É presto per fare pronostici e coniderazioni troppo approfondite. Campionato matto? Di questo siamo già sicuri. Via coi voti!

10 ad Aleix: un risultato che vale una carriera e 7 anni di legame con una moto ripartita da zero. Quando ha passato Jorge si vedeva che non riusciva a guidare fluido come durante l’inseguimento, ma ha tenuto durissimo, gestito la tensione e l’ha portata a casa, dominando il weekend. Leader del mondiale!

8 a Martin: si è giocato la vittoria per tutta la gara ma Aleix era evidentemente più veloce. Bravo a non commettere errori.

8 a Rins: io continuo a credere che sia il più forte in squadra e il compagno gli finisce -subito- dietro. Deve ritrovare la fiducia persa per una situazione difficile, è sulla buona strada.

7 a Mir: un quarto posto è un buon risultato, il suo livello, posizione più posizione meno, è questo.

6 a Bagnaia: se avessimo detto a qualcuno che il miglior risultato di Pecco sarebbe stato un quinto posto non ci avrebbe creduto nessuno. Speriamo abbia ritrovato la bussola

7 a Brad Binder: un’altra gara in top ten che gli vale il secondo posto in campionato. In Moto2 ha dimostrato di avere la stoffa del campione, la MotoGP è sempre un’altra storia e lui ha sempre corso su una KTM, moto valida ma con pochi anni di sviluppo.

7 a Viñales:  qui l’Aprilia andava particolarmente bene, speriamo trovi presto la quadra.

6 a Quartararo: sulla carta era detentore di un gran passo,ma se la Yamaha parte indietro sembra patire molto la mancanza di motore. Io credo che sia il pilota più forte su una moto con tanti pregi e un limite (il motore) diventato davvero penalizzante.

8 a Bezzecchi: primo risultato in top ten per il Bez che si mette dietro la bestia.

5 a Bastianini: l’ho visto nervoso in gara e fare qualche manovra molto azzardata. Gli è mancata la tranquillità da tuffatore che gli era solita, ma quando le aspettative si alzano la pressione sale.

5 a marini: partiva 3° e poi ha fatto il gambero. Il problema è che è comunque uno dei suoi migliori risultati.

4 a Oliveira: pazza MotoGP, una gara sei primo l’altra 14°. Non ci sono più le mezze stagioni

4 a Miller: da Jack ci si aspetta di più

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.

Yamaha TY-E 2.0: la trial elettrica da mondiale

Yamaha TY-E 2.0: la trial elettrica da mondiale

Yamaha TY-E 2.0: la trial elettrica da mondiale

La TY-E 2.0 sarà presentata al salone di Tokyo dal 25 al 27 marzo. Tra i progetti di Yamaha la partecipazione al Campionato Mondiale di Trial 2022.

Il mondo dell’automotive si muove sempre più verso veicoli a propulsione elettrica, la candidata principale a spingere i veicoli del futuro. Se incontrare per strada un’auto che sibila non è più cosa rara, nel mondo delle due ruote, dove è la passione a muovere all’acquisto, i motociclisti sono ancora affezionati al rombo delle marmitte. Nel trial, però, le caratteristiche dei motori a batteria offrono grandi vantaggi e Yamaha da qualche anno sta puntando forte su questo settore.

La casa di Iwata ha annunciato il lancio della sua nuova trial elettrica, che verrà presentata al prossimo salone di Tokyo. La TY-E, lanciata nel 2018, si rinnova e porta con sé nuove soluzioni tecniche con la versione 2.0. La nomenclatura di tipo informatico sottolinea il DNA elettrico del nuovo progetto della casa dei tre diapason.

Nel 2021 la compagnia ha rivisto il Yamaha Motor Group Environmental Plan 2050, originariamente formulato nel 2018, che pone come obiettivo la sua neutralità nell’emissione di gas serra lungo l’intero ciclo di produzione entro, appunto, il 2050.

La TY-E 2.0 non è solo un modo per Yamaha di spostarsi verso un approccio alla produzione più green. Dietro il concept del suo sviluppo ci sono le potenzialità intrinseche in un motore elettrico, capace di erogare alti valori di coppia a regimi molto bassi, che permettono forti accelerazioni rispetto ai motori a combustione interna.

Lo sviluppo prende piede dalla TY-E lanciata nel 2018, la prima moto elettrica di Yamaha. La trial utilizza un nuovo telaio monoscocca, composto da laminati compositi, quello precedente era formato da materiale plastico rinforzato da fibra di carbonio (CFRP). La moto sarà spinta da una power unit con prestazioni migliorate (non vengono ancora dichiarati valori precisi) e anche la batteria è di nuova concezione, più leggera e con una capacità di due volte e mezzo la precedente.

La nuova TY-E parteciperà al campionato del mondo a partire da giugno con il pilota Kenichi Kuroyama, collaudatore ufficiale del progetto, all’interno dello Yamaha Factory Racing Team. La moto sarà presentata al 49° Tokyo Motorcycle Show all’interno dello stand Yamaha Motor, che si terrà nei prossimi giorni. Una sorte simile era toccata anche alla sua progenitrice, testata a fondo sui campi di gara della FIM Trial-E Cup, prima ancora di essere presentata al salone di Tokyo 2019, a sottolineare l’orientamento alle corse di questo modello.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.