Salone del mobile 2023: tutto pronto!

Salone del mobile 2023: tutto pronto!

Salone del mobile 2023: tutto pronto!

Dal 18 al 23 aprile, presso Fiera Milano Rho, si svolgerà la 61a edizione del Salone del Mobile.Milano, che riporterà il “bello” e il “ben fatto” su un palcoscenico di importanza mondiale…

Dal 18 al 23 aprile, presso Fiera Milano Rho, si svolgerà la 61a edizione del Salone del Mobile.Milano, che riporterà il “bello” e il “ben fatto” su un palcoscenico di importanza internazionale. Un ritorno che ha in sé un carattere di eccezionalità, non solo per la qualità delle proposte e delle aziende protagoniste, ma anche per l’accelerazione che la Manifestazione dimostrerà di aver dato al processo di trasformazione ed evoluzione dell’evento fieristico. Il Salone ha sempre dato prova di una straordinaria curiosità, disponibilità e apertura al confronto e di una grande volontà e capacità di migliorarsi, innovando formule consolidate. In questi anni così complessi, riflessioni, ricerche, domande sul futuro delle fiere sono state all’ordine del giorno e hanno portato a una concreta revisione del format espositivo con l’obiettivo di poter continuare a generare valore per tutta la design community.

Da questa energia positiva e costruttiva, nascono le tre importanti novità di questa edizione: l’unico livello espositivo, con gli espositori dei padiglioni superiori (8-12, 16-20) ricollocati in quelli inferiori per semplificare, migliorare e valorizzare la fruizione e l’esperienza di visita; il nuovo layout di Euroluce, che, da stand-centrico, riporterà l’uomo e la fruizione della Manifestazione al centro, grazie a un percorso ad anello, smart, iper-fruibile e meglio connesso; la componente culturale, sarà integrata negli spazi della biennale della luce attraverso contenuti interdisciplinari ed esperienziali, che spazieranno dall’architettura all’arte con mostre, talk, workshop, installazioni site-specific.

Una delle caratteristiche del Salone del Mobile è la sua capacità di evolvere per rispondere alle sfide più urgenti della contemporaneità. Lo abbiamo fatto nel 2021 inventando Supersalone, primo evento globale dopo i mesi durissimi della pandemia, con l’edizione dello scorso giugno, quando siamo tornati al format tradizionale accogliendo la sfida della sostenibilità, e continuiamo a farlo con l’edizione del 2023. Dopo tre anni, non era pensabile ritornare ad aprile, la nostra tradizionale posizione nel calendario, come se nulla fosse avvenuto. Abbiamo lavorato per dare forma alle suggestioni e alle visioni emerse in questi anni a partire da domande fondamentali: quale nuovo ruolo per un evento come il Salone? Come e da dove iniziare a progettarne l’evoluzione?” racconta Maria Porro, presidente del Salone del Mobile.Milano. “Abbiamo raccolto le esigenze di chi il Salone lo fa e lo vive, espositori e visitatori, con più di 2.300 interviste e gruppi di lavoro tematici. È nata, così, l’idea di una mostra su un unico livello per facilitare i flussi e abbiamo fatto un lavoro quasi “urbanistico” sul disegno interno dei padiglioni. A partire da Euroluce, la biennale dedicata al mondo dell’illuminazione − così profondamente cambiato negli ultimi anni − abbiamo ridisegnato i percorsi integrando gli spazi delle aziende con contenuti culturali interdisciplinari che riguardano la relazione tra luce, architettura, arte e scienza. Una metamorfosi che in prospettiva interesserà tutto il Salone che ha l’ambizione di contribuire a ridisegnare il modello fieristico” conclude Porro.

Le Manifestazioni del 2023 raduneranno, complessivamente, 1.962 espositori, di cui oltre 550 giovani talenti under 35 e 27 scuole di design. Il Salone creerà mondi − il Salone Internazionale del Mobile, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, Workplace3.0, S.Project, Euroluce, il SaloneSatellite −, ne gestirà le regole – distribuzione e layout su un unico livello, percorsi estetici e culturali, spazi esperienziali e aree di sosta e riposo –, suggerirà call-to-action – (partecipa a) conferenze, workshop verticali, (visita) mostre tematiche, bookshop, (vivi l’esperienza di) installazioni site specific – per dare ai visitatori la possibilità di un’esplorazione appassionante, soggettiva, memorabile, la sola in grado di creare connessioni (anche di business) di lungo periodo. Quella di aprile, sarà l’edizione della biennale della luce (Euroluce, padiglioni 9-11 e 13-15), giunta al suo 31° appuntamento, che si rinnoverà nel layout espositivo, ripensato dallo studio Lombardini22 per garantire un miglior collegamento fra i quattro padiglioni, semplificare il percorso di visita − che diventa ad anello irregolare e prende ispirazione dai percorsi stradali dei tradizionali borghi italiani − e, contemporaneamente, aumentare la visibilità degli espositori, assicurando a ognuno uno spazio adeguato. “The city of Lights”, sarà il concept e il fil rouge tematico della biennale. Potenza di immaginario e concretezza di visione caratterizzeranno il contenuto culturale interdisciplinare curato da Beppe Finessi, che farà di Euroluce un felice laboratorio di emozioni e sapere. Grazie all’intervento preciso e intelligente di Formafantasma, il cuore della biennale sarà Aurore, una grande piazza e arena per esperienze immersive e riflessive e luogo dedicato a diversi talk.

Dello studio anche il progetto di dodici Costellazioni, intermezzi architettonici che ospiteranno esposizioni nell’esposizione a cura di Finessi lungo l’intero percorso espositivo. Queste le mostre principali. Massimo Curzi curerà e allestirà la personale di Hélène Binet, una delle autrici più significative della fotografia contemporanea, mostrando, attraverso una selezione originale di immagini, come il suo lavoro indaghi la relazione tra luce naturale e architettura. Di Martina Sanzarello sarà la cura e l’allestimento mostra che rende omaggio alla classica lampadina a incandescenza: una storia contemporanea, tra arte e design, costruita come una sequenza di lampadine che dal suo primario e pragmatico uso si trasformano in oggetti spiazzanti e piccole installazioni sperimentali. A cura di Matteo Pirola una carrellata di “stelle artificiali”: gli apparecchi luminosi che i “designer-astronomi” di oggi stanno indagando, oggetti che presentano accadimenti luminosi, sfere orbitanti, superfici riflettenti, eclissi abbaglianti, aurore colorate allestite dallo studio From outer Space. Michele Calzavara sarà, invece, il curatore di una rassegna d’immagini di architettura degli interni dove protagonista è la luce artificiale: un percorso popolato di accenti e punti di luce, in cui riconoscere una fonte luminosa che abita e trasforma lo spazio in modo speciale; allestimento di questa mostra, realizzato da Berfu Bengisu Goren, avrà una natura ibrida, poiché prevede la presenza simultanea di due funzioni: lo spazio espositivo vero e proprio e uno spazio dedicato a workshop delle aziende espositrici, incontri professionali e dimostrazioni tecniche e tecnologiche. Infine, Maurizio Nannucci, tra i più potenti interpreti della luce artificiale nell’arte contemporanea, realizzerà una grande un’installazione site-specific, una lunga scritta luminosa al neon: You can image the opposite che, idealmente esorta a “immaginare il contrario”, a un fare creativo, curioso e virtuoso. Altro luogo significativo, vero e proprio “presidio culturale”, sarà la libreria specializzata in design, arte e illustrazione, a cui si aggiungono anche libri di letteratura, che, in varie declinazioni, esplorano il tema della luce. Lo spazio sarà a cura di Corraini Editori mentre il progetto è dello studio Formafantasma, che l’hanno immaginato come luogo intimo, caldo, avvolgente. Nei padiglioni di Euroluce vi saranno anche un bistrot e un ristorante fine dining, progettati da Piero Lissoni in armonico accordo con il concept dello spazio della biennale.

Oltre 550 saranno i protagonisti del 24° SaloneSatellite, che troverà una sua nuova ma naturale collocazione all’interno dei padiglioni di Euroluce (pad. 13-15), dal momento che rappresenta per antonomasia il futuro del progetto. Tema di quest’anno sarà “Design Schools – Universities / BUILDING THE (IM)POSSIBLE. Process, Progress, Practice”. Ponendo le scuole e le università di design sotto i riflettori, il SaloneSatellite vuole sottolineare il contributo indelebile che hanno dato e continuano a dare alla formazione dei nuovi designer e allo sviluppo della progettazione. Per questo, anche la disposizione degli spazi espositivi si rinnova, ponendo le 27 scuole e università che parteciperanno in un anello perimetrale che abbraccia i singoli designer. L’allestimento, inoltre, si ispira alla luce naturale e ciò che rappresenta. Gli spazi del SaloneSatellite Award, alla sua 12a edizione, infatti, saranno contraddistinti dalla presenza di sole e luna, elementi che segneranno l’estetica di tutta la Manifestazione. Due le piazze adibite a un’installazione speciale, con dei grandi telescopi, che permetteranno di ammirare un cielo che riflette il presente e il futuro del design. La scenografia e la grafica dell’intero allestimento prenderanno forma a partire da giochi di luce e ombra e dalle variazioni di colore che la luce presenta dall’alba fino al tramonto. La Manifestazione, inoltre, omaggerà designer e aziende della luce con la mostra speciale “Sate-light. 1998-2022 SaloneSatellite young designers”: allestita simbolicamente sul confine fra i due spazi, presenterà gran parte delle lampade progettate dai giovani che negli anni hanno preso parte alle varie edizioni del SaloneSatellite ed entrate in produzione grazie alla collaborazione con le tante aziende che hanno scommesso su queste promesse. Infine, grande e atteso ospite del SaloneSatellite sarà Gaetano Pesce, invitato per raccontare i passi principali della sua lunga carriera e il suo apporto interdisciplinare al mondo del progetto ma anche per trasmettere ispirazione, energia e passione ai giovani talenti che lo ascolteranno.

Un nuovo programma di Talk, curato da Annalisa Rosso, con un particolare focus su illuminazione, tecnologia e sostenibilità avrà luogo in Aurore, l’arena di Euroluce (pad. 13), arricchendo la Manifestazione di conversazioni e dibattiti tenuti dalle voci più brillanti sulla scena contemporanea del progetto. Un invito concreto a riflettere e condividere pensieri che siano costruttivi rispetto alle tematiche improcrastinabili dell’agenda comune come la transizione ecologica e il ruolo della tecnologia nel futuro prossimo. Shigeru Ban, Nao Tamura, Kjetil Trædal Thorsen e Marius Myking di Snøhetta e Andrea D’Antrassi di MAD verranno interrogati da altrettanti giornalisti internazionali su come l’innovazione nel campo dell’illuminazione migliorerà il nostro vivere di domani. I dibattiti renderanno evidente come progetto, design e architettura siano in grado di comprendere il presente e immaginare il futuro, aprire nuove strade, trovare soluzioni, vagliare il “possibile”, attivando intuito e immaginazione.

La responsabilità ambientale, economica e sociale sarà prioritaria anche nell’edizione 2023 del Salone del Mobile.Milano, che ha intrapreso il percorso che lo porterà, a conclusione della manifestazione, a conseguire la certificazione ISO 20121 per la gestione sostenibile dell’evento.
L’attività di verifica, che in questa fase ha già portato all’ottenimento del certificato di sostenibilità per la fase di progettazione dell’evento, è stata svolta dalla multinazionale di certificazione RINA. “Dopo l’edizione del 2022 che metteva al centro dei contenuti la sostenibilità con la grande installazione di Mario Cuccinella, abbiamo deciso di affrontare l’iter di certificazione ISO 20121 perché riteniamo fondamentale continuare il nostro percorso di sostenibilità misurandone i progressi in modo puntuale. Lo stesso motivo che ci ha spinto a aderire al Global Compact.

L’iter di certificazione ci sta aiutando ad acquisire maggiori competenze internamente ma anche nel dialogo costruttivo con tutti gli stakeholder coinvolti. Siamo un evento globale, come organizzatori sappiamo quanto sia importante condividere con tutte le aziende espositrici, gli allestitori, i visitatori, e tutto l’ecosistema del design, questa scelta etica e responsabile”, commenta Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano”. In quest’ottica, il Salone si preoccupa dell’impatto che può avere costruire spazi temporanei. Così, per Euroluce, ha immaginato con Formafantasma e Lombardini22, strutture modulari perché questo progetto allestitivo possa avere una continuità, se non all’interno della fiera, in altri luoghi, come già accaduto per Design with Nature di Mario Cucinella. Inoltre, la Manifestazione ha avviato anche quest’anno le procedure per individuare fornitori di materiali riciclati, riciclabili o riutilizzabili per la realizzazione delle parti comuni, e si adopererà per rigenerare le risorse consumate e assorbire i rifiuti prodotti, sceglierà partner istituzionali che abbiano al centro della loro strategia una reale attenzione alle persone e al pianeta e ha già ampliato le linee guida per allestimenti sostenibili proposte l’anno scorso alle aziende espositrici.
Proprio a testimonianza dell’impegno e dell’importanza di una sempre maggiore integrazione della sostenibilità nelle scelte strategiche, dal 2022 il Salone del Mobile.Milano, ha aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, la più estesa iniziativa a livello mondiale per la sostenibilità del business.

La capacità del Salone del Mobile.Milano di sperimentare, innovare e farsi interprete dei cambiamenti è lo specchio della dinamicità e del voler fare, sempre di più e meglio, delle imprese del legno-arredo che hanno reso il design italiano, il design per eccellenza nel mondo. La 61a edizione, con la biennale Euroluce, saprà sprigionare quell’energia che le nostre aziende, grandi e piccole, hanno impiegato per portare nel 2022 la filiera a un fatturato alla produzione di quasi 57 miliardi di euro con un +12,7% rispetto al 2021 (dati Preconsuntivi Centro Studi FederlegnoArredo) sintesi di un +11,1% del Macrosistema Arredamento, di un +14,3% del Macrosistema Legno e di un +15% del Commercio legno. Il mercato italiano ha raggiunto il +12,3%, grazie in particolare al contributo positivo di alcuni comparti, fra cui quello delle finiture per edilizia (porte, finestre, pavimenti in legno) mentre per le esportazioni, che costituiscono il 37% del totale della filiera, si stima una crescita del +13,3%, trainata in particolare dagli Stati Uniti (terza destinazione dietro alla Francia e a pochissima distanza dalla Germania). Risultati figli di più fattori: dall’efficacia dei bonus edilizi, alla ritrovata centralità della casa nel periodo della pandemia, al riconoscimento − anche su mercati emergenti − dell’indiscussa qualità ed eccellenza dei nostri prodotti, alla determinazione delle aziende nel continuare a investire. Un successo che premia il costante lavoro di ricerca e innovazione delle nostre imprese nel campo della durabilità dei prodotti, dell’utilizzo delle materie prime seconde, del risparmio energetico e della formazione delle risorse umane. In una parola, della sostenibilità di prodotto, di processo e sociale. Ed è proprio di questo concetto di sostenibilità che FederlegnoArredo si è fatta promotrice intraprendendo già da alcuni anni con i suoi associati un percorso che ci porterà a essere leader indiscussi in una materia che già ci vede eccellere, come dimostra anche il recente riconoscimento da parte dell’ONU quale prima filiera legno-arredo al mondo ad aderire al Global Compact. Federazione, imprenditori e Salone del Mobile stanno camminando all’unisono verso un obiettivo comune che racchiude in sé il valore più alto del fare impresa: la responsabilità verso il futuro”, commenta Claudio Feltrin, Presidente di FederlegnoArredo. Una delle chiavi di lettura della prossima edizione sarà la perfetta combinazione tra digitale e reale, che permetterà una valorizzazione esponenziale delle esperienze, delle narrazioni, dei contenuti che accadranno day by day.

Per questo, l’attività della piattaforma digitale si intensificherà prima, durante e dopo i giorni della Manifestazione anche grazie alla collaborazione con le testate nazionale e internazionali di settore e con YesMilano, agenzia di promozione ufficiale della città di Milano. Sui diversi touch point – sito, newsletter, app, e social network – verranno attivati nuovi progetti digitali editoriali e di servizio come l’Unboxing, un format dedicato alle anteprime dei prodotti delle aziende espositrici e il White Paper, una serie di approfondimenti a firma di grandi autori del giornalismo internazionale, che si vanno ad aggiungere ai report quotidiani dalla fiera e alle analisi post Manifestazione; una nuova stagione di podcast racconterà i protagonisti della Manifestazione e le novità di prodotto; la App ufficiale del Salone del Mobile.Milano sarà aggiornata con nuove funzioni e servizi, tra cui realtà aumentata e wayfinding.

Sarà nuovamente possibile acquistare i biglietti, accedere al dettaglio dei prodotti esposti e scansionare i relativi QR Code per conoscerne tutte le caratteristiche tecniche. Gli operatori di settore potranno prenotare appuntamenti con le aziende per incontrare direttamente gli interlocutori di loro interesse, mentre per i brand sarà più facile entrare in contatto coi visitatori dei loro stand grazie al matchmaking. Tra i risultati raggiunti, circa 80 milioni di account raggiunti sul fronte social network, mentre la piattaforma digitale ha registrato 14 milioni di views nell’arco dell’ultimo anno. Gli hashtag ufficiali del Salone del Mobile.Milano 2023 saranno #salonedelmobile2023 ed #euroluce2023. 

ARCHETYPE: tra artigianato, industria e simboli

ARCHETYPE: tra artigianato, industria e simboli

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Installazione realizzata per AATC marmi e graniti da VGA Architects
Milano Design Week 2021 04/10 settembre, piazza del Cannone Milano

In un salone del mobile inusuale, tra mascherine e green pass, tra la speranza della ripartenza ed i timori di un futuro incerto incontriamo l’Architetto Vittorio Grassi dello studio VGA Architects che ci racconta Archetype un’imponente installazione a base quadrata di 3 x 3 x 6 m, situata in piazza del Cannone a Milano, un’installazione ricca di significati e storie che racconta di tecnologia ed artigianalità.

L’installazione, collocata all’interno di DDN HUB (DDN è un sito giornalistico che si occupa di design e architettura), è realizzata per AATC marmi e graniti (azienda veronese specializzata nell’estrazione e lavorazione di marmi ed affini) e celebra la prima partecipazione dell’azienda alla Design Week di Milano.

Prima domanda per inquadrare l’evento e il suo contesto, ci dia le sue impressioni su questo salone del mobile tra mascherine, green pass, affluenza e limitazioni, fiducia e diffidenza. Insomma, le sue impressioni dato che lo vive da entrambe le facce del progettista, da un lato autore di un’installazione dall’altro fruitore degli altri eventi.
“Dunque, affluenza chiaramente ridotta poiché a causa delle restrizioni per molti che provengono da paesi come, ad esempio, Cina e Stati Uniti era più complicato arrivare in Italia, una buona affluenza invece dai paesi del Golfo, quindi affluenza ridotta rispetto agli anni precedenti ma che lancia un buon segnale di ripartenza.
Per quanto riguarda il salone a Rho Fiera invece la densità era maggiore, ma gli spazi erano anche più piccoli, mentre in città, essendoci più eventi, si percepisce di più il calo di visitatori, ci sono parecchie persone ma il numero è sicuramente inferiore rispetto agli altri anni”.

Spostiamoci ora su Archetype, ci spiega la genesi del progetto, come si è rapportato al ruolo della materia, al tema, insomma, come ha dato forma all’installazione.
“Siamo partiti con l’idea di realizzare un’installazione più architettonica che di disegno industriale, e poi dal luogo, quando è stato deciso che l’installazione sarebbe stata collocata in piazza del Cannone, tra il Castello Sforzesco e a parco Sempione; dunque, un luogo che si prestava ad una struttura di grande impatto, forte, e quindi abbiamo pensato di portare a Milano, al fuorisalone, in pratica una cava di marmo, con tutto quanto ne consegue, ovvero, artigianalità, fatica, logistica.
In questo senso sono emerse le capacità di AATC di seguire, con grande competenza, tutte le fasi della lavorazione della materia, dalla cava alla posa, e l’installazione voleva essere anche un’espressione di questi aspetti dell’azienda, anche perché abbiamo saputo dell’installazione il 28 di giugno, quindi il tempo era veramente poco. Dunque, abbiamo deciso di prendere otto blocchi di marmo Grolla di Chiampo, una cava di Vicenza, di 1.5 m per 1.5 m per 3 m, sbozzati, cioè tagliati in cava e lavorati solamente dove ci sarebbe stata interazione con il pubblico e con i bambini.
In questo senso l’aspetto grezzo richiama l’archetipo nel senso di qualcosa di molto antico ma che è lì per una ripartenza che si lega alla ripartenza post COVID e poi ha tanti altri significati anche legati al luogo dove si trova. Oltre alla pietra sulla quale si appoggia, al calcestre dei percorsi e della piazza come rimando cromatico, ma rimanda anche all’arco della Pace, al Castello Sforzesco, anche nei simboli utilizzati, ad esempio la bocca del coccodrillo che in realtà è la bocca del biscione che guarda il biscione dello stemma degli Sforza, alla pietà Rondanini dove dalla materia, dal pieno, esce la forma. Dunque, nonostante il poco tempo e lo sforzo proferito abbiamo cercato di mantenere la potenza del comunicare la vita della cava tra industrializzazione ed artigianalità”.

Lei prima accennava alla bocca del coccodrillo che poi è la bocca del biscione, però ci sono altri simboli che avete inserito nella composizione come, ad esempio, la fascia di specchi che taglia in due l’installazione, una scala ed altri ancora. Ce li racconta?
“Sì, dunque, sono sette elementi ricavati, il primo è lo specchio per dare l’idea in lontananza che la parte alta del blocco fosse sospesa, e questo aspetto è risultato molto evidente al momento della posa, la notte del 30 agosto, poi ovviamente il resto è stato montato nei giorni successivi, però la prima cosa posata è stata questa struttura.
Poi c’era la bocca del biscione; c’è un cannocchiale, una fenditura che attraversa tutto il blocco e guarda verso il cielo; c’è una scala al contrario che consente foto in pose “simpatiche”; una piccola porta sarà alta circa 70 cm, in basso, dove mio figlio è andato subito a giocare a calcio (ride ndr.) e si è nascosto dentro; molto interessante è quello che abbiamo chiamato “la voce della cava”, ovvero un punto dove accostando l’orecchio si sentono i rumori dei mezzi e degli strumenti che vengono utilizzati in cava, camion, gru, cicalino dei bulldozer, in somma, un po’ di soluzioni per avvicinare la struttura al pubblico.
Per esempio, c’è un punto composto da una seduta, da uno specchio e da una piccola scala, in un angolo sempre all’ombra che è stato imprevedibilmente utilizzato da moltissime persone per sedersi al fresco in questi giorni e riposarsi un attimo.”

Quindi si può dire che dal punto di vista del coinvolgimento del pubblico l’obiettivo è stato cercato, voluto e infine trovato?
“Sì, direi di sì, poi secondo me essendo nel parco, in una posizione non centrale ma comunque ben visibile per cui molte persone, magari diretti in Triennale, la trovano anche senza cercarla, notano l’installazione, alta, imponente e quindi vengono attirate, poi lo specchio è un vero e proprio magnete per foto.”

Prima lei ha accennato all’artigianalità, all’attenzione per le lavorazioni, avete dedicato quindi un’attenzione particolare ai dettagli, ovvero, capire fino a che punto lavorare la materia per ottenere l’effetto desiderato, grezzo in questo caso per essere toccato e percepito come tale, richiede comunque una riflessione e una certa attenzione verso la materia. Ci spiega un po’ questo aspetto?
“Certo, nonostante l’installazione abbia un aspetto così brutale, ha subito diverse lavorazioni, sia per il taglio che per il trasporto, soprattutto per alcuni punti particolari, sono stati resinati dei perni, i pezzi sono stati segati e poi ricomposti, però alla fine l’effetto è quello di un non finito. Però la cosa bella per me, che poi è la cosa bella del marmo, che è un materiale naturale, è che non è mai uguale a sé stesso sia nella stessa cava che tra marmi.
Nell’installazione si vede bene, in alcuni punti è tagliato lungo la vena e in altri punti contro la vena, aspetto questo che per un addetto ai lavori lo sa perfettamente, ma ad una persona non del mestiere fa sorgere delle domande tipo “ma è lo stesso marmo?” risposta “Si è lo stesso marmo, risultato della “stratificazione di milioni di anni in quel punto”e quindi ti racconta anche una storia.
Poi sono visibili, ad esempio, i segni lasciati dalle funi utilizzate per sollevare e trasportare i blocchi, quindi potrei raccontare ad un visitatore, ad esempio, la storia di quel blocco dal momento che è stato segato in cava, trascinato, sollevato e poi posato. Che poi è il fascino del marmo e della pietra, hanno dietro il racconto e la storia di persone che vanno in giro per il mondo a cercare le cave, e non si trovano mai in posti agevoli, ma sono in montagna o nelle foreste, in posti assurdi, un po’ come capita ad Indiana Jones (ride ndr).
E dunque, questi cercatori vengono in contatto con altre persone, comprano, opzionano i blocchi, li trasportano in Italia, paese leader nella lavorazione dei marmi, tanto che molti marmi provengono ad esempio dalla Cina o dalla Turchia, vengono trasportati in Italia solo per essere lavorati e poi tornano all’estero. Questo non è solo un discorso industriale e tecnologico legato ai materiali, ma c’è una grande conoscenza e sapienza, basti pensare che gli esami sui blocchi vengono fatti con gli ultrasuoni ma in alcuni casi il cavatore appoggiando l’orecchio sul blocco è in grado di capire se è un buon blocco o meno. E questa è una bellissima storia che secondo me valeva la pena di raccontare”.

a cura di Christian Vittorio Garavello