Nasce in Italia la prima app di podcasting collaborativo

Nasce in Italia la prima app di podcasting collaborativo

Nasce in Italia la prima app di podcasting collaborativo

Stanchi delle immagini e dello scrolling continuo tra foto tutte uguali? Ecco il primo social solo “vocale”! Si chiama Loud ed è una rivoluzione del social networking…

Nato dall’esigenza di ritrovare quel sentimento di autenticità perduto, in un mondo non fatto ad immagine e somiglianza, ma solo d’immagine e finzione, LOUD è la prima app in Italia di podcasting collaborativo, che si impone l’obiettivo di ridare voce alle persone senza filtri e distinzioni. Sarà da oggi disponibile sullo store di tutti i dispositivi mobili sia iOS che Android.

LOUD è un social innovativo partorito dalla mente creativa di Alessandra Faustini in uno dei periodi più bui degli ultimi anni: quello del primo lockdown. Alessandra ha avvertito un forte sentimento di malessere manifestato da molti suoi conoscenti dovuto ai social e ciò l’ha portata a riflettere. Infatti, nonostante la pandemia e la quarantena abbiano costretto la maggior parte della popolazione a rimanere nelle proprie case e a servirsi delle piattaforme social come unica modalità per rimanere in contatto con le altre persone, Alessandra afferma che “qualcosa è cambiato, ho iniziato a notare un sentimento comune di inadeguatezza tra molti miei conoscenti proprio a causa dei social”.

Questa sensazione è riconducibile alla superficialità dell’immagine che oggigiorno governa e domina la maggioranza dei contenuti condivisi sui social. Non più socialità, bensì consumo di contenuti commerciali vuoti e mera esibizione, al punto tale che la salute mentale dei più giovani ne risente. LOUD è un modo innovativo per interrompere questo circolo vizioso e rendere la comunicazione dei social di nuovo umana e di valore e, per fare questo, si serve di una delle caratteristiche più umane possibili: la voce.

È innanzitutto necessario creare il proprio profilo scegliendo un nickname, una foto e – qui la prima novità – creare una “audio bio”, ovvero una biografia “parlata”. Dopodiché sarà possibile registrare e postare i loud, essenza dell’app: questi consistono in una nota vocale nella quale si potrà disquisire di un argomento a piacere, da intitolare e classificare con gli hashtag più opportuni. Gli altri utenti – chiamati louders – potranno interagire commentando con un’altra nota vocale, creando così una vera e propria catena. Il risultato è un podcast collaborativo e continuativo: collaborativo perché tutti possono commentare e contribuire al dibattito, continuativo perché i commenti verranno legati fra loro esclusivamente in ordine cronologico.

Il sistema di LOUD è, dunque, basato sul cosiddetto voice sharing, un settore che negli ultimi anni ha dimostrato di essere sempre più in crescita: podcast e audiolibri stanno diventando progressivamente un contenuto sempre più popolare e apprezzato. La voce, inimitabile e unica, permette di instaurare un rapporto più umano: è possibile connettersi alle altre persone in maniera sincera e spontanea. “La voce non mente, è credibile” afferma Alessandra Faustini, “è un mezzo intimo che riconsegna umanità alla comunicazione digitale”.

LOUD è anche un mezzo attraverso il quale è possibile riappropriarsi della propria identità e sentirsi nuovamente a proprio agio nel comunicare con gli altri. In una prospettiva di body positivity e di rispetto dei diritti individuali, con gli aggiornamenti futuri dell’app saranno innumerevoli le funzionalità che permetteranno di ridurre al massimo quel sentimento di inadeguatezza ormai fin troppo comune e normalizzato sui social. LOUD sarà, infatti, una piattaforma ricca di strumenti di audio editing per i louders che vogliono sperimentare con la propria voce.

In definitiva, LOUD si configura come una piattaforma democratica, che dà importanza ai contenuti creati dal basso in maniera collettiva: dalle singole opinioni nasce la complessità, l’incontro di più voci che genera un coro. Le possibilità di utilizzo sono illimitate, concedendo ai louders di appropriarsi della piattaforma e farla loro, per un’esperienza di utilizzo sempre in evoluzione e molteplice, senza scordarsi l’obiettivo ultimo: quello di creare uno scambio dinamico, fluido e intuitivo di opinioni e esperienze senza il pregiudizio dell’immagine.

LOUD è disponibile per dispositivi mobili sia iOS che Android a partire dal 27 febbraio, link per il download: loudsocialapp.com.

I protagonisti dei meme più virali: storia e destino

I protagonisti dei meme più virali: storia e destino

I protagonisti dei meme più virali: storia e destino

I meme sono oramai parte integrante del quotidiano. La straordinarietà del meme risiede nella semplicità e immediatezza di fruizione da parte di un pubblico sempre più connesso. Ecco alcune curiosità sui protagonisti dei meme più virali del web, e come appaiono oggigiorno.

Il mondo del web è dominato da contenuti virali che in un lampo si propagano a colpi di condivisioni sia sulle pagine social sia nelle proprie storie. Fra questi i meme, indubbiamente, hanno monopolizzato l’attenzione degli utenti di tutte le età. Come è noto, il meme ironizza solitamente su fatti culturali e comportamenti replicabili e imitabili di una società o gruppo. 

Il meme ha a tal punto impregnato il quotidiano che è possibile ritrovarlo anche in ambiti meno prevedibili rispetto alla sua normale fruibilità. Basti pensare alla professoressa d’italiano Simona Bitassi, la quale crea meme virali che veicolano ironia e umorismo su tematiche che toccano da vicino il mondo della scuola e la didattica. 

Spesso i meme del web nascono fortuitamente: da un’innocente foto condivisa dopo una vacanza ad un disegno appena abbozzato, gli utenti di internet, perlomeno i più geniali, trasformano tali contenuti apparentemente anonimi in fenomeni di massa. I protagonisti di alcuni fra i meme più virali degli ultimi anni assistono in tal caso ad un cambiamento radicale della propria vita, a tal punto che alcuni preferiscono mantenere il riserbo circa la propria identità.

I meme più celebri del web

First world problem:

tale meme ha come protagonista una donna dai capelli castani visibilmente affranta. Vi si ricorre per ironizzare su alcuni problemi snob e e tipici del mondo altolocato, come ad esempio “La mia casa è troppo grande, non arriva il wi-fi in tutte le stanze”, oppure “Sono stato a cena fuori, non ho scattato nemmeno una foto”. Ebbene, la protagonista di questo meme è un’attrice italiana che risiede a Los Angeles, Silvia Bottini, la quale, intervistata dal Corriere della Sera, non si ricorda bene quando il suo volto è diventato un meme. 

Distracted boy: 

nasce da una foto scattata da Antonio Guillem e disponibile inizialmente su licenza su Shutterstock, il portale per le foto stock. I due protagonisti sono Mario e Laura (nomi fittizi per tutelarne l’identità), due modelli che risiedono a Barcellona e che hanno collaborato col fotografo spagnolo per molto tempo. La foto venne condivisa per la prima volta nel 2017 su Instagram accompagnata dal testo “Tagga quel tuo amico che si innamora una volta al mese”, ma il primo vero e proprio meme di Distracted Boyfriend non ebbe molto successo. Lo scatto è diventato virale circa 6 mesi dopo, quando un utente su Twitter ha recuperato l’immagine utilizzandola per ironizzare sui millennials e la loro affinità per il socialismo. Da allora il meme è stato condiviso innumerevoli volte e, proprio per la semplicità dello schema io, lei e l’altra, adattato alle più svariate situazioni semplicemente sostituendo il testo. 

Roll Safe: 

deriva da un mockumentary, ossia un documentario parodico, che Kayode Ewumi aveva girato poco dopo essersi diplomato, nel 2015. Kayode aveva chiesto ad un suo amico di filmarlo sempre quando erano insieme: in un fotogramma Kayode pone il dito indice sulla nuca, nell’iconico gesto che lo ha reso virale. Kayode oggi è un attore, e lavora anche come produttore per la BBC. 

Chloe che guarda di lato:

nel settembre 2013 lo YouTuber KAftC ha caricato un video intitolato Lily’s Disneyland Surprise… Again, nel quale vi sono due sorelle, Lily e Chloe, che reagiscono alla notizia di un viaggio a sorpresa a Disneyland. Da un lato la sorella maggiore, Lily, scoppia in lacrime di gioia, dall’altro la più piccola, Chloe, guarda per un istante di sbieco la telecamera; tale sguardo è conosciuto come “Chloe che guarda di lato”.

In questi anni la ragazzina del meme ha creato un canale YouTube con la sorella, dal nome “Lily & Chloe“, che conta più di 259.000 iscritti. 

Disaster girl:

la fotografia della ragazza e della casa in fiamme è stata scattata da Dave Roth nel gennaio 2004: la casa in fiamme sullo sfondo non è altro che un addestramento dal vivo dei vigili del fuoco a due isolati da casa sua a Mebane, nella Carolina del Nord. Mentre osservava il fuoco, Dave sorprese la figlia, Zoe, mentre sorrideva diabolicamente davanti all’esercitazione. La popolarità del meme ha aiutato Zoe a pagarsi gli studi all’università: e infatti, Zoe ora è una studentessa e sul suo account Instagram pubblica foto con amici di panorami, nonché delle sue attività di volontariato. 

Giuseppe Sorace

Sono Giuseppe, insegno italiano, e amo la poesia e la scrittura. Ma la scrittura, soprattutto, come indagine di sé e di ciò che mi circonda.