Corto Maltese: uscirà una serie tv prodotta da Frank Miller

Corto Maltese: uscirà una serie tv prodotta da Frank Miller

Corto Maltese: uscirà una serie tv prodotta da Frank Miller

Studiocanal ha annunciato la produzione di sei episodi basati sulle storie originali di Hugo Pratt.

Studiocanal, società di produzione e distribuzione a livello mondiale (6500 titoli di film in portafoglio, oltre 200 ore di serie tv prodotte all’anno e più di 30 film prodotti e finanziati), ha annunciato la nuova serie tv “Corto Maltese”, basata sulle storie originali di Hugo Pratt, creata, scritta e prodotta da Frank Miller, tra i più influenti e visionari autori dell’industria dello spettacolo, scelto per sviluppare i sei episodi della prima stagione.
FONTE AGI

 

La serie avrà come produttore esecutivo Jemma Rodgers (premio BAFTA per “The Railway Children Return”) della Red Production, società di produzione inglese acquisita da Studiocanal nel 2013 con la supervisione di Ron Halpern (Evp Global Production) e di Francoise Guyonnet (Executive Managing Director tv) di Studiocanal.

Studiocanal ha opzionato i diritti di Corto Maltese e sta sviluppando la serie tv con Frank Miller come creatore, scrittore e produttore esecutivo. Silenn Thomas (“300”, “Sin City: a Dame to Kill For”) Ceo della sua società di produzione, la Frank Miller Ink, sarà anche lei produttore esecutivo.

Patrizia Zanotti, managing director di CONG, la società che cura tutti i diritti dell’opera artistica di Hugo Pratt e storica collaboratrice del disegnatore veneziano ha dichiarato: “Hugo Pratt ha sempre apprezzato il lavoro di Frank Miller tanto da pubblicare le sue storie a fumetti sulla rivista Corto Maltese nel 1988. Sia Pratt che Miller sono allievi di artisti classici americani come Milton Caniff, con il loro uso di ombre, inchiostri importanti e pennellate audaci. Chi meglio di Frank Miller può reinterpretare il mondo di Hugo Pratt dopo tutti i personaggi e i mondi che il leggendario creatore ci ha portato?“.

Aggiunge Frank Miller: “Ho trovato da ragazzo, per la prima volta i libri di Corto al Forbidden Planet di New York. Poi, durante i miei viaggi, ho scoperto una nuova edizione in una libreria a Roma. L’opera d’arte era così espressiva e così audace che era come se saltasse fuori dalla semplice carta da giornale. Mi ha spazzato via in una specie di uragano. Era pieno di magia e avventura romantica. Per me era come se mi mostrasse il potere del fumetto dove la lingua diversa non rappresentava una grande barriera. Da allora sono diventato un fan di Corto Maltese”.

La televisione come una finestra aperta sul dentro: Bruce Nauman e il suo corridoio

La televisione come una finestra aperta sul dentro: Bruce Nauman e il suo corridoio

La televisione come una finestra aperta sul dentro: Bruce Nauman e il suo corridoio

L’opera Live-Taped Video Corridor di Bruce Nauman del 1970 ci offre una visione per cui l’apparato televisivo rappresenta di fatto uno strumento che non si affaccia sul mondo, ma che anzi, è una finestra aperta sulla parte più intima di noi uomini

Live-taped Video Corridor o Corridoio video ripreso in diretta è un’opera del 1970 di Bruce Nauman ed è una delle video installazioni più apprezzate della sua produzione artistica e più in generale dell’arte elettronica internazionale.

In questa video installazione lo spettatore deve percorrere un corridoio. Appena il visitatore entra si riconosce, seppur in lontananza, in un monitor e, mosso dal desiderio di vedersi meglio, si avvicina sempre più allo schermo con il risultato inverso: così lo spettatore, secondo il principio dei sistemi di sorveglianza a circuito chiuso, vede la sua sagoma allontanarsi.

Quest’installazione cambia in maniera evidente il modo di relazionarsi all’apparato televisivo spostando la relazione da un approccio pacifico e abituale con questo mezzo di comunicazione ad un approccio influenzato da un desiderio, quello di vedere e di vedersi meglio.

Questo modello comunicativo a boomerang di ritorno-inverso che Nauman ci propone con Live-Taped Video Corridor in chiave artistica è la forma su cui si basa la comunicazione televisiva.

IL MODELLO TELEVISIVO ITALIANO

Nel corso della storia il ruolo che la televisione ha per gli individui cambia: nel caso della televisione italiana abbiamo visto passare sui nostri monitor modelli comunicativi diversi, partendo da canali didattici e generalisti, passando per una programmi pervasivi e aggressivi fino ad arrivare ad un modello diventato, nel corso degli anni, prettamente statunitense.

Dagli anni Cinquanta in Italia l’uso della televisione crebbe esponenzialmente come già accaduto precedentemente negli Stati Uniti. Il palinsesto televisivo tra gli anni Cinquanta e Sessanta era monopolizzato. Le trasmissioni televisive erano totalmente di riserva statale e la principale funzione della televisione era quella di essere educativa. Da parte dell’istituzione statale l’obiettivo era di alfabetizzare il popolo attraverso programmi di insegnamento con l’accompagnamento di alcuni primordiali spot pubblicitari: è il caso di Carosello, inserzione apprezzata e seguita dalle fasce di età più giovani. 

Con un alto tasso di alfabetizzazione del popolo, gli anni Ottanta segnarono una svolta cruciale per la televisione. In questa decade si vide l’affermazione delle emittenti private, che furono utilizzate da Silvio Berlusconi, il quale iniziò a sfruttare il sistema della trasmissione cambiando totalmente il modello televisivo non solo sul piano comunicativo, ma anche su quello contenutistico. Si è passati così da un modello paleo-televisivo a un modello iper-televisivo caratterizzato prevalentemente dall’intrattenimento, dalla nascita dei reality show, dalla semplificazione e dalla spettacolarizzazione dell’informazione e della politica. 

IL MODELLO TELEVISIVO STATUNITENSE

Il modello televisivo statunitense si presta come esempio caratteristico “dell’essenza” della tv commerciale ed è un tipo di televisione che cerca il minimo comune denominatore degli individui, aspira all’audience, blandisce la maggioranza della popolazione ed è quel modello televisivo in grado di formare il gusto medio del Paese, la sua ideologia e il consenso. Il fulcro contenutistico di questo modello televisivo è senz’altro l’intrattenimento.

Prendendo come esempio il programma televisivo il Grande Fratello, ci rendiamo conto di come i protagonisti non siano altro che gente “normale”, gente come noi, che vive una vita qualunque all’interno di una casa.

Gli spettatori del programma televisivo Grande Fratello hanno davanti ai loro occhi la loro stessa vita, il loro stesso essere uomini e l’apparato televisivo non fa altro che restituirgli il loro stesso contenuto, quindi la loro essenza, ma gliela restituisce in forma spettacolare.

La condizione che Nauman descrive con il suo corridoio è una condizione nostra: possiamo vedere noi stessi, ma da una prospettiva distorta che ci rende irriconoscibili. Questo modello di approccio alla televisione, richiama soprattutto le forme di neo-televisione come il reality show in cui il visitatore diviene di fatto il protagonista dell’opera.

di Francesca Vatteroni

Il riscatto di Calimero: da pulcino discriminato a personaggio immortale

Il riscatto di Calimero: da pulcino discriminato a personaggio immortale

Il riscatto di Calimero: da pulcino discriminato a personaggio immortale

Un pulcino sventurato sin dal giorno zero della propria esistenza può diventare un eroe senza tempo? Sì, perché Calimero, dal debutto nel Carosello il 14 luglio 1963, non è mai più stato dimenticato.

Oggi ogni mass e new media trasuda pubblicità. È ovunque e inevitabile, con ogni nostro ‘click’ rischiamo di imbatterci in inserzioni insolenti o di essere catapultati su landing page persuasive. Benchè la pubblicità abbia un ruolo fondamentale nell’ambito dell’economia e del marketing odierni, continua a essere considerata una grande seccatura da ogni consumatore medio.

Tuttavia non è sempre stato così. Infatti, ai tempi di Calimero, la pubblicità era una forma d’intrattenimento, un momento di condivisione. Dal 1957 al 1977, tutti i giorni dalle 20:50 alle 21:00, andava in onda il Carosello, con i suoi dieci minuti giornalieri di spot pubblicitari animati che riunivano attorno al televisore grandi e piccini.

Può sembrare paradossale, ma la pubblicità era voluta e  amata, e ancora di più uno dei più famosi protagonisti dei corti pubblicitari del Carosello: Calimero.

Il 14 luglio 1963 un pulcino nero approda sugli schermi e nei cuori di tutti gli italiani. È Calimero, il piccolo rappresentante virtuale della Mira Lanza, celebre società di saponi e detersivi di quegli anni. Come per tutti gli altri sketch promozionali del Carosello, anche la Mira Lanza crea una storia attorno al proprio prodotto e Calimero ne è il protagonista (qui l’episodio di lancio).

Il piccolo è il quinto pulcino della nidiata della gallina Cesira, caratteristica per il suo forte accento veneto, che fa eco alle origini dei due padri di Calimero, i fratelli Pagot, registi e fumettisti. Ma i problemi per Calimero incombono sin dalla nascita, quando, cadendo in un contenitore di fuliggine, si tinge completamente di nero e non viene più riconosciuto dalla mamma. Per questo primo schiaffo della vita e per tutte le peripezie e angherie che subirà negli episodi successivi, Calimero è diventato l’eroe di tutti gli emarginati e oppressi. Non c’è Calimero se non accompagnato dal motto “Qui tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero…è un’ingiustizia però!”. Eppure per chiunque c’è una via d’uscita, una possibilità di riscatto. Calimero, infatti, sarà soccorso dalla gentile olandesina della fattoria che, lavandolo con il detersivo AVA della Mira Lanza, riuscirà a restituirgli il suo candore originario. Così nasce la celebre e immortale espressione pronunciata dal piccolo, all’apice della contentezza per la risoluzione della sua situazione di disagio: “Ava come Lava!”.

Dunque quale miglior modo per assicurarsi il favore del pubblico? Niente sarebbe potuto risultare più convincente di un dolce e impacciato pulcino con il proprio lieto fine. Chiunque si è sentito ‘un Calimero’ almeno una volta nella vita, protagonista di un piccolo dramma e bersaglio dei prepotenti o di un cattivo tiro della sorte. Per questo gli episodi costruiti attorno al personaggio di Calimero sono l’esempio di una comunicazione vincente.

Lo spettatore si sente parte di un tutto ed empatizza con la condizione del pulcino, viene così agganciato attraverso il suo inconscio e sensibilità. Inoltre è esposta una problematica della collettività che viene superata e risolta proprio da un prodotto dell’azienda, esibito come soluzione a tutti i problemi

Così nasce il mito di Calimero che, negli anni, si libera da ogni fine pubblicitario e assume dignità cinematografica. Protagonista di film e di serie animate interamente realizzate su di lui è approdato fino in Giappone.

Ma l’intuizione per la creazione di questo eroe senza tempo non ha certo origini fortuite. Il pulcino prende il nome da un’antichissima e polverosa chiesa del Milanese: la Basilica di San Calimero, a due passi dal Duomo di Milano. Secondo la leggenda, San Calimero è stato gettato dai pagani nel pozzo della chiesa, patendo così un triste epilogo. Che sia stata l’ispirazione per il piccolo pulcino caduto nella fulligine e strapazzato dalla cattiveria altrui?

Probabilmente, o forse la scelta del nome Calimero è un omaggio alla Basilica in cui lo stesso Nino Pagot si è sposato. Una cosa è certa: un pizzico leggendario, una cucchiaiata di dolceamaro e un chilo di tenerezza sono gli ingredienti perfetti per realizzare un fenomeno di successo internazionale e inesauribile nei secoli!

 

 

Matilde Vitale

Mi chiamo Matilde e sono una laureata in Lettere moderne. Nella scrittura ho trovato la simbiosi perfetta tra le tre ‘c’ che regolano e orientano la mia vita: conoscere, creare e criticare. Sono tre c impegnative e dinamiche, proprio come la mia mente e personalità che corrono sempre troppo veloci. Se ti interessa scoprire qualcosa di me o di ciò che scrivo non ti resta che iniziare a leggere, buona lettura!