I 42 del 46

I 42 del 46

​I 42 del 46

Alla soglia dei 42 anni Valentino dovrà decidere che ne sarà della sua carriera, mentre il suo apporto al motomondiale in altre vesti si fa sempre più importante.

I 42 del 46. Il 16 febbraio Valentino Rossi compirà 42 anni. la sua carriera straordinaria non ha certo bisogno di essere commentata. 9 mondiali, 115 vittorie iridate e 235 podi.  Il suo arrivo nel motomondiale 25 anni fa  ha letteralmente rivoluzionato il mondo delle corse in moto. I numeri, soprattutto per i piloti, si sa, sono importanti, per alcuni l’unico motivo per cui correre, parametro di riferimento con cui confrontarsi per valutare il bilancio di una carriera frutto di un’intera vita di sacrifici dedicata alla passione per le due ruote.

Ma una carriera come quella di Rossi non può certo essere raccontata a suon di cifre e ranking. Le imprese di cui è stato capace vanno ben oltre podi e vittorie: Valentino è riuscito a incollare la gente al televisore, a farla muovere per andare in circuito a vederlo correre. Valentino ha creato la marea gialla.

Con l’arrivo di questo pilota il motomondiale ha cambiato volto, da sagra di paese si è trasformato in evento mondano, da sport di nicchia in evento di massa capace di attirare milioni di spettatori e di far gola a molti sponsor. Il calo di audience quando manca l’italiano è di quasi un terzo. Il che per un popolo pronto a seguire il proprio beniamino nazionale è già sicuramente notevole. Ma il nostro neo quarantaduenne ha una appeal ben sopra  il normale e questo dato, in realtà, si riferisce al mondo intero. Eh sì, perché lungo le piste di tutto il mondo è pieno di tifosi che portano i colori del 46, che sventolano il suo numero e vestono il suo merchandising. Questi numeri parlano di un potere comunicativo enorme e fuori dal comune. La gente non si ricorda di Rossi solo per le sue imprese motociclistiche, la gente si ricorda di quel ragazzo sempre col sorriso e un po’ strafottente, che a suon di vittorie e gag scherzose si è fatto strada nel cuore di appassionati e non. Se a questo mix già efficace di per sé aggiungiamo l’unione di avversari che hanno dato vita a rivalità storiche, otteniamo la ricetta perfetta per ottenere una miscela attrattiva senza precedenti.

Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo, Marquez sono solo alcuni, sicuramente i più memorabili dei suoi avversari. Mentre gli altri partecipano ai gareggiamenti del circus organizzato dalla Dorna, Rossi ne attraversa l’intera storia recente segnandone indelebilmente il corso, attore protagonista di un mondo che gli deve tanto. Sono già un po’ di anni che, a ragione visti età e risultati, dentro e fuori dal paddock ci si chiede per quanto ancora il dottore correrà.

L’anno scorso è stata l’ultima stagione del pesarese con la divisa ufficiale Yamaha, per lui un (mezzo) cambio di casacca dopo 10 anni di felice matrimonio nel team ufficiale, intervallati solo dalla deludente esperienza in Ducati. Un addio non definitivo che vede il pilota passare nel team satellite, Petronas, della stessa casa di Iwata. Sì, perché i numeri saranno freddi e conteranno anche poco ma non contano certo niente e, di solito, hanno un significato bene preciso. Nelle competizioni quel che conta sono i risultati e se di anni ne hai 42, non vinci una gara da 3 e non raggiungi l’iride da 10  le domande sorgono spontanee.  Gli ultimi anni per Valentino sono stati tutti in salita e il 2020 neanche a dirlo è stata per lui la peggior stagione da quando corre nella classe regina. Le tante cadute e la  positività al Covid-19 si sono  aggiunte a una stagione partita zoppa per tutti. L’età per lui avanza, nel mondiale continuano ad approdare nuove promesse che spostano in alto l’asticella, mentre il dottore sembra faticare a tenere il ritmo dei più giovani freschi e agguerriti.

Ma Rossi, si sa, non è certo un novellino e tanto meno uno sprovveduto. Da anni il pesarese sta contribuendo al futuro del motomondiale e del motociclismo italiano e ovviamente anche al suo.

Nel 2014, infatti, nasce lo  Sky Racing Team VR46, tramite cui Rossi e il suo entourage si impegnano per aprire le porte del motomondiale ai giovani talenti italiani. Praticamente in contemporanea Rossi fonda la sua Academy usata dal tavulliano per selezionare e coltivare un vivaio di nuove promesse mettendogli a disposizione tutto il necessario per crescere ed aumentare le proprie abilità. In anni dove gli Spagnoli raccolgono a mani basse tutti i risultati più importanti, lasciando le briciole agli altri, ecco che il genio del dottore salta fuori, di nuovo, pronto a ispirare una nuova generazione di piloti.

L’idea sembra essere valida a riconferma ci sono i piloti, che ogni anno si contendono il titolo nelle classi in cui il team e presente e da quest’anno il team darà i suoi colori a una moto nella top class, segno che i rumors  sull’approdo in motogp della squadra erano fondati.  Oramai sono 10 anni che si sente parlare dell’addio di Rossi alle gare, da quel 2011 in cui il rapporto con Ducati sembrava aver spento la miccia di un pilota che della sua esplosività dentro e fuori dalle pista aveva fatto il suo tratto distintivo. Eppure gli anni sono passati, il pesarese ha di nuovo sfiorato il titolo e ha avuto modo di togliersi qualche altra soddisfazione. E adesso?

Adesso sembrerebbe proprio il momento di dedicarsi completamente al ruolo manageriale in cui in realtà è già proiettato da tempo, di passare quel testimone che ha messo in mano alle nuove generazioni ma che ancora non è riuscito a lasciar andare, incapace di abbandonare quello stile di vita che lo accompagna sin da giovanissimo, fatto di paddock allenamenti  e adrenalina. Il rischio che si corre però è quello di lasciare un ricordo sbiadito e ombreggiato si se stessi. Lasciare le competizioni non più come il mattatore sulla cresta dell’onda ma il vecchio leone che sgomita nel branco per sopravvivere alle nuove cucciolate in arrivo sempre più forti mature e dominanti.

La decisione non spetta a certo a noi a cui resta solo da arrovellarci. Intanto godiamoci quest’ultimo anno in cui Valentino sarà sicuramente in pista su una moto, mentre il suo apporto futuro per il motociclismo è in piena ascesa, sperando che faccia crescere e porti alla vittoria nuovi giovani talenti. Non ci resta che augurargli tanti auguri.

Mattia Caimi

Appassionato di moto in tutte le salse, é cresciuto leggendo i "Pensieri sporchi" del Ciaccia. Ama scrivere del mondo del motociclismo, fingendo di capirne qualcosa.