Ti è arrivato un sms sospetto dalla tua banca? Non cliccare su quel link! – IOVOCENARRANTE PER IL SOCIALE

Ti è arrivato un sms sospetto dalla tua banca? Non cliccare su quel link! – IOVOCENARRANTE PER IL SOCIALE

Ti è arrivato un sms sospetto dalla tua banca? Non cliccare su quel link!

Sono in corso in questi giorni diversi tentativi di truffa ai danni dei clienti degli istituti bancari italiani attraverso molteplici modalità. Capiamo meglio come “salvarci”…

Sarà capitato a tutti di ricevere dei messaggi sospetti da una finta banca (molto spesso nemmeno la nostra) che ci invitavano a cliccare su un link, magari perchè “qualcuno ha eseguito l’accesso da *località x”). Banca d’Asti ha realizzato un vademecum per “sopravvivere” a queste situazioni.

Attraverso quali canali provengono le truffe?
Sms, e-mail o chiamate apparentemente provenienti dalla banca.

Quali leve utilizzano i truffatori per convincerci ad agire?
I truffatori prospettano una imminente situazione di rischio, avvisano su una possibile frode, notificano il blocco del conto corrente, della carta di pagamento o dell’internet banking oppure evidenziano una situazione di non conformità a nuove norme da poco in vigore.
Le istruzioni offerte per risolvere il problema sono fornite tramite:
chiamata vocale;
invio tramite SMS di un link malevolo a un sito simile a quello della banca.

Quali dati vengono richiesti dai malviventi?

Vengono richieste le credenziali d’accesso o i codici di configurazione dell’internet banking, i dati della carta di pagamento. Durante le telefonate spesso i truffatori chiedono di autorizzare o confermare operazioni tramite notifiche sul proprio telefono cellulare.

A volte viene consigliato di disinstallare l’APP e di non accedere all’internet banking per 24-48 ore.

Risulta difficile riconoscere la truffa perché i messaggi fraudolenti potrebbero inserirsi in mezzo a messaggi legittimi ricevuti dalla propria banca e anche le pagine visualizzate sono del tutto simili a quelle del proprio istituto di credito.

Consigli su come prevenire la frode:

  • non cliccare sui link presenti in SMS o e-mail sospette;
  • non fornire mail le proprie credenziali;
  • chiamare immediatamente la propria filiale oppure il call center dell’internet banking;
  • mantenere la calma e non agire di impulso.

 

Ricordiamo che le banche non chiedono mai di inserire i propri dati bancari via sms, e-mail, telefono o altri sistemi che non siano app e siti ufficiali.

Inventing Anna: quando l’apparenza ing-Anna davvero

Inventing Anna: quando l’apparenza ing-Anna davvero

Inventing Anna: quando l’apparenza ing-Anna davvero

È disponibile dall’11 febbraio 2022 la nuova serie Netflix Inventing Anna, scritta da Shonda Rhimes e prodotta dalla sua Shondaland, la casa di produzione che l’anno scorso a Natale ci ha regalato Bridgerton, la cui seconda stagione è in uscita sulla stessa piattaforma il 25 marzo.

L’intera storia è completamente vera, ad eccezione di tutte le parti che sono totalmente inventate”.

Con questa frase inizia ciascuna delle 9 puntate che compongono la miniserie televisiva di genere true crime dal titolo Inventing Anna, che in una settimana ha conquistato il pubblico di spettatori della piattaforma dello streaming Netflix.
Sin da subito capiamo che la confusione tra verità e inganno è la protagonista indiscussa della storia di una giovane ereditiera tedesca, sbarcata in America, e più precisamente a New York, che in poco tempo è riuscita inspiegabilmente a truffare l’élite della Grande Mela.
Tutta la serie parte e si regge su una sola, fondamentale domanda: chi diavolo è Anna Delvey?
Ereditiera o truffatrice? Donna d’affari o criminale? E se fosse tutto questo insieme?

Tratto da una storia “vera”

La vicenda che ruota introno ad Anna Delvey, conosciuta anche come Anna Sorokin (iniziamo con gli pseudonimi), è tratta da una storia vera, quella della “reale” Anna Delvey-Sorokin (“reale” che qui equivale a “inventata”, aiuto).
In breve, Anna si è spacciata per una ricca ereditiera tedesca per truffare molte persone dell’alta società, star e socialite, protagonisti della vita mondana di New York, ma soprattutto ricchi e straricchi. E non si è fermata qui, perché la scia di sangue (sarebbe meglio dire “di debiti”) si è estesa a numerosi hotel e diverse banche. Ma come ha potuto fare tutto questo? Come pagava i vestiti, gli eventi, i jet, le suite private, i massaggi, le vacanze, la bella vita che faceva se non aveva neanche un centesimo in tasca?
Seguendo le macerie che si è lasciata dietro si arriva dritti dritti in prigione, dove la ragazza viene sbattuta dopo l’ennesimo saldo insoluto di un albergo dove alloggiava. Anna è stata arrestata nel 2017 e poi condannata nel 2019 per 8 capi di imputazione (tra cui truffa, tentato furto e appropriazione indebita) a 12 anni di carcere. Uscita a febbraio 2021, è stata nuovamente arrestata sei settimane dopo perché il suo visto era scaduto.
La serie di Shonda Rhimes si basa sull’articolo “Come Anna (Sorokin) Delvey ha ingannato la gente di New York” scritto da Jessica Pressler del New York Magazine. La sua incredibile storia è stata già raccontata nel libro scritto dalla sua ex amica Rachel Williams, “My Friend Anna”, e verrà ancora tratta in una serie HBO che deve ancora andare in onda, in un documentario realizzato con la Bunim Murray Production a Los Angeles, in un libro della stessa Anna sul suo periodo trascorso in prigione, e in un podcast. Poi speriamo che Anna si lasci questa storia alle spalle.

La vera Anna Delvey-Sorokin a destra

Stiamo pagando una criminale mentre vediamo Inventig Anna?

Anna di certo non è una Lannister, perché la sua strada è lastricata di debiti insoluti. Durante il processo, si è stimato che la ragazza abbia rubato circa 275mila dollari.
A fronte di tutto ciò, il magazine statunitense Insider ha riferito che Netflix ha pagato a Sorokin la somma di 320mila dollari per avere i diritti della sua storia da adattare nella serie di Shonda Rhimes. Un bel gruzzolo da consegnare a una truffatrice. Per fortuna, quei soldi Anna li ha usati per iniziare a pagare i suoi debiti e i rimborsi. Si parla di 198mila dollari dovuti alle banche che il tribunale le ha imposto, 24mila dollari di multe statali, senza contare le spese legali a suo carico dopo la condanna. Speriamo che non finiscano in altri vestiti e vacanze di lusso, non sarebbe la prima volta. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, si dice, no?

 

Il giudizio sulla serie, senza spoiler

Tornando alla serie, Inventing Anna racconta una versione romanzata della vicenda. Il fatto che sia “tratta da una storia vera” non significa che sia meglio di una storia totalmente inventata. E questa in realtà lo è, perché – lo abbiamo ormai capito – in realtà Anna Delvey non esiste. O meglio, esiste ma non è quella che aveva portato tutti a credere che lei fosse. Confusi? Bene, vuol dire che siamo sulla strada giusta.

In virtù del “romanzato”, tratteremo Inventing Anna come ciò che è, cioè una serie con personaggi, trame e sottotrame, attori, costumi e tutto il resto.
La protagonista, Anna Delvey, è interpretata da Julia Garner, già vincitrice due Premi Emmy come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica (Ozark), e notata dalla critica per la sua prova nel film The Assistant, per il quale ha ottenuto una nomina agli Independent Spirit Awards.
Il personaggio di Anna o si ama o si odia, ma più frequentemente suscita un misto tra i due estremi. All’inizio si è portati quasi ad ammirarla: la sua storia è avvolta nel mistero (un motivo che aumenta ancor di più l’attrattiva nei suoi confronti), emergono solo la sua acuta intelligenza, il fiuto per gli affari, il gusto per l’arte e la sua straordinaria e inspiegabile capacità di stregare tutti coloro che le stanno intorno. La sua ascesa sembra puntare molto in alto, mossa da un proposito che appare artistico e filantropico, quasi illuminato: la creazione della Fondazione Anna Delvey, un santuario super esclusivo per artisti selezionati e mecenati amanti dell’arte. Ovviamente, per realizzare questa visione le servono soldi, tanti soldi, sottoforma di donazioni o prestiti.
All’inizio quindi Anna sembra avere uno scopo, tanto grande quanto difficilmente realizzabile. Poi, man mano che procede la storia, la giovane socialite scade in quella che, brutalmente, chiameremmo “patetica scroccona”. Se ne sta lì in panciolle, ad aspettare che le venga approvato il prestito di 40 milioni che ha richiesto per la sua fondazione (a questo punto, chiara copertura per far finire i soldi direttamente nelle sue tasche). E nel mentre spende e spande soldi degli altri (ad esempio, della sua amica Rachel a Marrakkech), soldi che lei non possiede.
All’inizio della storia la troviamo già dietro le sbarre, e la sua avventura viene ricostruita tramite continui salti temporali dal presente al passato, sfruttando lo stratagemma delle interviste realizzate dall’altra protagonista della serie, la giornalista Vivian.


Il personaggio prende vita grazie all’attrice Anna Chlumsky. Vivian è una cacciatrice di storie implacabile. Incinta, tiene alla sua carriera forse più della nascitura in arrivo da lì a poche settimane. Farà di tutto per salvarla (la sua carriera, non la nascitura), dopo uno scandalo di presunto “cattivo giornalismo” che l’aveva vista coinvolta tempo prima. Per farlo si aggrappa alla storia di Anna, sicura di aver trovato qualcosa di importante e d’impatto da raccontare.
Nel corso delle puntate, Vivian ricostruisce il passato della misteriosa ereditiera-criminale incontrando e intervistando i suoi amici, le sue conoscenze, i suoi partner in affari, e creando un rapporto diretto con lei, andando a trovarla periodicamente in carcere (e comprandole riviste e mutande griffate).

“Vip è sempre meglio”

Inventing Anna ha spaccato quasi a metà la critica: alcuni apprezzano la forza e la portata sopra le righe dei personaggi, soprattutto femminili, su cui si basa la storia; altri tacciono la serie di non aver trovato un modo che funzioni davvero per far empatizzare lo spettatore con i vari personaggi, che appaiono così lontani, assurdi e sgradevoli.
Per non parlare delle accuse secondo le quali la serie dipinge Anna Delvey come una donna d’affari che ha mancato il successo, un personaggio brillante, quasi una sorta di modello da ammirare, nonostante le sue intricate truffe per ottenere milioni di dollari, le continue bugie ai suoi amici, lo sprezzo del valore della fiducia, e tutte le altre cose criminose che ha compiuto.
La recitazione di Garner e quella di Chlumsky è molto valida, l’ambientazione è quella di una New York alla Sex And The City (o forse sarebbe meglio dire, in questo caso, alla Scam And The City), anche se la trama presenta alcune debolezze in certi punti (perché nessuno conosce la ricca famiglia di Anna? Possibile che nessuno abbia pensato di googlarli? Va bene che stanno in Germania, ma non è mica Atlantide).

Il senso della vita è essere o possedere? Anna è entrambi, o meglio, vuole esserlo. Come un Mattia Pascal che vuol fuggire dalla sua vita mediocre (ops, piccolo spoiler), e si inventa un Adriano Meis che vince grandi somme al casinò di Montecarlo, frequenta belle donne e si da alla “bella vita”. Chi è arrivato in fondo al celebre romanzo di Pirandello sa come è andato a finire Pascal-Meis. Una sorte non così diversa da quella di Delvey-Sorokin, quasi vinta dal rischio di essere dimenticata da tutti, il suo più grande incubo, dietro le sbarre di una prigione. Ma Anna ha un’ultima chance per essere ciò che più brama: ricca e famosa. E Vivian (o è Shonda Rhimes?) è lì per quello.

In definitiva, forse dovremmo chiederci non “chi è Anna?”, ma “qual è la storia di Anna?”. E non “come ha fatto a rubare tutti quei soldi?”, ma “come ha fatto a non farsi beccare per così tanto tempo?”. Non vi resta che vedere la serie per scoprire le risposte.

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Martina Costanzo

Sono Martina Costanzo, laureata in lettere moderne all'Università degli Studi di Milano e attualmente insegnante di italiano alle scuole medie e superiori. Oltre alla lettura, la mia grande passione è il cinema. Per IoVoceNarrante scrivo le recensioni dei film e delle serie tv di successo appena usciti, e classifico i migliori prodotti da vedere. Nessuno è mai rimasto deluso da un mio consiglio, provare per credere.