I 5 migliori piatti mangiati nel 2022 a Milano e dintorni

I 5 migliori piatti mangiati nel 2022 a Milano e dintorni

I 5 migliori piatti mangiati nel 2022 a Milano e dintorni

È partito il conto alla rovescia per l’anno nuovo, e con esso è arrivato il momento dei bilanci. Ecco dunque i cinque migliori piatti assaggiati nel 2022 (più uno) fra Milano e provincia.

Se il 2022 è stato un anno per certi versi poco confortante (ne abbiamo parlato qui), dal punto di vista gastronomico è stato invece particolarmente avvincente. Si sa, a noi italiani piace mangiare, è parte di ciò che siamo e di come affrontiamo la vita, per cui un motivo per riunirci davanti a un bicchiere di vino o una pizza lo troviamo sempre.

Di occasioni per uscire a mangiare un boccone ne abbiamo avute tante nel corso dell’anno, dalla pausa pranzo alla cena di compleanno passando per un aperitivo con le amiche, ma sia chiaro: non tutto quello che abbiamo mangiato valeva l’assunzione di quelle calorie. Per questo, nelle settimane che precedono l’arrivo dell’anno nuovo, è giunta l’ora di tirare le somme di quello che abbiamo mangiato e stilare un elenco dei cinque migliori piatti mangiati quest’anno.

Non vogliatecene, nonne di tutta Italia. Le vostre cotolette e paste al forno sono assolutamente imbattibili e nessuno chef tristellato potrà mai competere con l’affetto che mettete quotidianamente nelle vostre delizie. Ma a ogni nonna amorosa corrisponde un cuoco appassionato, e anche a loro occorre dare giustizia.

Attenzione: non è una classifica né un elenco esaustivo che debba necessariamente rispettare i gusti di tutti, ma una personalissima sintesi di quello che ci è piaciuto di più quest’anno fra Milano, provincia, Varesotto e Brianza. Una hit parade del nostro piacere personale.

Il tuo piatto preferito non compare in questo elenco? Segnalacelo, andremo a provarlo personalmente e chissà che non compaia nell’elenco del prossimo anno.

Il risotto con crema di piselli, harissa, rucola e limone sotto sale di Distreat (Milano, Naviglio Pavese)

Non è uno scherzo. Questi tre ingredienti insieme danno origine a un abbinamento da urlo, elegante, ma anche un po’ pop in cui il tocco orientale dell’harissa incontra la tradizione italiana degli agrumi. Un risotto estivo, fresco, grazie all’acidità del limone che si combina perfettamente con la ruvidezza della rucola e la cremosità dei piselli, in cui l’harissa fa da padrone senza però sovrastare gli altri sapori. Senza dubbio, uno dei piatti migliori assaggiati nel 2022.

Il risotto di Distreat

Il baccalà mantecato, cipolla e capperi di SPAZIO – Niko Romito (Milano, Duomo)

SPAZIO è il bistrot dello chef Niko Romito, che in Abruzzo ha guadagnato ben 3 stelle Michelin nel suo ristorante Reale di Castel di Sangro (L’Aquila). La chiave del menù è quella di scoprire i piatti del territorio in chiave gourmet, grazie anche alla creatività dei giovani cuochi della scuola di Niko Romito. In cucina, infatti, la brigata ha studiato dallo chef e propone piatti di alta cucina senza troppi fronzoli con vista sul Duomo. Sebbene l’intera carta meriti, a parer nostro, un assaggio, il piatto che più ci ha colpiti è il baccalà mantecato. Un pesce povero che da SPAZIO viene valorizzato al meglio e che sprigiona tutta la sua golosità grazie all’abbinamento con una crema di cipolla da volare via e una polvere di capperi che contrasta con la grassezza del baccalà. Provare per credere.

Il baccalà mantecato di SPAZIO

Il chorizo al vino rosso con puré di patate dolci di Posada Pop Kitchen (Vimercate, MB)

Il comfort food che tutti vorremmo poter mangiare a cucchiaiate sul divano davanti a una serie tv. Le patate dolci più cremose mai assaggiate fanno da sfondo a un chorizo sapido e gustoso, così morbido da sciogliersi in bocca. Posada Pop Kitchen è un locale di cucina messicana a Vimercate in cui si sta bene, si beve bene, ci si sente a casa. Dove il chorizo al vino rosso è solo la punta dell’iceberg di un menù curato, deciso, attento alla materia prima.

Il filetto di canguro alla liquirizia, soia e spinacino di Meat Eat (Varese, VA)

Nonostante l’apertura fresca fresca nell’aprile appena trascorso, Meat Eat si è già conquistato un posto nel nostro cuore. Non solo per il personale giovane e preparato, ma soprattutto per la qualità dei piatti proposti. La carta ruota attorno alla carne, ovviamente, e la loro specialità sono i tagli dry aged: fiorentine, costate e tomahawk frollate a secco nell’arco di 5-8 settimane per far sì che la carne ceda fino al 20% dei liquidi e risulti tenera, marmorizzata alla perfezione e con un aroma unico. Quello che ci ha particolarmente colpiti è, però, un antipasto, il filetto di canguro alla liquirizia, soia e spinacino. Il canguro è una carne morbida e ferrosa che qui viene scottata sui lati e servita con germogli di soia e croccanti foglie di spinacino irrorati da una golosissima salsa di soia e liquirizia. Chi avrebbe mai detto che carne e liquirizia fossero un abbinamento così perfetto?

Gli spaghetti tirati a mano serviti con salsa di sesamo, arachidi e pepe di Sichuan de Le Nove Scodelle (Milano, NoLo)

L’indirizzo a Milano per mangiare cucina cinese del Sichuan è, senza ombra di dubbio, Le Nove Scodelle in Piazzale Loreto. Trattoria tradizionale piccolina a cui corrisponde un menù piuttosto breve: nove piatti principali serviti in scodelle di ceramica (il 9 è il numero sacro all’imperatore), qualche antipasto e due o tre primi a diversi gradi di piccantezza, ma comunque tutti dai sapori decisi. Il nostro piatto preferito sono stati senza dubbio gli spaghetti tirati a mano: pasta di grano lunga, spessa, ben condita e cotta al punto giusto che quando la addenti ti fa dubitare delle tue origini italiane. Può la Cina offrire una pasta fresca degna delle migliori sfogline emiliane? Eccome se può.

Gli spaghetti tirati a mano de Le Nove Scodelle

 


Fuori lista: La pizza con ragù alla bolognese di Enosteria Lipen (Triuggio, MB)

Vi aspettavate cinque piatti, lo sappiamo, ma la pizza al ragù di Lipen ci è piaciuta così tanto che non potevamo escluderla da questa compilation. E non siamo solo noi a dirlo: premiata con i tre spicchi Gambero Rosso anche nell’edizione 2023 dell’omonima guida alle migliori pizzerie, la pluripremiata pizza di Corrado Scaglione compare nel 2018 nei 70 Best Restaurants with Pizzeria in the World, nella guida Pizzerie d’Italia de L’Espresso nel 2019 e nel 2020 nella classifica 50 Top Pizza. Morbida, alveolata, digeribile, con ingredienti di primissima qualità e attenzione alla tradizione, senza però tralasciare una decisa spinta all’innovazione. Il piatto della domenica in famiglia che incontra la pizza del venerdì sera con gli amici del calcetto.

La pizza al ragù di Lipen

Sì, lo sappiamo, non a tutti piace la pizza napoletana con il cornicione. Sì, lo sappiamo, abbiamo osato paragonare gli spaghetti cinesi alla pasta fresca all’uovo di Reggio Emilia. Sì, lo sappiamo, non ci credete che l’harissa si sposi da dio con la rucola. Sì, lo sappiamo, siete restii ad assaggiare il canguro. Ma a cosa serve il cibo se non a connettere, unire, identificarci, creare scompiglio?

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Il confine e la fotografia – INSIGHT Foto Festival 2022

Una nota sul festival varesino di fotografia che quest’anno ha esplorato il tema delicato del confine, partendo proprio dai confini della fotografia.

Si è svolta dal 6 al 15 maggio la seconda edizione di INSIGHT Foto Festival, la manifestazione dedicata alla fotografia contemporanea della provincia di Varese. Il tema di questa edizione 2022 è il concetto di confine e il fitto programma di eventi come mostre, performance, presentazioni di libri, workshop affronta un tema complesso, attuale e sul quale è sempre importante riflettere.

La rassegna si è presentata così articolata: 10 mostre (7 nel programma INSIGHT e 3 del circuito INSIGHT OUT) in 10 località diverse (distribuite tra la città di Varese e zone limitrofe), oltre a presentazioni di libri, workshop e performance. Dunque, un programma ricco e articolato che ha indagato il tema del confine allargando, di fatto, i confini della fotografia.

Iniziamo, dunque, dagli eventi INSIGHT e dalle attività cittadine in Varese. Al MIV (Multisala Impero Varese) viene allestita la mostra collettiva Human Connections che esplora il tema del confine partendo dalla prospettiva del corpo. Le connessioni tra schermi e corpo sono il tema esplorato dal collettivo Red Rubber Road con together a part, progetto non a caso nato durante il lockdown 2020 e in continua evoluzione e aggiornamento, in quanto il rapporto corpo-tecnologia diviene sempre più costante e stretto. Corpo come confine nei lavori autobiografici when you hear hoofbeats think of horses, not zebras di Claudia Amatruda, la quale trova nella fotografia non tanto una terapia, ma un modo per porre ulteriori domande. Corpo al centro anche delle installazioni di Matteo Suffritti, che cerca costantemente di distaccarsi dalla bidimensionalità della fotografia con Fronte & Retro. Le opere esposte in questo spazio sono molto diverse tra loro: video, stampe, sculture, installazioni, che grazie a un allestimento semplice, ma attento, riescono a dialogare felicemente anche in un ambiente relativamente piccolo evitando una sovrapposizione caotica.

C. Amatruda, WHEN YOU HEAR HOOFBEATS THINK OF HORSES NOT ZEBRAS, ph. Lisa Boccaccio

Spostandosi poi a Villa Mirabello dentro gli splendidi giardini estensi, troviamo un’altra sezione del percorso di INSIGHT il cui titolo è tempo sospeso. In questo frangente il confine esplorato attraverso le opere stranianti di Leonardo Magrelli the plant e vitas paradossales di Luca Tombolini è il rapporto tra spazio e tempo. I lavori di quest’ultimo, mettono in crisi la nostra percezione di spazio nella serie dove vengono stampate, in grande formato, composizioni fatte con pigmenti di colore ma che potrebbero essere scambiate con fotografie di galassie in un salto di scala tanto grande quanto immediato alla vista, e del tempo nella serie dei paesaggi fotografati utilizzando tempi di esposizione lunghissimi che mostrano paesaggi fantascientifici con due soli. I lavori di Tombolini hanno un taglio decisamente meditativo, ci fanno riflettere anzitutto sulla nostra posizione rispetto a tutto ciò che ci circonda e soprattutto sulla relatività delle nostre percezioni. Leonardo Magrelli dal canto suo, invece, mediante l’uso della luce, getta un cono d’ombra sul nostro presente, ma anche – e soprattutto – sul nostro futuro più o meno recente che ci appare sempre più incerto. L’estetica richiama quelli degli scenari post-apocalittici del cinema, tanto lontani, ma incredibilmente vicini. Le sue immagini più che la testimonianza di una condizione attuale, tragica, sembrano provenire da un futuro nemmeno troppo lontano. Minaccia nucleare compresa. La fotografia diviene uno strumento molto efficace per porre certi interrogativi e questioni urgenti che non possono più essere rimandate.

Allestimento PLANTS, Leonardo Magrelli, ph. Monica Locati

Nella sala Nicolini è allestita una personale di Noemi Comi, unica mostra monografica di tutto il festival (nota mia). La giovane artista di Catanzaro, studentessa di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, porta Homo Saurus. Un lavoro (scelto come immagine di copertina di questa edizione 2022 del festival, nda.) che risulta sicuramente non solo ironico, ma anche molto critico soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Il lavoro della Comi mette in mostra una ricerca condotta sulla teoria complottista che vedrebbe i rettiliani a occupare i ruoli chiave del governo del mondo. Dopo aver svolto per diverso tempo, una raccolta informazioni su svariati siti, blog e gruppi presenti sui social network, la giovane artista presenta il risultato il cui esito, in realtà, non è limitabile al solo caso studio, ma anzi offre una prospettiva per guardare e riflettere su diverse prese di posizione anche molto controverse Qualche foto sfocata del cielo, un riflesso sul vetro di una finestra, una fotografia in bianco e nero di un piccolo invertebrato colto in una posa bizzarra possono diventare tranquillamente prove “inconfutabili” della presenza degli alieni sulla terra. Quella di Noemi Comi è un’indagine che parte da un punto specifico, la teoria complottista sui rettiliani, ma apre spazi di riflessione molto più ampi, indaga le metodologie con le quali si producono i miti e teorie complottiste ma non solo, innescando anche una riflessione sull’utilizzo della fotografia in questi contesti.

N. Comi, HOMO SAURUS (particolare), ph. Christian Vittorio Garavello

È ospitata presso il Cinema Teatro Nuovo Filmstudio 90 la mostra dal titolo Conoscenze con le opere Percezione Primaria del duo Francesca De Pieri e Daniele Bolpin, e Questa è l’acqua di Niccolò Vonci. Il rapporto con la natura è il fulcro attorno a cui è pensata questa parte di festival, l’opera percezione primaria, premiata con il premio New Post Photography durante MIA Photo Fair qualche settimana fa (nota mia) è un esempio della riflessione che si vuole innescare. L’opera si presenta come un grande foglio di carta, leggerissima, sulla quale è stampata l’immagine di una pianta, poi tagliata in moltissimi frammenti e ricomposta incollandone le parti su un’intelaiatura di legno.

Completano l’installazione delle piccole ventole e un sensore di movimento che le aziona producendo una leggera brezza che fa oscillare i frammenti di carta. L’installazione riprende gli studi di Cleve Backster proprio sulla facoltà delle piante di percepire l’ambiente circostante, quindi, l’ambiente non è neutro e passivo, ma costantemente ricettivo. Il sensore di movimento, che attiva le ventole e simula di fatto la risposta dell’albero, gioca un ruolo chiave in tutto il processo: l’anello di congiunzione tra noi e l’ambiente, fissa un confine invisibile che perennemente attraversiamo in maniera più o meno consapevole.

Le opere di Vonci, invece, cercano di rispondere ad una domanda che due pesci si pongono in un dialogo all’interno di un testo di David Foster Wallace ovvero “…che cos’è l’acqua?”. In risposta realizza delle immagini che sono un dialogo più che una lettura “meccanica” della realtà.

Bolpin De Pieri, PERCEZIONE PRIMARIA (particolare), ph. Lisa Boccaccio

Nella suggestiva e affrescata sala Veratti è ospitata la mostra collettiva Passaggi, che vede nel confine un punto d’incontro. Esposta la ricerca Roots are Routes del duo Progetto vicinanze (Chiara Arturo e Cristina Cusani) che coinvolgendo una pluralità di pratiche, istituzioni, artisti e teorici lavora sul Mediterraneo come luogo di attraversamento. Il risultato in mostra è ridotto al minimo indispensabile, ovvero un pannello con un QR code che rimanda al sito del festival che mostra al visitatore il lavoro del duo. Ian Chambers, Giulia Flavia Baczynski, Duae Collecive, Bianca Salvo, Nicoletta Grillo, e molti altri sono i punti della costellazione vasta ed articolata che compone questo progetto complesso.

Valeria Pierini presenta materiali eterogenei per il progetto Northern Sea, un’esplorazione dell’Irlanda del Nord immaginandosi come una viaggiatrice del futuro. Ancora un duo esposto Novella Oriana e Simona Miraglia con Cartografia performativa del Mediterraneo che prevede una parte performativa e una installativa. È un lavoro di mappatura delle relazioni che si svolgono all’interno del Mediterraneo, un lavoro molto complesso che mette in relazione corpo, spazio, tempo e territorio come spiegato dalle autrici.

Quarta artista esposta in questa sezione è Cristina De Paola con Il mare di Enea, installazione multimediale che indaga una dimensione non lineare del tempo, che prende in esame un’insenatura di Porto Badisco, luogo di approdo di Enea. Un luogo mitico, di scambi, di incontri, un luogo dove tutto è contemporaneo.

Preogetto Vicinanze ROOTES ARE ROOTS, ph. Lisa Boccaccio

Al Circolo Bizzozzero trova spazio Giacomo Infantino artista e curatore della mostra Il piccolo gazzettino dei sogni, coinvolge i cittadini in una mostra collettiva e partecipata.

G. Infantino, PICCOLO GAZZETTINO DEI SOGNI, ph. Christian Vittorio Garavello

Alle mostre si sono aggiunte una serie di performance – il cui coordinamento è curato da Alex Sala – che anche in questo caso hanno indagato il tema del confine dalle più diverse prospettive. E dunque, chi indaga il confine come rapporto tra corpo e spazio, Valeria Ghion con DE-FENCE/NO-FENCE, oppure chi indaga il rapporto tra corpo e tempo con la performance come Antonella Gerbi con la performance Move On oppure MØNIA con la performance Age Borders e ancora chi riflette sui confini tra le persone come Elisabetta Ubezio con OSAMI o Beatrice Orsini con Touch Me.

Antonella Gerbi, MOVE ON, ph. Lisa Boccaccio

Molto interessante tutto il circuito INSIGHT OUT portato avanti da realtà indipendenti che lavorano in sinergia con INSIGHT. Questo programma ha offerto tre mostre, due a Bizzozzero, I confini di CREATI.VA a cura del collettivo CREATI.VA, e CONFINI a cura del Fotocineclub di Varese, e una terza mostra, NUANCE, che è stata ospitata a Villa Recalcati, ideata e realizzata dagli studenti e dalle studentesse dell’I.P.S.S.C.T.S. Einaudi.

Da segnalare anche le attività presso la biblioteca civica di Varese, come le presentazioni dei volumi Ettaro di Pietro Bologna a cura di Artphilein Editions e West of Here di Leonardo Magrelli, nonché il workshop dinarrazione visuale tra fotografia e scrittura a cura di Rosy Sincopi membro del team INSIGHT.

In evidenza anche la mostra oltre a cura di Rosy Sincropi, che ha esposto i lavori degli studenti del Liceo Classico Cairoli di Varese nell’ambito del programma di educazione all’immagine. Allestita sotto i portici dei giardini Estensi, ha rappresentato sicuramente una prospettiva importante da tenere in considerazione data la giovane età e le esperienze trascorse degli autori e delle autrici.

Studenti Liceo Classico Cairoli, OLTRE, ph. Christian Vittorio Garavello

Un festival certamente stimolante e ben riuscito, anche dal punto di vista dell’organizzazione risultando diffuso nella città, ma non dispersivo. Fin dall’impostazione teorica si pone l’obiettivo di indagare il concetto di confine espandendo i confini, appunto, disciplinari della fotografia. Dunque, vengono coinvolti artisti più o meno affermati e semplici cittadini, fotografie tradizionalmente intese ma anche – e soprattutto – installazioni, video, performance, presentazioni di libri. Degne di nota le attività portate avanti dal circuito INSIGHT OUT che coinvolge realtà indipendenti che lavorano bene in sinergia con il programma di INSIGHT.

Tantissimi gli spunti suggeriti dalle varie iniziative: dalle questioni tecnologiche, politiche, ambientali, alle riflessioni sul corpo, da chi punta l’attenzione verso un fine più introspettivo e meditativo, chi lavora riflettendo sulla capacità persuasiva della fotografia, chi indaga il rapporto con l’ambiente, e si potrebbe continuare a lungo.

In un periodo come questo dove la quantità di immagini che ogni istante si producono, per gli scopi e con le tecnologie più diverse, ha raggiunto un volume fino a poco tempo fa inimmaginabile e che tutt’ora è quasi impossibile da quantificare, iniziative come INSIGHT foto festival sono occasioni preziose e da cogliere per comprendere che la fotografia non è qualcosa di passivo.

La fotografia, come il video etc., sono strumenti importantissimi e molto efficaci per porsi e porre domande, cercare risposte e – soprattutto – per guardare in maniera critica ciò che ci circonda e la fotografia stessa.

di Christian Vittorio Garavello

 

Per tutte le informazioni relative al festival, opere ed artisti consultare: https://www.insightfotofest.it/

Christian Vittorio Garavello

Laureato in architettura e curatore indipendente. Nel 2016 consegue la laurea magistrale in Architettura, indirizzo progettazione architettonica, presso il Politecnico di Milano. Nel 2021 consegue il diploma accademico di II livello in Didattica dell'Arte indirizzo Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.
È membro del Comitato dei Promotori del Premio Nazionale Arti Visive città di Gallarate.
Dal 2021 svolge attività di supporto alla didattica presso il Politecnico di Milano.
Collabora con studi di architettura, artisti e istituzioni culturali.

Insight Foto Festival: fotografie e arte a Varese

Insight Foto Festival: fotografie e arte a Varese

Insight Foto Festival: fotografie e arte a Varese

Insight Foto Festival è alle porte e apre la call per gli abitanti del quartiere di Bizzozero per fare parte della mostra dei cittadini prevista nei giorni della manifestazione.

Dopo il successo della prima edizione di Insight Foto Festival,  le curatrici Daniela Domestici e Chiara Del Sordo annunciano la seconda edizione del 2022, per promuovere la fotografia contemporanea a Varese e fare il punto sul ruolo della fotografia come mezzo trasversale di relazione e di espressione vicina alle persone e alla comunità.

Al pari della precedente edizione, l’evento ideato e organizzato da APS Gattabuia, sarà una manifestazione diffusa in tutta la città, diverse le sedi che dal 6 al 15 maggio 2022 ospiteranno vernissage, mostre, incontri, installazioni, presentazioni di libri e riviste, performance artistiche e visite guidate e che animeranno il centro cittadino e il quartiere di Bizzozero per due weekend dedicati a una ricerca visuale che viaggia sul filo del confine.

Un festival che si riconferma, anche per questa edizione, un progetto inclusivo che richiede la partecipazione attiva dei cittadini, oggi infatti lanciamo ufficialmente una call curata dall’autore Giacomo Infantino per la realizzazione de Il piccolo gazzettino dei sogni, una mostra corale dei cittadini nei giorni del festival. Un progetto che ha come protagonisti gli abitanti del quartiere di Bizzozero e che li coinvolgerà con una mostra collettiva per le strade e negli spazi del vivere quotidiano. I racconti dei cittadini, attraverso fotografie, testi, disegni o altro, potranno riguardare fatti realmente accaduti o essere frutto di immaginazione. Importanti sono i molteplici punti di vista dei cittadini sul territorio in cui vivono e lavorano. 

Per partecipare bisognerà inviare le proprie fotografie, immagini, racconti e disegni su Bizzozero entro il 4 aprile 2022. I termini di partecipazione con tutte le informazioni si trovano sul sito https://www.insightfotofest.it/mostra-dei-cittadini/

Quest’anno la fotografia oltrepassa i suoi confini, reali o simbolici, crea relazioni e incontri anche grazie agli autori e alle autrici che porteranno ad esplorare questa tematica attraverso lavori installativi, immersivi e interattivi, offrendo uno spaccato sulla fotografia contemporanea mediante una pluralità di linguaggi. Insight esce, inoltre, dall’ambito strettamente fotografico anche grazie a un gruppo di performer tutto al femminile che nei giorni del festival racconteranno il tema del confine attraverso il corpo. Un progetto curatoriale a cura di Alex Sala.

Numerosi i partner coinvolti che presenteranno diverse iniziative: da un rilevante progetto internazionale curato in collaborazione con Verzasca foto festival, alla presenza di pubblicazioni specializzate in fotografia contemporanea e alla presentazione di libri di Artphilein Bookstore, sino alle ultime novità editoriali di Clic.hè e alle proposte culturali in sinergia con l’Università degli Studi dell’Insubria.

E ancora, per i cittadini maggiorenni ci sarà la possibilità di entrare a far parte di un Festival e di poter fare esperienza sul campo nel settore culturale. Tante saranno le possibilità per collaborare con il festival, dall’accoglienza del pubblico al coinvolgimento nella diffusione dell’iniziativa, dall’allestimento delle mostre, insieme agli artisti e alle curatrici sino all’assistenza delle visite guidate. Per partecipare e diventare volontario basta andare sul sito https://www.insightfotofest.it/diventa-volontario/ e compilare il form con i propri dati. In seguito si verrà ricontattati per ulteriori informazioni.

A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

A Varese la cultura è rosa: le donne della ricerca di Archeologistics

Impresa 100% al femminile, Archeologistics ha fatto della competenza archeologica il filo conduttore delle attività di valorizzazione e divulgazione. Opera nei beni Unesco di Varese, vive e fa vivere un territorio grazie alla sua arte e alla sua storia.

 

Una compagine interamente rosa al servizio della cultura. Archeologistics, realtà varesina che propone percorsi di ricerca oltre la superficie – non solo in senso figurato, occupandosi di archeologia -, è un’impresa al 100% femminile. Donne sono le tre titolari, donna è la prossima socia che entrerà in azienda e donne sono anche le circa dieci professioniste di cui si avvalgono. Elena Castiglioni, Emanuela Sguazza e Marina Albeni (presto anche Elisa Del Galdo) sono loro le anime di Archeologistics. Nata nel 2013 a Carnago in provincia di Varese, l’azienda ha progressivamente ampliato il proprio ambito: dalle visite guidate ai servizi mirati per le scuole fino ad approdare alla gestione di importanti beni culturali in Piemonte e Lombardia, in particolare dei quattro beni Unesco che si trovano in provincia di Varese, senza però mai tralasciare il “primo amore”, l’archeologia.

Archeologistics è una realtà varesina impegnata nella divulgazione e conoscenza dei beni culturali. Progetta e realizza servizi di gestione museale, educazione al patrimonio, visite guidate e turismo culturale. In Lombardia opera in tutti i quattro siti Unesco Patrimonio dell’Umanità della provincia di Varese e collabora con le principali istituzioni del territorio e con il Ministero per i Beni Culturali. Fornisce consulenza per musei, monumenti e aree archeologiche, luoghi d’interesse storico-artistico e progetta percorsi per scuole e pubblico specialistico.

La formazione archeologica ci permette di operare in contesti di scavo, ma è soprattutto sulle azioni di divulgazione che abbiamo scelto di lavorare, mantenendo comunque sempre uno stretto contatto con gli istituti di ricerca e le istituzioni di tutela, dalle Università al Ministero della Cultura. Il fatto che siamo tutte donne non è una scelta: condividiamo le scelte lavorative e il pensiero che le sostiene, non certo un presupposto di genere

Elena Castiglioni, archeologa, ha sviluppato una particolare attenzione per gli aspetti educativi che coinvolgono giovani e giovanissimi. Archeologa è anche Marina Albeni: con alle spalle una specializzazione in archeologia delle province romane, ha partecipato a diverse campagne di scavo a Calvatone – Bedriacum (sito romano in provincia di Cremona) e in Siria a Palmira. È anche guida turistica. Emanuela Sguazza è invece un’antropologa fisica. Dopo il dottorato di ricerca conseguito indagando le sepolture della Ca’ Granda di Milano, affianca l’attività accademica a quella in ambito museale, occupandosi di gestione e comunicazione dei luoghi di cultura. Archeologa anche l’ultima socia: Elisa Del Galdo porterà nella società la sua attività accademica nel settore archeologico (ha firmato numerose pubblicazioni) e l’esperienza maturata nelle campagne archeologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso il sito Unesco di Castelseprio.

«Data la nostra formazione, ci piace proporre “percorsi di ricerca oltre la superficie”, sia nell’ambito della ricerca vera e propria sia nella gestione e valorizzazione di beni culturali», spiegano. «Non vogliamo fermarci alla superficie delle cose, ma andare a fondo dei contenuti così da poterli poi restituire al pubblico con un linguaggio ed esperienze mai banali». Con questo spirito Archeologistics ha raccolto uno staff giovane (l’età media è 34,4 anni) e altamente professionalizzato: il 43% del gruppo ha un titolo post laurea (dottorato di ricerca, scuola di specializzazione, master), il 50% ha una laurea magistrale e il 7% una laurea triennale.

«Abbiamo sviluppato un profondo know-how nello sviluppo di progetti di divulgazione, turismo e comunicazione. Particolare attenzione è stata dedicata a proporre un approccio lento e sostenibile, con anche percorsi di conservazione della memoria, nello specifico le testimonianze della Prima e Seconda Guerra Mondiale», proseguono. «Non abbiamo però rinunciato all’attività di ricerca archeologica, antropologica e storica, ad attività di scavo, catalogazione e divulgazione dei contenuti della ricerca».

I due anni di pandemia non hanno scoraggiato il team di Archeologistics. «L’attenzione è proseguita attraverso le iniziative online che sono state proposte alle scuole e al pubblico», proseguono. «Con i progetti dedicati alle scuole medie e superiori abbiamo raggiunto oltre 500 studenti di tutta Italia nella primavera del 2021. I webinar focalizzati invece sul patrimonio artistico varesino hanno coinvolto più di 200 persone. È stato un periodo complesso, dove però non sono mancati l’interesse e la curiosità».

Troviamo Archeologistics nei quattro siti Unesco della provincia di Varese: al Monastero di Torba dove segue per conto del FAI la gestione e le attività turistiche e didattiche in collegamento anche con il sito archeologico di Castelseprio; al Sacro Monte di Varese dove ha in gestione per conto delle diverse proprietà i musei del borgo e segue la comunicazione della Parrocchia; presso il sito del Monte San Giorgio, dove cura l’apertura e la valorizzazione del Museo dei Fossili di Besano e all’Isolino Virginia, l’isola del lago di Varese, dove sostiene le attività per famiglie, gruppi e scuole.