La formula chimica del film perfetto: i tre elementi del cinema di Tarantino

Il 27 marzo 1963 nasceva Quentin Tarantino, il regista che ha migliorato le nostre serate al cinema  (e le nostre vite) con le sue opere, vere e proprie pietre miliari della settima arte. In occasione del suo compleanno vediamo la formula aurea che ha garantito al regista una sequenza di successi, fatta di tre semplici elementi che non possono mancare in un film di Tarantino.

 

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  1. MUSICA:

Quando si pensa alla filmografia di Tarantino, la prima cosa che viene in mente è sicuramente il coté musicale che caratterizza ogni suo film. Senza quelle colonne sonore inconfondibili i suoi film non avrebbero avuto lo stesso impatto e sarebbero stati molto meno memorabili. La perizia che Trantino mette in ogni sua scelta musicale ha fatto in modo che certe sequenze siano scolpite nella memoria di tutti (anche di chi, purtroppo, non ha mai visto un film di Tarantino).

Del resto, chi non ha presente la sequenza dell’overdose di eroina di Mia? Sulle note di una bellissima cover di Girl You’ll Be a Woman Soon Mia inizia a ballare e poi, alla ricerca di un accendino nella tasca della giacca di Vince, trova un sacchetto di eroina e la scambia per cocaina. Il primissimo piano sul volto di Mia e la musica che sfuma è indimenticabile, un frammento di storia del cinema.

E poi il sodalizio artistico con Morricone, realizzatosi nella colonna sonora di The Heightful Eight, (che valse il premio Oscar a Morricone nel 2016): la musica è quindi scaturigine e parte integrante e della narrazione ed è, insieme alle immagini, strumento efficace di mitopoiesi.​

2. CITAZIONI:

“L’artista mediocre copia, il genio ruba” è il dogma non scritto che guida l’operato di Tarantino; fra i registi di Hollywood sicuramente è il più citazionista. Esiste un sito fanmade, The Quentin Tarantino Archives, che per ciascun film del regista riporta, o almeno cerca di farlo, i film che hanno ispirato una certa scena o sequenza. Solo per Kill Bill: Vol. 1 il sito ne riporta circa 80, tutti pescati da generi diversi tra loro ma non lontani dall’universo e dall’immaginario tarantiniano (si pensi al filone dell’exploitation, non solo ispirazione per il regista ma anche, e soprattutto, genere in cui Tarantino supera e si eleva al di sopra di qualsiasi altra opera precedente o successiva, precisamente nelle sottocategorie blaxsploitation, drugsploitation e nazisploitation).

Una citazione famosissima è la scena della gara di twist in Pulp Fiction, ispirata (per non dire copiata) all’altrettanto famosissimo twist nel film 8 e mezzo. Alcune citazioni poi sono fantastiche: si pensi a una delle scene più iconiche di Pulp Fiction (la celebre scena in macchina in cui Mia dice “don’t be a square”) riferimento a I Flinstones, il cartone animato degli anni ‘60.

e ancora in Kill Bill: Vol. 1 e Vol. 2 i rimandi agli spaghetti western (fra i più amati quelli di Sergio Leone) sono innumerevoli; ma anche Django Unchained, che solo nei primi minuti della pellicola riprende esplicitamente le grafiche di film quali Django (1966) e Via col Vento (1939).

3. VIOLENZA:

L’ultima cosa che sicuramente non può mancare in un film di Tarantino è poi la violenza, rappresentata con un’abilità registica che nel corso del tempo ha inevitabilmente fatto scuola nella messa in scena della violenza. è stato infatti proprio negli anni ‘90 Tarantino a portare al cinema quel modo di mettere su lente una violenza volutamente leggera, ludica e ironica: partendo da Le Iene e Jackie Brown, in cui la violenza è rappresentativa del contesto in cui si muovono i personaggi, arrivando a Kill Bill, in cui la componente splatter, il sangue e la violenza si portano dietro molta meno morale e diventano un vero divertimento giocoso. Tra un cervello esploso in macchina (Pulp Ficiton), un orecchio mozzato (Le Iene), e un assassinio inspiegabile e inaspettato nel parcheggio del supermercato (Jackie Brown), Tarantino riesce a ironizzare sulla violenza umana, come esplosione improvvisa e incontrollabile. Il regista in tutti i suoi film esplicita la propria passione per quel cruore che erompe dal nulla, che spiazza e che non lascia il tempo di essere realizzato: la violenza della vita reale è per Tarantino secca, immediata, asciutta e imprevedibile, e si manifesta in modi così folli e impensabili che non sembra vera e che, come in un fumetto, fa anche sorridere.

di Giorgia Grendene