Klimt e l’irrisolto mistero di Ritratto di signora

Ritratto di signora è certo tra le tele più affascinanti di Gustav Klimt, un doppio mistero avvolge l’opera e un incredibile ritrovamento ne ha reso possibile nuovamente la sua esposizione al pubblico. Ma quale storia si cela dietro alla misteriosa scomparsa del tanto discusso dipinto?

La storia di Ritratto di signora

Ha carnagione candida e gote arrossate, fa contrasto alla lucentezza del viso una chioma raccolta di un nero frammisto al blu. La misteriosa donna non guarda allo spettatore, il collo leggermente torto a sinistra allunga lo sguardo oltre la tela, lasciando a chi la ammira il dubbio su dove i pensieri e lo sguardo della giovane siano diretti. Indecifrabile l’espressione del volto. Porta una veste tra il bianco e l’azzurro percorsa da chiazze di vari colori. Lo sfondo, privo di definitezza, lascia risaltare ancora di più il viso della donna, avvolto da un mistero forse destinato a restare eternamente irrisolto.

L’opera Ritratto di signora venne realizzata da Gustav Klimt a Vienna tra il 1916 e il 1917. Acquistata nel 1925 dal prestigioso collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi, la tela fu conservata nella città di Piacenza fino all’anno 1997 quando, misteriosamente, scomparve dalla Galleria intitolata all’omonimo collezionista, lasciando la città e il mondo intero a interrogarsi in vano su quale fosse stata la sua sorte.

Il doppio mistero

Un anno prima della sparizione, una giovane studentessa piacentina aveva ravvisato nello sguardo della donna raffigurata una profonda somiglianza a un altro ritratto femminile dell’artista viennese, andato perduto. L’ipotesi rafforzata a seguito di ulteriori indagini radiologiche fu dunque che, sotto al Ritratto di signora si celasse un ulteriore ritratto di ragazza, raffigurante una giovane con indosso un cappello dai tratti somatici affini a quelli del ritratto di donna esposto in Galleria. L’ipotesi fu confermata. La tela di Ritratto di signora doveva celare un ulteriore dipinto: Ritratto di ragazza, scomparso da tempo dopo un’ultima sua esposizione a Dresda nel 1912.

Ma nulla di più si poté fare, Ritratto di signora venne misteriosamente trafugato dalla Galleria Ricci Oddi nel febbraio del 1997 perdendone ogni traccia, o quasi. Il caso volle, infatti, che l’opera fosse ritrovata dopo oltre vent’anni nel giardino della stessa galleria. Sembra un bizzarra e paradossale storia ma le cose sono andate proprio così. Durante alcune operazioni di manutenzione del giardino nel 2019, in un anfratto dello stesso, fu ritrovato da alcuni operatori il ritratto perduto. Il mistero dunque si infittisce.
È infatti difficile pensare che per tutto questo tempo l’opera possa essere rimasta in un piccolo vano del giardino della Galleria senza subire danni da intemperie e sbalzi di temperatura. Nessuno mai aprì in tutti questi anni lo sportello dell’intercapedine? Chi e come ha rubato il quadro e chi, dopo anni, lo ha riposto lì? La vicenda ha del romanzesco.

Le indagini a seguito del ritrovamento hanno consentito dopo giorni di attesa di provarne l’autenticità. Il valore del dipinto è inestimabile e la sua bellezza indiscutibile. Tornare ad ammirare l’opera oggi, ha un sapore del tutto nuovo, concede un brivido e accende l’immaginazione.

La mostra

La Galleria Ricci Oddi ha dunque deciso di riesporre l’opera, compresa all’interno di una più ampia mostra su Gustav Klimt tenuta nella galleria stessa dal 12 aprile al 24 luglio 2022. La mostra unisce passato e futuro, ripercorrendo la storia dell’artista consente di ammirare accanto al dipinto ritrovato anche altre opere dalla straordinaria bellezza tra le quali il Fregio di Beethoven. Effetti di specchi e di illuminazione contribuiscono a calare lo spettatore in un’atmosfera quasi onirica.

Le indagini in merito alla sparizione del ritratto sono tutt’ora in atto, difficile dire se mai sarà possibile pervenire ad una risoluzione definitiva. Forse l’opera vuole proprio questo, celare il proprio mistero, quello del doppio ritratto e quello della scomparsa, affascinare i propri spettatori e invitarli a interrogarsi su una verità che chissà se verrà mai raggiunta.

Martina Tamengo

U. Eco una volta disse che leggere, è come aver vissuto cinquemila anni, un’immortalità all’indietro di tutti i personaggi nei quali ci si è imbattuti.

Scrivere per me è restituzione, condivisione di sè e riflessione sulla realtà. Io mi chiamo Martina e sono una studentessa di Lettere Moderne.

Leggo animata dal desiderio di poter riconoscere una parte di me, in tempi e luoghi che mi sono distanti. Scrivo mossa dalla fiducia nella possibilità di condividere temi, che servano da spunto di riflessione poiché trovo nella capacità di pensiero dell’uomo, un dono inestimabile che non varrebbe la pena sprecare.