Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Be My Voice: una voce che diventa milioni di voci in un Paese senza libertà

Durante la prossima edizione del Pordenone Docs Fest, in programma dal 6 al 10 aprile, verrà presentato il film della regista Nahid Persson, che tratta la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà

Essere la voce di chi alla propria voce ha dovuto rinunciare. Essere il punto di connessione tra chi non può parlare e chi, invece, è libero di ascoltare. Questa è l’urgenza narrativa di Be My Voice, il nuovo documentario della regista Nahid Persson, regista iraniana naturalizzata svedese (già autrice di Prostitution Behind the Veil), che racconta una donna, un popolo, una scelta. È la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà.
 
A portare Be My Voice nelle sale italiane sarà la Tucker Film insieme al Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario, dove ha conquistato il Premio del pubblico. La data scelta per l’uscita è, simbolicamente, lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna

BE MY VOICE: LA DISOBBEDIENZA CIVILE


Masih Alinejad
è l’esempio per milioni di donne iraniane che si ribellano contro l’hijab forzato: guida uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell’Iran di oggi e usa la sua libertà in esilio per dare voce alla protesta nel suo paese d’origine. Una guerriera lontana dalla sua terra (oggi vive sotto protezione negli Stati Uniti) ma non dall’anima del suo Paese, che lotta da anni contro ogni limitazione dei diritti civili, per il rispetto delle donne. Masih rischia la vita e nemmeno una quotidianità così dolorosa e precaria basta a zittirla, usa quotidianamente i profili social per raccontare la propria battaglia, aggiornare i suoi connazionali e non solo – più di 6 milioni di persone la seguono su Instagram.
 

BE MY VOICE: UNA TESTIMONIANZA

In Be My Voice sono raccolte testimonianze e video inediti, che portano ad altissimo ritmo dentro un fronte di battaglia che conosciamo ancora troppo poco. E che ci riguarda tutti. Allo stesso tempo, le immagini dirigono all’interno della persona e della vita di Masih, costretta ad affrontare su tutti i livelli la propria missione. Anche il coraggio, infatti, ha un prezzo: Masih e i suoi familiari devono fare i conti con le minacce di un regime oppressivo e violento, come successo con l’arresto del fratello o come quando, nel 2018, la sorella è stata costretta a prender le distanze da lei in diretta tv. Masih ha raccontato la sua esperienza anche in un libro, Il vento fra i capelli (Nessun Dogma, 2020).

La battaglia del popolo iraniano è combattuta anche dalla regista Nahid Perrson, che segue l’attivista tra le scene del documentario. Nel 2007 Perrson è stata arrestata e imprigionata con l’accusa di aver infamato il proprio Paese mentre girava uno dei suoi documentari più famosi, sulla storia di alcune prostitute in Iran, Prostitution Behind the Veil nel 2004. Altri suoi celebri lavori sono My Stolen Revolution (2013), The Last Days of Life (2012), The Queen and I (2009), My mother – A Persian Princess (2000), The End of Exile (1999). Una donna fiera e coraggiosa che ha trasformato l’arte in uno strumento di lotta civile.

BE MY VOICE AL PORDENONE DOCS FEST

Il Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario dà poi appuntamento dal 6 al 10 aprile 2022 per scoprire altre storie dal mondo, raccolte e selezionate per una XV edizione ricca di anteprime e ospiti internazionali.

Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon e l’Italia hanno avuto un complicato rapporto quando per la prima volta questo meraviglioso anime è approdato sui nostri schermi. Infatti tale capolavoro è uno degli anime più censurati che l’Italia abbia mai visto. Pronti a scoprire le più pesanti e importanti censure?

Attenzione, questo articolo è pieno di spoiler: se non avete visto tutte le serie (archi) di Sailor Moon, non proseguite nella lettura per non rovinarvi la sorpresa.

Sebbene non si possa definire propriamente “censura”, i nomi dei personaggi più amati sono stati i primi a subire l’intervento di modifica dei traduttori italiani. Per quello stesso fenomeno che ha portato Tsubasa Ozora e Genzo Wakabayashi di Holly e Benji – Due fuoriclasse a chiamarsi, rispettivamente, Holly Hutton e Benji Price (secondo quell’usanza tutta italiana di “inglesizzare” ogni nome proprio), anche gli appellativi dei protagonisti di Sailor Moon sono stati modificati.

Colei che punisce in nome della Luna non si chiama, nell’anime originale, Bunny, ma Usagi, e benché il significato sia sempre “coniglio”, assume una sfumatura completamente diversa se si pensa che il suo nome completo (Tsukino Usagi, letteralmente “Coniglio della Luna”) è legato ad una leggenda giapponese secondo cui sulla Luna viva un coniglio. La “testolina buffa” in Italia, in originale altro non è che un vezzeggiativo del nome Usagi, Usako. Ma chi è stato ad inventare questo dolce soprannome? Proprio lui, l’innamorato di Usagi, Mamoru Chiba (in Italia Marzio). Come tutti i fan sapranno, Mamoru è il Guardiano della Terra. Un nome, un destino visto che il suo nome in originale letteralmente significa “Proteggere il luogo Terra”.

Sailor Mercury, la brillante studentessa che sogna di diventare medico, in originale si chiama Mizuno Ami, “bellezza orientale dell’acqua”. E anche qui, Naoko Takeuchi (la creatrice del manga), ci ricorda che i nomi non sono stati scelti a caso: mizu significa “acqua”, che è l’elemento dal quale derivano i poteri di Mercury.

Proseguendo, troviamo Sailor Mars, il cui nome, Hino Rei, (in italiano è stato tradotto come Rea) significa “spirito del fuoco”. Indovinate qual è l’elemento di Mars? Esatto, proprio hi, il “fuoco”.

Ma continuando con la carrellata dei nomi passiamo a Sailor Jupiter, conosciuta in Italia con il nome di Morea. In realtà, in lingua originale, Makoto (il suo nome) significa “sincerità” mentre Ki (una parte del suo cognome) vuol dire… no, non “fulmine”, anche se i suoi poteri sono legati a questo elemento. Significa invece “albero” o “legno”, quindi possiamo tradurre Kino Makoto come “sincerità del legno”.

La guerriera del pianeta dell’amore, Sailor Venus. In Italia conosciuta come Marta, la Takeuchi le ha regalato un nome bellissimo: Aino Minako. Ai significa amore, no (come per tutte le altre guerriere) indica il complemento di specificazione, mentre Minako nasconde un gioco di parole: i kanji (i caratteri usati nella scrittura giapponese) che compongono il suo nome si possono leggere anche come Vinasu, che è la traslitterazione giapponese della pronuncia inglese di Venus.

Le cinque guerriere Sailor

Come tutti i fans sapranno, la guerriera Sailor Moon altri non è che la Principessa Serenity del regno della Luna e insieme al Principe Endimiyon, il Guardiano della Terra, ha una bambina di nome Usagi Small Lady Serenity, per tutti Chibiusa. La “piccola coniglietta” è la legittima erede al trono del regno di Silver Millennium, che succederà a sua madre, Neo Queen Serenity (Usagi, per l’appunto).

Per quanto riguarda le guerriere del Sistema Solare esterno, per questioni di spazio, analizzeremo solamente i cognomi velocemente. Tennou Haruka (Sailor Uranus), Kaiou Michiru (Sailor Neptune), Meiou Setsuna (Sailor Pluto) e Tomoe Hotaru (Sailor Saturn): questi i nomi originali delle guerriere, ma in Italia sono conosciute come Heles, Milena, Sidia e Ottavia. Vediamo ora i significati: Tennou significa “re del cielo”; Kaiou e Meiou sono delle abbreviazioni di kaiousei e meiousei, che sono rispettivamente Nettuno e Plutone; Tomoe significa “germoglio”, curioso ma non troppo, visto che Saturn è la guerriera della distruzione e della rinascita.

Purtroppo le censure italiane non si limitano ai soli nomi. Michiru e Kaoru per il pubblico italiano sono semplici cugine, ma in Giappone sono innamorate. Sono una coppia omosessuale lesbica. E a proposito di omosessualità, vi ricordate del povero Fish Eye? Sì, avete letto bene, povero. Perché Fish Eye è un uomo a tutti gli effetti, nonostante il suo aspetto ambiguo e la sua omosessualità. In Italia è stato fatto passare per donna, persino doppiato da una donna e l’unica scena in cui lo si vede a petto nudo (cosa che avrebbe senza dubbio rivelato la sua vera natura), è stata, nemmeno a dirlo, tagliata.

Nel corso del quinto arco, facciamo la conoscenza di tre nuove guerriere Sailor, le Starlights, un trio di bellissimi ragazzi che al momento della trasformazione evocano… le sorelle gemelle. Se avete sentito una fitta allo stomaco, sappiate che è la prova che siete dei veri fans. Chiariamo una volta per tutte: non esiste alcuna sorella gemella. Semplicemente Seya, Yaten e Taiki sono a tutti gli effetti delle ragazze che si spacciano per ragazzi per avere più popolarità fra le fanciulle terrestri in modo da poter rintracciare la loro amata Principessa nascosta sul nostro pianeta, tramite le loro canzoni.

L’ultima censura di cui è doveroso parlare riguarda tutte le serie nipponiche in generale: è stato eliminato qualsiasi riferimento al Giappone come paese. I cartelli stradali e i nomi delle città, delle scuole o di qualunque altro luogo sono stati modificati e/o tradotti.

Per fortuna noi fan abbiamo una consolazione: Sailor Moon Crystal. Che, in pratica, è una nuova versione del manga e dell’anime. La storia di base è sempre la stessa, ma è stata ridisegnata con uno stile più moderno e la versione anime è più fedele al manga, privata dunque di tutti quegli episodi cosiddetti “filler”.

Ognuna delle censure citate è terribile, perché toglie una parte importante del senso generale della storia che era stata pensata e realizzata in un determinato modo per infinite e determinate ragioni. Perciò mi dispiace, cari adattatori italiani, ma meritate proprio di essere puniti in nome della Luna con un Moon Tiara Action.

Eleonora Spinelli

Mi chiamo Eleonora e sono diventata" ufficialmente" un'appassionata di anime e manga più di 10 anni fa, quando sono entrata per la prima volta in una fumetteria. Spinta dalla curiosità ho iniziato a guardare gli anime in lingua originale e da allora non mi sono più fermata.

Scrivo per IoVoceNarrante nella speranza di aprire anche a voi le porte ad un mondo colorato, fantastico e fantasioso