Aikatsu!

Aikatsu!

Aikatsu!

Prima di iniziare a parlare di Aikatsu come anime, è necessario fare un passo indietro e parlare di idol.

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Le idol (perché solitamente sono femmine, anche se non mancano i gruppi di maschi), sono persone appartenenti al mondo dello spettacolo che, da sole o in gruppo, solitamente cantano e ballano contemporaneamente su un palco. Esistono sia idol reali, in carne ed ossa, che idol “virtuali”, appartenenti al mondo degli anime o addirittura del web (ad esempio i Vocaloid).

Ed è proprio di idol che parla Aikatsu, un anime ambientato in una scuola chiamata Starlight Gakuen (gakuen sta per scuola) il cui scopo è formare delle giovani studentesse delle medie affinché diventino abbastanza abili per salire sul palco e incantare i fan, pochi o tanti che siano.

Aikatsu è l’abbreviazione di aidoru katsudoo (aidoru altro non è che la traslitterazione giapponese di idol, mentre katsudoo significa attività; quindi letteralmente significa “attività da idol”). Queste attività non sono poi così strane, in realtà sono quasi tutte attività che potrebbe fare ciascuno di noi, come ad esempio correre o andare in palestra, a cui si aggiungono lezioni di canto, ballo e altre attività da idol.

Esistono moltissimi tipi di idol, e ciascuna di esse ha una peculiarità e degli obiettivi che la rendono diversa da qualunque altra. C’è chi mira a diventare la musa ispiratrice di un determinato brand, chi si concentra sulle esibizioni, chi si dedica a recensioni culinarie e chi invece vuole diventare la star dei film. Ma tutte loro hanno una cosa in comune: quando salgono sul palco (virtuale, creato attraverso un sistema super-tecnologico chiamato Aikatsu system) con una determinata coord, outfit, potete stare certi che quella coord non è stata regalata. Ciascuna idol deve dimostrare di meritare l’impegno, il tempo e la passione che ogni top designer mette in ogni singola creazione.

C’è anche chi, pur di ottenere il Premium Dress dei suoi sogni è disposto ad andare a prendere di persona il materiale necessario per la sua realizzazione, affrontando anche dei pericoli.

La cosa bella di Aikatsu è proprio la grande quantità di Idol tutte diverse fra loro che esistono, il che tende molto più semplice per i fans trovarne almeno una in cui identificarsi o a cui ispirarsi per l’impegno che mette nel tentativo di diventare la numero uno.

Ora, penserete che è facile far fare le cose più impossibili ad un personaggio di un anime, ed è vero. Ma vi posso assicurare che anche le idol reali non hanno vita facile, devono allenarsi un sacco per avere il fiato per salire sul palco e cantare e ballare per ore e ore senza sbagliare una nota o un passo e soprattutto senza dare l’impressione di essere stanche avendo il fiatone mentre cantano. D’altra parte, i fans che pagano il biglietto e comprano il merchandise del concerto hanno aspettative molto alte, com’è giusto che sia.

Ma torniamo ad Aikatsu. Un altro aspetto molto bello di questo anime è lo stile della narrazione, che è strutturata in modo tale che non siano le protagoniste a raccontare le proprie vicende quotidiane ma che chi guarda si senta parte della storia, come fosse un personaggio che vive a stretto contatto con le proprie beniamino, scoprendo così, episodio dopo episodio, i vari lati del carattere e della personalità di ciascuno.

Ogni singolo live consente a chi si esibisce di guadagnare punti di “popolarità”, che formano una classifica, un indice di gradimento chiamato “Aikatsu ranking”. L’obiettivo  delle idol è scalare questa classifica e reclamare il titolo di top – idol.

Ma questa classifica non è la sola competizione da affrontare. Infatti ogni anno, all’interno della scuola, si tiene una specie di torneo chiamato “Starlight Queen Cup” in cui tutte le idol si sfidano tra di loro per eleggere la “Starlight Queen”, appunto, ovvero la migliore di tutta la scuola. Una feroce battaglia a colpi di canzoni e di coord spettacolari in cui solo una può uscirne con la famosa tiara in testa.

Veniamo dunque all’arduo compito di dare un voto a questo anime primo nel suo genere. Con le sue quattro stagioni (più un film) Aikatsu dedica il giusto spazio alla crescita di tutti i personaggi, protagonisti o secondari che siano. Ma lascia anche intendere che ogni traguardo raggiunto altro non è che il punto di partenza per raggiungere il successivo, ancora più impegnativo. In sostanza, ci dice che non si finisce mai veramente di crescere e di imparare, nemmeno quando sei la top idol. L’inserimento delle canzoni in alternanza alla storia narrata rendono molto più piacevole e scorrevole ogni singolo episodio.

In sostanza, chi vi scrive è rimasta incollata allo schermo drl PC con il fiato sospeso dal primo al centosettantottesimo episodio e quindi non può fare a meno che dare un bel 10 pieno a questo anime.

Esistono poi delle side – stories, due per la precisione, Aikatsu Stars e Aikatsu Friends. Ma queste sono altre storie, che vi racconterò un’altra volta.

Eleonora Spinelli

Mi chiamo Eleonora e sono diventata" ufficialmente" un'appassionata di anime e manga piĂą di 10 anni fa, quando sono entrata per la prima volta in una fumetteria. Spinta dalla curiositĂ  ho iniziato a guardare gli anime in lingua originale e da allora non mi sono piĂą fermata.

Scrivo per IoVoceNarrante nella speranza di aprire anche a voi le porte ad un mondo colorato, fantastico e fantasioso

Anime e manga: facciamo chiarezza

Anime e manga: facciamo chiarezza

Anime e manga: facciamo chiarezza

Quando si parla di anime e manga capita a volte di confondere i termini, perciò, prima di cominciare il nostro viaggio in questo mondo tinto dei più variopinti colori, tra pianti a dirotto e combattimenti mozzafiatanti, è meglio specificare quali siano le differenze tra i due.

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Semplificando al massimo, bisogna innanzitutto dire che i manga sono quelli che si leggono, mentre gli anime sono quelli che si guardano. Per usare dei termini che sono piĂą comuni in Italia, i manga si possono associare ai fumetti mentre gli anime sono associabili ai cartoni animati.

Ma bisogna anche dire che esistono delle differenze fra i manga e i fumetti, e fra i cartoni animati e gli anime. Differenze che non si limitano al solo paese di provenienza. Anime e manga sono delle macro categorie all’interno delle quali troviamo opere suddivise per genere ma soprattutto per fascia d’etĂ , un po’ come i libri. I contenuti di anime e manga variano molto da una fascia all’altra: ne esistono sia per bambini piccoli, che hanno appena imparato a leggere, sia per adulti. E le distinzioni sono molto piĂą rigide perchĂ© non esiste la censura, quindi, a differenza di quanto avviene spesso in Italia, un’opera pensata per adulti non può essere “adattata” a opera per bambini.

Parlando di generi, si potrebbe fare un elenco molto lungo ma principalmente esistono cinque categorie: i kodomo, per bambini fino ai 10 anni, indifferentemente maschi o femmine; gli shoonen, che hanno per protagonisti bambini/ragazzi e sono quindi rivolti ad un pubblico principalmente maschile; gli shoojo, che hanno per protagoniste delle bambine/ragazze e di conseguenza sono rivolti ad un pubblico principalmente femminile; gli seinen, per i maschi dai 18 anni in su; e gli josei, per le femmine dai 18 anni in su.

Per fare degli esempi di anime conosciuti anche in Italia, un anime kodomo è Kirby, uno shoonen è Saint Seiya (in Italia conosciuto come I Cavalieri dello Zodiaco), uno shoojo è Sailor Moon, un seinen è Tokyo Ghoul, mentre uno josei è Nana. Esistono poi altre sottocategorie che derivano da ogni opera. Per esempio, sottocategorie del genere shoonen sono i battle shoonen, opere (come il leggendario Dragon Ball) che mettono al centro il combattimento, oppure gli spokon (Captain Tsubasa, per dirne una), il cui tema principale e lo sport.

E ora…prepariamoci a saltare sempre piĂą in alto, a prendere al volo il rimbalzo poi a lanciarci all’assalto e a trasformarci insieme a Kirby. Oppure, se preferite, a lasciarci travolgere dai due cicloni che sono questi campioni nel cui cuore batte un pallone.  “I fumetti sono favole per adulti”, diceva il compianto Stan Lee. E noi siamo adulti a cui vivere in questo mondo di favole piace terribilmente.

Eleonora Spinelli

Mi chiamo Eleonora e sono diventata" ufficialmente" un'appassionata di anime e manga piĂą di 10 anni fa, quando sono entrata per la prima volta in una fumetteria. Spinta dalla curiositĂ  ho iniziato a guardare gli anime in lingua originale e da allora non mi sono piĂą fermata.

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Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon chiama Italia: il rapporto con la censura

Sailor Moon e l’Italia hanno avuto un complicato rapporto quando per la prima volta questo meraviglioso anime è approdato sui nostri schermi. Infatti tale capolavoro è uno degli anime più censurati che l’Italia abbia mai visto. Pronti a scoprire le più pesanti e importanti censure?

Attenzione, questo articolo è pieno di spoiler: se non avete visto tutte le serie (archi) di Sailor Moon, non proseguite nella lettura per non rovinarvi la sorpresa.

Sebbene non si possa definire propriamente “censura”, i nomi dei personaggi piĂą amati sono stati i primi a subire l’intervento di modifica dei traduttori italiani. Per quello stesso fenomeno che ha portato Tsubasa Ozora e Genzo Wakabayashi di Holly e Benji – Due fuoriclasse a chiamarsi, rispettivamente, Holly Hutton e Benji Price (secondo quell’usanza tutta italiana di “inglesizzare” ogni nome proprio), anche gli appellativi dei protagonisti di Sailor Moon sono stati modificati.

Colei che punisce in nome della Luna non si chiama, nell’anime originale, Bunny, ma Usagi, e benché il significato sia sempre “coniglio”, assume una sfumatura completamente diversa se si pensa che il suo nome completo (Tsukino Usagi, letteralmente “Coniglio della Luna”) è legato ad una leggenda giapponese secondo cui sulla Luna viva un coniglio. La “testolina buffa” in Italia, in originale altro non è che un vezzeggiativo del nome Usagi, Usako. Ma chi è stato ad inventare questo dolce soprannome? Proprio lui, l’innamorato di Usagi, Mamoru Chiba (in Italia Marzio). Come tutti i fan sapranno, Mamoru è il Guardiano della Terra. Un nome, un destino visto che il suo nome in originale letteralmente significa “Proteggere il luogo Terra”.

Sailor Mercury, la brillante studentessa che sogna di diventare medico, in originale si chiama Mizuno Ami, “bellezza orientale dell’acqua”. E anche qui, Naoko Takeuchi (la creatrice del manga), ci ricorda che i nomi non sono stati scelti a caso: mizu significa “acqua”, che è l’elemento dal quale derivano i poteri di Mercury.

Proseguendo, troviamo Sailor Mars, il cui nome, Hino Rei, (in italiano è stato tradotto come Rea) significa “spirito del fuoco”. Indovinate qual è l’elemento di Mars? Esatto, proprio hi, il “fuoco”.

Ma continuando con la carrellata dei nomi passiamo a Sailor Jupiter, conosciuta in Italia con il nome di Morea. In realtà, in lingua originale, Makoto (il suo nome) significa “sincerità” mentre Ki (una parte del suo cognome) vuol dire… no, non “fulmine”, anche se i suoi poteri sono legati a questo elemento. Significa invece “albero” o “legno”, quindi possiamo tradurre Kino Makoto come “sincerità del legno”.

La guerriera del pianeta dell’amore, Sailor Venus. In Italia conosciuta come Marta, la Takeuchi le ha regalato un nome bellissimo: Aino Minako. Ai significa amore, no (come per tutte le altre guerriere) indica il complemento di specificazione, mentre Minako nasconde un gioco di parole: i kanji (i caratteri usati nella scrittura giapponese) che compongono il suo nome si possono leggere anche come Vinasu, che è la traslitterazione giapponese della pronuncia inglese di Venus.

Le cinque guerriere Sailor

Come tutti i fans sapranno, la guerriera Sailor Moon altri non è che la Principessa Serenity del regno della Luna e insieme al Principe Endimiyon, il Guardiano della Terra, ha una bambina di nome Usagi Small Lady Serenity, per tutti Chibiusa. La “piccola coniglietta” è la legittima erede al trono del regno di Silver Millennium, che succederà a sua madre, Neo Queen Serenity (Usagi, per l’appunto).

Per quanto riguarda le guerriere del Sistema Solare esterno, per questioni di spazio, analizzeremo solamente i cognomi velocemente. Tennou Haruka (Sailor Uranus), Kaiou Michiru (Sailor Neptune), Meiou Setsuna (Sailor Pluto) e Tomoe Hotaru (Sailor Saturn): questi i nomi originali delle guerriere, ma in Italia sono conosciute come Heles, Milena, Sidia e Ottavia. Vediamo ora i significati: Tennou significa “re del cielo”; Kaiou e Meiou sono delle abbreviazioni di kaiousei e meiousei, che sono rispettivamente Nettuno e Plutone; Tomoe significa “germoglio”, curioso ma non troppo, visto che Saturn è la guerriera della distruzione e della rinascita.

Purtroppo le censure italiane non si limitano ai soli nomi. Michiru e Kaoru per il pubblico italiano sono semplici cugine, ma in Giappone sono innamorate. Sono una coppia omosessuale lesbica. E a proposito di omosessualità, vi ricordate del povero Fish Eye? Sì, avete letto bene, povero. Perché Fish Eye è un uomo a tutti gli effetti, nonostante il suo aspetto ambiguo e la sua omosessualità. In Italia è stato fatto passare per donna, persino doppiato da una donna e l’unica scena in cui lo si vede a petto nudo (cosa che avrebbe senza dubbio rivelato la sua vera natura), è stata, nemmeno a dirlo, tagliata.

Nel corso del quinto arco, facciamo la conoscenza di tre nuove guerriere Sailor, le Starlights, un trio di bellissimi ragazzi che al momento della trasformazione evocano… le sorelle gemelle. Se avete sentito una fitta allo stomaco, sappiate che è la prova che siete dei veri fans. Chiariamo una volta per tutte: non esiste alcuna sorella gemella. Semplicemente Seya, Yaten e Taiki sono a tutti gli effetti delle ragazze che si spacciano per ragazzi per avere più popolarità fra le fanciulle terrestri in modo da poter rintracciare la loro amata Principessa nascosta sul nostro pianeta, tramite le loro canzoni.

L’ultima censura di cui è doveroso parlare riguarda tutte le serie nipponiche in generale: è stato eliminato qualsiasi riferimento al Giappone come paese. I cartelli stradali e i nomi delle città, delle scuole o di qualunque altro luogo sono stati modificati e/o tradotti.

Per fortuna noi fan abbiamo una consolazione: Sailor Moon Crystal. Che, in pratica, è una nuova versione del manga e dell’anime. La storia di base è sempre la stessa, ma è stata ridisegnata con uno stile più moderno e la versione anime è più fedele al manga, privata dunque di tutti quegli episodi cosiddetti “filler”.

Ognuna delle censure citate è terribile, perché toglie una parte importante del senso generale della storia che era stata pensata e realizzata in un determinato modo per infinite e determinate ragioni. Perciò mi dispiace, cari adattatori italiani, ma meritate proprio di essere puniti in nome della Luna con un Moon Tiara Action.

Eleonora Spinelli

Mi chiamo Eleonora e sono diventata" ufficialmente" un'appassionata di anime e manga piĂą di 10 anni fa, quando sono entrata per la prima volta in una fumetteria. Spinta dalla curiositĂ  ho iniziato a guardare gli anime in lingua originale e da allora non mi sono piĂą fermata.

Scrivo per IoVoceNarrante nella speranza di aprire anche a voi le porte ad un mondo colorato, fantastico e fantasioso

Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha

Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha

Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha

“Credo di aver imparato qualcosa…se un tuo amico sta piangendo, ti senti triste anche tu.”
– Fate Testarossa

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Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha è un anime mahoo shoojo (come ci suggerisce il titolo stesso) molto diverso da altri, come ad esempio Card Captor Sakura. Pur avendo in comune il punto di partenza della storia, ossia l’incontro casuale con il proprio compagno di avventure, Nanoha è più basato sulle capacità individuali più che sulla fortuna di possedere un oggetto magico molto potente.

Ma veniamo alla nostra eroina e alla sua storia: Takamachi Nanoha (Takamachi è il cognome, è scritto alla giapponese) frequenta la terza elementare ed è una normalissima bambina. Divide il suo tempo tra famiglia e amici, tra impegni scolastici e divertimento. E proprio durante il tragitto scuola – casa, nel pomeriggio di un giorno qualsiasi, passeggiando con le sue amiche, Nanoha trova un piccolo furetto ferito. Le bambine non ci pensano due volte: decidono di soccorrerlo e portarlo dal veterinario.

Quello che Nanoha ancora non sa è che sarà proprio questo piccolo furetto a sconvolgere drasticamente la sua vita. Infatti, si rivelerà essere un essere magico, venuto da un altro mondo per cercare e sigillare i 21 Jewel Seed che sono caduti sulla Terra e che stanno causando non pochi problemi. Yuuno, questo il nome del furetto, si trova costretto a chiedere aiuto a Nanoha perché è ferito e non è in grado di portare a termine la sua missione. Nel fare ciò, rivela a Nanoha tutto il potenziale magico che ha notato in lei e le fa dono di un piccolo gioiello di un rosso brillante che si trasforma, dopo aver pronunciato la formula magica appropriata, in un’asta magica e un’armatura protettiva. Il nome di questo oggetto magico è Raising Heart, che non è un oggetto qualunque ma bensì un dispositivo dotato di A.I. (Artificial Intelligence, Intelligenza Artificiale) e diventerà ben presto fondamentale.

Ma, come detto, non basta la potenza di Raising Heart per sigillare i Semi Gioiello (Jewel Seed). Con l’aiuto prezioso di Yuuno, Nanoha si sottopone ad un allenamento intensivo per sviluppare al meglio il proprio potenziale magico. Il tutto, ovviamente, di nascosto dalla famiglia, dai compagni di classe e dagli amici.

Non molto tempo dopo essere diventata “ufficialmente” una maghetta, sulla strada di Nanoha si palesa un ostacolo molto difficile da superare. Infatti, c’è un’altra persona che sta cercando di recuperare i Semi Gioiello. Il suo nome è Fate Testarossa (questa volta il nome precede il cognome come all’occidentale) ma non ha nessuna intenzione di rivelare null’altro, tanto meno le ragioni che la spingono a ricercare questi gioielli. Fate è nettamente più potente di Nanoha, la quale rimane scioccata dalla forza magica di una ragazzina che pare avere all’incirca la sua età. Nanoha e Fate si scontreranno diverse volte, e il risultato degli scontri non è mai scontato. Alla fine a prevalere non sarà la potenza magica, ma il sentimento forte che spinge ad aiutare chi è in difficoltà. E così, al termine delle battaglie, Nanoha e Fate si scopriranno amiche.

Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha è un anime molto particolare, ricco di colpi di scena e di azione. Ma le emozioni non mancano mai. In ogni episodio si vede la piccola Nanoha crescere e maturare, non solo come maghetta ma anche, e soprattutto, come bambina. All’improvviso si trova ad affrontare delle sfide che nessuno si immaginerebbe alla sua età, a dover mettere in campo tutta se stessa.

Nonostante sia un anime uscito nel 2004, la grafica è molto bella, l’animazione scorre senza problemi. Ma il punto forte di quest’opera è indubbiamente la trama. Non annoia mai e ti “costringe” a tenere gli occhi incollati allo schermo dal primo secondo del primo episodio fino all’ultimissimo secondo del tredicesimo. In parole povere: è un capolavoro come pochi ne esistono, e chi vi scrive è decisamente innamorata di questo anime, perciò gli assegna come voto un 10 pieno.

Concludo questo articolo come è iniziato: con una citazione. Alla fine dell’anime, Fate rivolge queste parole a Nanoha:

“Quando mi mancherai, sono sicura che chiamerò il tuo nome. Perciò, voglio che anche tu chiami il mio nome. Se mai avrai dei problemi…questa volta sarò io ad aiutare te.”

Riuscirà Fate a mantenere la sua promessa? Lo scopriremo insieme nella recensione della seconda stagione di Mahoo Shoojo Lyrical Nanoha, denominata A’s.

Eleonora Spinelli

Mi chiamo Eleonora e sono diventata" ufficialmente" un'appassionata di anime e manga piĂą di 10 anni fa, quando sono entrata per la prima volta in una fumetteria. Spinta dalla curiositĂ  ho iniziato a guardare gli anime in lingua originale e da allora non mi sono piĂą fermata.

Scrivo per IoVoceNarrante nella speranza di aprire anche a voi le porte ad un mondo colorato, fantastico e fantasioso