Natale 2022: un film per ogni occasione

Natale 2022: un film per ogni occasione

Natale – motore, ciak, azione!

Siamo giunti anche quest’anno al periodo più magico che esista: il Natale! E, come da tradizione, si comincia con le maratone dei film natalizi. Se siete dei grandi appassionati del genere, oppure dei curiosi, andremo a darvi delle idee originali per trascorrere al meglio questo momento.

Il nostro primo suggerimento rientra tra i grandi classici; sto parlando di Una poltrona per due. Film del 1983, ambientato tra New York e Filadelfia, narra le vicende di due uomini, Louis Winthorpe III e Billy Ray Valentine, rispettivamente agente di cambio e senzatetto. Le loro vite cambieranno nel momento in cui i datori di lavoro di Louis (i fratelli Duke) decidono di scommettere su quale sia il motivo che spinga una persona verso il successo o la delinquenza, facendo in modo di “scambiarli di posto”. Ne conseguiranno una serie di eventi che porteranno i due ad allearsi contro i due fratelli.

Un altro grande classico di Natale è Miracolo nella 34ª strada, ovvero la storia di una bambina (Susan) che, inizialmente non crede a Babbo Natale, ma che poi si lascia convincere della sua esistenza. E sarà questa sua ferma convinzione la chiave per aiutare il signor Kris Kringle in un momento di forte difficoltà.

Se vogliamo rimanere tra i classici, spostandoci però vero un pubblico più giovane (per così dire), allora non possiamo fare altro che guardare Il Grinch. Un sensazionale Jim Carrey interpreta il ruolo della leggendaria creatura che più di chiunque odia il Natale. Sarà la dolce Cindy Chi Lou, che con la sua dolce innocenza e fiducia negli altri, a far sì che il nostro Signor Grinch ami di nuovo il Natale.

Ora parliamo di un film che molti non riescono a posizionare all’interno del calendario: The Nightmare Before Christmas. Questo lungometraggio di animazione trova posto nel periodo tra Halloween e Natale; motivo per cui si fatica a collocarlo. Narra le vicende di Jack Skeletron, il re di Halloween, in preda ad una sorta di crisi d’identità. Non è più soddisfatto della sua festa. Camminando senza meta nella foresta, si imbatte in uno strano luogo, dove trova degli alberi con delle strane porte di forme bizzarre. Cosa accadrà mai in questo posto?

Rimanendo nei film di animazione, ma spostandoci più verso i tempi attuali, troviamo un film che porta con sé un grandissimo messaggio. Parliamo di Klaus – I segreti del Natale. Questa è la storia di Jesper, un ragazzo nato da una famiglia benestante, che viene costretto ad essere un postino. Ma la sua totale svogliatezza, vede costretto il padre a mandarlo in un remoto paesino del Polo Nord, dove nessun postino mai è rimasto. Questo perché qui vivono due grandi clan, i Krum e gli Ellingboe, i quali si fanno la guerra da generazioni a suon di dispetti, scherzi e prese in giro. Sarà l’incontro di Jesper con Klaus, a far smuovere le cose in quel piccolo paesino polare.

Il nostro ultimo consiglio ci fa tornare tra i classici; stiamo parlando di Jack Frost. Al centro della storia troviamo la famiglia Frost, dove il padre Jack è un musicista che purtroppo è spesso lontano da casa. Un giorno, però, Jack ha un brutto incidente d’auto che gli risulterà mortale. A distanza di un anno, il figlio Charlie realizza un pupazzo di neve, il quale diventerà il suo nuovo confidente. Quello che non si sarebbe mai aspettato, è che lo spirito del padre si incarnasse (o meglio innevasse) nel suo pupazzo, trovando così un nuovo amico che lo sprona a dare di più.

Questi, ovviamente, sono solo alcune idee dalle quali partire. Ma se avete a disposizione una qualsiasi piattaforma di streaming, e cercate semplicemente Natale, vi si aprirà un mondo di possibilità. Dalla commedia al romanticismo, fino addirittura a sfociare nell’horror, avrete solamente l’imbarazzo della scelta.

Alex Bernardi

Mi chiamo Alex, e sono un semplice ragazzo di 28 anni che ha iniziato il suo percorso dedicandosi agli anime. Nel corso del tempo ho iniziato anche ad apprezzare il mondo delle serie tv, ed ho avuto modo di visionare svariati titoli, alcuni recenti e altri meno. E niente: spero di incuriosirvi sempre più!

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per il Milano Design Film Festival

Grande successo per la 10ª edizione della kermesse che ha portato al cinema il mondo dell’architettura e del design

Cinque giorni di programmazione per cinque sezioni, più di quaranta titoli, sedi diffuse dal centro alla periferia cittadina e iniziative che hanno coinvolto addetti ai lavori, appassionati, architetti, designer e studenti: si è conclusa con un grande successo la 10ª edizione del Milano Design Film Festival, che dal 22 al 26 novembre 2022 ha portato in città il meglio della produzione di film dedicati all’architettura e al design nazionale e internazionale.

Nuova linfa a questa importante edizione del Festival è stata impressa dalla direzione artistica di Cristiana Perrella, critica e curatrice indipendente, affiancata da un team di Guest Curator protagonisti di una nuova sezione del programma, IMMAGINARE, con il compito di ampliare e ridefinire i confini tra il design e altre discipline: il filosofo Emauele nCoccia, l’architetta, ricercatrice e autrice Bianca Felicori e l’architetta e designer franco-iraniana India Mahdavi.

La kermesse che dal 2013 racconta, attraverso il video nelle sue varie forme, le concezioni più contemporanee del design e dell’architettura, ha abitato diversi luoghi della città – Triennale Milano, Anteo Palazzo del Cinema, Cinema Teatro Edi/Barrio’s, Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, Tilane, Biblioteca e centro culturale, Paderno Dugnano, ADI Design Museum – raggiungendo un pubblico più ampio e raccontando il design da nuove prospettive.

Cinque le sezioni di questa edizione rinnovata: Selezione Ufficiale MDFF22 con film internazionali in première italiana; IMMAGINARE, affidata alle proposte dei Guest Curator; Premio AFA – Architecture Film Award; Premio MDFF Student Award e la nuova sezione RADICI, con l’omaggio a Gae Aulenti.

Con oltre quaranta titoli tra film, documentari, corti e lungometraggi, film d’animazione e storie di progettisti di ieri e di oggi, il programma della 10a edizione del Milano Design Film Festival ha raccontato il design non solo attraverso le proiezioni, ma anche con tavole rotonde e talk aperti al pubblico.

Inaugurato martedì 22 novembre con la première assoluta del documentario Sinceramente, Gae, prodotto da Sky Arte, il Festival ha preso il via con una serata-evento nel gremito Salone d’Onore di Triennale Milano alla presenza di Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Nina Bassoli, curatrice di Triennale per architettura, rigenerazione urbana e città, e Cristiana Perrella, Direttrice Artistica del Festival, che hanno presentato la nuova edizione per lasciare poi spazio alla proiezione della pellicola dedicata a Gae Aulenti: un omaggio al lavoro di uno dei più grandi nomi del design e dell’architettura italiani e preludio ideale della sezione RADICI del Festival a lei dedicata.

Martedì 22 è iniziato anche presso gli spazi del Barrio’s l’Atelier Alternativo, il laboratorio per bambini del quartiere ideato dall’artista Driant Zeneli a partire dal suo film in programma The Firefly Keeps Flying and the Snake Keeps Growing, 2022. I bambini sono stati invitati a lavorare per due pomeriggi con l’artista e uno specialista di robotica per creare una nuova storia, una favola contemporanea su strani animali, architetture e… plastica usata.

Mercoledì 23 novembre è stata la prima giornata di proiezioni presso Anteo Palazzo del Cinemacon i primi tredici film – in concorso e non – presentati da incontri con gli autori. Tra i titoli: Robin Hood Gardens di Adrian Dorschner e Thomas Beyer, Grethe Meyer – The Queen of Danish Design di Isabelle Bernadette Brammer e Palazzo Luce di Alessandra Galletta, che ha registrato il sold-out.
La sera ha preso il via IMMAGINARE, sezione del Festival a cura dei tre guest curator: Emanuele Coccia ha presentato LA MODA FUORI STAGIONE, una serie di riflessioni – con dieci corti – intorno all’abito e alle forme meno visibili della sua esistenza, a metà strada tra moda e arte contemporanea.

Giovedì 24 novembre il Festival si è diviso tra la sede della Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milanoe il Cinema Teatro Edi/Barrio’s. Nella prima sede sono stati presentati, tra gli altri, The Opening di Davide Rapp e M.G. GRASSO CANNIZZO – ANM 2018 Ordinary Re-construction di Andrea Giannone. Il Cinema Teatro Edi/Barrio’s, oltre a proiettare film come Best in the World di Hans Christian Post e The Firefly Keeps Falling and The Snake Keeps Growing di Driant Zeneli, ha fatto da palcoscenico alla rassegna curata da Bianca Felicori all’interno di IMMAGINARE: INFLATABLE, BABY, una raccolta di nuove forme di arte, architettura e design gonfiabili nate tra gli anni Sessanta e Settanta.

L’Anteo Palazzo del Cinema è tornato a essere protagonista venerdì 25 novembre con tante proiezioni tra cui Big Ears Listen With Feet di Bêka & Lemoine e James vs. Wines: The highrise of meanings di Gianluca Vassallo.
Incredibile successo per il film Infinito. L’universo di Luigi Ghirri di Matteo Parisini, che ha registrato un doppio sold-out al botteghino. Venerdì si è svolto anche l’ultimo appuntamento della sezione IMMAGINARE: IRANITÀ, a cura di India Mahdavi, con un focus composto da immagini e film che hanno raccontato l’Iran da una prospettiva intima ma non per questo lontana dall’attualità.

A sottolineare l’intenzione di fare del Festival un’occasione di approfondimento, ricerca e attualizzazione di personalità storicizzate del design e dell’architettura facendone dialogare il lavoro con le pratiche più attuali, sabato 26 novembre ha debuttato RADICI, la nuova sezione dedicata, quest’anno, a Gae Aulenti di cui nel 2022 si celebra il decimo anniversario della scomparsa. Un’intensa mattinata presso Tilane, Biblioteca e centro culturale di Paderno Dugnano – progetto dalla stessa Aulenti – per un incontro sugli aspetti più generativi dell’eredità lasciata dal grande architetto e designer, approfonditi da Nina Artioli, Nina Bassoli, Matilde Cassani, Emilia Giorgi e Sara Ricciardi, con proiezione di materiali inediti dall’Archivio Gae Aulenti.

Durante il pomeriggio del sabato, l’ADI Design Museum è stato il teatro per la cerimonia di premiazione. Per l’MDFF Student Award è Giorgia Bucci, con il suo corto Gravity, ad aggiudicarsi il Premio della Giuria composta da Damiano Gullì, Domitilla Dardi e VEGA che afferma: “la giuria ha deciso di assegnare il premio al corto per la sua originale reinterpretazione delle suggestioni di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, Esposizione Internazionale di Triennale Milano, e delle tematiche a essa legate. Bucci esplora infatti il tema della gravità, centrale nella mostra, e si ricollega idealmente al lavoro di Jessica Wienne e Jean-Michel Alberola sulle lavagne, offrendo una personale traduzione del rapporto tra scrittura, segno, formula, cancellazione, riformulazione definendo un paesaggio visivo che, nel suo continuo mutare, riflette l’affascinante mobilità del pensiero umano messo a confronto con lo sconosciuto”.

Con 327 voti su oltre 1.100 votanti Weightless di Mattia Dierickx ottiene invece il Premio del Pubblico.

Per il Premio AFA Architecture Film Award, la giuria composta da Elisa Cattaneo, Luca Molinari e Giulia Ricci, per la categoria Architecture’s Film ha premiato Robin Hood Gardens di Adrian Dorschner e Thomas Beyer “per la raffinata qualità filmica, la precisa ricerca sull’edificio e le sue vicende, sia storiche che contemporanee, e per lo sguardo lucido con cui è stato osservato un edificio per molti versi leggendario, simbolo della generazione che, per prima, si è posta l’obiettivo di superare i dogmi del Moderno”.

Per la categoria Studio’s Film, il premio è stato assegnato a The Opening di Davide Rapp, con la seguente motivazione: “Keymaster e Gatekeeper sono le due figure enigmatiche inventate per raccontare gli spazi di Deamicisarchitetti. I due tecnici conducono in un viaggio straniante e quasi onirico, che porta chi guarda a sentirsi attivamente incuriosito e coinvolto nel tentativo di capire le azioni che si susseguono sullo schermo. La giuria ha scelto di premiare The Opening per la qualità filmica e per l’originalità dell’espediente narrativo”.

Menzione Speciale per l’AFA Architecture Film Award va a Big Ears Listen With Feet di Beka & Lemoine: “per l’audacia tecnica della realizzazione e per la capacità di parlare a un pubblico allargato. Lontano dal tentativo di glorificare la figura di Boonserm Premthada, dal film emerge una curiosità dello sguardo unica, trasformata in una narrazione sensibile dell’architetto, del suo modo di percepire e, di conseguenza, di produrre progetto“.

Spiderman: 60 anni e non sentirli!

Spiderman: 60 anni e non sentirli!

Spiderman: sessant’anni…e non sentirli!

Nonostante gli anni comincino a farsi sentire (sono ben 60), i sensi di ragno del nostro Spiderman (non più di quartiere) sono sempre molto reattivi. Milan Games Week & Cartoomics celebrano i 60 anni del mitico Uomo Ragno con una mostra e un ospite davvero speciale: Humberto Ramos.

Era il 21 ottobre del 1962, oltre sessanta anni fa, quando negli Stati Uniti, sulle pagine del n. 15 di Amazing Fantasy, usciva una storia a fumetti con un nuovo personaggio destinato a entrare nei cuori del pubblico di tutto il mondo: Spider-Man, l’Uomo Ragno. Rivoluzionando quello che era il mondo dei supereroi dell’epoca, perlopiù popolato di uomini adulti, il giovane adolescente Peter Parker, ragazzino genialoide preso in giro dai compagni di classe che assume superpoteri grazie al morso di un ragno radioattivo, divenne subito l’eroe in cui ogni ragazzo o ragazza poteva liberamente identificarsi. E fu subito un grande successo, soprattutto grazie alle grandi matite chiamate a disegnarlo, dando forma alle storie mirabilmente scritte dal suo vulcanico inventore, Stan Lee. Da Steve Ditko, il primo, passando per Buscema, Romita, McFarlane fino a Humberto Ramos, ospite speciale di Milan Games Week & Cartoomics, chiamato proprio a celebrare questo importante anniversario. Per festeggiare degnamente i sessant’anni dello spararagnatele più amato del mondo, in calendario una mostra e un incontro davvero imperdibili!

LA MOSTRA

Curata e allestita negli spazi del Padiglione 12 in collaborazione con WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano, la mostra 1962-2022: BUON COMPLEANNO SPIDEY! è un vero e proprio tempio dedicato ai sessanta anni di Spider-Man. Grazie a sei gigantografie, ognuna dedicata a un decennio, si può infatti cogliere in un sol colpo d’occhio l’evoluzione grafica del personaggio dal 1962 ad oggi, anche grazie a una strepitosa esposizione di tavole originali di John Romita Sr. (1972 originale da The Amazing Spider-Man numero 109), Ross Andru (1974 The Amazing Spider-Man numero 130), Todd McFarlane (1988 The Amazing Spider-Man numero 301), John Romita Jr. (1997, Spider-Man numero 76), Mark Bagley (2006, Ultimate Spider-Man numero 101) fino alla gigantografia della tavola speciale realizzata da Humberto Ramos per Marvel proprio per celebrare i sessanta anni di Spidey.

La grande scuola italiana, che ha contribuito non poco al rinnovamento del personaggio negli ultimi anni, sarà rappresentata da una tavola originale di Gabriele Dell’Otto. Non solo, in esposizione anche una tavola originale realizzata apposta per la mostra da Claudio Sciarrone, noto artista Disney, che ultimamente per Marvel sta disegnando una nuova e originalissima versione del personaggio.  A celebrare la prima apparizione in assoluto, quella pubblicata su Amazing Fantasy n. 15, sarà una selezione di alcune pagine proposte in una veste davvero unica. Saranno presenti, infatti, alcune riproduzioni degli originali di Steve Ditko, stampate in altissima qualità tanto da essere ben visibili correzioni a matita e note a margine, provenienti direttamente dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, dove sono conservati gli originali dell’opera.

E per finire lui, la star, il Santo Graal di ogni collezionista: una copia originale dell’Amazing Fantasy n. 15 del 1962, preziosissimo esemplare autografato niente meno che da Stan Lee in persona. Basti pensare che una copia di questo fumetto è stata recentemente battuta all’asta negli Stati Uniti, il 9 settembre 2021, per 3.5 milioni di dollari, il prezzo più alto mai pagato in assoluto per un comic book.

HUMBERTO RAMOS A MILANO

Tra gli autori Marvel più amati in assoluto a livello mondiale, e grande rinnovatore della grafica di Spider-Man, Humberto Ramos è stato invitato come ospite speciale per festeggiare questo importante anniversario. Sarà presente tutti e tre i giorni con panel e tante sorprese. In particolare, durante la giornata di sabato 26 novembre, racconterà al grande pubblico di Milan Games Week & Cartoomics il suo rapporto con il personaggio e le sue ispirazioni artistiche. Con Ramos saranno presenti sul palco anche Gianandrea Muià (noto attore, doppiatore, web content creator e grande esperto di comics) e Claudio Sciarrone, nota matita Disney che ultimamente ha prestato la sua arte anche al nostro amatissimo Spidey di quartiere. Sul palco con loro anche una vera e propria orda di cosplayer Spider-Man: i più piccoli si caleranno nei panni del loro supereroe preferito grazie ai costumi omaggiati dal leader mondiale nel travestimento, Rubie’s, mentre i più grandi saranno chiamati a raccolta da MATI (Marvel Avengers Team Italia). Una photo opportunity unica, uno scatto che rimarrà di certo negli annali della manifestazione.

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

Milano Design Film Festival inizia il 22 novembre

La kermesse culturale che attraverso il video avvicina il grande pubblico alle concezioni più contemporanee del design e dell’architettura è alle porte.

Milano Design Film Festival celebra i suoi primi dieci anni con un’edizione speciale rinnovata nella forma e nei contenuti, e con la nuova Direzione Artistica di Cristiana Perrella che sceglie di essere affiancata da un team di Guest Curator composto dal filosofo Emanuele Coccia, l’architetta, ricercatrice e autrice Bianca Felicori e l’architetta e designer franco-iraniana India Mahdavi. 

Dal 22 al 26 novembre 2022, in vari luoghi della città, dal centro alla periferia – Triennale Milano, Anteo Palazzo del Cinema, Cinema Teatro Edi/Barrio’s, Milano, Tilane, Biblioteca e centro culturale, Paderno Dugnano, ADI Design Museum, Milano – MDFF porta in scena film di designer e film sul design di registi e artisti che esplorano le nuove tendenze e leggono il design da diverse prospettive, ampliando il contesto e i significati della disciplina, mostrandone nuove visioni e indagando il linguaggio dell’immagine in movimento come elemento di ricerca progettuale.

Cinque sezioni, tre a candidatura libera  Official Selection, AFA Architecture Film Award, MDFF Student Award  due curatoriali IMMAGINARE con La moda fuori stagione a cura di Emanuele Coccia e Inflatable, Baby a cura di Bianca Felicori e Iranità a cura di India Mahdavi e RADICI dedicata a Gae Aulenti  e due Premi, oltre a eventi speciali e talk. 

Corri, Forrest, corri!

Corri, Forrest, corri!

Corri, Forrest, corri!

Storia di corse improvvisate e consapevolezze arrivate.

Forrest Gump, film degli anni Novanta con protagonista il celeberrimo Tom Hanks che narra le avventure straordinarie e al limite dell’inverosimile di un ragazzo dell’Alabama. Serve davvero aggiungere altro? Serve effettivamente un ulteriore articolo che parli di questo cult del cinema? Probabilmente no. Ma appena ho messo gli occhi su questo titolo qualcosa in me ha risuonato, qualcosa mi ha urlato a gran voce di scrivere questo pezzo.

Potrebbe essere che tutto ciò sia utile solo alla mia persona, ma sono convinta che quello che mi ha risuonato dentro possa essere un filo conduttore tra di noi, una sensazione e un bisogno condiviso anche in chi sta leggendo queste righe.Il fil rouge di tutto il film è sicuramente la corsa, dalla famosa scena in cui il piccolo Forrest corre per la prima volta, nonostante i tutori alle gambe lo rallentino, fino alla corsa per tutti gli Stati Uniti perché semplicemente si sentiva di correre e non fermarsi più.

Ma cos’è che spinge il protagonista a correre sempre e comunque? Inizialmente si percepisce come la corsa sia per lui una liberazione, sia un talento, un dono che gli permette di liberarsi dai tutori per le gambe, distruggendoli in mille pezzi durante il primo scatto. Da questo primo momento non si fermerà più, in qualsiasi posto andrà ci andrà correndo. Diventerà poi una possibilità di salvezza, Forrest grazie alla sua abilità di correre veloce riuscirà a scappare più volte dai bulli, riuscirà ad entrare al college come giocatore di football e successivamente si salverà dai bombardamenti in Vietnam.

Tutto questo però acquisisce una svolta, un nuovo significato quando, dopo molti se non troppi eventi dolorosi e difficili Forrest inizia a correre, a suo dire “senza una ragione in particolare”, inizia a correre e correre, fino alla fine della strada, della città, della contea e dello Stato, fino poi a raggiungere l’oceano. In questo momento Forrest non corre più perché c’è qualcuno a dirgli “Corri, Forrest, corri”, corre perché è rimasto da solo, corre perché gli sono accadute troppe cose e ha bisogno di pensare, di elaborare, e l’unico modo che gli è naturale è la corsa. È la necessità di allontanarsi, di muoversi per rientrare in contatto con sé stessi per ascoltarsi e capirsi.

Io dal canto mio invece ho passato tutta la mia vita a odiare la corsa, la trovavo inutile, noiosa, sfiancante. Qualsiasi torto mi si potesse fare non sarebbe mai stato così tragico e tagliente come l’obbligarmi a correre. Al contrario, per mio padre la corsa è da sempre stata ossigeno puro, è sempre stato il suo modo per sentirsi forte, invincibile, proprio come per Forrest. Una delle sue frasi preferite era infatti “io da giovane non camminavo mai, correvo”. Ed era vero, andava a fare la spesa per mia nonna e dal fruttivendolo ci arrivava a furia di staffette. Invece di aspettare il tram come i comuni mortali, lui ci gareggiava, solo per il gusto di poter correre veloce. Ovviamente non ho mai capito il senso di tutto ciò, io che come filosofia di vita invece di camminare, passeggiavo. Come non capivo lui, non capivo neanche tutti quei pazzoidi che a marzo, a inizio lockdown si son scoperti appassionati di jogging come mai prima in vita loro. Li vedevo, mentre passeggiavo verso il parco, nei loro completini iper-tecnici, con le tute coordinate e le scarpe scintillanti, li vedevo correre su e giù per il quartiere come deficienti, e più li guardavo e più me ne chiedevo il senso. Onestamente ero anche infastidita da questa ricerca di libertà fittizia, che un criceto sulla ruota in confronto sembrava un viaggiatore di mondo. Li osservavo e non capivo, tornavo a casa, ci pensavo e ancora non capivo.

Poi qualcosa dentro di me è scattato. Come Forrest mi sarei messa a correre per la via, per il quartiere, per la città e anche per tutto lo Stato se le gambe mi avessero retto. Una serie di eventi veloci, terribili e drammatici ha stravolto la mia vita. Una telefonata da parte della compagna di mio padre, appena ho risposto mi si è raggelato il sangue nelle vene “Vale, papà ha avuto un ictus, è in ambulanza”. Una videochiamata da parte di mio padre dalla stanza dell’ospedale “Pulce, fai venire qui anche la mamma, vi devo dire una cosa importante”.

Da quella prima telefonata, dalla successiva diagnosi di tumore al cervello, ho sentito solo il bisogno ancestrale di correre, correre dietro a quella maledetta ambulanza, correre attraverso tutta la città, correre per i corridoi dell’ospedale, correre tra i numeri delle stanze, correre tra le braccia di mio padre. Avevo solo bisogno di correre da lui, avevo solo bisogno di quella normalità che mi era stata brutalmente tolta d’improvviso. Nulla di tutto ciò però mi era permesso.

Quarantene forzate, reparti Covid, i contagi in aumento. Tutto il mondo stava crollando sotto il peso di una pandemia, ma io sentivo solo il bisogno di rimettere insieme i pezzi del mio microcosmo. Allora ho fatto anche io l’unica cosa che mi era permesso fare, ho tirato fuori dall’armadio le mie scarpe da corsa mai utilizzate e più scintillanti che mai, ho messo addosso una tuta non proprio tecnica e neanche troppo coordinata, sono uscita e ho iniziato a correre su e giù per il parco del quartiere. Ho corso come mai pensavo avrei fatto, con tutta l’energia e la determinazione di cui disponevo, ho corso così tanto da perdere il fiato, ho corso così a lungo da non sentire più le gambe. Mi sono distrutta, mi sono sfiancata. Eppure, alla chiamata rituale con mio padre, ormai giornaliera e sempre puntuale al minuto, ho risposto euforica “Papà! Finalmente ho capito”.

di Valentina Nizza