Minimovitale: l’album d’esordio dell’omonima band

Minimovitale: l’album d’esordio dell’omonima band

Minimovitale: l’album d’esordio dell’omonima band

“Aggrappati al minimovitale: una frase che è divenuta mantra durante le sessioni di composizione della band. Rispecchia la necessità di sentirsi vivi, di mettersi in gioco, di ribellarsi in un’epoca particolarmente carente di emozioni e soddisfazioni.”

“Minimovitale” è l’album con cui fa il suo esordio l’omonima band, disponibile su tutti i digital store e a breve anche in stampa fisica su cd. Hanno scelto di intitolare il loro primo album riprendendo il nome della band: tutto attaccato, con lo scopo di rafforzare e rendere più tangibile e diretto il loro essere, la loro essenza di musicisti. L’album è composto da sette tracce: Blu P.E.C.ParainphernaliaCabine telefoniche dismesseUna prodezza al giornoEl señor BanThierry e La casta.

Veterani della scena musicale valdostana, il gruppo vuole uscire dalla dimensione provinciale, storicamente periferica e artisticamente sonnecchiante. Artisti dall’anima profondamente rock e dal verbo irriverente, caratterizzato dall’utilizzo dello spoken word, con i loro pezzi scuotono le coscienze portando in primo piano situazioni del nostro presente, raccontando storie e aneddoti personali.

I sette brani presenti nel loro album si caratterizzano per riprendere diverse sonorità. Dalla grinta rock, che è una costante della loro produzione musicale, i Minimo Vitale sperimentano anche altre tipologie di suono: le tracce alternano melodie british, basi elettroniche di synth e sonorità hard-blues.

Copertina dell’album “Minimovitale”

BIOGRAFIA

Minimo Vitale nascono ad Aosta nel 2017. Il progetto è inizialmente concepito “a tempo” per soddisfare un’esigenza del cantante Alberto Neri, desideroso di confrontarsi con il repertorio della storica rock-band di culto Massimo Volume. Esaurito il tributo con soddisfazione, dopo una decina di date live “ad hoc” in ambito locale, I Minimo Vitale hanno deciso di proseguire l’esperienza, lavorando su materiale esclusivamente originale.

Il gruppo attualmente è composto dal cantante Alberto Neri, dai chitarristi Luca Consonni e Josy Brazzale, dal bassista Davide Torrione e dal batterista Alessandro Longo.

Forti dell’importante sinergia creatasi, la band comincia a comporre senza porsi limite di genere, sfruttando e fondendo al meglio tutte le personali influenze sviluppate dai singoli musicisti nelle precedenti esperienze musicali (fra le altre: Neurodisneyland, Autoscatto, Soluzione, Tristan Tzara, Magritte, D’timed).

Nel luglio 2022 i Minimo Vitale vengono selezionati per la serata finale dell’importante rassegna “Rock Targato Italia – Edizione speciale Estate” e vincono il concorso grazie a una convincente esibizione dal vivo tenutasi al Legend Club di Milano.

In seguito a questo traguardo, a fine settembre, il gruppo si reca al MeatBeat Studio di Raffaele D’Anello per registrare le sette tracce che compongono l’omonimo esordio discografico, che è disponibile in tutti i digital store. A febbraio 2023 sarà pubblicata una tiratura limitata in versione CD di “Minimovitale”,

“La linea che ci divide dal domani” di Matteo Pizzolante prorogata fino al 25 febbraio

“La linea che ci divide dal domani” di Matteo Pizzolante prorogata fino al 25 febbraio

“La linea che ci divide dal domani” di Matteo Pizzolante prorogata fino al 25 febbraio

FuturDome annuncia la proroga fino a sabato 25 febbraio 2023 di La linea che ci divide dal domani, mostra personale di Matteo Pizzolante a cura di Atto Belloli Ardessi.

FuturDome annuncia la proroga fino a sabato 25 febbraio 2023 di La linea che ci divide dal domani, mostra personale di Matteo Pizzolante a cura di Atto Belloli Ardessi.

Il progetto presenta un nuovo corpo di opere site specific sviluppate in relazione alle peculiarità spaziali e alla storia degli ambienti espositivi di FuturDome, quanto ai materiali che ne ridefiniscono l’involucro architettonico, attivando un cambiamento di intensità temporale che comporta una riduzione del presente

LA MOSTRA
La linea che ci divide dal domani investiga l’istante in cui si sviluppa la ricostruzione della narrazione di un evento, determinando come si possa far passare un ricordo dallo stato di sensibilità inerte allo stato di sensibilità attiva.
In psicologia, gli eventi della realtà non sono identificati come fatti quanto invece come vissuti. I vissuti sono lo strumento con cui percepiamo emozionalmente il mondo, l’unico modo con cui possiamo conoscerlo ed alterarlo.

Il titolo della mostra è concepito in riferimento alla linea immaginaria tracciata sulla superfice terrestre che determina il cambio di data, in corrispondenza del 180° meridiano. Il viaggiatore che si muove dall’Asia verso l’America deve contare la stessa data due volte, mentre in direzione opposta è necessario saltare un giorno.
Una piega/paradosso del tempo, un varco materializzato nelle 21 ore di fuso orario che separano il confine tra Russia ed Alaska, nel mezzo delle isole di Diomede nello stretto di Bering. Due isole visibili a occhio nudo distanti poco più di tre chilometri l’una dall’altra dove è possibile, attraversandole, ripercorrere un istante del tempo e rimodulare la nostra memoria in una lucida visione del proprio passato o viceversa.

Nella vita di tutti i giorni, raramente possiamo aspettarci di accedere all’origine di una nostra percezione o esperienza passata dopo alcuni anni dall’evento specifico. Molto spesso, infatti, la memoria non è semplicemente una riproposizione di una percezione antica, ma il resoconto di una esperienza o il risultato di una ricerca di senso che aggiunge valore all’evento originario creato dalla nostra reinterpretazione soggettiva.

Nella serie di lavori Silent Sun, Pizzolante, ricostruisce digitalmente gli ambienti domestici della sua infanzia basandosi esclusivamente sul suo ricordo. La tecnica di stampa analogica in Cianotipia, permette di corrompere l’immagine digitale di partenza, creando velature e facendone dilavare i dettagli. Il viraggio blu assoluto che ne deriva, permette di concentrarsi sul derma delle immagini rendendole materiche e investendole di una temporalità indefinita. L’immersione nel monocromo blu attua proprietà ipnotico-sedative esattamente come l’Amobarbital, il farmaco sintetizzato in Germania nel 1932, ora vietato, anche definito Cielo Blu che inducendo a dire la verità su un episodio specifico poteva condurre un soggetto alla generazione di una falsa memoria dell’evento descritto.

La narrazione diviene pertanto per l’artista, una nascita spontanea di falsi ricordi. In psicologia, un falso ricordo è un fenomeno in cui si richiama una circostanza mai accaduta o la si rammenta in modo diverso da come è realmente occorsa. La suggestionabilità, l’attivazione di informazioni associate, l’incorporazione di informazioni errate e l’errata attribuzione della fonte, sembrano i meccanismi alla base di diversi tipi di falsi ricordi.

Frantumare la dinamica della cronologia, è la chiave per la ricostruzione di un avvenimento accaduto nella notte di Domenica 16 Dicembre 2013 a Lecce. Un attentato dinamitardo al Nuovo Caffè Paisiello che ne ha parzialmente distrutto i locali e gli ambienti esterni. Il Caffè viene completamente devastato da una esplosione che crea un boato svegliando di soprassalto parte della città.
Il luogo in cui l’evento accade, il Caffè Paisiello a Lecce, si pone in dialogo con il sito in cui la mostra si mette in scena, FuturDome, in via Paisiello 6 a Milano. L’intenzione dell’artista è di insinuare nello spettatore una sensazione di spaesamento, attraverso uno slittamento temporale, spaziale e linguistico, affermando l’indipendenza dell’uomo dal mondo esterno che lo circonda.
Pizzolante si concentra sull’attimo della deflagrazione come evento non osservabile dall’occhio umano ma ricostruibile soltanto attraverso una dissociazione del sentimento del tempo. Una deflagrazione che si rende perenne come una costellazione di stelle fisse. Il silenzio che ne consegue appare come un processo agonistico distruttivo. Di colpo, il nostro presente può essere affermato e al tempo stesso portato alla luce nell’esistenza dello sguardo.

Se la ricostruzione di un evento a cui non abbiamo assistito diviene per Pizzolante la messa in scena di narrazioni di natura collettiva, con Honeycomb of a Moon (Hyperion), il lavoro installato nel cortile del palazzo, realizzato con materiale di derivazione aerospaziale già posato in FuturDome come isolante termico, l’artista attiva una correzione ottica del piano orizzontale dell’edificio ricoperto da una pavimentazione disegnata da Gaudí nel 1904.
Far corrispondere all’immagine di una figura memorizzata la capacità manuale di inciderla, diviene per l’autore, una perfetta armonizzazione fra l’immagine mentale e la sua resa visiva.

Nei lavori di Pizzolante il passato non smette mai di riconfigurarsi e l’immagine diventa pensabile solo in una perenne ri-costruzione della memoria se non dell’ossessione. Nella vita, dove la percezione è calibrata per la sopravvivenza, progettare, costruire una architettura prima della sua comparsa, è come ricordarsi di un luogo in cui non siamo mai stati.

La Stele di Vicchio esposta per la prima volta a Milano

La Stele di Vicchio esposta per la prima volta a Milano

La Stele di Vicchio esposta per la prima volta a Milano

La stele – un documento epigrafico di assoluta importanza e tra i tre testi religiosi più ampi della civiltà etrusca – resterà esposta fino al 16 luglio alla Fondazione Rovati, nel palazzo neoclassico di Corso Venezia

Nel museo della Fondazione Luigi Rovati a Milano è stata esposta per la prima volta al pubblico la Stele di Vicchio del VI secolo a.C, documento epigrafico di assoluta importanza e fra i tre testi religiosi più ampi della civiltà estrusca. La stele, in pietra arenaria e alta un metro e 26 centimetri, fu rinvenuta durante scavi condotti al Mugello nel 2015. Il prezioso reperto è stato presentato da Antonella Ranaldi, Soprintendente Archeologia per Firenze, Pistoia e Prato, dal docente di Archeologia presso il dipartimento di studi classici di The Open University, Phil Perkins, e da Giulio Paolucci, conservatore della collezione della Fondazione Luigi Rovati.

La stele resterà esposta fino al 16 luglio alla Fondazione Rovati, nel palazzo neoclassico di Corso Venezia che ospita una collezione etrusca di straordinaria importanza nell’ardito ipogeo sotterraneo con un impianto curvilineo che richiama la necropoli di Cerveteri. Vasi, sculture, marmi, ceramiche, il tutto mescolato tra tele contemporanee, raccontano un viaggio tra la storia e la civiltà. Dai guerrieri al rapporto con la natura, dalle divinità agl’impianti urbanistici etruschi, Marzabotto e Vulci.

L’incisione della stele di Vicchio costituisce uno dei tre testi religiosi etruschi più ampi finora ritrovati, insieme al Liber linteus della mummia di Zagabria e alla tegola di Capua. Fra le tre opere, è proprio la stele di Vicchio a essere la testimonianza più antica e l’unica proveniente da un contesto archeologico certo.

Inoltre, a differenza della maggior parte delle iscrizioni etrusche, proviene da un contesto non funerario. Data l’importanza del reperto e la complessità delle sue iscrizioni è stato avviato un nuovo progetto di ricerca internazionale che prevede la digitalizzazione tridimensionale della stele con tecniche di fotogrammetria digitale e laser scanning. A questo si aggiunge l’implementazione del modello 3D per la realtà virtuale immersiva.

“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

“Non solo musica”: DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE

C’è chi non può vedere e chi non vuole vedere. C’è chi vede oltre il preconcetto e chi si ferma a un’etichetta. Abbiamo parlato della rassegna “DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE” con Francesco Caprini, direttore artistico dell’evento…

L’obiettivo è mettere in luce il talento, dimostrare come la disabilità non sia un freno all’arte, alla voglia di fare, alla qualità. Un obiettivo che ci accompagna fin dalla prima edizione di “DIS/ABILITÀ, IN/VISIBILE, I TALENTI DELLE PERSONE”, nel 2019, e che sarà il punto di partenza anche delle prossime”. Il 21 e 22 gennaio al Circolo Culturale Bentivoglio andrà in scena la quarta edizione della rassegna ideata da Francesco Caprini e organizzata dall’Associazione Culturale Milano in Musica e in collaborazione con Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti MilanoCircolo Culturale BentivoglioGSD Gruppo Sportivo Dilettantistico non vedenti Milano ONLUS e la Fondazione Pomeriggi Musicali. Alla vigilia dell’evento abbiamo avuto il piacere di intervistare proprio Francesco Caprini, il direttore artistico della manifestazione, per capire che cosa andrà in scena, per farci svelare il “dietro le quinte” della rassegna di oggi e i progetti futuri di quella di domani.

Francesco Caprini

Tanti gli artisti che andranno in scena nella due giorni milanese, tutti con un obiettivo e una volontà comune: mostrare, come ci ha spiegato lo stesso Francesco Caprini, come l’arte sia un veicolo in grado di abbattere le barriere e di superare i preconcetti. “Il talento – ha scritto l’organizzazione nel comunicato stampa pre evento – è un faro da accendere per avvicinare persone, per suscitare la curiosità, per creare connessioni tra le migliori realtà del territorio che fatica, spesso, a creare una rete di servizi alla persona. Una frammentazione che limita l’operatività di queste entità. Dal talento e dalle arti ripartirà un colloquio, un discorso, che da un sentire comune porti ad un operare comune.
Il mondo della disabilità è veramente ricco di persone che sanno afferrare, concretizzare e trasmettere agli altri in forma di speranza i loro sogni. Uomini e donne che con grande spirito di solidarietà hanno contribuito alla realizzazione di queste due giornate intense e piene di energia positiva. “I talenti delle persone” dis/Abilità, In/visibile.
L’obiettivo è far incontrare i veri protagonisti, artisti dis/Abili in/Visibili e renderli partecipi condividendo le loro esperienze e professionalità”.

Come nasce l’idea di questa rassegna?
La prima edizione è andata in scena nel 2019 con l’obiettivo di mettere al centro del progetto la qualità e far sì che andasse di pari passo con l’importanza “sociale” della manifestazione. La prima edizione ci ha permesso di sperimentare e portare idee nuove in quelle successive”, ci racconta. “Quello che mi spinge a rinnovare ogni anno l’impegno in questa iniziativa è la passione per questo lavoro, la voglia di creare un buon prodotto, che sia di qualità. Motivazioni forti che ci hanno spinto a riprogrammare l’evento dopo che a novembre abbiamo dovuto rinviarlo per “questioni di Covid”, diciamo così”.

Quanta gente vi aspettate?
Il teatro ha circa 130 posti e contiamo chiaramente di riempirli tutti, ma non ci fermiamo solo alla due giorni. L’obiettivo è creare un’onda lunga che prosegua oltre la rassegna, che vada avanti sui social, che ci accompagni fino alla quinta edizione. L’evento verrà ripreso da Rocker Tv e viene sempre promosso sui social di Rock Targato Italia proprio per questo.
Non vogliamo solamente riempire il teatro, vogliamo creare uno spirito di comunità, una dimensione umana in cui ci possa essere contatto, scambio di idee e che sia culturalmente rilevante
”.

Saranno presenti ospiti importanti, uno su tutti Omar Pedrini, ma non solo. Come avete scelto gli ospiti?
Abbiamo scelto e contattato i nostri ospiti e gli artisti che si esibiranno in questi giorni per le loro doti artistiche, ma anche per la loro sensibilità. Da Omar Pedrini ai Vintage Violence, da Nevruz a Ivan Cottini, e tutti gli altri artisti, sono stati tutti contenti di poter partecipare. In particolare mi sento di ringraziare Omar, con cui abbiamo un rapporto di lunga data, fin da quando i Timoria vinsero Rock Targato Italia nel 1987. È il secondo anno che si esibirà al festival e vedere il suo entusiasmo è davvero “forte”. Nonostante i tanti impegni ha fatto di tutto per esserci”.

Che cosa vedremo?
Musica, ma non solo. Ci saranno anche momenti di approfondimento, con incontri e dibattiti che ci permetteranno di parlare di queste tematiche che troppo spesso la società ignora e i media mainstream tendono a utilizzare solo per aumentare l’audience, per strappare una lacrima e un momento emozionale, ma senza la sincera e convinta intenzione di fare qualcosa di positivo per la comunità.
Tanta arte e tantissimi artisti. Da Giacomo Deanna, un chitarrista sardo dal talento eccezionale, ai Vintage Violence, agli Armodia, un duo di Aosta che fa musica barocca, a Greta Carrara e Carlo Battaglini, due scrittori che hanno vinto il premio Camilleri. Insomma, come ho accennato, ospiti ed eventi di livello per una rassegna che possa mettere in evidenza la qualità di questi artisti che abbiamo definito “invisibili”, che troppo spesso vengono valutati prima per la loro disabilità e solo in un secondo momento per il loro talento
”.

Qualche nota “stonata”?
Abbiamo avuto il patrocinio di Regione Lombardia, ma ci dispiace non avere avuto il supporto dal Comune di Milano se devo essere onesto. Ne abbiamo fatto richiesta, ma non abbiamo mai ottenuto una risposta purtroppo. Ci tengo a precisare che non abbiamo nessuna intenzione di fare polemica, sia chiaro, ma ci dispiace perché poteva essere una bella occasione. Riproveremo a coinvolgerli per la prossima edizione”.

Che cosa lascia dentro un evento come questo?
Organizzare questo evento è sempre divertente ed emozionante perché ci troviamo ogni giorno a imparare qualcosa di diverso. Viviamo in un mondo pieno di persone con potenzialità incredibili, che potrebbero fare molto di più, ma si fermano su un divano, non sfruttano le occasioni.
E poi ci sono questi ragazzi, la loro energia, la loro voglia di trasmettere le proprie emozioni al pubblico, il loro talento, nonostante le difficoltà. Sentire la loro musica, stare a contatto con loro è davvero stimolante
”.

Avete già in mente qualcosa per la quinta edizione?
Abbiamo diverse idee e le risposte che abbiamo ottenuto fino a questo momento sono molto positive. Il presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Milano ci ha già comunicato il loro appoggio. Probabilmente non saremo più al circolo Bentivoglio, ma cambieremo location per questioni logistiche. Vedremo”.

Cambia luogo, ma…
“…ma non cambia la nostra filosofia e – soprattutto – non cambierà il messaggio della manifestazione. Un nuovo teatro sarà sicuramente importante, ma l’obiettivo rimane sempre lo stesso, dare voce e visibilità all’arte, alla qualità, ad artisti di talento che troppo spesso vengono messi da parte dai media mainstream. Sfrutteremo i social, amplieremo il nostro pubblico grazie agli strumenti digitali, ma manterremo quella dimensione umana di cui parlavo prima e che fino a questo momento ha contraddistinto questa iniziativa. Questa dimensione è proprio una degli aspetti più belli di questa rassegna. Il contatto diretto con gli artisti, la purezza dell’arte senza troppe costruzione”.

Umanità, talento, arte, qualità: quattro parole chiave, due giorni, un solo (grande) obiettivo.

A cura di Francesco Inverso

Per consultare il programma completo dell’evento vi invitiamo a cliccare qui.

 

ACQUE CHETE: la mostra di Corrado Bonomi all’Acquario Civico di Milano

ACQUE CHETE: la mostra di Corrado Bonomi all’Acquario Civico di Milano

ACQUE CHETE: la mostra di Corrado Bonomi all’Acquario Civico di Milano

Mercoledì 18 gennaio alle ore 18.30 è stata inaugurata Acque chete, la mostra personale di Corrado Bonomi, tra i più importanti protagonisti del Concettualismo Ironico, ideata specificatamente per gli spazi espositivi dell’Acquario Civico di Milano.

L’esposizione di Corrado Bonomi ­– promossa dal Comune di Milano Cultura e dall’Acquario e Civica Stazione Idrobiologica, a cura di Alberto Fiz – inaugurata ieri sarà in programma presso l’Acquario Civico di Milano da oggi, 19 gennaio, al 26 febbraio.

Venti le opere esposte, tra dipinti, sculture e installazioni che hanno come elemento unificante il mondo marino con i suoi abitanti e prevede una riflessione sui temi della diversità e della sostenibilità attraverso la lente dell’ironia, tratto caratteristico di tutta l’indagine artistica che Bonomi conduce sin dagli anni Ottanta con ampi riconoscimenti in ambito nazionale e internazionale. Come afferma Alberto Fiz, “nello spazio dell’Acquario viene proposta un’ampia selezione di opere tese a ripercorrere l’indagine espressiva dell’artista dal 1987 a oggi in un girotondo poetico e dissacrante che mette in crisi le nostre certezze strizzando l’occhio a mito, letteratura e arte. Le acque chete di Bonomi nascondono molte insidie e sorprese”.

Per entrare in mostra, lo spettatore deve attraversare il Ventre della balena percorrendo l’inedita installazione site specific realizzata dall’artista per l’occasione con le vertebre e le costole del cetaceo in polistirolo. Al fondo si trova una candela, sistemata su un piccolo tavolino, che ricorda le tante figure inghiottite dal cetaceocome Pinocchio o Giona. Ma anche il Barone di Münchhausen o il Soldatino di Piombo. 

Nel medesimo ambiente compare Nuovi Arrivi, un grande lavoro di quasi tre metri realizzato nel 2021 con un modello di capodoglio che trasporta sul dorso una moltitudine di migranti. Attraverso la trasfigurazione del mito del salvataggio, l’artista s’ispira alle antiche favole polinesiane e hawaiane in cui i vivi si spostano sul dorso di un cetaceo. Anche in questa circostanza i riferimenti sono molti e la citazione più esplicita è a La Navigazione di San Brandano e alla balena-isola su cui, secondo la leggenda, sarebbe sbarcato il monaco irlandese. 

Dopo aver affrontato la tematica del viaggio, Bonomi propone Mare nostrum, un’opera assai problematica dove all’interno di un siparietto in legno, simile a un teatrino per l’infanzia con una base in sabbia e circondato da ami in canna di bambù si possono pescare con una calamita i tanti oggetti finiti in fondo al Mediterraneo come le miniature dei resti di Ustica, l’anello del doge (il giorno dell’Ascensione veniva gettato in mare come segno di ringraziamento) o il Lockheed P-38 Lightning, l’aereo a bordo del quale viaggiava il celebre scrittore francese Antoine de Saint-Exupery, autore del Piccolo Principe.

Le reti da pesca diventano lo spazio metaforico dove finiscono impigliate le scatolette di Mare, il ciclo iniziato nel 1987. L’artista mette in scena la sua personale archiviazione dei pesci che vengono dipinti su contenitori circolari per la conserva sottolio. Ne emerge un’installazione ecosostenibile in continuo divenire dove su ogni scatoletta di tonno compare un differente animale acquatico dando vita a un viaggio tra le creature marine in un’efficace rappresentazione del mondo subacqueo.

Le componenti ecologiche e le distorsioni ambientali sono evidenziate anche da Squalo martello della serie Ars Topiaria dove vengono associate forme naturali a materiali sintetici (si utilizzano pezzi di plastica triturati e riciclati) dando vita a sarcastiche ibridazioni. In questa occasione, su un vaso di coccio riempito con argilla espansa, compare un pescecane che sembra nascere da un cespuglio artificiale.

Un altro lavoro di grande attualità proposto all’Acquario è Arca Virus, modello dell’Arca di Noè ispirato a tipologie medievali. Al suo interno si trovano dodici provette contenenti liquidi colorati che simulano i dodici agenti patogeni più pericolosi del pianeta. Sotto di esse è celato il circuito elettrico che permette ai led di accendersi. A poppa una bandiera gialla con il simbolo di pericolo sanitario. L’opera, realizzata nel 2009, è una premonizione piuttosto sorprendente della pandemia.

L’Acquario Civico di Milano

L’artista ha poi creato per l’Acquario un’altra installazione, La flotta dell’arte. Dall’immaginario Cantiere Navale Bonomi provengono portaerei e sottomarini realizzati impilando libri, cataloghi, enciclopedie (I maestri del colore) e riviste quali Flash Art o Il Giornale dell’Arte. È evidente la polemica verso il sistema dell’arte dove pile di carta diventano materiale di costruzione rendendo il contenuto del tutto irrilevante. 

L’universo immaginifico di Bonomi comprende anche riferimenti a Richard Wagner con Vascello fantasma, un’imbarcazione in fibra sintetica e cotone che veleggia poeticamente verso l’alto, e a Fëdor Dostoevskij con tre opere dedicate al suo celebre racconto Il coccodrillo: un caso straordinario dove, attraverso un gioco di specchi, l’osservatore prova la sensazione di essere inghiottito dal coccodrillo. La letteratura è fonte d’ispirazione anche per alcune preziose testimonianze dei primi anni Novanta che appartengono al ciclo Isola del Tesoro con l’artista che evoca Jules Verne, Joseph Conrad e Daniel Defoe. Bonomi dipinge velieri e imbarcazioni antichi su carte nautiche proponendo le sue classiche tautologie che permettono di creare un rapporto di sincretismo tra l’oggetto pittorico e il materiale.

Sono, poi, molte le opere che sfidano le regole della storia dell’arte con omaggi irriverenti e paradossali, come avviene nel caso di Marcel Duchamp e la barchetta dell’arte che naviga nell’orinatoio (piuttosto esplicativo il titolo Navigar nel periglioso mar delle avanguardie) all’Arcimboldo marino dove compare un’immagine multiforme realizzata con un assemblaggio di creature marine in plastica, passando attraverso Il sogno di Claude con un Monet in miniatura che dipinge sopra una foglia di Ninfea galleggiante riflessa su uno specchio d’acqua. 

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Allemandi con testi di Alberto Fiz, Elisabetta Polezzo, Marianna Cappia e un’intervista all’artista di Barbara Cottavoz.

Biografia 

Corrado Bonomi (Novara,1956) è tra i più importanti protagonisti del Concettualismo Ironico. Dopo una formazione da autodidatta, esordisce nel 1983 e sin dalla metà degli anni Ottanta realizza la serie delle Tautologie a cui rimarrà sempre coerente. L’artista crea un rapporto di sincretismo tra l’oggetto pittorico e il materiale. Nessuno dei due prevarica sull’altro in una dialettica paritaria dove ciò che è rappresentato non ha un valore autonomo, né prevede una scelta privilegiata. Le scatolette del ciclo Mare rappresentano un’indagine di particolare significato. La prima scatoletta, realizzata nel 1987, segna l’inizio di un lavoro che è arrivato a contare oltre quattro mila esemplari.

Tra fiaba e leggenda, nasce nel 1990 il ciclo Fatina-fatata-fatale che mescola il concetto della fairy, quello della pin-up anni Quaranta con alcuni tratti che l’associano a Trilli, l’irascibile compagna di Peter Pan. Nel 1992 l’artista inizia un altro ciclo, Culture che, come per Mare e per le Fatine, non prevede una data di scadenza. In questo caso, la flora prende vita dal riciclo di elementi e materiali da giardinaggio che diventano essi stessi contenuto anticipando alcune problematiche ecologiche e ambientaliste. Combinando la ricerca sui materiali al tema del gioco, Bonomi giunge a grandi installazioni composte da macchinine dipinte su cartine stradali, elicotteri, soldati a dimensione umana o veicoli militari su teli mimetici con una specifica attenzione al tema del conflitto. Non manca poi una serie di riflessioni sulla letteratura, il cinema, la storia dell’arte, le fake news e il rapporto tra vero e verosimile.

Nel 1995, inizia la collaborazione con il Dipartimento Educazione del Museo di Arte contemporanea del Castello di Rivoli. Nel 2000 è docente presso la Scuola di Design Futurarium di Milano. Nel 2021 ha realizzato un mappamondo dal titolo Biomotoperpetuo nell’ambito del progetto Weplanet: 100 globi per un futuro sostenibile, esposta all’ospedale Niguarda di Milano. Nel 2022, la città di Cannobio ha scelto alcune sue installazioni, assieme a quelle di Gianni Cella, per la mostra diffusa Riflessioni plastiche. Il gioco delle cose che diventano arte.

Logo dell’Acquario

L’Acquario

L’ Acquario civico di Milano fu edificato in occasione dell’Esposizione mondiale di Milano del 1906 da Sebastiano Giuseppe Locati e fu ricostruito dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale. La statua di Nettuno sulla facciata è opera di Oreste Labò.
Attualmente, l’Acquario civico, che è parte dell’Area Mostre e Musei scientifici del Comune di Milano, promuove attività di ricerca e di divulgazione nel campo delle scienze acquatiche. È un luogo dinamico, che propone eventi culturali incentrati sulla contaminazione tra arte e scienza, contribuendo ad arricchire l’offerta museale milanese. 

Oltre ai percorsi strettamente inerenti agli scopi di divulgazione scientifica, numerose sono le mostre d’arte che vengono organizzate nelle proprie sale espositive. Dopo la ristrutturazione su progetto degli architetti Piero De Amicis e Luigi Maria Guffanti, grande attenzione è stata data all’attività espositiva dedicata all’arte contemporanea, arricchendo la mission dell’Istituto.