Eduardo de Filippo: dal palco all’immortalità.

Eduardo de Filippo: dal palco all’immortalità.

Eduardo de Filippo: dal palco all’immortalità

La dedizione di una vita votata all’arte drammatica

Nulla si ottiene senza fatica e sacrificio! Quanto costa fatica arrivare alla meta! Ma quando il sacro fuoco che giace silente nel profondo dell’anima si accende, allora nasce un incendio di passione. L’incendio che conduce alle stelle.

Eduardo De Filippo conosceva bene questa magica ricetta. I meriti artistici del grande arista furono premiati ampiamente: dalla nomina a senatore a vita nel 1981, alle due lauree honoris causa in Lettere sia presso Birmingham, sia presso “La Sapienza” di Roma.

Eduardo nacque a Napoli, nel quartiere Chiaia, il 24 maggio 1900 e si può affermare che fin dalla propria nascita il teatro gli scorresse nelle vene. L’artista era il figlio, infatti, del famoso attore Eduardo Scarpetta e della sarta teatrale Luisa De Filippo.

Sin da bambino calcò il palcoscenico in occasione della rappresentazione dell’opera La Geisha, presso il Teatro Valle di Roma.

Crebbe a stretto contatto con l’ambiente teatrale Napoletano, affiancando i fratelli Titina e Peppino. La prima aveva un ruolo stabile nella compagnia del fratellastro, Vincenzo Scarpetta, mentre il secondo appariva saltuariamente con Eduardo sul palcoscenico per piccoli ruoli, data la loro giovane età.

Al termine della Grande Guerra l’artista prestò servizio di leva nel corpo dei Bersaglieri e organizzò delle piccole recite per i commilitoni su incarico dei superiori.

Eduardo capì così quanto la propria passione per la direzione di scena, oltre che per la recitazione, fosse radicata.

Nel 1920 scrisse la sua prima commedia, intitolata Farmacia di turno: un atto unico, poi rappresentato nel 1921 dalla compagnia di Scarpetta.

Eduardo fondò in seguito una cooperativa di artisti, che prese il nome di compagnia Galdieri- De Filippo. Il debutto Napoletano fu un successo con La rivista…che non piacerà.

Gli anni Trenta iniziano in modo sicuramente positivo per i tre fratelli De Filippo: infatti, nel 1931, Eduardo fonda la compagnia del Teatro Umoristico.

Lo stesso anno Eduardo recita in Ogni anno punto e a capo, con lo pseudonimo Tricot, in occasione della festa di Piedigrotta. Durante tale rappresentazione il talento dei tre fratelli si scatenò in un climax ascendente di risate e delirio, sulla falsariga della Commedia dell’Arte.

Tra le opere più note e ragguardevoli di Eduardo si annovera Natale in casa Cupiello. La prima rappresentazione avvenne il giorno di natale del 1931 presso il Teatro Kursaal di Napoli. Il successo della commedia fu così immenso che si dovette prolungare la messa in scena fino al maggio dell’anno successivo!

L’artista fu inoltre sempre molto attivo politicamente, tanto che fu nominato senatore a vita e portò avanti la battaglia per i diritti dei minori rinchiusi nei penitenziari. Inoltre nel 1963 fu insignito del Premio Feltrinelli a seguito della rappresentazione Il sindaco del rione Sanità.

Infine nel marzo 1974 la sua salute iniziò a vacillare: venne colto da un malore durante una rappresentazione. Dopo di che gli fu applicato un pacemaker, che fortunatamente gli permise di ritornare alla ribalta alla fine dello stesso mese.

Si spense il 31 ottobre 1984 all’età di 84 anni, a causa di un blocco renale. Le sue spoglie riposano presso il Cimitero del Verano a Roma.

Quel giorno l’Italia e il mondo intero persero un grande attore, ma guadagnarono un astro immortale.

Maria Baronchelli

Sono Maria Baronchelli, studio Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano. La lettura e la scrittura hanno da sempre accompagnato i miei passi. Mi nutro di regni di carta, creandone di miei con un foglio e una penna, o una tastiera. Io e i miei personaggi sognanti e sognati vi diamo il benvenuto in questo piccolo strano mondo, che speriamo possa farvi sentire a casa.

“Supereroi e radiazioni” il 5 novembre a Parma, ma con una sorpresa

“Supereroi e radiazioni” il 5 novembre a Parma, ma con una sorpresa

“Supereroi e radiazioni” il 5 novembre a Parma, ma con una sorpresa

Il 5 novembre la mostra “Supereroi e radiazioni” organizzata dall’Associazione Italiana di Fisica Medica si ferma a Parma con una sorpresa che metterà d’accordo grandi e piccini

È in occasione della Giornata Internazionale di Fisica Medica, celebrata il 5 novembre, che si terrà la mostra “Supereroi e radiazioni. Il ruolo della Fisica Medica nei fumetti Marvel” presso il Centro Congresso Paganini di Parma, ideata e realizzata da AIFM, Associazione Italiana di Fisica Medica e Sanitaria.

Chi sono originariamente i supereroi Marvel è risaputo: nei fumetti degli anni Sessanta, si tratta di persone comuni che conducono vite ordinarie, con relazioni affettive e complicazioni di tutti i giorni da affrontare. Grazie ai film e alle serie tv realizzati proprio dalla Marvel, invece, oggi questi supereroi sono stelle del grande schermo interpretate dagli attori più in vista del panorama cinematografico.

La mostra, che sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito, si articolerà in un percorso espositivo di otto trittici volto a evidenziare la nascita e l’evolversi dei diversi Supereroi. Un ragno radioattivo può trasmetterci il potere di aderire ai muri come SpiderMan? Le radiazioni possono mutare il nostro DNA e donarci poteri come quelli degli X-Men? I raggi gamma possono trasformarci in un gigante verde come l’incredibile Hulk?
Parallelamente, il percorso della mostra narra l’evoluzione tecnologica avvenuta nell’impiego e utilizzo delle radiazioni da parte della figura del Fisico Medico, egli stesso un “Supereroe moderno” nella lotta contro il cancro.

Tutto questo, ma non solo: a partire dalle ore 14.00 e fino alla chiusura della mostra, prevista per le ore 18.00, saranno presenti in carne e ossa anche i Cosplayer di SpiderMan, Wasp, Ironman, Ant-man e altri ancora per scattare una foto insieme al pubblico presente. Una mostra da non perdere, per grandi e piccini, per vedere l’applicazione di quelle regole scientifiche che tanto amiamo nei film Marvel alla realtà.

Ti piacciono i supereroi? Allora leggi qui!

Il Museo dell’Orangerie: dalle Ninfee di Monet alle donne di Modigliani

Il Museo dell’Orangerie: dalle Ninfee di Monet alle donne di Modigliani

Il Museo dell’Orangerie: dalle Ninfee di Monet alle donne di Modigliani

Abbiamo presente sicuramente tutti le famose Nymphéas di Claude Monet, ma vedere queste opere dal vivo è tutta un’altra storia…

Il Museo dell’Orangerie di Parigi oltre ad ospitare queste opere memorabili, è famoso anche per la collezione Jean Walter e Paul Guillame, una raccolta di capolavori di artisti del calibro di Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Henri Matisse e tanti altri. Spesso questi ultimi vengono in qualche modo “eclissati” dalla bellezza dei quadri di Monet (le Ninfee rappresentano infatti la pietra miliare di questo museo), ma non hanno sicuramente niente da invidiare ai fiori acquatici, poiché le opere della collezione Walter – Guillame sono quadri dal valore inestimabile che attraggono turisti e appassionati d’arte da tutto il mondo.

Dove e quando?

Il Museo dell’Orangerie si trova nel centro di Parigi nei giardini delle Tuileries. Ciò che contraddistingue questo museo è proprio la sua ubicazione, poiché si trova in un’antica serra di aranci chiamata appunto orangerie (termine da cui prende nome il museo).  Questo museo è raggiungibile comodante tramite i mezzi (nel caso in cui vi troviate un po’ più fuori dal centro o semplicemente se siete pigri) o a piedi (se avete l’appartamento o l’hotel in zona Louvre o Place de la Concorde) ed è aperto dal mercoledì al lunedì dalle ore 9:00 alle ore 18:00.

Nella botte piccola c’è il vino buono

Pur essendo abbastanza piccolo rispetto agli altri musei di Parigi, il Museo dell’Orangerie detiene un gran numero di opere molto importanti nella storia dell’arte: tra le più famose ricordiamo appunto il ciclo Nymphéas di Claude Monet, Grande bagnante di Pablo Picasso, Femme nue dans un paysage di Pierre-Auguste Renoir e Femme au ruban de velours di Amedeo Modigliani. Per quanto riguarda il ciclo Les Nymphéas, una cosa molto interessante da sapere è il fatto che questi dipinti che occuparono la vita di Monet per quasi 30 anni furono donati dal pittore stesso alla Francia dopo l’armistizio del 1918 come simbolo di pace, e fu sempre Monet a volere che quei quadri venissero esposti proprio nelle sale dell’Orangerie dopo la sua morte. Parlando invece delle opere appartenenti alla collezione Walter – Guillame, noi spettatori dobbiamo ringraziare soprattutto Domenica Guillame, la quale dopo che il marito Paul (un ricco mercante d’arte francese) morì si risposò con l’architetto Jean Walter ed insieme a quest’ultimo arricchì e modificò la collezione del defunto marito, per poi cederla al museo.

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Cecilia Gavazzoni

Ciao, sono Cecilia e studio Lettere Moderne. Adoro scrivere e spesso fingo di essere anche esperta di moda (un’altra mia grande passione). Ah, a volte do anche consigli di Lifestyle e pareri non richiesti. Ma niente di serio, non vi preoccupate.

Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Guadagnare con il sessualmente esplicito: l’intervista a chi usa OnlyFans

Dopo aver indagato (qui) su come funziona OnlyFans, la piattaforma famosa per l’intrattenimento per adulti, abbiamo chiesto a chi lo usa davvero cosa c’è dietro una semplice immagine, nonostante i pregiudizi e le polemiche.

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Nell’articolo vengono toccati temi espliciti come la sessualità e l’erotismo, pertanto si sconsiglia la lettura a un pubblico la cui sensibilità potrebbe esserne turbata.

Michele Bianchini e Arianna Beretta qualche mese fa hanno deciso di creare un profilo di coppia sulla piattaforma OnlyFans per condividere quella che è una passione comune: il nudo artistico ed erotico (e il messaggio che c’è dietro). Un’idea che non nasce solo dal desiderio di entrambi di ritrarsi nei loro momenti più intimi, ma che è legata anche a una questione di accettazione del proprio corpo nella collettività nonostante i canoni socialmente imposti, di libertà personale e di espressione, di diritti. Noi ci siamo incuriositi e abbiamo intervistato Michele per chiedergli come effettivamente gestiscano questa loro attività e, soprattutto, per fargli tutte quelle domande che nessuno ha il coraggio di fare a un sex worker.

Michele Bianchini

Perché avete deciso di iscrivervi proprio a Onlyfans? Che cosa vi ha spinti?
“Volevamo fare qualcosa del genere insieme e stavamo valutando più applicazioni, un’altra piattaforma che ci ispirava era MYM.fans che si tratteneva una percentuale sui pagamenti minore, però poi abbiamo scelto OnlyFans perché iscriversi con i dati bancari è più semplice e soprattutto è un social più conosciuto, la gente si fida di più e abbiamo deciso di andare sul sicuro. Inoltre, io avevo già un profilo che usavo per abbonarmi a quelli di altri ed è stato abbastanza semplice modificarlo da profilo user a creator”.

Che cosa vi ha portato a mostrare la vostra intimità di coppia? Perché avete deciso di far vedere quello che fate?
“Secondo me è qualcosa che facciamo per ragioni simili, ma anche diverse. Arianna ha sempre pubblicato nudo artistico ed erotico anche sui suoi profili social e dice sempre che, scusate il gergo, ‘metterebbe la f*** anche su Instagram’ se potesse. È proprio una questione ‘politica’, se così la possiamo definire, per rivendicare la libertà sessuale e andare contro il pudore imposto dalla società, specialmente alle donne. Non è solo questo però. A entrambi, per esempio, eccita l’idea di farci vedere, di mostrarci e infatti – piccolo spoiler – ultimamente ci stuzzica l’idea di aggiungere anche qualche live. Sarebbe bello farsi vedere, ma bisognerà valutare bene la situazione”.

Come organizzate il vostro profilo? Quante foto postate?
“Normalmente non postiamo mai meno di un contenuto al giorno, ma spesso ci capita di postarne addirittura tre, sebbene le foto non siano tutte così ‘spinte’. Le persone non si iscrivono tanto per le foto, ovviamente piacciono, ma sono i video che ci fanno ottenere più likes e guadagni. Oltre al pagamento dell’iscrizione, infatti, si possono vendere contenuti su richiesta: tramite le chat gli iscritti possono chiedere di far vedere qualcosa di particolare, poi sta al creator ovviamente decidere se accettare o meno e proporre un prezzo. A noi è capitato che un iscritto ci chiedesse di vedere del sesso orale, abbiamo fatto il video e non eravamo sicuri di quanto farlo pagare poiché era la prima volta per noi: abbiamo deciso di fare 20 euro. Una cifra che mi sembrava spropositata inizialmente, ma che invece ha convinto il nostro pubblico. Lo abbiamo venduto a cinque o sei persone e in quel momento avevamo solo venti followers, per cui il 25 per cento dei nostri iscritti lo ha comprato. Quel giorno abbiamo praticamente fatto tutti i guadagni delle iscrizioni, infatti i video su richiesta sono ciò su cui probabilmente punteremo di più. Addirittura un video l’abbiamo venduto a un cliente che non era neppure iscritto al nostro profilo, ma che ha visto la pubblicità su Twitter, una piattaforma sulla quale sono presenti meno restrizioni riguardo al cosiddetto ‘sessualmente esplicito’ rispetto, per esempio, a Instagram. Lui ha eseguito il pagamento su PayPal, ma questo procedimento non è legale nonostante possa essere conveniente per i creators, che non pagherebbero commissioni, e che, inoltre, non ci garantirebbe la tutela legale che invece ci garantisce OnlyFans”.

Dal profilo di Michele e Arianna

Quanto sono espliciti i contenuti? È proprio nudo integrale o dovete oscurare qualcosa?
“No, non ci sono limiti imposti sui contenuti. Noi però variamo, non mettiamo solo foto in cui siamo completamente nudi o mentre abbiamo rapporti, mettiamo anche foto in biancheria intima o in cui si vede un po’ di pelle e basta, non si deve mostrare per forza tutto. Anche per una questione di marketing, per invogliare il pubblico ad accedere anche al materiale più esplicito facciamo sì che nella nostra home siano presenti foto e video non esattamente uguali a quello che poi si può acquistare su richiesta. Cerchiamo di non imitare troppo quello che si trova nelle piattaforme pornografiche: soprattutto all’inizio, ma anche adesso, chi si iscrive non può aspettarsi di accedere a contenuti illimitati in tutto e per tutto sostituibili al porno classico, con iper esposizione del corpo, una certa illuminazione artificiale… C’è da dire che abbiamo aperto OnlyFans con l’intento di postare questo tipo di contenuti, è quello che la gente si aspetta ed è la cosa più sexy da fare”.

Avete tanti likes?
“Non abbiamo mai fatto più di dieci likes a foto, però molti utenti che hanno comprato il video non hanno mai messo reazioni ai nostri contenuti: come quelle persone che nei gruppi su Whatsapp leggono i messaggi, ma non rispondono, qui guardano ma non interagiscono. Ci sono persone più riservate, è comprensibile e lo accettiamo, e se rinnovano l’abbonamento dopo il primo mese significa che hanno comunque apprezzato”.

Quindi ci sono parecchie persone interessate all’argomento? Come le raggiungete?
“Arianna aveva già molti fan su Instagram, quindi quando ha condiviso lì il nostro profilo molti sono arrivati. Io invece al momento lo sto pubblicizzando su app di incontri come Tinder e Grindr (un’app di incontri per la comunità LGBTQIA+, ndr.), anche se in teoria su queste piattaforme non puoi sponsorizzare e se ne parli in chat privata puoi essere segnalato e ‘bannato’. Alcuni iscritti sono arrivati, è pieno di gente che cerca il video amatoriale, soprattutto uomini. Ci sono anche delle ragazze, ma sono davvero poche”.

Fate tutto voi o c’è qualcuno che vi filma?
“Prima ancora di iscriverci a OnlyFans abbiamo fatto uno shooting dal quale abbiamo preso alcune foto da pubblicare sul nostro profilo, ma abbiamo in previsione altri scatti con altre persone. Per il resto sì, facciamo tutto noi, ovviamente sarebbe più comodo avere qualcun altro che ci aiuta, ma al momento non lo cerchiamo. Arianna, essendo occupata in molti progetti di questo tipo, ha tanti fotografi che le girano intorno e che a volte ci chiamano: c’è tutto un mondo di fotografia erotica, ci sono gruppi Telegram di modelle e fotografi che si danno feedback. Ci hanno anche proposto di fare delle foto io, lei e un’altra sua conoscente: è un po’ strano quando c’è un’altra persona, soprattutto per me che non l’ho mai fatto, ma la mia ragazza è abbastanza abituata al contatto fisico durante gli scatti. La prima volta il set non prevedeva solo nudità, infatti non sapevo proprio cosa aspettarmi e in qualche modo nemmeno lei, non sapevamo bene cosa fare o come comportarci. Poi ci siamo messi sul letto e ci è venuto tutto naturale”.

Sono professionisti questi fotografi o è solo gente a cui piace fare le foto?
“Sono tutti progetti amatoriali, ma è gente che ha molta esperienza. Lo fanno per passione, non come lavoro, ma sono persone sempre di trentacinque o quarant’anni che hanno fatto queste cose milioni di volte”.

Dal profilo OnlyFans di Michele e Arianna

Vi pagano per fare gli shooting?
“Arianna è stata pagata più volte per questi progetti, ma quando abbiamo fatto quel servizio fotografico insieme non abbiamo chiesto nulla, era implicito che sarebbe stato un progetto in TF (collaborazione non retribuita, ndr.). Il fotografo era un suo amico, ci siamo trovati e nessuno è stato pagato: in questi casi sono le foto a costituire il compenso, di conseguenza tutti i coinvolti alla fine dell’esperienza sono autorizzati a pubblicarli sui propri canali”.

E il fotografo come si comporta mentre voi vi muovete davanti alla fotocamera?
“È stato molto professionale, di solito siano persone a cui piace assistere a questo genere di cose. Poi penso che se a un fotografo piaccia fare nudo artistico, di conseguenza gli piaccia anche fare foto di questo tipo, quindi è appagato anche da questo”.

Qual è la cosa peggiore che vi è successa?
“All’inizio di questo nostro percorso, Arianna ha scoperto che le nostre foto erano state fatte girare su un gruppo WhatsApp da parte di un suo conoscente che si era abbonato solo falso nome per commentarle in modo poco consono insieme agli amici: ovviamente stavano diffondendo illecitamente del materiale semi-privato perché OnlyFans ha il copyright”.

Come ti sei sentito quando sei venuto a sapere cos’era successo?
“Arianna ha risolto con queste persone, ma nessuno ha chiesto scusa a me e questo si collega all’aspetto peggiore di questa piattaforma. Sebbene nelle foto e nei video compariamo entrambi, entrambi mettiamo nostre foto singole e scriviamo le nostre descrizioni in prima persona, se qualcuno ci scrive in chat si rivolge direttamente a lei. È proprio vista come una cosa incentrata sulla ragazza, quando le persone pensano al porno sono convinte di guardare la ragazza che si fa sc****e e fine. È un mondo ancora abbastanza stigmatizzato, come in fondo lo è l’industria pornografica. La cosa che mi ha stupito è che non tutti quelli che si iscrivono, contrariamente all’immaginario collettivo, sono fanatici o addirittura maniaci. Sì, sono estranei che ti vedono in momenti di intimità, ma non sono certo ‘pervertiti’ o persone con intenti lesivi. Sono spesso i conoscenti invece a regalare spiacevoli sorprese, come abbiamo potuto provare sulla nostra pelle”.

Qual è la cosa più strana che vi hanno chiesto di fare?
“Non c’è niente di strano o imbarazzante, qualsiasi cosa possa sembrare fuori dai canoni secondo me è uno stigma mentale. Forse però la cosa più particolare è stato quando un nostro abbonato in chat ci ha chiesto di fargli cock rating per 5 euro. Sostanzialmente, consiste nel farti mandare una foto del pene e tu gli dici come ti sembra. Credevamo che fosse una pratica legata all’umiliazione e al sentirsi dire cose tipo ‘è corto’ o ‘è brutto’, ma in questo caso no, il tipo sembrava proprio volere una valutazione oggettiva. Ci ha colti impreparati, era totalmente inaspettato, ma nonostante questo non ci siamo fatti troppi problemi. Questa è una cosa che mi fanno notare tutti i miei amici quando parlo di OnlyFans, tutti si aspettavano qualcosa di molto più simile al porno, pensano che siamo tutti pornoattori. Invece dietro c’è molto lavoro fra riprese, far venire bene le foto o le scene, il montaggio: anche se volessimo farlo, per produrre quel genere di materiale ci vorrebbero attrezzature professionali molto costose, tempo e impegno che per poco più di cinque euro al mese non possiamo permetterci. Stiamo imparando volta per volta a fare le cose bene”.

C’è qualcosa che, se ve lo chiedessero, non fareste?
“Per quanto mi riguarda no, ma Arianna non vuole pubblicare contenuti non di qualità. Vuole sempre essere sicura di pubblicare la foto o il video perfetti, quindi credo che l’unica cosa che non farebbe sia proprio condividere qualcosa che non è venuto bene, o per lo meno come lo aveva immaginato lei. Avevamo fatto un video che non era venuto benissimo, avevamo pensato magari di venderlo lo stesso a un prezzo inferiore e poi invece abbiamo deciso di eliminarlo. Non pubblicheremmo mai contenuti non di qualità, non ci piace l’idea che qualcuno possa condividere qualcosa che ci riguarda in prima persona e di cui nessuno dei due è soddisfatto e secondo me sta proprio qui la consapevolezza di quello che stiamo facendo. Siamo fieri del nostro lavoro, non abbiamo limiti. Troviamo entrambi intrigante il fatto di poter realizzare le fantasie degli altri, ma anche il fatto che ci dicano cosa dobbiamo fare. A me spinge molto questa cosa del farlo per altri, mi eccita molto: le persone mi pagano per essere eccitate ma mi eccito anche io, così ci guadagno il doppio”.

Feedback delle persone? Cosa vi scrivono in chat?
“C’è un ragazzo in particolare che ci scrive sempre ed è estremamente gentile, anche troppo, dice di apprezzare il nostro romanticismo e che guarderebbe solo i nostri contenuti, dice cose molto carine. Quasi tutti parlano inglese, non so bene da dove arrivino, credo che si iscrivano soprattutto tramite Twitter perché Arianna lì ha un po’ di followers. Un altro tizio ci ha scritto che ci guarda spesso con la sua ragazza perché a entrambi piace il nostro rapporto, mi ha fatto un po’ strano che fossero una coppia ma sono apprezzamenti che fanno piacere. Forse il fatto che abbiamo un profilo di coppia spinge di più rispetto alla singola persona perché c’è interazione fra i soggetti, ma se tutto questo funziona è solo grazie ad Arianna: lei avrà l’80 per cento dei fans, molti probabilmente si iscrivono perché c’è lei ‘più me’ e la presenza maschile le dà semplicemente più valore, anche perché è lei che faceva queste cose già prima, è più abituata”.

Un feedback vostro, invece? C’è qualcosa che migliorereste nell’applicazione?
“È una cosa che riempie l’ego, la gente mi paga per vedermi fare qualcosa che amo fare. Sarebbe bello però migliorare l’interazione con gli user. La gente che non mette likes, ma guarda e basta effetto ‘gruppo-Whatsapp’, senza avere un minimo feedback, non ci aiuta a capire se quello che viene pubblicato può essere apprezzato o meno. Un’altra cosa che un po’ ci rende perplessi è l’anonimato degli iscritti: ci allarma un po’ vedere nomi non riconoscibili o irrealistici perché il primo pensiero è ‘chissà chi c’è dietro’. Capisco l’anonimato, capisco che tu non voglia far sapere agli altri cosa guardi, però dall’altra parte dello schermo ci sono persone vere, in carne e ossa, e personalmente puntiamo a un tipo di approccio più personale e vicino con i fans”.

Questa “attività” ha cambiato in qualche modo il vostro rapporto? Come?
“Sicuramente lo ha cambiato in meglio perché è una passione comune, è una delle cose che facciamo insieme e che piace a entrambi. Ci sono coppie a cui piace fare passeggiate o guardare Netflix, a noi piace farci le foto. Sono sempre stato appassionato di fotografia e grazie a questo profilo adesso sto migliorando con la post-produzione, lo stesso vale per Arianna: ci piace fare insieme tutto il processo. Penso faccia bene a una coppia trovare dei passatempi comuni, poi il fatto che a tutti e due piaccia così tanto il sesso aiuta”.

Dal profilo OnlyFans di Michele e Arianna

Nel concreto, quanto avete guadagnato?
“Abbiamo iniziato quasi due mesi fa, per cui non possiamo fare statistiche o dire se convenga o meno cercare di ‘fare i soldi’ su OnlyFans, ma per ora è stata un’esperienza più che remunerativa. Il primo mese abbiamo fatto circa trecento euro fra iscrizioni e il video che abbiamo venduto, per non essere un lavoro ‘da cui pretendiamo il guadagno di uno stipendio è più che buono. Continuano ad arrivare iscrizioni, pensavo si sarebbero fermate e che nessuno prendesse in considerazione i nostri post su Twitter, invece arrivano eccome. Facciamo anche promozioni, sconti di un euro sugli abbonamenti o sui rinnovi e simili e la gente continua a iscriversi. Siamo prossimi ai cinquanta iscritti: un bel traguardo per chi come noi inizia dal nulla, quasi due classi di scuola! Non pensavo ci fosse così tanta gente interessata, né tantomeno tanta gente disposta a pagare per avere qualcosa che fa piacere. Dovremmo sentirci più liberi di fare queste cose, in fondo è come andare al sexy shop: sembra sempre così imbarazzante, eppure fare qualcosa per il proprio piacere dovrebbe essere vista come una cosa normale. Facciamo tutti sesso”.

Come reagiscono le persone quando scoprono quello che fate su OnlyFans?
“I miei genitori non l’hanno presa bene, ma li capisco, appartengono a un’altra generazione. Gli amici invece sono incuriositi: un mio amico scherzando mi chiama sempre ‘il pornoattore’, da un lato non crede che io lo faccia davvero e che davvero ci guadagni dei soldi, ma dall’altra un po’ mi invidia. Molti vogliono iscriversi per supportarci, per mettere likes e aggiungere qualche iscritto al nostro canale, qualcuno addirittura dopo essersi abbonato ci fa i complimenti. Nessuno si scandalizza, ultimamente OnlyFans è diventata molto di moda ed è entrata nella normalità, quindi non stupisce più così tanto. C’è però qualcuno che ancora è abbastanza chiuso sull’argomento, che magari esprime le sue titubanze perché questa cosa potrebbe avere delle conseguenze e dei rischi e in effetti lo abbiamo provato in prima persona, è un hobby che ha più lati negativi di altri. Alcuni si domandano come facciamo a non essere gelosi l’uno dell’altra, in fondo la gente guarda i nostri contenuti e si eccita guardando me o lei ed effettivamente questa cosa potrebbe fare emergere delle insicurezze, ma a entrambi piace l’idea che più persone siano attratte dall’altro senza mettere in dubbio il nostro rapporto. Sapere che c’è chi desidera la mia ragazza mi eccita e me la fa sembrare più attraente”.

Guadagnare facendo ciò che si ama (ma che non si può dire) e accettare che la sessualità faccia parte della nostra vita. Siamo pronti o continueremo a scandalizzarci?

a cura di Gaia Rossetti

Qui il link al profilo OnlyFans di Michele e Arianna.

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.

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OnlyFans, l’applicazione popolare nel settore dell’intrattenimento per adulti, è ormai sulla bocca di tutti poiché permette agli utenti di fare soldi grazie ai loro post. Come funziona? Ma soprattutto… quanto si guadagna?

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OnlyFans è un servizio di intrattenimento tramite abbonamento in cui i creatori di contenuti possono guadagnare denaro dagli utenti che si iscrivono ai loro profili, i cosiddetti “fan”. Non solo contenuti non esattamente family correct, ma anche di altri generi: a creare profili sono esperti di fitness, chef e musicisti, eppure la sua politica molto libertaria (o meglio, libertina) sui contenuti lo rende una piattaforma utilizzata principalmente da dilettanti e modelli/e pornografici. Così questo tipo di utenti può condividere le proprie foto semi-nude o di nudo integrale in cambio di una quota associativa mensile.

Lanciato nel 2016 come sito web per creatori consentendo ai loro followers di iscriversi tramite una tariffa mensile per vedere clip e foto, a partire da maggio 2020 ha 30milioni di utenti registrati e afferma di aver pagato 725 milioni di dollari ai suoi 450mila creatori di contenuti. Nello stesso periodo, l’amministratore delegato Tim Stokely ha dichiarato a Buzzfeed News (link esterno) che “il sito sta avendo circa 200mila nuovi utenti ogni 24 ore e da 7mila a 8mila nuovi creatori ogni giorno”. Dallo scorso anno, inoltre, OnlyFans ha annunciato una partnership con Demon Time Social Media (link esterno) per creare un night club virtuale monetizzato utilizzando la funzione live a doppio schermo dei siti. Un successo e una crescita che non mostrano il minimo segno di cedimento, ma tutto questo com’è possibile? Come funziona il meccanismo dietro questo fenomeno tanto chiacchierato (e contestato)?

Innanzitutto, come si poteva immaginare, esistono due tipi di account: puoi essere un creator o uno user. I creator sono sostanzialmente creatori di contenuti, mentre gli user sono – letteralmente – semplici “utilizzatori” che si abbonano ai profili di altri. Funziona come un profilo Instagram, ma a pagamento: decidi di pagare un abbonamento mensile a un profilo in particolare che poi può essere disdetto quando vuoi. Come la fai la sbagli, infatti ci sono state molte polemiche legate a questa questione: le persone, poiché pagano, molto spesso si aspettano di vedere solo foto di nudo o veri e propri porno, quando poi magari vengono pubblicate foto un po’ più soft e questo diffonde delusione fra questi user. Ricordiamoci che, nonostante le statistiche, fra i profili creator ci sono anche moltissimi fotografi e videomaker.

Come i profili Instagram, su OnlyFans si possono creare sondaggi, pubblicare storie e oltre al pagamento dell’iscrizione si può guadagnare anche con la vendita di contenuti su richiesta: tramite delle chat, simili ai più celebri “dm”, gli abbonati possono chiedere ai possessori dei profili di mostrare qualcosa di particolare, di fissare un prezzo e di venderlo a loro, poi ovviamente sta al creator decidere se accettare o meno.

Questa scelta è anche influenzata dal fatto che l’identità degli user è protetta dall’anonimato, per cui un creator non sa mai veramente a chi si sta rivolgendo. I nomi con cui gli abbonati si identificano sono tutti fittizi e i creator non possono conoscere né l’età né il sesso dei loro “spettatori”. Spesso il sesso si può dedurre dal nickname con cui si iscrivono, ma non è detto: come per qualsiasi altro social, non possiamo essere sicuri che Peperino92 sia maschio, potrebbe anche essere una fanciulla, ma soprattutto non possiamo interpretare quel “92” come il suo anno di nascita.

Per iscriversi, inoltre, non serve nessun tipo di requisito, basta inserire gli estremi della carta su cui vuoi essere pagato o con cui vuoi pagare e l’iscrizione non ha alcun tipo di costo. Si paga solamente per abbonarsi ai vari profili e per essere pagati al momento dell’iscrizione bisogna dunque collegare la carta e comunicare il codice IBAN del conto bancario su cui ricevere i versamenti. Agli user è richiesta una carta qualsiasi, anche una ricaricabile, ma per essere un creator è necessario essere accettati dall’amministrazione con un processo lunghissimo: bisogna inserire i dati e fare la richiesta affinché si possa passare all’accettazione (fase che dura solitamente un paio di giorni), mandare una propria foto che ritrae l’utente con la propria carta d’identità in mano e aspettare l’approvazione da parte della piattaforma. Passaggi che richiedono in realtà pochi minuti, ma – come con i mobili dell’Ikea – sbagliare un minimo passaggio può far saltare tutto il processo, che dovrà essere ripetuto a distanza di qualche giorno. Un bello sbatti, no?

Le grandi sfighe, però, non finiscono qui. Sì, perché OnlyFans trattiene delle commissioni su ogni pagamento in favore di un creator, e anche abbastanza alte. Per qualsiasi cosa un utente venga pagato, l’amministrazione trattiene il 20%, che si tratti della semplice iscrizione al profilo o di un contenuto a richiesta. Se la percentuale è irrisoria per chi ha molti iscritti, nei confronti di un utente amatoriale alle prime armi questa fa la differenza.

di Gaia Rossetti

Gaia Rossetti

Sono una gastrocuriosa e sarò un'antropologa.
Mia nonna dice che sono anche bella e intelligente, il problema è che ho un ego gigantesco. Parlo di cibo il 60% del tempo, il restante 40% lo passo a coccolare cagnetti e a far lievitare cose.
Su questi schermi mi occupo di cultura del cibo e letteratura ed esprimo solo giudizi non richiesti.