Il Settecento illumina Palazzo Morando

Il Settecento illumina Palazzo Morando

Il Settecento illumina Palazzo Morando

Le sale espositive al primo piano di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine ospitano la mostra “SETTECENTO” con protagonisti tre abiti del Settecento perfettamente conservati e donati dall’associazione AMICHAE.

Il percorso espositivo

Fino al 29 maggio sarà possibile visitare il percorso espositivo, a cura di Enrica Morini e Margherita Rosina, con il coordinamento del conservatore Ilaria De Palma. La mostra, attraversando i secoli, ha l’obiettivo di raccontare la Storia del Costume dal 1700 fino ad oggi.  Gli abiti protagonisti appartenevano ad una famiglia di Castiglione delle Stiviere (Mantova) che li ha conservati per oltre tre secoli. Il percorso della mostra racconta un viaggio all’interno della storia dove sono proprio gli abiti a parlare e a raccontare una parte di vita: Il primo l’abito confezionato con sete verde cannellèe broccata con motivo floreale è una robe à la française; il secondo è un completo formato da una gonna ampia e il corpetto con le maniche lunghe di taffetà amaranto e un giacchino aderente con le balze in vita; l’ultimo un bustier-corpetto con maniche, aperto sul davanti in seta cannelée operata rosso violaceo.

La bellezza lungo i secoli

La straordinarietà di questi abiti oltre il perfetto stato di conservazione dei tessuti che non hanno subìto alcun rifacimento, è soprattutto la modernità stessa che essi si portano dietro. I tessuti luminosi e vivi trasmettono al visitatore quasi la voglia di voler indossare questi abiti: il ricco ricamo floreale per esempio potrebbe tranquillamente essere indossato da qualche modella sulle attuali passerelle della settimana della moda di Milano. Gli altri pezzi, altrettanto belli e sontuosi, danno la possibilità di immergersi totalmente nel viaggio all’interno della Storia del Costume e ci mostrano come gli stilisti dei giorni nostri si siano ispirati sia nei tessuti che nei modelli agli abiti settecenteschi.

Un viaggio tra passato e presente

La seconda parte della mostra è dedicata all’influenza che il Settecento ha avuto sulla moda contemporanea. Sarà possibile ammirare alcuni capi gentilmente donati a Palazzo Morando e provenienti dagli archivi di grandi case di moda. Grandi stilisti come Versace, Vivienne Westwood, Dolce & Gabbana, ma anche Max Mara e la Fondazione Gianfranco Ferrè si sono ispirati a questo periodo storico per molte delle loro creazioni. I corpetti ed i bustier stringati, simbolo di femminilità, sono tornati in questi ultimi anni sulle passerelle di moda; così come i tessuti con ricami floreali ed i Toile de Jouy, ossia i tessuti che ritraggono scene campestri e bucoliche, tipicamente usati nel passato per gli arredi, ma nel corso degli anni molte case di moda hanno deciso di optare per questo tessuto, come ad esempio Max Mara nella sua collezione Primavera-estate 2018, o Vivienne Westwood nel 1996. Questo percorso dà l’opportunità non solo di ammirare la bellezza di abiti del Settecento, ma anche di farci capire come le radici del nostro passato influenzino le idee del nostro futuro.

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Rachele Bordini

Ciao mi chiamo Rachele Bordini e sono una giovane sognatrice. Sono una grande viaggiatrice, amo il buon cibo e la moda. Scrivo per IoVoceNarrante perché per me la scrittura è libertà.
Studio lettere ma non bevo mai caffè.
Il mio motto è Aliis volat propriis

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Wonder Woman: una storia che dura 80 anni

Fino al 23 marzo 2022 a Palazzo Morando sarà possibile visitare la mostra dedicata a Wonder Woman, a cura di Alessandra Marchi e promossa da Gruppo 24ore.

Chi è Wonder Woman

“Bella come Afrodite, saggia come Atena, più veloce di Hermes e più forte di Ercole”

Dall’idea dello psicologo americano William Moulton Marston nel 1941, le prime illustrazioni di Harry G. Peter ci riportano l’immagine di una forte giovane donna dall’aspetto mitologico, ma vestita con i colori della bandiera americana. Il disegnatore rappresenta una donna giunonica non solo nell’aspetto, ma il profondo lavoro psicologico ideato da William M. Marston si interseca perfettamente con la forma fisica, che trasmette potenza e forza: l’eroina non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi Batman e Superman.

I fumetti, la tv e il grande schermo

La mostra inizia con l’esordio di Wonder Woman sancito dalla prima copertina di Sensation Comics #1 del 1942, che inaugura la serie di fumetti dedicata all’eroina, dopo il debutto nel 1941 all’interno delle pagine All-Star Comics #8. Il periodo che segue è quello chiamato della Golden Age” di Wonder Woman (1941-1955), ovvero il periodo in cui il fumetto negli Stati Uniti raggiunge l’apice del suo successo attraverso alcune delle copertine più iconiche di quel tempo. Durante gli anni Sessanta il character viene completamente ripensato per essere più al passo con i tempi e con i valori di quel periodo, le vengono tolti i poteri a partire dal 1968 e l’eroina viene resa partecipe di un’ondata femminista. Alla fine degli anni Settanta verrà prodotto da ABC il telefilm Wonder Woman interpretato da Lydia Carter diviso in due serie distinte: la prima incentrata sui fumetti della Golden Age e ambientata durante la Seconda guerra mondiale, mentre la seconda (The New Adventures of Wonder Woman) è ambientata negli anni Settanta e prodotta dalla CBS. Cruciali per la rinascita di Wonder Woman saranno gli anni Ottanta, dove un nuovo ciclo narrativo pubblicato da DC dall’aprile 1985 al marzo 1986 con le magnifiche illustrazioni di George Pérez e le nuove avventure scritte da Greg Potter e Len Wein porteranno nuova linfa all’eroina, consacrandola nell’olimpo dei supereroi.

Wonder woman e l’influenza nella moda

La mostra si conclude con un viaggio attraverso i costumi della celebre Amazzone. Un’icona pop che ha influenzato la moda, ma che si è fatta anche influenzare da quest’ultima: i costumi di Wonder Woman hanno attraversato per ottant’anni molteplici cambiamenti, ma risultano sempre moderni e attuali anche ai giorni nostri. Il completo con i colori della bandiera americana, presente soprattutto nel riadattamento cinematografico prodotto da Warner Bros. Pictures “Wonder Woman” (2017), viene sostituito in “Wonder Woman 1984” (2020) da un’altro totalmente oro, visibile all’interno della mostra così come altri oggetti di scena appartenenti all’eroina. Il viaggio si conclude con una videoinstallazione a cura dello storico della moda Maurizio Francesconi, che mostra come in questi Ottanta anni di incredibile successo la moda abbia influenzato la figura di Wonder Woman e come gli abiti siano diventati lo specchio di un passato, di un presente e di un futuro in eterna oscillazione tra loro.

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Rachele Bordini

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Festival di Sanremo 2022: voto ai look

Festival di Sanremo 2022: voto ai look

Festival di Sanremo 2022: voto ai look della kermesse canora

Ieri sabato 5 febbraio si è concluso il Festival di Sanremo con la vittoria di Mahmood & Blanco. L’appuntamento musicale più atteso dell’anno ha portato oltre che tanta buona musica anche molto glam. Ora è il momento di votare i look migliori e peggiori di questa edizione!

 

Con l’ultima serata del Festival di Sanremo è il momento di pubblicare le pagelle degli outfit che durante queste serate abbiamo visto sfilare sul palco dell’Ariston e che più ci hanno colpito in positivo ed in negativo.

Mahmood & Blanco

Vincitori della kermesse con la canzone “Brividi”, si sono presentati con look sobri ed eleganti. Mahmood per l’ultima sera ha optato per un outfit creato da Riccardo Tisci per Burberry, con gonna lunga in lana, camicia con dettagli di cristalli e cravatta di pelle. Blanco ci ha sorpreso con un look firmato Valentino caratterizzato da una camicia trasparente con ricami scintillanti e dettagli floreali.

Parola d’ordine: glam!

Voto: 8

Elisa

Secondo posto per la cantautrice triestina, tornata sul palco dell’Ariston dopo 20 anni dalla vittoria con il brano “Luce”. Gli outfit sono stati ideati dalla maison Valentino. Abiti bianchi ed eterei che trasmettono luce e purezza.

Parola d’ordine: basic.

Voto: 5

 

Sabrina Ferilli

Co-conduttrice dell’ultima serata del festival, la celebre attrice è stata vestita dallo stilista Alessandro Dell’Acqua direttore creativo di N21. Per la sua prima entrata aveva un abito color rosa cipria con drappeggi laterali in chiffon di seta. A metà della serata l’attrice ha fatto l’unico cambio, con un abito nero con scollatura asimmetrica.

Parola d’ordine: sottotono.

Voto: 6

La Rappresentante di Lista

Il duo di cantanti quest’anno ha deciso di dire addio agli abiti teatrali di Valentino per sfoggiare le originali creazioni di Moschino. Per la finale la cantante indossava un vestito eccentrico bianco con stampa floreale e gonna ampissima e rigida, ricordando una moderna Maria Antonietta. Per lui frac fucsia e fascia di concorso.

Parola d’ordine: spumeggiante!

Voto: 8

Michele Bravi

Il giovane cantante vincitore di XFactor 2013 ci ha sorpreso con look decisamente scenografici. L’abito della finale firmato da Cavalli by Fausto Puglisi, è molto appariscente con una camicia ornata di fiori e un lungo mantello nero monospalla.

Parola d’ordine: scenografico.

Voto: 7

 

Achille Lauro

Il cantante famoso per i look eccessivi ed estrosi, quest’anno ci ha sorpreso per la sobrietà e l’eleganza dei suoi completi. Il completo rosa candy indossato alla finale e firmato Gucci ha fatto battere più di qualche cuore.

Parola d’ordine: bellezza.

Voto: 8

 

Noemi

Meravigliosa e scintillante la cantante nel vestito firmato Alberta Ferretti per la finale di Sanremo. Un abito composto interamente da specchi e specchietti che la illuminano e fa sognare grandi e piccini.

Parola d’ordine: scintillante!

Voto: 8

Irama

Per la serata finale il cantante ha deciso di indossare una giacca coperta da catene e pendenti firmata Givenchy. Non convince appieno, che sia too much?

Parola d’ordine: troppo.

Voto: 3

Emma

Potente e sexy in Gucci con spacco inguinale, maniche a sbuffo e guanti incorporati. L’abito nero la avvolge divinamente creando un effetto dark e provocante.

Parola d’ordine: ammaliante.

Voto: 8

Drusilla Foer 

Non si può non parlare di lei. Eccezionale nei suoi cinque cambi d’abito durante la terza serata di Sanremo come Co-conduttrice. Drusilla omaggia l’artigianato italiano scegliendo Rina Milano. Il suo monologo sull’unicità ha fatto commuovere tutti, così come il suoi abiti ci hanno mostrato il vero significato di eleganza.

Parola d’ordine: insuperabile!

Voto: 10

Le nostre pagelle si sono concluse così come il Festival di Sanremo, ed anche quest’anno la kermesse canora ci ha regalato tante emozioni e leggerezza. Nonostante ciò, c’è da dire che mai come quest’anno la musica e la moda sono stati i veri protagonisti ed ora non ci resta che aspettare con ansia il prossimo anno per tornare bambini e incantarci a guardare quel palco che trasmette sempre tanta gioia.

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Rachele Bordini

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Gucci fa brillare Los Angeles: L’omaggio alla Golden Age

Gucci fa brillare Los Angeles: L’omaggio alla Golden Age

Gucci fa brillare Los Angeles: Love Parade e l’omaggio alla Golden Age

Gucci incanta Hollywood Boulevard con la sfilata Love Parade. Alessandro Michele, direttore creativo della maison di moda, rende omaggio alle star di un tempo.

Il mito delle grandi star

La nuova collezione si ispira al fascino delle star degli anni ’50 e ’60 che hanno sempre appassionato il direttore creativo della maison: l’iconico abito bianco indossato da Marilyn Monroe viene reinterpretato in un long dress di raso color latte e accompagnato da un blazer nero. Troviamo un rimando dolce e seducente a Rita Hayworth e alla sua interpretazione in Salomè con un outfit total black di satin drappeggiato, con intarsi di serpenti. Alessandro Michele con questa sfilata vuole celebrare il mito delle grandi star della Golden Age, una dichiarazione d’amore per raccontare i divi del cinema, le regine di bellezze e le aspiranti celebrità della città dai mille colori. Amore per il cinema trasmesso dalla madre, quest’ultima assistente di produzione che gli ha tramandato il culto della bellezza e che Michele ha voluto raccontare tramite questo tributo al mondo del cinema.

Proprio lui per lo show notes scrive:

[Los Angeles] è la città dove ho incontrato gli individui più peculiari, fuori dal tempo, refrattari a ogni idea di ordine. […] Una parata di creature incantate e profondamente libere che si muovono in un luogo dove né il futuro né il passato esistono»

Viaggio nel tempo tra accessori eclettici

Ciò che ha davvero entusiasmato sono stati gli accessori: eclettici, particolari e fuori dal comune, si ispirano alle influenze sia storiche che estetiche seguite da Alessandro Michele. Tramite questi elementi così particolari è possibile fare un viaggio temporale partendo dai copricapi – gioielli in stile Flapper degli anni ’20, passando poi per i fermagli e occhiali anni ’60, chiari rimandi alla Golden Age. La maison porta sulla passerella anche un chiaro rimando agli anni ’70 con i loro cappelli da cowboy e da aviatore che richiamano lo scrittore e giornalista Hunter S. Thompson, famoso per aver creato il gonzo journalism. Un’altra serie di accessori riguarda l’epoca contemporanea e sottolinea la sex positivity del marchio Gucci, tra sex toys utilizzati come collane, piercing giganti e applicazioni metalliche al naso dei modelli.

Love Parade: uno show che, ad un mese dall’uscita al cinema nelle sale americane del film House of Gucci e soprattutto durante il Centesimo anno del marchio fondato a Firenze nel 1921, vuole regalare al mondo una visione della moda libera dai canoni estetici, proprio come la città che l’ha accolta.

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Rachele Bordini

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Le nuove generazioni impazziscono per il vintage

Le nuove generazioni impazziscono per il vintage

Le nuove generazioni impazziscono per il vintage

La parola vintage deriva dal francese vendege (vendemmia), utilizzata ambito enologico, negli ultimi anni questo termine viene
impiegato anche per descrivere capi di abbigliamento.

Qualche cenno storico
La storia del vintage ha inizio in America negli anni 60 e durante questo periodo è possibile osservare l’affermazione di nuove culture giovanili, tra questi gli hippie. Sono proprio attribuite a loro le prime manifestazione del vintage: a corto di soldi, i ragazzi di quel periodo partecipano ai mercati dell’usato comprando capi di altre epoche. La volontà è quella di distinguersi dalla massa, di costruire la propria identità e ribellarsi agli adulti.
Dopo la seconda guerra mondiale è possibile assistere alla nascita di vari mercati vintage, il più famoso è quello di New York inaugurato nel 1965 da Harriet Love, dove all’interno era possibile comprare abiti antichi vintage.

Ma perché il vintage è diventato così importante in questi anni?
Sicuramente la sopraggiunta del fast fashion ha svolto un ruolo preponderante nella scelta: le nuove generazioni decidono di rivolgere la loro attenzione verso capi vintage, sia perché ritengono vi sia una qualità di materiali maggiore a prezzi spesso concorrenziali, ma soprattutto perché ritrovano degli stili, abbinamenti e colori ormai persi.
Un abito vintage deve essere d’epoca, deve essere demodé, ma soprattutto deve evocare il passato, deve far sentire chi lo indossa appartenente ad un altro tempo, poiché le stampe e i motivi di un determinato periodo raccontano la propria storia e saranno perciò irripetibili. Fondamentale è anche l’impatto sostenibile di questa scelta: comprare vintage vuol dire fare una scelta più green.

I mercatini vintage

  • Nelle grandi città è facile ormai trovare mercatini rionali o veri e propri eventi dedicati al vintage. Uno di questi è sicuramente Vinokilo, evento che permette di comprare abiti vintage al chilo. Evento nato in Germania, ma che ormai ha spopolato in tutta Europa, Vinokilo permette di comprare, ma anche portare e vendere abiti vintage. La società si occupa di recuperare capi di vestiario per poi donargli una seconda vita dopo averli riparati.
    La loro filosofia è “Reduce, reuse, recycle”, e il loro obiettivo è quello di creare un ciclo di vita potenzialmente infinito per gli indumenti di seconda mano, rendendoliaccessibili al grande pubblico. Come Vinokilo tanti altri eventi, dal Remira Market al Mercato di Via Papininiano permettono di comprare abiti di seconda mano. Un altro grande mercato è sicuramente quello di Via Fauchè a Milano dove è possibile trovare capi, anche di marca, in ottime condizioni e a prezzi eccellenti.

La bellezza del comprare vintage non risiede solamente nei capi particolari o nei prezzi sicuramente più vantaggiosi, ma ha radici ben più profonde: comprare vintage significa avere un occhio di riguardo per la salvaguardia del pianeta, vuol dire portare avanti una scelta più green e guardare al passato per un futuro più sostenibile.

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Di Rachele Bordini

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Ciao mi chiamo Rachele Bordini e sono una giovane sognatrice. Sono una grande viaggiatrice, amo il buon cibo e la moda. Scrivo per IoVoceNarrante perché per me la scrittura è libertà.
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