Hai mai cliccato qui con il mouse? Lo farai

Se sei qui significa che ti sei fidato e hai cliccato pur non conoscendo il contenuto dell’articolo. Forse sei stato coraggioso, forse imprudente, sicuramente non sai che ti sei lasciato persuadere dal primo banner pubblicitario della storia. Ma cos’è un banner? Scopriamolo insieme.

[post-views]

Ventisette anni fa, il sito Wired.it, estensione web dell’omonima rivista statunitense, proponeva sulla propria pagina un piccolo riquadro 460×60 pixel, che invitava a cliccare sul medesimo: nasceva così il primo banner pubblicitario.

È di dominio pubblico che ogni attività e contenuto su internet siano supportati e alimentati dalla pubblicità. Immense masse di banner, pop-up e video pubblicitari popolano i siti che frequentiamo. La nostra percezione odierna è di disturbo e fastidio verso queste ridotte (nei casi più fortunati) porzioni di pixel arricchite con colori, font seducenti e slogan memorabili. Tuttavia, dobbiamo considerare che senza questi elementi-disturbatori del web potremmo consultare una parte infinitamente minore delle risorse e contenuti di cui fruiamo ogni giorno. Il maggiore alimentatore della massiva macchina pubblicitaria è proprio il display marketing. Uno degli strumenti di marketing online più validi e persuasivi e nel quale rientrano tutti gli annunci grafici in cui ci imbattiamo costantemente.

Il banner pubblicato nel 1994 da HotWired.com, così si chiamava ai tempi, non era altro che il frutto della collaborazione tra la rivista e una nota compagnia telefonica statunitense, la At&t. La campagna riscontrò un colossale successo. Infatti, conducendo un paragone con le statistiche odierne, il banner indusse ben il 44% dei visitatori del sito a cliccare su di esso, oggi invece, gli annunci pubblicitari stentano a raggiungere l’1% di ‘click’ sul traffico complessivo.

Ma quali sono i segreti per creare un banner efficace? Forse pensi non ti riguardi perché non lavori nell’ambito digital, ma ormai chiunque interagisce con questo mondo e svelarne i retroscena ci rende più consapevoli delle piattaforme entro cui ci muoviamo ogni giorno. Per questo vi proponiamo un breve ma generoso manuale per nuove reclute del fronte dell’advertising.

Banner VS pop-up: The Last War

Innanzitutto, è necessario specificare che il banner è sempre preferibile ai pop-up. I pop-up sono le famose finestre a comparsa condannate dalla maggior parte degli esperti di marketing e dagli stessi frequentatori di siti web. Si aprono autonomamente e irrompono sul nostro schermo senza invito, rivelandosi una grande seccatura per qualsiasi lettore. Essi, oltre a provocare reazioni di fastidio, possono essere limitati da qualunque utente attraverso comunissimi ad-blocker, e pertanto si rivelano strumenti poco efficaci.

I banner, invece, sono dispositivi pubblicitari più discreti (ricordo che di elementi grafici insolenti ne ho già parlato qui). Compaiono in determinati e prestabiliti spazi sulle pagine web e si integrano perfettamente con le stesse, senza mai interrompere la lettura di un testo o ostacolare la fruizione del contenuto. Generalmente, per i banner si adottano dimensioni prestabilite e popolari affinché essi si rivelino più incisivi (vedi immagine).

A tal proposito il formato più largamente impiegato è il 728×90, molto affine a quello scelto da Wired nel primo banner pubblicitario della storia.

Realizzare un buon banner significa anche prendere in considerazione il layout della pagina su cui esso comparirà, i colori selezionati dovranno creare contrasto con essa e in alcun modo disturbo o difficoltà di lettura.

E per quanto riguarda i font? Puoi scegliere tra i Serif Font, dotati di ‘grazie’, ovvero le estremità caratterizzate da piccoli allungamenti, che trasmettono una percezione di serietà, e i Sans Serif, chiari e semplici. Uno studio del The New York Times ha rilevato che il carattere che più condiziona i lettori è Baskerville.

Per essere leggibile e penetrante un banner deve presentare pochi elementi: limitati a riportare il logo o nome della tua azienda e uno slogan o messaggio promozionale breve e coinciso. Chiaramente, più un annuncio pubblicitario si presenta carico di elementi, più facilmente tedierà il visitatore e risulterà meno immediato e comprensibile. Proporre un sovraccarico di stimoli può creare dispersione nell’osservatore e condurre il nostro banner a essere tristemente ignorato.

Per ultimo, è sconsigliato totalmente l’uso di contenuti animati che creano diffidenza e sono sintomo di inaffidabilità.

Nell’immagine posta al fondo dell’articolo proponiamo alcuni esempi di banner pubblicitari di successo che, tramite una CTA (call to action) divertente e coinvolgente, hanno ottenuto molte interazioni

Wired ha così aperto la strada a un nuovo modo di sfruttare le piattaforme telematiche. Nel 2000 sarà Google a compiere il secondo passo iniziando a vendere inserzioni a pagamento. Oggi ci troviamo, così, smarriti in un dedalo di annunci e promozioni, ma dobbiamo ricordare che la pubblicità è la nostra miglior compagna. Una compagna ingombrante e megalomane, che ci influenza un pochino, ma che permette ai contenuti di nostro interesse di esistere ed essere di qualità. E ora, buon web-scrolling!

 

Matilde Vitale

Mi chiamo Matilde e sono una laureata in Lettere moderne. Nella scrittura ho trovato la simbiosi perfetta tra le tre ‘c’ che regolano e orientano la mia vita: conoscere, creare e criticare. Sono tre c impegnative e dinamiche, proprio come la mia mente e personalità che corrono sempre troppo veloci. Se ti interessa scoprire qualcosa di me o di ciò che scrivo non ti resta che iniziare a leggere, buona lettura!