Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

Giornata mondiale del diabete: cultura vs. pregiudizi

diabete tipo 2 è una malattia che interessa in Italia oltre 4 milioni di persone con un trend in aumento. Di queste, una persona su tre non sa di averlo. Tra le cause, il sovrappeso e una vita sedentaria, riflessi della nostra società.
Per essere curata richiede una rivoluzione culturale che parta dalle scuole per iniziare fin da bambini ad avere uno stile di vita sano.

“E’ importante sfatare i pregiudizi che vedono nei dolci il male assoluto. In realtà lo zucchero si trova in moltissimi alimenti (anche quelli “per diabetici”), bisogna imparare a gestirlo e ad alimentarsi in modo corretto” afferma Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2022 del 14 novembre, di cui Diabete Italia è offical partner. E’ dedicata all’accesso alle cure, con particolare attenzione alla prevenzione del diabete di tipo 2. Un appuntamento che è stato importante per accendere i riflettori su una malattia che colpisce ogni anno 422 milioni di persone nel mondo con 1,5 milioni di decessi direttamente attribuiti al diabete.

L’OMS distingue due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono il diabete gestazionale o gravidico e altre forme meno comuni. In caso di diabete di tipo 1, la produzione di insulina viene soppressa oppure risulta notevolmente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta ad opera del sistema immunitario. Nel diabete di tipo 2, invece, l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (in questo caso si parla più esattamente di deficit di secrezione di insulina), oppure non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). La forma di diabete più diffusa è la 2 che interessa maggiormente la popolazione adulta e ha tra le cause il sovrappeso che, a sua volta, è riferibile a una alimentazione scorretta e a poco movimento. Insomma, ingloba i mali della nostra società. Il diabete di tipo 1 è invece una malattia autoimmune e di solito si manifesta nei primi 10/20 anni di vita. Condiziona seriamente gli stili di vita ma con controlli continui, somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e le ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali) si riesce a condurre una vita normale. La scuola riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questa malattia ed è importante formare gli insegnanti su come gestire i bambini con diabete 1 (e, al contrario di quanto si potrebbe pensare, è molto raccomandato lo sport per chi soffre di questa patologia perché stabilizza il metabolismo).

Sono ancora molti i luoghi comuni che riguardano questa malattia, molto spesso associata ai bambini e al consumo di dolci e per questo, quando lo scorso maggio Lila Moss (figlia della modella Kate Moss) si è presentata alla serata inaugurale del MET a New York indossando un abito trasparente che metteva in risalto un sensore per il controllo del diabete, si è plaudito al suo coraggio. Lei stessa ha affermato: “Ho delle compresse da prendere se gli zuccheri nel mio sangue si abbassano” e, spiega mostrando un apparecchio per il monitoraggio, “ho questo, che controlla un microinfusore che ho sulla gamba che eroga l’insulina, perché sono diabetica. È molto importante averlo sempre con me”. 

IL COSTO DELLA MALATTIA

E’ fondamentale agire sulla prevenzione (in particolar modo per il Diabete Mellito tipo 2) perché l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante: basti pensare che la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo metabolico è di 7-8 anni, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale che può portare alla dialisi, il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi. Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni. Tutto ciò comporta l’8% del budget SSN assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti (quelli dovuti alla spesa per farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri), a cui ne vanno aggiunti altri 11 di spese indirette (assenza dal lavoro, diminuzione di produttività, ecc..). Specificando meglio, un paziente diabetico in un anno consuma risorse del SSN per circa 2.800 euro che sono il doppio rispetto ai pazienti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze e comorbilità, soprattutto per le ospedalizzazioni, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. E questi costi aumentano se il paziente non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva perché magari non ha un pronto e facile accesso ai servizi sanitari oppure perché non assume con regolarità le terapie prescritte.

Attraverso questo scenario il diabete rappresenta chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica richiede una gestione multidisciplinare complessa. La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica stimolando la creazione del PNRR con risorse dedicate a curare questa malattia. Agli investimenti strutturali previsti dovranno però seguire nuovi modelli organizzativi che garantiscano una migliore gestione ed integrazione col territorio. Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali una rapida e precoce diagnosi (tanta sete e tanta pipì i campanelli d’allarme) e un monitoraggio attento attraverso gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione che cambiano la vita dei pazienti. Nel diabete di tipo 2 è invece fondamentale promuovere la prevenzione della malattia e diventa indispensabile realizzare una completa integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia”, osserva Stefano Nervo.

I NUMERI DEL DIABETE IN ITALIA E NEL MONDO
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la prevalenza del diabete mellito è in costante aumento negli ultimi decenni, in particolare il diabete tipo 2 che rappresenta circa il 90% dei casi. Il diabete tipo 1, invece, insorge, di solito, in giovane età e l’unico trattamento possibile è quello con insulina.
Nella Regione europea dell’OMS, quasi 62 milioni di persone convivono con il  diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione, arrivando, in alcuni Stati,  a tassi del 10-14%. Nel 2021, in Europa, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete, che rappresenta la quarta causa di morte nell’Unione Europea. Secondo i dati ISTAT 2020, la  prevalenza del diabete diagnosticato in Italia è di circa il 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne)  pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza  aumenta al crescere dell’età fino a un valore del 21% nelle persone con età uguale o superiore a 75  anni. Esiste una forbice molto ampia tra le regioni dove si passa dal 3% della provincia Bolzano al 7-8% della Calabria. I dati ISTAT relativi all’attività fisica dimostrano che le Regioni con più alta sedentarietà segnalano un maggior numero di casi. 

Bisogna ricordare che una diagnosi precoce del diabete di tipo 2 (silente e non dando sintomi la  diagnosi è spesso eseguita a seguito del manifestarsi delle complicanze, quando cioè è troppo tardi) aiuta a mantenere una vita piena senza privazioni una volta che si è imparato a gestire la malattia.
Esiste un rapido questionario per valutare se si è “persona a rischio” e chiedere quindi al proprio medico di eseguire l’esame dell’emoglobina glicata per identificarla precocemente“, prosegue Nervo.


Diabete Italia
Diabete Italia nasce nel 2002. E’ un’Associazione che raggruppa i vari stakeholder del mondo del diabete in Italia. I suoi soci sono le società scientifiche e le associazioni dei pazienti. Le prime sono AMD, SIEDP, SIMG e OSDI che rappresentano rispettivamente specialisti diabetologi per l’adulto, specialisti diabetologi pediatrici, medici di medicina generale e infermieri. Le associazioni dei pazienti sono AGD, ANIAD e Diabete Forum che rappresentano rispettivamente i genitori di minori con diabete, gli atleti con diabete e le persone con diabete di ogni età.
Diabete Italia è partner ufficiale della Giornata Mondiale del Diabete 2022 in Italia.


La Giornata Mondiale del Diabete
Lanciata nel 1992 la Giornata Mondiale del Diabete è un’iniziativa della Federazione Internazionale del Diabete (IDF) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) creata in risposta all’incidenza crescente del diabete nel mondo. Il 20 dicembre 2006 l’assemblea generale delle Nazione Unite ha adottato la risoluzione 61/225 che sancisce la Giornata Mondiale del Diabete come giornata ufficiale dell’ONU e riconosce il diabete come “una malattia cronica, invalidante e costosa che comporta gravi complicanze”.


 

Still – studi sulle immagini in movimento

Still – studi sulle immagini in movimento

Still – studi sulle immagini in movimento

una piattaforma di ricerca che indaga il campo delle immagini in movimento nel contesto artistico…

Fondazione In Between Art Film è lieta di presentare il quarto capitolo di STILL – Studi sulle immagini in movimento, una piattaforma di ricerca che indaga il campo delle immagini in movimento nel contesto artistico, con un programma di testi appositamente commissionati.

Il progetto si manifesta come una raccolta online di riflessioni in forma di saggi e conversazioni sulle immagini in movimento, che esplorano opere appartenenti alla Collezione della Fondazione e le pratiche di artisti con cui la Fondazione ha collaborato e collabora tramite iniziative di commissione o co-produzione.

Il quarto capitolo di STILL comprende quattro studi:

Double Exposure è una conversazione intima e profonda tra l’artista Hiwa K e Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, fondatore e direttore artistico di SAVVY Contemporary, Berlino. In questo viaggio poetico, Hiwa K ci guida nell’esplorazione dei concetti di trasformazione, transizione e trascendenza attraverso alcuni dei suoi lavori video più importanti, come Nazha and the Bell Project (2007–15), Pre-Image (Blind as the Mother Tongue) (2017), e View from Above (2017), che fanno parte della nostra Collezione.

Close-Up è un avvincente saggio di Barbara Casavecchia, scrittrice, curatrice indipendente ed educatrice. A partire dall’installazione multimediale Power Plantsdell’artista Hito Steyerl, che abbiamo co-prodotto nel 2019 in occasione della sua mostra personale a Serpentine Galleries di Londra, Casavecchia evoca i limiti dei macro modelli epistemologici contemporanei nel loro disegno astratto della realtà alla luce della viriditas botanica di Ildegarda di Bingen

Cross-Cutting offre un studio approfondito di Erika Balsom, professoressa di studi cinematografici al King’s College di Londra, dove ripercorre gli albori dell’interesse nei confronti del cinema e delle sue modalità espositive da parte dell’arte contemporanea attraverso la storica mostra Passages de l’image, tenutasi al Centre Pompidou di Parigi nel 1990.

E per First Look, Teresa Castro, professoressa associata in studi cinematografici presso la New Sorbonne University – Parigi 3, esamina la nostra recente acquisizione filmica The Heart of a Tree (2020) dell’artista Clare Langan, inquadrandola in un dibattito più ampio sulle possibilità speculative della fantascienza nell’immaginare il futuro dell’umanità tra le gravi minacce della crisi climatica che il mondo sta affrontando.

 

Grazie alla collaborazione con artisti, scrittori, curatori e ricercatori internazionali, questa piattaforma di ricerca è concepita come parte integrante della missione della Fondazione nel promuovere la cultura delle immagini in movimento, con il desiderio di contribuire alla letteratura e alla conoscenza che circonda la opera di artisti la cui visione arricchisce e ispira il nostro lavoro.

STILL è un progetto sviluppato dal team della Fondazione In Between Art Film su un’idea di Alessandro Rabottini, direttore artistico, e curato con Bianca Stoppani, editor, insieme a Leonardo Bigazzi e Paola Ugolini, Curatori.

Coordinamento: Alessia Carlino, project manager.
Progetto grafico: Mousse Agency.

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Filosofarti torna in presenza: tutto pronto per l’edizione 2022

Il festival di filosofia organizzato dal Centro Culturale del Teatro delle Arti si svolgerà, in una doppia veste, fisica e digitale, dal 19 febbraio al 29 marzo

Un calendario fitto di incontri, di conferenze e di un “fare cultura” che, dopo un biennio “complicato”, finalmente torna in presenza, seppur con i dovuti punti di domanda dettati dagli sviluppi della pandemia. Dal 19 febbraio al 29 marzo si svolgerà la rassegna 2022 di Filosofarti, il festival di filosofia che in questa edizione tratterà il tema “Eredità, fare futuro”.

Un tema intenso, attuale, un ponte tra quello che è stato il passato e quello che sarà il futuro ben rappresentato dall’immagine scelta come icona dell’evento: l’Angelus Novus dell’artista svizzero Paul Klee. “Una immagine che rappresenta al meglio il tema dell’evento”, spiega Cristina Boracchi, curatrice del festival. “Un angelo che apre le ali e guarda il passato disgustato, indirizzandosi verso il futuro. È un tema importante con il quale abbiamo voluto confrontarci: ci poniamo come testimoni della contemporaneità, rifletteremo su chi siamo, su chi saremo e, soprattutto, su che cosa lasceremo. Abbiamo un patrimonio da costruire”.

Un patrimonio che verrà costruito in una doppia veste: fisica e in presenza fin dove possibile, digitale quando le condizioni lo imporranno.
Ci siamo assunti una grande responsabilità con questa nuova edizione: l’informatica, l’utilizzo di nuove tecnologie ci ha permesso di ampliare i nostri confini, di poter essere seguiti anche da spettatori in tutto il mondo – prosegue Cristina Boracchi –. In questo triennio la cultura online è stata particolarmente apprezzata, ma abbiamo sentito la necessità di fare quanto possibile per tornare in presenza, anche se ci siamo resi conto che c’è ancora un certo timore da parte del pubblico. Invitiamo comunque il nostro pubblico a consultare spesso il calendario dell’evento e seguirci per eventuali aggiornamenti o cambi di location/data”. In fondo, come sappiamo bene, basta un tampone positivo per cambiare le carte in tavola.

Come abbiamo accennato all’inizio, il fitto calendario di conferenze si aprirà il 19 febbraio con la lezione magistrale dal titolo “A che punto è l’educazione familiare e scolastica?” tenuta da Umberto Galimberti al Teatro delle Arti e si concluderà il 29 marzo in Sala Consiliare a Besnate, con l’intervento di Mauro Magatti. Nel mezzo una lunga serie di eventi, tra musica, filosofia, arte, architettura e tutte la sfere di una cultura che nel corso degli anni ha continuato a evolversi.

 

Il nostro impegno è quello di mantenere viva la nostra eredità con progetti sempre nuovi”, ha dichiarato Elena Balconi, presidente del Centro Culturale del Teatro delle Arti.
Un impegno che ha visto il patrocinio e l’appoggio di diverse enti provinciali, comuni e privati. “Filosofarti è un patrimonio di tutti”, ha commentato a proposito Enzo La Forgia, professore e assessore del comune di Varese. “Eredità è un tema che dovrebbe sempre al centro dei ragionamenti, dalla filosofia alla politica e siamo contenti di poter partecipare come Comune di Varese. In questi anni la nostra provincia è sempre stata ai primi posti a livello nazionale per produttività e benessere, ma più indietro per quanto riguarda la cultura e le iniziative. Per questo siamo convinti che Filosofarti sia una buona occasione per dimostrare quanto la cultura nella provincia di Varese possa fare di più”.

Cliccando qui potrete trovare il calendario degli eventi di questa edizione di Filosofarti.

 

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Sa(n)remo pronti prima o poi?!

Il Festival e il linguaggio delle canzoni come critica alla divisione sociale

“[…]Che in questo giorno tu m’hai ricordata
Ma se l’amore nostro s’è perduto
Perché vuoi tormentare il nostro cuor?[…]”

Il miglior modo di esprimere il festival di Sanremo. Quella scritta qui sopra è parte della seconda strofa di Grazie dei Fior, brano vincitore, nel 1951 della prima edizione, cantato da Nilla Pizzi.

Dal 1951 ad oggi in Italia il linguaggio musicale si è evoluto, nonostante gli estremi sforzi da parte della direzione artistica per nascondere la cosa. Siamo passati da Nilla Pizzi ai Måneskin attraverso anni di Anna Oxa e Iva Zanicchi (passando anche da parentesi di cui tutti avrebbero voluto fare a meno, anche gli stessi organizzatori della gara: un saluto ai Jalisse).

Il linguaggio musicale italiano si sta evolvendo, ma questa cosa, passa dal Festival di Sanremo?

Siamo positivi, nell’ accezione più covid-free possibile, e diciamo di sì.

A tutti noi piace fare i radical-chic quando parliamo del palco più famoso della Liguria, ma oggettivamente ogni anno si riflette nei testi delle canzoni (e spesso nelle immagini che danno gli artisti di sé) uno specchio del nostro paese che, volenti o nolenti, guardiamo e, col nostro guardare, confermiamo. È per logica quindi che possiamo affiancare all’evoluzione del linguaggio musicale quello “normale”, di tutti i giorni, quello sociale, insomma.

Bene, allora, come mai con i testi, gli ospiti, i direttori artististici con le loro dichiarazioni, le vallette e i fiori però arrivano anche, sempre, le polemiche sui testi delle canzoni?

Quest’ anno uno dei più chiacchierati è quello di Achille Lauro con la sua Domenica. Ne riporto un piccolo estratto.

“[…] Città peccaminose / Donne pericolose /
L’amore è un’overdose / 150 dosi
Oh sì, sì / Fan**** è Rollin’ Stone […]
[…] Ah ah ah / Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno / Oh […]”

Se i testi sono sottoposti a una commissione che prima di accettarli si fa garante della loro qualità ed idoneità ai parametri imposti dal Festival (censura?! .ndr) come ci ritroviamo poi, ciclicamente a scontrarci con i pensieri/ le emozioni espresse dai cantanti e dai loro autori?

Questa esperienza è indubbiamente ogni anno la più elettrizzante di Sanremo: vedere le polemiche di chi è affezionato al “vecchio ordinamento” della musica italiana legata al linguaggio aulico vs. il “nuovo che avanza” e a sua volta tenta di lasciare un segno nella cultura.

Le parole scritte nel testo di Domenica sono solamente un esempio e non le prendo per essere stigmatizzate o elogiate all’ infinito. Non per paragonare a livello di poetica Achille Lauro e Lucio Dalla (che comunque nel 1971 fu colpito dalla scure della censura proprio del Festival per il testo di “4/3/1943”), ma credo sia una grande espressione di come noi a livello di popolazione italiana siamo attualmente spaccati a metà a livello culturale e sociale fra chi vorrebbe rimanere legato alle tradizioni e non avanzare, in onore di un fastoso passato e chi ormai si sente distante dai binari culturali tracciati da altri, e chi invece vorrebbe far sentire la propria voce anche attraverso la musica e il suo linguaggio.

Gli ultimi anni, fra pandemia, lockdown, desensibilizzazione da parte dei media per il rapporto con il lutto, hanno aumentato il divario e accorciato i tempi per un sano, normale e comprovato passaggio di consegne fra il vecchio e il nuovo, è indubbio. E la selezione degli artisti presenti al Festival di Sanremo 2022 sembra proprio espressione di questa frattura che porta due emisferi a scontrarsi e va seguito con particolare attenzione per veder scontrare due modi di vivere ed intendere la cultura – musicale, ma in realtà sociale – del nostro paese.

 

Quest’anno seguirai anche tu il Festival di Sanremo? Allora ripassa qui.​